Si dice a Serra d'Aiello: "Vurpai da Serra, crivari e Bellimunte, mangiavulelle dà Mantia, scriminisci e Petramala".
Amanteani “mangiavulelle”, allora.
Un mangiare inconsistente ma sempre figlio del nostro mare.
Un detto che sembra confermare la costanza della presenza di tali organismi sulla spiagge della nostra cittadina.
E ieri come in questi ultimi giorni gli spiaggiamenti sono stati intensi e tale da colorare di azzurro le parti di spiaggia sulle quali si sono riversate.
Un organismo marino che ogni tanto esplode in un fenomeno che prende il nome di bloom (fioritura), bloom che avvengono soprattutto in primavera e in autunno e sono probabilmente innescati da variazioni di temperatura e aumento della concentrazione di plancton.
per la repentinità della comparsa di bloom massivi di questa specie si ipotizza che parte delle uova fecondate o dei primi stadi larvali sia in grado di arrestare il proprio sviluppo per formare delle cisti, ossia degli stadi di resistenza bentonici. Queste, atte a superare periodi avversi, con scarse risorse alimentari e/o temperature troppo basse, probabilmente si schiudono tutte insieme all’instaurarsi di condizioni nuovamente favorevoli, riprendendo il ciclo vitale da dove si era interrotto e generando le colonie adulte.
Ed è probabilmente per questo che si ritiene che la presenza delle “Vulelle”, in dialetto e “Velelle velelle” in italiano, sia indice di salute del mare .
Tra gli altri lo dice la Capitaneria di Porto di Savona( maggio 2013) “Un fenomeno abbastanza nella norma visto il periodo . Certamente, complice anche il clima marino cambiato, lo spiaggiamento è sempre più consistente. Bisogna tuttavia evidenziare, al di là del cattivo odore provocato dal loro spiaggiamento, che la loro presenza è sintomo di buona salute del mare e dell’ecosistema marino, inoltre, seccando sulla riva, contribuiscono all’assetto vitale dell’ambiente costiero”.
In realtà dato che il target alimentare di questi organismi è rappresentato da uova e larve di pesci e crostacei, la loro presenza dovrebbe significare soltanto la maggiore presenza di essi nelle acque interessate.
Qualcuno, invece, si preoccupa del fatto che l’aumento della frequenza e dell’entità dei bloom potrebbe causare diminuzioni degli stock ittici con importanti ripercussioni ecosistemiche ed economiche.
In realtà si conosce ben poco delle Vulelle. Per esempio non si sa dove siano i punti di origine dei bloom degli organismi gelatinosi.
A terra arrivano dal mare spinte dal vento e giunte a terra muoiono.
Le Vulelle sono chiamate anche “barchetta di San Pietro” per la loro capacità di galleggiare sulla superficie del mare ed essere sospinte dal vento come una barchetta.
In realtà le Vulelle sono dotate di camere d’aria e di un’alta cresta triangolare a forma di “vela”; “queste strutture ne consentono il galleggiamento e il movimento passivo ad opera di correnti e vento. Le velelle si pongono nella direzione del vento e veleggiano a circa 40° gradi sottovento; se rovesciate riacquistano rapidamente la posizione originale”.
Si sa che le Vulelle sono carnivori e si cibano di uova e larve di pesci e crostacei che si trovano nelle immediate vicinanze della superficie.
Ed ancora si sa che come le altre meduse le Vulelle possiedono gli organelli urticanti ma la loro tossicità è blanda e non rappresenta un problema per gli esseri umani, per cui la possibilità di mangiarle.
E si sa anche che il caratteristico colore blu che le contraddistingue è dovuto alla presenza di pigmenti carotenoidi (astaxantine), utilizzati come fotoprotettori.
Ed infine si sa che le Vulelle sono cibo per le tartarughe.