La capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, è la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Una comunità come quella Amanteana, immersa in circostanze realisticamente avverse dovrà riuscire, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
Questo concetto di adattamento positivo nonostante le avversità esiste praticamente da quando gli esseri umani hanno cominciato a riflettere sul proprio comportamento. Bisognerebbe porsi continuamente una domanda di fronte agli accadimenti della vita collettiva: “Cosa c’è di buono in quello che sta succedendo?”, ovvero “Qual è il miglior significato che si può attribuire a quanto sta accadendo?”. Inizialmente questo esercizio potrebbe sembrare la classica fregnaccia da “pensiero positivo”, ma se opportunamente applicato, potrebbe servire ai cittadini di Amantea nel riappropriarsi del timone della propria vita collettiva, tirando fuori il meglio da ogni evento e decidendo collettivamente quelle che saranno le proprie reazioni di fronte alle brutture e al non realizzato.
Gli Amanteani dovranno opporsi, come per un metallo, e resistere alle forze che vi vengono applicate. Così anche in campo sociologico: la persona che resiste è l’opposto di una facilmente vulnerabile. Come l’individuo anche una collettività deve sviluppare la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino.
Qualcuno in maniera superficiale deumanizza persone di cui parla, le rende un numero. A nessuno interessa guardare una persona negli occhi e vedere quanta sofferenza esprimano. Questo potrebbe essere definito un articolo contro l’indignazione. Ma come, replicheranno gli indignati, con tutto quel che accade per cui è sacrosanto indignarsi, stai a vedere che ora il problema è l’indignazione! Con gli scandali che germogliano a cadenza settimanale; la corruzione, le inefficienze, i disservizi, gli esempi d’inciviltà che affliggono i Calabresi ogni giorno – come sarebbe possibile non indignarsi?
Il verbo "persistere" indica l’idea di una motivazione che rimane salda. Avere un atteggiamento quasi ottimistico nel tendere a "leggere" gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritenere di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente circostante; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato; tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un’opportunità, piuttosto che come una minaccia; di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque il proprio sogno di una vita migliore per sé e per la propria Cittadina.
Gigino A Pellegrini & G elTarik
Conoscete tutti la famosa poesia di Giacomo Leopardi, a me molto cara, e oggi, malgrado siano passati quasi 200 anni dalla prima pubblicazione, è di attualità, specialmente la prima parte. Il poeta in un clima festoso descrive la vita che riprende più animata e operosa di prima dopo un forte e violento temporale. Passata è la tempesta: gli uccelli fanno festa e la gallina è uscita di nuovo dal pollaio, è tornata in strada e ripete il suo verso. Di nuovo il sole è tornato a risplendere, ogni cuore si rallegra. La vita riprende, l’uomo si dedica a tutte le proprie occupazioni con tanta passione. I fatti politici di ieri e di oggi mi hanno fatto rimembrare la famosa poesia di Leopardi. Ieri c’era maretta nella coalizione di centro destra. Ma che dico, un vero temporale, che aveva fatto dei danni incalcolabili alla coalizione risultata vincente tre settimane fa causando un grave danno di immagine nel primo giorno in cui i vincitori si sono presentati al paese. Berlusconi da una parte e la Meloni dall’altra si sono accapigliati come due acerrimi avversari politici. I pizzini di Silvio sullo scranno di Palazzo Madame in bella evidenza per farli fotografare dai cronisti parlamentari e la risposta piccante di Giorgia che non si fa ricattare. Ancora il nuovo Governo non è nato e già litigano, il clima politico è già tempestoso e incandescente. Fortissime turbolenze hanno investito la maggioranza dopo le elezioni dei due Presidenti di Camera e Senato e dopo lo strappo clamoroso di Forza Italia di non partecipare al voto. Sembrava che venisse il finimondo. Lo scenario che si presentava era terrificante. La tempesta era in arrivo: scioglimento delle Camere prima ancora che cominciasse la XIX Legislatura per incapacità politica a formare un nuovo governo dopo le elezioni del 25 settembre. Cosa mai vista prima. Oggi, però, passata è la tempesta e tutti fan festa. Berlusconi e la Meloni si sono incontrati e hanno fatto pace. E’ ritornato il sereno nella coalizione del centro destra. E i vari Deputati e Senatori della coalizione vincente si abbracciano, fanno una gran festa, perché la coalizione era morta ed è resuscitata. Tra pochi giorni avremo anche il nuovo Governo. E’ mancato, però, l’ultimo colpo di scena: Silvio che arriva nella sede dei Fratelli d’Italia in Via della Scrofa con un bel mazzo di fiori per la Meloni con tanto di foto da apparire domani nelle prime pagine dei giornali per oscurare definitivamente la foto degli appunti contro la Meloni che hanno scosso la scorsa settimana la vita politica italiana.
Crollato il Muro di Berlino, il solo capitalismo rimase a forgiare la vita sociale dell’Occidente. Però, già nel 1974, il filosofo Karl Popper riconduceva l’inconciliabilità reale di socialismo e libertà individuale alla impossibilità di realizzare la uguaglianza senza sacrificare la libertà come condizione dell’uguaglianza e scriveva «Per diversi anni rimasi socialista, anche dopo il mio ripudio del marxismo; e se ci fosse stato qualcosa come un socialismo combinato con la libertà individuale sarei ancor oggi un socialista….«Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l’abuso della libertà» Infatti, nel secolo appena passato si sono avvertite le profonde lacerazioni e tensioni tra Stato e cittadino, tra ordine e libertà, tra legge e diritto, e, in buona sostanza, tra ideologia e verità.
Si sente parlare sempre più spesso del "pensiero critico" come di una capacità apprezzabile per vivere nel mondo moderno, ma pochi sanno cosa esso sia.
La conseguenza pratica è che la maggior parte delle persone trova facile mettere in discussione soltanto quelle credenze, assunzioni e deduzioni che hanno già “rifiutato” e trovano invece molto difficile, in alcuni casi anche traumatico, mettere in discussione quelle credenze sulle quali hanno investito personalmente, egocentrici.
Non so se esiste un modo di insegnare il pensiero critico e far sì che la persona prima impari a riconoscere ipotesi e deduzioni discutibili in casi “egocentricamente” neutri e poi “trasferisca” automaticamente quelle abilità a quelli egocentrici e socio centrici.
Persone che hanno già sviluppato una buona serie di ipotesi distorte, stereotipi, credenze egocentriche e socio centriche, addestrandosi a riconoscere ragionamenti “cattivi” in casi “neutri” diventano più, e non meno, sofisticati: più abili nel “razionalizzare” e “intellettualizzare” i pregiudizi che già hanno. È quindi meno probabile che li abbandonino se in un secondo momento incontrano qualcuno che fa loro delle domande senza ottenere nessuna risposta.
La questione antropologica e socio-culturale di fondo sembra dunque essere quella di una umanità che ha perduto ogni capacità di riflessione e di concettualizzazione al di là dell’atteggiamento per cui l'unica fonte valida di conoscenza è l'esperienza sensoriale e percettiva, al di là della superficie dell’attuare e del conoscere immediato.
Gigino A Pellegrini e G elTarik