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giuseppina-giuliano-bidella-pendolareOggi vi voglio raccontare una storia che ha dell’incredibile. La notizia ha del bizzarro. Forse tratta dal libro Cuore di Edmondo De Amicis. Una ragazza napoletana lo scorso settembre è stata assunta in una scuola di Milano come operatrice scolastica ( bidella) nel Liceo artistico Boccioni, ma è rimasta a vivere a Napoli dove ci sono i suoi genitori, la nonna e i suoi cani. Perché non si è trasferita a Milano? Perché non ha trovato un monolocale nella vicinanza della scuola? Non lo ha fatto perché costano troppo e lo stipendio che percepisce non è sufficiente per l’affitto che è molto alto, per la luce e il gas e spese varie. E allora cosa fa? Cosa si inventa? E’ una ragazza che non vuole perdere il posto di lavoro tanto agognato e pur di lavorare fa enormi sacrifici mentre le sue compagne se ne stanno comodamente a letto perché hanno sul comodino la tessera gialla del reddito di cittadinanza. Si alza ogni giorno, sabato compreso, alle 4 di mattina e alle 5 prende il treno per Milano. Alle 18 riprende il treno per raggiungere Napoli alle 23. Passa dunque la maggior parte delle ore della giornata sui treni. E sui treni consuma la colazione e la cena. E sui treni fa anche lunghe dormite, perché le ore che trascorre nella sua abitazione sono a malapena 4. Questa è la storia di Giuseppina Giuliano, storia pubblicata per primo dal Quotidiano Nazionale e che ora è diventata virale e ha fatto chiacchierare tutta l’Italia. La ragazza, intervistata, ha così risposto:- Lo so che la mia storia sembra una follia però facendo i conti ho valutato che economicamente mi conviene. Certo, mi costa tanto sacrificio. Però ormai mi sono abituata-. Storia vera o è una fake news? Il popolo del Web è diviso. Fatto sta che questa storia alquanto bizzarra ha conquistato un grosso spazio sui giornali e sui social. Se la storia è vera, lancio un appello a tutte quelle brave persone che vivono a Milano nella vicinanza della scuola dove lavora Giuseppina e sono venute a conoscenza degli enormi sacrifici che fa questa ragazza del Sud a trovare un alloggio decente e che non costasse troppo. Non può continuare a lungo quello che sta facendo.

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tortaUna volta si diceva, almeno in spagnolo “passare il morto all’altro” (echar el muerto al otro). Questa frase, che si ripete ancora in varie parti del mondo, proviene dal Medioevo e ha una curiosa spiegazione: nei feudi all’interno dei quali venisse trovata una persona morta per cause non naturali, agli abitanti del feudo veniva imposto di pagare una tassa al signore del feudo per aver “ucciso” uno dei lavoratori.

Quando si trovava un individuo morto rapidamente ci si metteva d’accordo, si caricava su un mulo o su di un carro per trasportarlo nel feudo più vicino. E così ci si vedeva esonerati dal pagamento del contributo.

È innegabile che esiste una forte tendenza a dare sempre la colpa agli altri. Scaricare la colpa sugli altri è il fondamento di fenomeni come il complottismo, il populismo, l’antipolitica, il razzismo, nonché del malessere sociale. Si tratta, ovviamente, di un espediente per crearsi nemici immaginari ed attribuire a loro la colpa di tutto: in questo modo ci si libera dalla fatica di dover comprendere la realtà, nonché ci si libera dalle proprie responsabilità dando la colpa ad altri.

La diffidenza, il sospetto, la rissosità che permeano e inquinano i rapporti tra le persone, le accuse che acriticamente e in modo stereotipato uno schieramento rivolge all'altro, la negazione della possibilità di un dialogo che non si traduca in un alterco o pubblico dileggio, accompagnata dalla proiezione sistematica sull'altro delle responsabilità di programmi disattesi, dimostrano quanto gli aspetti, appunto paranoica-li, siano operanti nel tessuto sociale attuale.

Questo ‘virus della paranoia’ è già in azione, circola nella vita di questa Calabria, amplifica la diffidenza fra i comuni cittadini che, a loro volta, ricambiano diffidenza e sospetto. Un atteggiamento in qualche modo parte della natura italiana, ma che in condizioni di anche parziale difficoltà, si traduce rapidamente nella sua forma patologica: la paranoia.

E allora sono i politici che ingannano, mentono, che ignorano il risultato delle elezioni, che governano non per la collettività ma solo, esclusivamente, per il proprio tornaconto. Sebbene questa storia oggi ci giunge come un divertente racconto, è certo che l’abitudine di scaricare le responsabilità sugli altri è rimasta nel tempo. Un amico canadese mi ripeteva sempre: “Se hai commesso un errore e sorridi significa che hai già individuato su chi scaricare la colpa”.

Gli effetti sono devastanti, in quanto: si evita di risolvere problemi o di trovare la loro vera causa, si creano e si alimentano problemi immaginari, si indottrinano i cittadini, attraverso i vari sparaballe, con informazioni false, si diffonde odio e ignoranza, si invita implicitamente a comportamenti pericolosi, ecc..

Se la massa non è cosciente di come stanno veramente le cose, è improbabile che prema per la risoluzione di determinati problemi o che sia essa stessa parte della soluzione. In realtà questo meccanismo di dare la colpa agli altri non produce mai qualcosa di utile, sembra che gli unici frutti sicuri siano la diffusione di odio e di disinformazione, nonché il distogliere l'attenzione dai veri problemi e/o dalle loro vere soluzionI.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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giggioSono arrivatii piazzisti politici. O i politici piazzisti. O i piazzisti della politica. Non è la stessa cosa. In ogni caso, si tratta di venditori di fumo. La produzione di fumo è un classico dell’industria magica e teatrale. Spesso usato solamente come contorno, ha un impatto forte sul pubblico e crea interesse. Tutti abbiamo in mente le tazze o i bicchieroni pieni di fumo in produzioni televisive come la “Famiglia Addams”, o nei laboratori di scienziati privi di una coscienza collettiva.

Nel marzo 2020, il rabbino Jonathan Sacks, una figura influente nella vita intellettuale britannica, ha descritto la catastrofe del COVID-19 come "quanto di più vicino ad una rivelazione per gli atei".

In quell’anno il paragone non sembrò campato in aria. Rappresentava bene il biblico senso di shock che molti hanno provato di fronte a una crisi così improvvisa, estrema e in rapida accelerazione. “Stavamo barcamenandoci da più di mezzo secolo”, e Sacks continua, “all'improvviso siamo stati costretti a fronteggiare la fragilità e la vulnerabilità della condizione umana”.

È improbabile che il mondo dopo la pandemia ritorni ad essere quello di prima. Molte tendenze già in atto nell'economia globale sono state accelerate dall'impatto pandemico.Come si potrebbe spiegare la grande differenza nell'adozione da parte delle nazioni, nei tempi e nella durata delle politiche governative adottate in risposta alla pandemia di COVID-19?

Quanto sia stato utilizzato, dai governi l’aspetto pandemico per reprimere la dissidenza interna nei loro rispettivi paesi. Mi sembra evidente che le politiche di contenimento del COVID-19 sono praticamente equivalenti a quelle che i governi abusivamente utilizzano per limitare il dissenso interno, ovvero le politiche che hanno e continuano a limitare la libertà di movimento dei cittadini.

Uno degli aspetti più evidenti è stato il coprifuoco. Il mondo si è svegliato una mattina e ha scoperto che la tanto decantata “libertà” occidentale non era altro che una “regalia ” ai propri sudditi da parte del potere costituito.

Questa situazione ha dato un'opportunità ai governi più o meno violenti di impegnarsi in comportamenti repressivi senza controbilanciare la pressione dei cittadini e della comunità internazionale.

Il mondo di oggi sta vivendo una disuguaglianza, sia tra nazioni che all'interno delle stesse, in forte crescita a causa della corsa al ribasso delle imprese e della povertà di una vasta parte della forza lavoro. Troppi paesi hanno subito gli shock esterni del COVID-19 senza una protezione sociale universale adeguata, fatta da fragili sistemi sanitari pubblici, un piano per raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050 o un'economia reale sostenibile con posti di lavoro di qualità.

È probabile che il lavoro a distanza, utilizzato durante la pandemia, non sarà più una novità.Si sono avute alcune prove del fatto che lavorare da casa è produttivo almeno quanto lavorare in ufficio. Tuttavia, molte aziende sono state riluttanti ad abbracciare il lavoro a distanza. Ora che molti l'hanno provato con buoni risultati, il lavoro a distanza potrebbe essere qui per restare.

La crisi pandemica ha accelerato il ritmo della trasformazione digitale, con un'ulteriore espansione dell'e-commerce e un aumento del ritmo di adozione di telemedicina, videoconferenza, insegnamento online e fintech.

Proprio come le persone che pianificano grandi matrimoni e vacanze, o chiunque abbia un compleanno quest'anno, le speranze, che aveva di trascorrere del tempo con altre persone, subiranno delle inevitabili variazioni. Ciò non significa che l’aspetto passionale debba essere messo a tacere. Si dovrà, penso, semplicemente, questo sì, dover fare le cose in modo leggermente diverso.

Dall'inizio della bella stagione appena passata, si è potuto uscire di casa con un'altra persona che normalmente non vive con te; svolgere attività ricreative come fare un picnic o andare al mare passeggiando lungo la costa del Mare di Ulisse. Senza ombra di dubbio sono entrambe ottime idee per un primo appuntamento sentimentale. My Dear.La pandemia ci ha privato della libertà che non abbiamo mai avuto. E’ caduto il velo dell’inganno democratico.

Siamo diventati più domestici, caserecci e non solo per quanto riguarda le vacanze, ma anche quando si tratta semplicemente uscire con qualche amico per mangiare una pizza – insomma, riappropriarci diuna vita sociale.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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