
Il filosofo parla all'HuffPost dello scandalo Csm-Pd: "Ma che aspetta Zingaretti a dire che nel suo partito non c'è spazio per gli intrallazzatori? C'è solo una spiegazione: è un leader politico debole"
“Ma che aspetta a cacciare quell’intrallazzatore di Lotti?”.
Per Massimo Cacciari, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti non dovrebbe esitare un secondo in più ed espellere subito dal suo partito Luca Lotti, l’ex ministro dello Sport intercettato durante le riunioni notturne con alcuni consiglieri del Csm per discutere delle nomine ai vertici delle procure, in primis quella di Roma dove il fedelissimo di Matteo Renzi è imputato per favoreggiamento nell’inchiesta su Consip. Secondo il filosofo c’è solo una spiegazione possibile dietro la mancata cacciata di Lotti: ”È un leader debole”. E la autosospensione di Lotti, appena comunicata a Zingaretti, non è affatto sufficiente: ”È un atto dovuto, ma a me interessa il giudizio dei vertici del partito sulla vicenda: il caso Lotti è il segno di un costume, e il segretario del ‘nuovo’ Pd dovrebbe dire che per lui è intollerabile...”.
Che idea si è fatto dello scandalo Csm? Magistrati e parlamentari in riunioni notturne in hotel per parlare di procuratori da spostare qua o là a seconda della convenienza politica, a discutere di dossier contro magistrati avversari...
Siamo sempre lì, nello sviluppo logico di una crisi di sistema che si protrae da anni e che piano piano attacca tutti i corpi dello Stato. Se una cancrena non la risolvi in tempo e chirurgicamente, poi divora l’intero corpo, è ovvio. È a partire dagli anni ’80 che si è aperta una crisi di sistema, e si è provato a risolverla con le aspirine. Così ha divorato tutti i corpi dello Stato, dalle amministrazioni periferiche a quelle centrali, alle Regioni e via dicendo. Ora è arrivata alla magistratura.
Quanto al coinvolgimento di parlamentari come Cosimo Ferri e Luca Lotti?
L’altro aspetto della crisi di sistema riguarda il ceto politico. E l’assenza di una formazione politica, logica conseguenza della demagogia che dopo Tangentopoli ha travolto tutto il Paese, stampa in primis. Una fase iniziata negli anni Novanta, secondo cui la politica era tutta merda. Cosa vuole fare... si dovrebbe prima comprendere che a una crisi del genere si risponde con riforme radicali, ma al momento non c’è una classe politica mossa dalla voglia di discontinuità. Per questo i corpi dello Stato continueranno a divorarsi e alla fine vedremo quello che succede...
Lotti...
...Lotti è un intrallazzatore qualsiasi. È il ceto politico del Pd che dopo la fondazione non è mai riuscito a rinnovarsi, anzi è andato di male in peggio, attraverso meccanismi di pura cooptazione. Gigli magici e cerchietti arcani. È la stessa crisi di cui parlavo prima, ne è la logica conseguenza.
La reazione di Zingaretti non è stata molto incisiva...
Debole, molto debole. Non fa un discorso di strategia. E non fa un discorso che sarebbe logico: visto che ha vinto le primarie ed è stato eletto segretario sulla base di un progetto di forte discontinuità, dovrebbe dire che nel suo partito gli intrallazzatori non hanno ragione di esistere. Vanno cacciati. Sarebbe la logica conseguenza della sua elezione a segretario del partito. Ma lui vive nell’incertezza, nel dubbio, nei condizionamenti...
Perché è titubante?
Perché è debole. È un leader politico debole, non ci sono altre spiegazioni.
L’ex ministro dello Sport si è appena autosospeso dal Pd. Tanto basta?
È un atto dovuto, ma a me interessa il giudizio politico complessivo della vicenda del segretario del partito. A me interessa questo, non il caso singolo, e non ho visto questo giudizio. Al di là degli aspetti penali, il comportamento di Lotti è il segno di un costume. E non si risolve dando la colpa a un singolo. La direzione del Partito dovrebbe dire che questa vicenda è un costume politico diffuso e che per il nuovo Pd è intollerabile.
La sorprende che il tesoriere Zanda abbia assunto una posizione più netta nei confronti di Lotti, chiedendogli di valutare le dimissioni, rispetto a Zingaretti?
Lasciamo perdere Zanda, per carità...
Das Huffpost By Claudio Paudice
Domenica 9 giugno 136 Comuni Italiani sono andati al ballottaggio per il rinnovo dei Sindaci. Anche quindi capoluogo di Provincia sono andati al voto, tra cui Ferrara e Forlì, dove si sono verificate due vittorie storiche da parte del centro destra.
Ma non solo in Emilia Romagna il centro sinistra ha perso per la prima volta nei comuni capoluogo ma anche in Umbria e Lazio.
Il Pd si consola riprendendo Livorno, città simbolo in cui 98 anni fa nacque il Partito Comunista Italiano.
E Zingaretti esulta, pensa di aver vinto le elezioni.
E il Movimento 5 Stelle?
In questa competizione elettorale è stato a guardare, era fuori dei giochi in quasi tutti i Comuni Italiani all’infuori di Campobasso dove ha vinto grazie ai voti e agli accordi sottobanco del Pd locale.
Ha perso Livorno dopo 5 anni di amministrazione disastrosa con Filippo Nogarin il quale non si è neppure ripresentato.
Di questi 136 Comuni andati al ballottaggio la maggior parte erano amministrati dal centro sinistra.
Ora, molti di essi, sono amministrati dal centro destra.
Esulta Matteo Salvini perché molti Sindaci che hanno vinto le elezioni appartengono alla Lega:- Straordinarie vittorie della Lega ai ballottaggi-. Questa volta ha perfettamente ragione di esultare. Sono stati espugnati Comuni quasi da sempre amministrati dal centro sinistra.
Ma correva da sola La Lega ai ballottaggi?
No.
Era coalizzata con Forza Italia e con i Fratelli d’Italia, con Berlusconi e la Meloni.
Quindi la vittoria appartiene a tutti e tre i partiti coalizzati, non ad uno solo.
Ma la vera vittoria, ancora una volta, appartiene al partito dei non votanti. Infatti anche in questa competizione elettorale la maggioranza assoluta appartiene agli astensionisti, a quelli che hanno preferito la montagna o il mare, al fresco o sotto gli ombrelloni, piuttosto che fare la fila ai seggi elettorali.
Esulta Zingaretti.
Il Pd dopo lunghi cinque anni ha riconquistato Livorno, ma ha perso Ferrara e Forlì.
E Repubblica titola;- Un trionfo epico.
Il Pd ha perso oltre 40 Comuni rispetto alle elezioni comunali precedenti e dice, però, che il voto amministrativo è andato bene.
Per due ragioni principali, la prima è numerica, il centro sinistra ha conquistato 112 su 221 Comuni. Non dice, però, che c’è stato un arretramento rispetto ai 153 Comuni in cui amministrava prima della tornata elettorale 2019.
La seconda perché la situazione politica oggi è totalmente cambiata rispetto a 5 anni fa quando alle elezioni Europee il Pd prese oltre il 40% dei voti. Quindi bisogna essere soddisfatti. Beati loro, perdono in 40 Comuni e sono contenti ed esultano finanche. Anche perché, secondo il loro ragionamento, il centro destra ha vinto sì in tantissimi Comuni e avanza, ma meno di quanto ci si poteva immaginare. Pier Luigi Castagnetti invita alla calma come per dire non è successo niente.
Sì, abbiamo perso Ferrara e Forlì, ma ricordatevi che alcuni anni fa prima di Salvini il centro destra conquistò Bologna.
Dunque, le sconfitte sono dolorose ma devono essere monito per le future competizioni elettorali. Esulta il Pd per le vittorie di Modena, Reggio Emilia, Cesena, Carpi, Livorno, Prato, Cremona, Verbania e Rovigo, ma tace sulla Waterloo nei Comuni del centro sud.
Il Pd ha vinto a Pesaro, Lecce e Bari, ma ha perso ad Ascoli Piceno, Urbino, Perugia, Pescara, Foggia, Potenza e Vibo Valentia.
E in questi Comuni il merito maggiore è più di Forza Italia che della Lega, che è molto forte nelle regioni centromeridionali.
Brutto risveglio, dunque lunedì mattina.
Sfogliando i giornali mi imbatto su “Repubblica”:- Il Pd riconquista Livorno ma in Emilia avanza la Lega-.
Non dice che il Pd ha perso le elezioni amministrative nei Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti. Ha cercato di esorcizzare il risultato.
Come? Con questo titolo:- Il Pd riconquista Livorno-.
Lo scoppio è stato causato da una fuga di gas, provocata dal danneggiamento di una tubazione durante alcuni lavori. Evacuate le abitazioni del centro storico
Un'esplosione ha semidistrutto una palazzina di tre piani a Rocca di Papa, in provincia di Roma.
Almeno nove persone sono rimaste ferite, tra cui il sindaco Emanuele Crestini e tre bambini. Lo scoppio, dovuto ad una fuga di gas, ha provocato il crollo di parte dell'edificio. A pochi passi c'è la sede del Comune. Sul posto, oltre al 118 e ai vigili del fuoco, sono intervenute le squadre Usar, gli specialisti per la ricerca tra le macerie.
Danneggiata tubatura del gas durante alcuni lavori - I vigili del fuoco, che temevano una seconda esplosione all'interno della palazzina, hanno interdetto la zona ed evacuato le abitazioni del centro storico. "Dai primi rilevamenti - spiega in una nota Italgas - è stato possibile accertare che la dispersione di gas, da cui ha avuto origine l'esplosione, è stata provocata dal danneggiamento di una tubazione da parte di un'azienda terza, estranea a Italgas, che stava effettuando rilevazioni sul sottosuolo davanti al municipio".
Bimbi investiti da schegge di vetro e calcinacci - I tre bambini feriti, che sarebbero stati investiti da schegge di vetro e calcinacci, si trovavano nel vicino edificio che ospita la scuola per l'infanzia "Centro urbano" (che fa parte dell'istituto comprensivo Leonida Montanari). Grave una bambina di 5 anni, portata al Bambino Gesù in codice rosso con un severo trauma facciale e cranico". Gli altri due bimbi invece sono stati ricoverati all'ospedale di Frascati.
Il sindaco ustionato al volto e alle braccia: è grave - Il sindaco di Rocca di Papa è stato preso in carico dal Centro Grandi Ustioni del Sant'Eugenio con ustioni al volto e alle braccia: è stato l'ultimo a lasciare l'edificio ed è il ferito più grave. Ustionati anche un impiegato comunale e il comandante della polizia locale. Nelle operazioni di soccorso dell'Ares 118 sono stati utilizzati 2 elicotteri, 4 ambulanze e 2 automediche.
La testimonianza: "Un boato fortissimo poi il fumo" - "Stavamo lavorando quando abbiamo sentito un boato fortissimo. Siamo usciti fuori dal bar di corsa e abbiamo visto fumo provenire dalla zona del Comune". E' il racconto di Stefano, titolare di un bar sulla piazza a pochi metri di distanza dalla sede del Comune di Rocca di Papa. "Ci siamo precipitati lì sapendo che accanto c'è la scuola e con diverse persone ci siamo adoperati per far evacuare i bambini dall'altra parte della scuola - ricorda -. Lo scenario era bruttissimo perché uscivano persone a piedi dal palazzo del Comune con ustioni e non sapevamo se dentro ci fosse ancora qualcuno".
Il racconto del vicesindaco - "Erano in corso dei lavori di carotaggio sul corso principale, di fronte al Comune. Uno studio era incaricato di fare delle indagini geognostiche e sembra ci sia stata la rottura di un tubo del gas. Non abbiamo fatto neanche in tempo a sentire l'odore che c'è stata l'esplosione, non abbiamo avuto molto tempo di accorgerci quello che stava succedendo", afferma il vicesindaco Veronica Giannone. "Ci siamo adoperati per far evacuare l'edificio. Accanto c'è la scuola, oggi era attiva solo la scuola dell'infanzia. Anche loro ben coordinati sono riusciti ad evacuare la struttura - aggiunge - poi abbiamo fatto evacuare tutti i palazzi vicini".