Queste le amare riflessioni de “Le donne scelgono”. Ve le partecipiamo perché sono il senso di una Calabria che muore, e sa di morire, ma vuole morire e che non reagisce nemmeno con le sue forti donne che in ogni tempo sono state la guida del popolo calabrese e che sono le prime vittime.
“Questo comunicato è frutto della discussione avvenuta nel Consiglio Direttivo dell’Associazione.
Da dove ripartire in Calabria?
Per superare la disuguaglianza nell’accesso ai servizi, il Progetto-Calabria prevedeva la realizzazione di una Unità Diagnostica di Senologia a Fiumefreddo e Amantea.
La proposta tendeva ad intervenire, in un territorio a forte migrazione sanitaria, affinché il cancro della mammella potesse essere contrastato attraverso un percorso specifico di anticipo diagnostico che faciliti l’accesso delle donne ai servizi di diagnosi precoce.
L’Associazione si propone di fornire i livelli di qualità nel campo della diagnosi dei tumori della mammella in una regione con lunghe liste di attesa.
L’obiettivo era mettere a disposizione delle donne una struttura dedicata alle malattie del seno che soddisfi il bisogno ed il diritto alla diagnosi precoce evitando il peregrinare da uno specialista all’altro e spesso fuori regione.
La scelta sull’ubicazione, Amantea e Fiumefreddo, era legata a fattori logistici con la certezza dell’impegno e la condivisione di tutte le forze in campo impegnate nella lotta al tumore della mammella (medici, amministratori, donne. associazioni e responsabili della salute ad ogni livello). Così non è stato.
Volevamo essere tante per combattere la battaglia contro il tumore al seno impegnando energie senza disperdere risorse.
I nostri appelli non hanno avuto risposta ne da parte delle donne, nè da parte dei medici, nè da parte degli amministratori.
Non ci basta più una pacca sulle spalle senza alcun coinvolgimento partecipativo alla vita dell’Associazione.
Abbiamo presentato la nostra attività, segnalato bisogni e necessità, effettuato convegni, donato un mammografo, sprecato un ecografo (sottoutilizzato), lasciati vuoti i locali dell’Associazione.
Il tutto impegnando risorse ingenti ma siamo rimaste sole, abbiamo lasciato solo il dr. Leuzzi e scoraggiato la sua dedizione, confidando unicamente sulle sue risorse economiche, sul suo tempo e sulla sua professionalità.
Evidentemente era poco, senza partecipazione e sensibilità non poteva bastare… , insieme al dr. Leuzzi abbiamo capito che non ci saremmo mai riuscite a realizzare quello che era un sogno anche di Lalla.
Si è considerata l’Associazione semplicemente come una benefattrice che elargiva un servizio, mentre quel servizio è un diritto.
Volevamo tutelare le donne in materia di anticipo diagnostico, in una regione, non certo un modello, che nei numeri di mortalità va in controtendenza a causa del ritardo diagnostico.
Nel comprensorio tutte e tutti conoscono la nostra attività e la volontà di creare un servizio di diagnosi precoce ma poche/i si sono poste il problema delle risorse, dei locali, delle utenze, delle strumentazioni, dei viaggi, dei convegni.
Nessuno/a poi, se non Caterina, ha formulato proposte per risolvere le problematiche e poche hanno partecipato alla vita dell’Associazione, come ai corsi e ai convegni.
Da tre anni, da quando abbiamo avviato con grande entusiasmo il Progetto-Calabria, sapevamo di esserci infilati in una battaglia appassionante ma costosa e del tutto incerta. Adesso le risorse sono finite.
Da parte nostra è’ mancato il radicamento, ìl radicamento mette in evidenza il fatto che una associazione di volontariato – come tutte le iniziative di solidarietà – non può nascere in un quasi vuoto sociale, ma deve essere inserita in più ampie strutture di socialità, comunità e di economia sana. In questo senso, l’azione di radicamento sociale consiste nell’ascoltare; nella disponibilità a dare e a ricevere; nel prendere coscienza del bisogno di prevenzione; nel tessere legami nel territorio.
Essa presuppone l’esistenza di un contesto ben preciso, circoscritto ma non localistico. Presuppone, inoltre, la volontà di “stare insieme” di lavorare insieme, di mettere radici in quel particolare territorio.
La prassi del radicamento nasce dal bisogno di entrare in relazione viva con contesti, ambienti, gruppi, persone, nella fattispecie donne, che sono colpiti dalla disuguaglianza e dall’esclusione sociale.
Per avviare il radicamento, c’è bisogno di ascolto ma abbiamo ricevuto solo silenzi (dalle oltre 400 tesserate in Calabria non abbiamo mai ricevuto una email, una telefonata).
Si tratta di una scelta dolorosa ma abbiamo deciso di chiudere il Servizio di Senologia Diagnostica di Fiumefreddo nonostante abbiamo fornito conoscenze di base e strumenti operativi per essere efficaci da subito.
In ogni caso siamo pronti a riprendere il servizio quando la comunità e gli amministratori, ad Amantea? a Fiumefreddo? raccoglieranno la sfida e si faranno carico di reperire fondi, organizzare locali con apparecchiature, richiedere le dovute autorizzazioni, promuovere le attività e effettuare le mammografie.
Noi però non desistiamo, continueremo e concentreremo la nostra battaglia sui temi della prevenzione primaria e cercheremo di fornire il servizio di diagnosi precoce fuori regione, ma che sia completo e non parcellizzato, con esami magari di ultima generazione (Mammografia 3D ) in regime di convenzione. Vi faremo sapere.”
Trn-News: Da domani invitiamo le donne del Basso Tirreno cosentino, ultime ed abbandonate a scriverci ed a dire il loro pensiero che pubblicheremo. Ma sappiano che, se sapranno scuotersi da questa incredibile apatia, avranno sempre vicino il grande cuore di “ Caterina” ed il grande cuore e la grande professionalità di “Raffaele” ed insieme a loro di altre persone che sono vicini al mondo delle donne e dei giovani ma che aspettano di essere chiamate!
Ah, gli uomini non dimentichino che possono anche loro avere un tumore al seno.