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san nicolaA Santu Nicola ognevallune sona e ogni mandria fa la pruovula. A San Nicola la portata d’acqua lungo i corsi dei fiumi, dei torrenti, dei valloni è abbondante e quindi sono rumorosi e ogni mandria produce più del solito prima che arrivi il crudo inverno. Questo era un antico proverbio e un modo di dire per oggi 6 Dicembre . Ieri come oggi c’erano le piogge e anche abbondanti, solo che non facevano danni, facevano soltanto “rumore”, sonavano che era una meraviglia . I valluni, i torrenti, i fiumi suonavano ma non straripavano. E se si verificava qualche danno causa pioggia non si dava la colpa al cambiamento climatico, la colpa era solo dell’uomo. La pioggia intensa ora causa diversi disagi e l’ingrossarsi dei fiumi e dei torrenti danno preoccupazione alla gente perché straripano. Strade, cantine, garage allagati, campi inondati, piano terra delle case invase dal fango e dall’acqua. Danni, allagamenti e frane si verificano ogni volta dopo un terribile acquazzone. Le strade delle città e dei paesi diventano fiumi in piena distruggendo e trascinando tutto quello che trovano lungo il percorso. Ma anche una volta c’erano questi scrosci d’acqua così violenti e non causavano danni alla popolazione perché la gente non aveva costruito case, capannoni lungo i corsi dei fiumi e dei torrenti. I fiumi venivano regolarmente puliti, i campi erano tutti coltivati e l’acqua piovana veniva regolarmente incanalata nei fossati che mitigavano la furia delle acque. Ma torniamo al nostro Santo che la Chiesa cattolica oggi festeggia, San Nicola da Bari. Mi ricordo che una volta veniva festeggiato anche a Lago (‘U Vacu), un paese confinante al mio, molto carino e ricco di tradizioni culturali e popolari. Il Santo Patrono del simpatico paese è infatti San Nicola (Santu Nicova in dialetto laghitano) e la chiesa parrocchiale è intitolata proprio a San Nicola. E qui voglio ricordare la famosa “Strina”, una antica tradizione folcloristica tipica dei territori della nostra terra e chi la cantava erano gli strinari, molto bravi ed intonati. Andavano in giro per le case a cantare la strina per portare gli auguri e per raccogliere regali. Se le porte delle case rimanevano chiuse erano canti ingiuriosi. Si vendicavano con stornelli sdegnati e pieni di profezie di disgrazie. E poi i famosi biscotti di San Nicola che venivano preparati dalle massaie il giorno della festa, benedetti dal sacerdote e poi distribuiti ai fedeli che erano in chiesa. Quelli rimasti venivano gelosamente conservati come oggetti sacri, e quando si sentiva nell’aria minaccioso il brontolio dei tuoni, precursori delle tempeste, si esponevano fuori sulle finestre o sui balconi, credendo vi fossero in essi la virtù di scagionarle. Tutto questo me lo raccontava la signora donna Giuseppina, originaria di Lago, sposata con l’Ufficiale Postale del mio paese “U Barune” (Don Filiberto Lupi). Ho voluto accennare a questa credenza per cogliere l’essenza dell’animo popolare che è andata lentamente sgretolandosi sotto i colpi potenti del civile progresso, ma che offre ancora oggi la possibilità di scoprire le tracce di un mondo rurale, semplice, dove la gente si accontentava del solo pane quotidiano, dove la chiave di casa era nascosta nella buca della gatta, dove gioia e dolore venivano divisi con gli altri, dove tutti si aiutavano a vicenda. Ma ritorniamo al proverbio. Questo proverbio è noto in tutta la Calabria, è frutto di esperienza di vita quotidiana e costituisce un estimabile bene culturale nella storia delle tradizioni popolari calabresi. Esso fa parte dei cosiddetti proverbi meteorologici. Ci venivano detti dalle nostre mamme, dai nostri padri, perché gente contadina. Eccone alcuni: Se è malutiempu da muntagna piglia la zappa e vatinde in campagna. Se è malutiempu da marina piglia a pignata e vatinde in cucina. Alla Candelora de l’inverno siamo fora, ma se piove e tira vento dell’inverno siamo dentro. Se il ragno fa il filato il bel tempo è assicurato. Quandu se sente la littorina cambia lutiempu. Quandujazze de mullure ‘nde fa senza misura.

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mondo steHo la vaga impressione che luoghi per tutti quelli come me stiano scomparendo su questa Terra fatta di materiali di risulta e di esseri umani che esultano, alla pari di un milione di miliardi di mosche, che trovano la merda una leccornia!

“Quel che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: ‘è naturale’ in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, cosi che nulla valga come cosa immutabile”. Bertolt Brecht.

Noi umanoidi siamo pur sempre delle bestioline rare. Non bruchi, non farfalle. Ma quella cosa che sta in mezzo quando questi mutano e si trasformano. Noi veniamo visti semplicemente come insopportabili insetti da quegli umani pieni di sicurezze. Noi umanoidi faremmo bene ad accettare i consigli di Franz Kafka: “Mai attirare l’attenzione! Starsene tranquilli, anche se si va contro ragione!”

In un mondo dove le nostre conversazioni vengono conservate in centri di server cloud-based nel deserto finlandese, dove una generazione sta crescendo condizionata per condividere momenti privati in spazi pubblici, forse anche noi censuriamo noi stessi; plasmiamo noi stessi come se da un momento all'altro qualcuno potrebbe sintonizzarsi.

Negli incubi dei ricchi e potenti umani, noi umanoidi siamo rappresentati come dei piccoli mostri quasi sempre uniti ad una sensazione di disgusto e di paura, alla incapacità di liberarsene e al senso di invasione. Proprio questa simbolica invasione deve far riflettere gli umani sognatori e indurli a considerarci esseri ripugnanti.

“Noi non siamo esattamente ciò che tutti vedono.

Siamo ciò che pochi trovano;

e che pochi, pochissimi, comprendono.” Angelo De Pascalis

Il colore scuro, la velocità con cui ci muoviamo, la capacità di occultamento nelle fessure più inaccessibili e la difficoltà di eliminarci completamente ci rendono sgradevoli, repellenti ai più. Nei sogni siamo in genere da collegarsi a qualcosa di “brutto” ed oscuro, che può essere identificato anche come un aspetto del sognatore stesso sepolto nelle profondità dell’inconscio, un Sé rinnegato che riappare in modo distorto provocando allarme nella coscienza negli altri sognatori meno poveri.

Una delle prime cose che pensiamo di capire è il desiderio della morte. La crudeltà degli umani ricchi e arroganti, ai nostri piccoli occhi, ci appaiono insopportabili. In special modo quando auspicano e affermano senza nessun tentennamento che la popolazione mondiale di otto miliardi perderà l'equivalente di tre Paesi delle dimensioni degli Stati Uniti in meno di un secolo, tre fattori chiave che spiegano perché la popolazione mondiale diminuirà: urbanizzazione, tasso di natalità e invecchiamento. Inoltre, il Covid ha avuto un impatto significativo sul numero delle nascite. 

Nei pensieri di Gregor, protagonista del romanzo “Metamorfosi” di Franz Kafka, nelle condizioni in cui ci troviamo, perderemmo sicuramente il treno. Di solito gli insetti rappresentano dei lati impresentabili e che bisognerebbe reprimere. Non siamo facili da debellare, se non con accurata disinfestazione.

Siamo piccole entità nericce quindi già alla vista mettiamo repulsione e paura...E possiamo sempre riaffiorare, proprio come i lati "mostruosi" degli esseri umani. “Ma se gli esseri umani sapessero che io sono un insetto omicida e ora cercassi di evitare la morte, si infiammerebbero tutti di nobile sdegno.”

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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ucrainaLa Fondazione Rinat Akhmetov, fondata dal proprietario dell'impresa mineraria e metallurgica internazionale Metinvest, Rinat Akhmetov, ha istituito un'iniziativa di storia orale, il Museo delle voci civili, per documentare come la guerra in Ucraina abbia influenzato la vita quotidiana della popolazione ucraina. Il programma ha recentemente annunciato che terrà un forum per discutere su come continuare al meglio e su come la raccolta di storie di civili influenzerà la percezione storica della guerra.

In programma il 10 ottobre a Kiev, il Forum di storia orale dell'Ucraina riunirà un gruppo eterogeneo di soggetti interessati, da accademici e storici pubblici a curatori di musei e documentaristi, sia dell'Ucraina che della comunità internazionale. Il forum si propone di approfondire il complicato processo di registrazione dell'impatto della guerra sui civili, in mezzo alle violenze in corso in tutto il Paese.

Il Forum di Storia Orale dell’Ucraina

L'incontro prevede tre tavole rotonde. Il primo, "Quando le esperienze diventano conoscenza", sarà presieduto da Natalia Kryvda, studiosa dell'Università Nazionale Taras Shevchenko di Kiev, dove studia storia culturale e memoria. Questo forum esplorerà l'intricato processo attraverso il quale le testimonianze di prima mano sulla guerra vengono convertite in un corpo di conoscenza e memoria pubblica. Verranno inoltre affrontati gli ostacoli incontrati nella gestione delle prove documentali e il ruolo che le varie istituzioni svolgono nel plasmare le narrazioni di guerra.

Nel secondo panel, "Storia orale: Compiti, ruoli e problematiche", la giornalista Yulia Manukyan, cofondatrice dell'organizzazione della società civile Urban Republic, condurrà un esame delle sfide e delle considerazioni etiche nella documentazione delle esperienze di guerra, nonché di come l'esempio ucraino possa informare le pratiche globali di storia orale. Manukyan è anche editrice della pubblicazione culturale СОYС e vincitrice del Premio Vaclav Havel per i diritti umani 2023.

Il terzo seminario, "Documentazione delle esperienze di guerra e il futuro", sarà moderato da Anastasia Platonova, critica culturale ed ex redattrice di Forbes Ucraina. Questo gruppo discuterà le implicazioni geopolitiche della documentazione del conflitto ucraino, compreso il suo ruolo nella difesa internazionale e nelle future iniziative di giustizia.

La partecipazione è gratuita, ma i potenziali partecipanti devono registrarsi in anticipo e attendere la conferma degli organizzatori. L'evento è organizzato dalla Fondazione Rinat Akhmetov in collaborazione con l'Università Nazionale Taras Shevchenko di Kiev e la Maria Curie-Skłodowska University di Lublino, in Polonia.

La Fondazione Rinat Akhmetov

La Fondazione Rinat Akhmetov è diventata uno dei principali contributori al progetto di documentazione di una storia orale civile della guerra. Ha raccolto oltre 85.000 testimonianze di prima mano negli ultimi cinque anni e fa parte di un più ampio sforzo filantropico volto a sostenere sia i civili che i militari ucraini di fronte all'invasione russa.

"Finché non ci sarà una pace duratura nella nostra terra, non lasceremo nessuno nel bisogno. Abbiamo aiutato e continueremo ad aiutare finché ci sarà bisogno di aiuto", afferma Akhmetov sul sito web della fondazione.

Akhmetov, la persona più ricca dell'Ucraina, ha visto il suo patrimonio personale ridursi significativamente a seguito dell'invasione russa, ma ha anche donato oltre 150 milioni di dollari in beni e servizi all'esercito ucraino, oltre a milioni di dollari in più per cause civili, tra cui la salute mentale dei giovani e il recupero delle ferite e il sostegno alle famiglie dei soldati nelle regioni in cui i combattimenti sono particolarmente intensi.

La documentazione della lotta degli ucraini rimane una parte importante del lavoro della fondazione e il forum si è svolto poco dopo la recente conclusione di un evento di tre giorni organizzato in collaborazione con la Scuola Internazionale di Comunicazione: "Come raccogliere storie di guerra". Anche questo evento è stato organizzato dal Museo delle Voci Civili in collaborazione con l'Università Nazionale Taras Shevchenko di Kiev e la Maria Curie-Skłodowska University di Lublino.

Queste iniziative fungono da archivio per le generazioni future, offrendo una comprensione sfumata del conflitto che va oltre i titoli dei giornali o le statistiche. Hanno il potenziale per informare i meccanismi di giustizia di transizione, contribuire ai processi di riconciliazione e facilitare la guarigione delle comunità devastate dalla guerra.

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I Racconti

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