È un momento importante per la civiltà. Sono tali e tanti gli stravolgimenti geopolitici in atto (ed anche potenziali) da far ritenere questo periodo uno di quelli nei quali si scrive la storia. Le due superpotenze muovono le loro mosse, coinvolgendo l’Europa. Un coinvolgimento tale da far pensare che lo scenario del prossimo conflitto sarà proprio il vecchio continente.
Sulle motivazioni si è scritto di tutto, come anche sul fatto che i piani sono stati preparati, da entrambe le parti, già da tempo. Un interessante articolo in merito è stato pubblicato dal blog comedonchisciotte.org, a firma di Chris Barlati, e ripreso un po’ ovunque nella rete sui siti di controinformazione.
Un buon articolo, ricco di fonti, con un conteggio sulle forze in campo, sui punti di forza e debolezza, e sulle strategie per entrambi gli schieramenti, e con le previsioni sul’evoluzione degli equilibri geopolitici in Asia, Europa, ed Africa.
Si chiede l’autore se alla Russia interessi vincere, o se sia l’America che stia già vincendo. Una descrizione delle origini del conflitto tra Russia ed America, e sulle relative cause. Poi si passa a ciò che ci riguarda direttamente, lo scenario attuale.
Uno scenario dominato dal capitalismo, da un’America con un debito pubblico spaventoso, da storie di spionaggio ai danni dei paesi del blocco NATO, dalla possibile fine dell’egemonia dei petrodollari, e da una Russia che cerca di sperimentare “un modello del tutto nuovo di sviluppo, fondato sulla cooperazione tra i paesi asiatici in rapida ascesa”. Il fine dei Russi è quello di contrastare l'egemonia degli USA in Europa, Africa, Asia e nei mercati internazionali. Ciò, ovviamente, influenza pesantemente le relazioni internazionali. Le cooperazioni tra Russia, Cina, Iran, Siria, Cuba, Venezuela, Argentina, Brasile, e Sud Africa nascono a tal fine.
Ma fin qui c‘è poco di nuovo. L’autore dell’articolo, però passa in rassegna le efficienze e le inefficienze americane. Tra le prime un apparato militare “temprato attraverso numerosi conflitti”, mentre tra le seconde le difficoltà delle forze di terra di occupare punti strategici e di respingere eventuali milizie e resistenze popolari. Da ciò deriva che le scelte americane di invasione della Russia non sono perseguibili per tre ordini di motivi: una presunta superiorità aerea russa, la potenza missilistica russa, e la possibilità che in caso di guerra nucleare i paesi europei potrebbero non seguire gli USA.
Secondo l’autore le possibili strategie perseguibili dagli Usa per un intervento bellico sono 6, e sono alternative tra loro:
utilizzare l'ISIS come giustificazione;
finanziare sommosse e disordini;
insidiare i rapporti con Cina e Iran, modificando gli equilibri geopolitici,
indire un blocco economico-commerciale;
occupare l'Africa per completare lo ''scudo spaziale'';
distruggere l'esistenza stessa, come stato, della Russia de-frammentando il suo territorio .
Ciò che, però, sorprende di più in questo articolo è il confronto tra le potenzialità militari delle due supernazioni. Nessuno parla di queste cose, nessuno si spinge a tanto.
Secondo Barlati i punti di forza dell’America sono i seguenti:
Miglior intelligence
Alleanza militare più forte del pianeta
Numero maggiore di soldati
Grande potere di condizionamento dell'opinione pubblica
Alleanza con Israele in medio oriente
Europa come zona d'influenza quasi completamente statunitense, con Francia e Inghilterra come alleati nucleari.
Mentre i punti di debolezza sono i seguenti:
Sviluppo di una corrente politica marcatamente antiamericana e nazionalista
Attriti con la Germania per via degli scandali riguardanti lo spionaggio
Declino economico e debito pubblico stellare
Estenuante pressione delle lobby
Per quanto riguarda la Russia, invece, i punti di forza sarebbero:
Crescita della popolarità in Europa per via dell'aumento dei sentimenti anti-europeisti tra la popolazione(non tra i governi)
Partenariato commerciale con i paesi del BRICS/BRIC/BRICST, più avvicinamento all'Iran, all'Argentina, alla Siria, a Cuba e Venezuela
Riserve di gas che potrebbero essere usate come minaccia contro ulteriori prese di posizioni da parte dell'Ue
Progetto della costruzione del gasdotto che aggirerebbe l'Ucraina e che potrebbe destabilizzare la fedeltà dei paesi dell'est Europa, nei confronti degli Stati Uniti
Miglioramento dell'esercito e in alcuni settori superiore a quello NATO
Accordo con Israele per il ritiro delle truppe e degli armamenti Israeliani lungo il confine ucraino
Mentre i punti di debolezza sarebbero:
Scarsa presenza in Africa e debole influenza nelle zona
Accerchiamento quasi completato dai paesi NATO
Economia suscettibile alle fluttuazioni dei mercati internazionali
Timore di una presunta inferiorità tecnologica (come dimostrato dalla possibilità di chiudere internet in caso di necessità).
Passando alla consistenza delle truppe Barlati indica la consistenza paese per paese.
L’alleanza Usa (NATO) comprenderebbe 28 paesi: Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Rep. Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia, Regno Unito, Stai Uniti, e Islanda. Per un totale di 12.697.317 soldati.
Dall’altra parte 7 paesi: Argentina, Brasile, Cina, Cuba, Iran, Venezuela e Russia per un totale di 11.009.445 soldati.
Sono interessanti, infine, le riflessioni personali dell’autore sui modelli americano e russo.
Il modello americano è “fondato su di un fanatismo mistico-religioso di ascendenza cristiano-giudaico” e ricerca, capitalisticamente, “nuovi e indotti bisogni”, “nuove e sempre più numerose necessità”. Per l’autore c’è un collante in questo modello ed è il simbolismo che richiede e presuppone processi di identificazione e stereotipizzazioni che poggiano su componenti emotive e che sono supportate da operazioni di manipolazione e condizionamento dell’opinione pubblica basate sull’opera dei media. Da qui le considerazioni sulla globalizzazione non solo come superamento del modello capitalistico in chiave prettamente economica ma anche come nuovo modello sociale. In parole più semplici il nuoco corpo sociale è alienato, deresponsabilizzato e non consapevole. Diventa, infatti, un corpo condizionato e manipolato che si fa “oggetto” e che si adatta alle scelte (politiche) necessarie allo sviluppo della società stesse. Si chiedono dei sacrifici che la società accetta ed anzi ritiene necessaria allo svilupppo della stessa. “Qui sta il merito e l'astuzia dell'elite americana: nell'aver creato e indotto una necessità; prima bisogno e poi necessità ed ora divenuta componente ''umana'', di un essere materiale che nulla ha più umano, ma che continua vacuamente ad essere”.
Il modello russo deriva dal disfacimento di un modello feudale che è passato per un modello progressista e rivoluzionario fino ad arrivare ad un modello promiscuo dopo la fine della guerra fredda. Oggi la Russia è potenza militare ed economia capitalista. Ha fermo il senso di rimanere unita spegnendo ogni rivendicazione autonomista. È forte in Russia un controllo pseudo autoritario su politica, esercito e sulla stessa economia.
La criminalità organizzata è tollerata nella misura in cui aiuta a controllare il territorio, e la società è permeata di un sentimento patriottico, cristiano-ortodosso, antiamericano, non anticapitalista.
Ciò che avviene in Russia è meglio comprensibile rispetto a ciò che avviane in America. La Russia, dice Barlati, “non maschera la sua reale essenza dietro l'ipocrisia politica, la retorica, l'elaborazione di principi, il fanatismo patriottico e, alle volte, le ''convergenze parallele''. Non ha bisogno dell'eurocomunismo, né della finta alternativa partitocratica”. Nonostante la presenza soffocante dell'autorità e della proverbiale corruzione, il 90% di consenso di cui gode Putin è attribuibile alla sua realpolitik, a favore e protezione, non di mercati, interessi, lobby e privati, ma solo ed esclusivamente del popolo Russo, della sua ortodossia e delle sue minoranze nei territori limitrofi”.
Infine Barlati si sofferma sull’Europa definendola come “realtà concettuale inesistente”, geograficamente e storicamente legata all'Asia, e sull’Italia, “una vittoria russa consisterebbe nell'adottare a livello internazionale il principio di non ingerenza, ovvero, l'abbandono dell'Italia al suo ruolo di sempre, alla deriva tra Francia, Germania e Inghilterra. Seppur l'eliminazione completa delle classi dirigenti USA in Europa porterebbe all'ascesa dei nazionalismi conservatori, questi, privi di esperienza e di coraggio, sarebbero fagocitati, inevitabilmente, dalle decisioni delle nazioni che contano di più, sia a livello economico, sia militare. Detto in poche parole, il destino dell'Italia è oramai segnato; solo Germania e Francia potrebbero condurre, da uniche reali potenze europee, ad una totale riorganizzazione degli equilibri, ma tutto ciò alla Russia non interessa. Al massimo potrà provvedere all'instaurazione di un governo simpatizzante, ma non sarà mai alleata di una ex colonia yankee”
Fonte: www.comedonchisciotte.org
Autore: Chris Barlati