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anno0000“L’amore non è mai un fatto acquisito per sempre, ma è un’avventura, un gioco, una ricerca continua di verità”. La voce la riconosco, è quella del mio grande maestro Enrico Musacchio, ormai solo nonno in qualche anonimo appartamentino vicino a Notre Dame di una sconvolta Parigi dal Covid.

Se il fumo e l’amore hanno occupato la maggior parte della mia vita, rendendola accattivante, non mancano tuttavia sentimenti di malinconia per la precarietà della condizione umana, la ormai trascorsa giovinezza e le tempie ingrigite, che sono un preludio alla triste conclusione della vita e all’approdo finale nel nulla.

Per millenni, la cultura occidentale ha affrontato la questione del rapporto tra “mente” e “corpo”, tra “ragione” e “passione”. Tale rapporto, in verità, si è spesso configurato in termini conflittuali, privilegiando la parte razionale rispetto a quella corporea e sensoriale.

Nell’antichità amare la vita e le persone era una ricompensa per pochi eletti. In un momento successivo venne spacciata come un “diritto” universale della specie umana. Dunque chi non ama è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.

Circa 25 anni orsono qualcuno deve avermi suggerito di ballare come se nessuno mi stesse guardando, di amare come se nessuno mi avesse mai ferito, di cantare come se nessuno mi avesse mai ascoltato e di vivere sapendo che l’unico eden è quello terrestre.

Dell’Amore deve essere una immensa fortuna riuscire davvero a respirarne l’odore, a sentirne l’importanza sotto la pelle. Chiudere gli occhi e percepirne la presenza attraverso i brividi tra cuore e pareti intime dell’anima.

Esiodo rappresentava l’Amore come uno degli Dei più antichi, nato da sé stesso. Alcuni lo vollero invece figlio di Ares, figlio di Giove e di Afrodite. Lo si rappresenta nudo, armato di arco e di frecce con cui colpisce il cuore degli umani facendoli innamorare. Tormenta persino sua madre che si arrabbia e punisce l’insolente colpendolo con un sandalo. Mentre tutto scorre dentro in modo fluido libero e cristallino e lo spazio infinito della mente.

“O Rondinella garrula,
    Cagione a me d’affanni,
    Che deggio di te far?
Vuoi forse, colla forbice
    Ch’io ti raccorci i vanni
    Sì celeri a volar?”Ode XiiAnacreonte

E, a distanza di qualche millennio il cantautore Donovan risponde:

“Way down below the ocean where I wanna be she may be,

Way down below the ocean where I wanna be she may be,

My antediluvian baby, oh yeah yeah, yeah yeahyeah,

I wanna see you some day.”

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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morfeoIeri sera mi sono addormentato con un testo di James Hillman fra le mani: "Ciò che invecchia non sono soltanto le nostre funzioni e i nostri organi, ma tutta quanta la nostra natura, quella particolare persona che siamo diventati, e che siamo già da anni.”

Mascherare l’ambizione con l’umano viso.

Il miraggio di un momento

illuminato dal sole prima di svanire.

Con esso l’anima fattasi specchio

mentre si osserva nell'interno

e il cuore chiude fuori il desiderio.

Al risveglio riprendo a leggere Hillman che durante la notte era rimasto fra le mie mani: “Il carattere è andato plasmando la nostra faccia, le nostre abitudini, le nostre amicizie, le nostre peculiarità, il livello della nostra ambizione con il suo corso e i suoi errori. Il carattere influisce sul nostro modo di dare e di ricevere; sui nostri amori e sui nostri figli. Torna a casa con noi la sera e può tenerci svegli a lungo, la notte."

L'argomento è succoso, ma devo imparare a non usare il telefono. Le persone non sono mai pronte a rispondere. “Nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza.” Jack Kerouac

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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cordaaaaCon l’Anno nuovo alle porte, siamo chiamati a festeggiare, commentando lo stato delle cose nel Pianeta Terra, mettendo in luce l'impasse in cui si trova l'umanità, diretta conseguenza del capitalismo nella sua fase di decadimento senile. Alla radice dell'attuale tumulto mondiale c'è la proprietà privata dei mezzi di produzione, un sistema basato sull'avidità del profitto. Nel prossimo futuro tutti noi saremmo chiamati ad assolvere il compito di rimuovere il sistema oppressivo.

Lenin disse una volta: “il capitalismo è l’orrore senza fine”. Basta dare un rapido sguardo allo stato del nostro pianeta all'alba di questo nuovo anno per vedere la validità di tale affermazione. Le crisi economiche, le guerre, il terrorismo, le convulsioni politiche, la fame, le pandemie (non più malattie regionali) e la povertà, non sono fenomeni separati e slegati. Sono solo i sintomi esteriori di una crisi globale del sistema di potere.

Non abbiamo il diritto di abbandonare la lotta per un mondo migliore. Non abbiamo il diritto di abbandonare l'umanità al suo destino. Ai codardi e agli scettici rispondiamo con le parole che il ventiduenne Leon Trotskij scrisse nel 1901:"Dum spiro spero![Finché avrò vita sognerò!].

Gigino A Pellegrini & G eklTarik

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