Ancora da capire in tutte le sue ragioni l’agghiacciante omicidio avvenuto nella tarda serata di ieri lunedì 29 maggio a Mileto.
La vittima è un giovane di Mileto Francesco Prestia, 16 anni che sarebbe stato
ucciso con un colpo di arma da fuoco da un coetaneo al culmine di una lite.
Lo stesso presunto assassino, Alex Pititto , si sarebbe successivamente costituito ai carabinieri consentendo il ritrovamento del cadavere.
Tre colpi di pistola sono stati esplosi da un 15enne già identificato dai carabinieri.
Il 15enne Alex è figlio di Salvatore Pititto di san Giovanni di Mileto, che nel gennaio scorso è stato coinvolto ed arrestato nell'operazione della Dda di Catanzaro denominata "Stammer" contro il narcotraffico internazionale.
Al momento ignote le motivazioni che hanno portato alla morte del giovane, sull'accaduto indagano i carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro.
Secondo indiscrezioni trapelate il presunto assassino sarebbe in custodia e sotto interrogatorio da parte degli inquirenti che cercano di ricostruire dinamica e movente del delitto
La vicenda è incredibile.
La minoranza al consiglio comunale ( i consiglieri del gruppo La Ginestra Salvatore Rivello, Katia Jessica Fusca'e Salvatore Donato) hanno collocato nella piazzetta un cavalletto con affisso un manifesto di denuncia politica( dalle condizioni della viabilità comunale ai provvedimenti assunti dal Comune in materia di assunzioni dirette, contribuenti morosi, immobili pericolanti, edilizia residenziale pubblica, ecc.)
Il sindaco Tiziana De Nardo ha diffidato i consiglieri di minoranza dall’utilizzare un cavalletto per apporvi un manifesto di denuncia politica, invitandoli a servirsi degli spazi preposti.
I promotori dell’iniziativa si sono visti avvicinare dalla Polizia municipale che ha intimato loro di "smantellare" l'installazione (pena una sanzione amministrativa) perché il cavalletto sarebbe stato posizionato senza alcuna autorizzazione, ovvero senza aver ottemperato al pagamento del tributo comunale dovuto per l’occupazione del suolo pubblico.
Ma il consiglio non è stato seguito, anzi la minoranza , dopo l'intervento del vigile, ha sì staccato il manifesto "galeotto" dal cavalletto ma solo per affiggerlo sul portellone posteriore di una macchina parcheggiata in piazza.
E così la minoranza invia un esposto-denuncia alla Procura contro sindaco e giunta ponendo all’attenzione della Procura della Repubblica e della Prefettura di Vibo Valentia la mancata concessione di suolo pubblico per manifestazioni politiche in piazza.
Come si legge sulla pagina facebook del circolo “La Ginestra” in cui è riportata copia dell’esposto, i consiglieri comunali di minoranza Salvatore Rivello, Katia Fuscà e Salvatore Donato il 23 marzo scorso hanno presentato una richiesta indirizzata al responsabile dell'Ufficio Tributi del Comune di Pizzoni per la concessione ed il pagamento del suolo pubblico (attraverso il consiglieri Katia Fuscà), ottenendo un primo diniego da parte del sindaco Tiziana De Nardo. Successivamente, il 5 aprile scorso gli stessi consiglieri hanno chiesto al responsabile dell’Ufficio Tributi la concessione del suolo pubblico per una manifestazione a scopo politico vedendosela negata dal primo cittadino con risposta datata 7 aprile. Il 6 aprile i consiglieri davano invece via pec al sindaco preavviso di una pubblica manifestazione a scopo politico in piazza Caduti per il 9 aprile. Ma anche questa – per come si legge nell’esposto – è stata “impedita dal sindaco”.
Da qui l’esposto alla Procura di Vibo Valentia affinchè valuti se il sindaco abbia commesso degli abusi penalmente rilevanti, anche alla luce del fatto che i consiglieri comunali di minoranza il 12 aprile hanno richiesto e sollecitato più volte copia e risposte a tutti gli atti richiesti da tempo e di cui non hanno mai avuto riscontro e cioè: un interrogativo sui contribuenti morosi nel pagamento dell’acqua (27 ottobre 2014); la richiesta di documentazione su un immobile pericolante in via Convento con conseguente chiusura da due anni della strada (30 aprile 2015); informazioni sul metodo di assegnazione degli alloggi comunali e fine lavori sullo spazio di fronte al municipio (18 agosto 2015); lavori alle case comunali per capire come sono stati spesi 736mila euro; copia dei contratti delle case occupate da tempo abusivamente; interrogazione su servizio scuolabus e suo affidamento ad una ditta esterna al Comune; richiesta copia fatture e scontrini ed in particolare l’impegno di spesa di circa 270 euro spesi dall’amministrazione in una nota pizzeria di Vazzano; chiarimenti sull’incarico alla ditta esterna sulla ristorazione scolastica.
Gianluca Callipo sindaco di Pizzo è uno dei volti più puliti della Partito democratico calabrese.
Nella primavera del 2014 tra i sostenitori di Gianluca Callipo c’era Leonardo Sacco,
il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e figura centrale, insieme al don Edoardo Scordio, della maxi inchiesta sugli intrecci tra la ‘ndrangheta e il business dei migranti.
Probabilmente allora l’imprenditore napitino con la passione per la politica non poteva sapere chi fosse realmente Leonardo Sacco, dipinto dai magistrati antimafia come il “volto pulito” della potente cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto.
Dall’intercettazione presente all’interno di un’informativa del Ros emerge che Callipo tre anni fa si era rivolto proprio a Leonardo Sacco per chiedere un sostegno in occasione delle primarie. E diceva a Sacco al telefono “Per ringraziarti di persona di tutto ciò che hai fatto… lo so che hai fatto grandi movimenti lì… e per ribadirti la mia piena disponibilità per ogni cosa”
Sacco si rivolge a Francesco Tipaldi, il direttore del Cara di Crotone e ordina: “Contatta tutti quelli della Misericordia, falli andare a votare per Callipo”.
Dopo il voto, il presidente della Misericordia passa all’incasso e chiede contatti per tutelare il business dei migranti.
“Gianlu’, tengo la sfilata dei parlamentari del Pd nel centro, tutti che vengono per chiuderlo…Nico Stumpo, Enza Bossio, hai capito?”
“Mi devi dire tu con chi è meglio. O con lui direttamente (Renzi) o con Luca Lotti, con Guerini… Ok mò ci lavoro io, questa è una cosa che facciamo con piacere”
Ora Callipo dice:
“Una non-notizia una post verità che rischia di danneggiare soprattutto la libertà di scelta dei cittadini che tra qualche settimana saranno chiamati alle urne. Ecco perché invito tutte le persone in buona fede a tenere gli occhi aperti, senza farsi abbindolare da chi ora sta bassamente strumentalizzando queste “indiscrezioni” che non hanno nulla di rilevante, né da un punto di vista giudiziario né da un punto di vista etico. Purtroppo, come spesso accade in Italia, queste cose succedono stranamente nell’imminenza di un appuntamento elettorale. Ho conosciuto Sacco tre anni fa – continua Callipo – nell’ambito della campagna per le primarie che mi ha portato a girare la Calabria in lungo e in largo, incontrando migliaia di persone.
A quell’epoca Sacco, insieme a don Edoardo Scordio, godeva della stima e della considerazione di tutti, dai prefetti ai sindaci, dalle massime cariche dello Stato alle più alte gerarchie ecclesiastiche. Basta fare una veloce ricerca in Internet per trovare alcune sue foto con i massimi leader politici nazionali e, addirittura, con il Papa. Questo ovviamente non vuol dire che tutti quelli che ha incontrato e con i quali abbia parlato siano collusi con la ‘ndrangheta. Per quanto mi riguarda la mia storia politica e umana è cristallina, perché ho sempre assunto posizioni di inequivocabile rigetto delle logiche mafiose. Lo dimostra il fatto che proprio in quella campagna elettorale per la scelta del candidato a presidente della Regione dissi pubblicamente che non volevamo i voti della ‘ndrangheta, facendo storcere il naso a più di qualche persona in Calabria.
Oggi, a distanza di 3 anni, alcuni organi di stampa riportano il contenuto di atti investigativi dai quali non emerge alcun profilo di responsabilità da parte mia. È emblematico che lo stesso magistrato che oggi coordina l’inchiesta che riguarda Sacco e Scordio, il dott. Nicola Gratteri, in un suo libro del 2013 parlava del sacerdote come di un esempio di lotta alla criminalità organizzata: “Noto per le sue coraggiose omelie ai funerali di alcuni mafiosi della zona – scriveva Gratteri -, è un prete che riesce ad attrarre intorno a sé moltissimi giovani, con i quali fonda importanti movimenti di volontariato”.
Insomma, se un massimo esperto di ‘ndrangheta qual è Gratteri allora non aveva dubbi sulla liceità e sul valore civico delle attività condotte attraverso la Confraternita di Isola Capo Rizzuto, non si capisce come avrei potuto averli io, senza considerare che al netto di ogni considerazione, né la struttura né i loro gestori hanno mai ottenuto alcun vantaggio o favore da me. Punto.
Si può speculare quanto si vuole su questi fatti, magari cercando di fantasticare su banali espressioni colloquiali e di cortesia usate al telefono come può capitare a tutti, ma la realtà è che non ho niente a che fare con questa storia. Chi cerca di insinuare dubbi lo fa per mero calcolo politico, mortificando non soltanto il confronto democratico rappresentato dalle prossime elezioni, ma anche la propria dignità di uomo e di cittadino”