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Ancora niente di nuovo sul commercialista 52 enne di Spadola Bruno Lacaria, scomparso nella mattinata di ieri.

 

Come tutti i giorni era uscito alla 7,25 per recarsi a lavoro nello studio di Chiaravalle.

Prima come d’abitudine avrebbe fatto la solita sosta al bar per prendere un caffè.

Nella sua macchina, una Fiat Stilo, la borsa ed il cellulare

 

L’auto sarebbe rimasta parcheggiata proprio davanti al bar.

Si fa l'ipotesi che l'uomo possa essere salito a bordo di un'altra auto per poi sparire nel nulla.

A denunciarne la scomparsa è stata la moglie che ieri non vedendolo rientrare ha lanciato l’allarme. Al momento della scomparsa indossava un giubbotto beige, un maglioncino grigio, una camicia azzurra e un pantalone.

I parenti e gli amici lanciano un appello a chiunque possa darne notizia di farsi vivo.

 

Anche il sindaco Giuseppe Barbare è in prima persona impegnato nelle ricerche del professionista. Ricerche che sono durate tutte la notte ma che non hanno prodotto alcun risultato, l’uomo sembrerebbe essere sparito dal nulla.

Più le ore passano e maggiore è l’angoscia.

Le indagini sulla sparizione sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno guidata dal Capitano Mattia Ivano Losciale.

Gli investigatori non trascurano nessuna traccia e stanno passando al setaccio gli ultimi movimenti del professionista antecedenti al giorno della scomparsa.

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Comunicato stampa della operazione Drain

Continuano i controlli dei militari della Guardia Costiera di Vibo Valentia e della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, a tutela dell’ambiente e del territorio vibonese.

Nel un autospurgao corso della settimana appena trascorsa, nell’ambito di una programmata attività di polizia ambientale esperita nel territorio della Provincia di Vibo Valentia, una pattuglia di vigilanza ambientale, in attività nel Comune di Ricadi, ha accertato la presenza di alcuni soggetti intenti a compiere operazioni di aspirazione e sversamento di rifiuti liquidi nel terreno sottostante una vasca “imhoff” comunale, insistente nella frazione Barbalaconi del Comune di Ricadi (VV)

Nell’immediatezza dei fatti, i componenti del team interforze, si adoperavano al fine di porre fine alla condotta illecita dei soggetti individuati con l’interruzione della attività illecita.

Successivamente i militari, su disposizione della competente Procura della Repubblica, procedevano al sequestro preventivo dell’autospurgatore utilizzato per lo sversamento e della vasca “imhoff”, al fine di impedire l’ulteriore protrarsi del reato e di accertare la qualità dei reflui abbandonati in maniera indiscriminata sul suolo.

Su richiesta della P.G. operante, immediato anche l’intervento del personale A.R.P.A.CAL. Dipartimento di Vibo Valentia, che ha proceduto ad effettuare i campionamenti dei liquami sversati nonché dei sedimenti, al fine di effettuare una caratterizzazione e valutazione concreta del tipo di rifiuto sversato.

Il titolare della ditta proprietaria del mezzo, unitamente agli operai, è stato deferito per i reati di Abbandono di rifiuti, Gestione di rifiuti non autorizzata e per il reato di Inquinamento ambientale.

L’attività di monitoraggio ambientale e verifica del territorio, condotta dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, continuerà senza sosta al fine di individuare e scongiurare eventuali fonti di possibile inquinamento per l’ambiente.

Comunicato stampa del 6.2.2017

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La vicenda è quella relativa all'inchiesta, condotta dai sostituti procuratori Santi Cutroneo e Filomena Alberti, e che scaturisce da un'indagine condotta nel 2010 dalla Guardia di finanza che aveva portato, tra l'altro, al sequestro di numerose abitazioni in località "Buffetta", affacciata sul golfo di Sant'Eufemia.

Nella zona, destinata ad uso agricolo, gli strumenti urbanistici prevedevano la realizzazione soltanto di stalle per animali e casolari.

In realtà vi sono state realizzate 47 ville lussuose che l'hanno trasformata in una delle aree residenziali più importanti del capoluogo, senza che sia stata rilasciata, secondo quanto é emerso dall'inchiesta, alcuna concessione edificatoria

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia oggi ha emesso l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 13 persone coinvolte nella inchiesta per abusivismo edilizio.

Tra gli indagati c'é anche l’architetto Francesco Alessandria, già assessore ai Lavori pubblici nella giunta comunale di Elio Costa e poi dimissionario nell'aprile dello scorso anno

Il pm Filomena Aliberti della Procura di Vibo Valentia ha chiuso le indagini preliminari per: Rosario Russo, 55 anni, di Vibo Valentia; Gabriele Corrado, 59 anni, di Vibo Valentia; Antonio Fusca, 42 anni, di Longobardi, frazione di Vibo; Domenico Fusca, 53 anni, originario di Stefanaconi, residente a Longobardi ma di fatto domiciliato a Vibo in località “Buffetta”; Elio Fusca, 43 anni, di Piscopio; Vittoria Fusca, 51 anni, di Vibo; Pietro Macrì, 52 anni, di Vibo; Leonardo Fusca, 50; Francesco Ramondino, 66 anni, di Vibo; Salvatore Ramondino, 60 anni, di Vibo; Raffaele Russo, 82 anni, di Vibo; Antonietta Soriano, 65 anni, nata a Vibo Valentia e residente a Messina.

Stralciata invece la posizione di Domenico Crudo, 82 anni, di Vibo.

Le singole accuse.

Rosario Russo è indagato poichè, ad avviso della Procura, quale proprietario di un immobile in località Buffetta avrebbe realizzato alcune opere in difformità della concessione edilizia del 2002, mentre Gabriele Corrado è invece accusato di aver in due casi eseguito delle opere in difformità ai permessi a costruire in sanatoria e in un caso in assenza di qualunque permesso.

Antonio Fusca è invece accusato di aver realizzato, “in violazione delle norme urbanistiche”, corpi di fabbrica destinati a civile abitazione, “in assenza di concessioni o permessi a costruire omettendo, nel contempo, il deposito degli elaborati grafici e la comunicazione dell’inizio delle opere all’ex Genio Civile”.

Stessa contestazione, ma per immobili diversi, anche nei confronti di

Francesco e Salvatore Ramondino, Antonietta Soriano, Raffaele Russo, Domenico Fusca, Leonardo Fusca, Vittoria Fusca ed Elio Fusca. I cinque Fusca sono poi indagati, quali proprietari pro indiviso, per una lottizzazione abusiva di terreni a scopo edificatorio.

Pietro Macrì è infine indagato quale legale rappresentate della “E.D.O. Consulting srl” , proprietaria e committente di alcune opere in località Buffetta che sarebbero state realizzate in difformità al permesso a costruire ed in zona agricola.

Le opere, secondo l’accusa, sarebbero state realizzare non in base al progetto esecutivo e comunque senza la denuncia dei lavori al competente Ufficio regionale (ex ufficio del Genio Civile) e alla ripartizione Urbanistica del Comune di Vibo.

Le condotte coprono un arco temporale che va dal 2010 al 2015.

Zona agricola non rispettata.

Alcuni degli immobili di località “Buffetta”, secondo gli inquirenti, sono stati realizzati del tutto abusivamente e in alcuni casi poi condonati.

In altri casi ci si trova invece dinanzi a costruzioni formalmente assentite con permessi rilasciati (conformemente alla variante al Prg denominata variante Karrer) per l’esercizio di attività di tipo agricolo, con progetti che prevedevano la destinazione del piano seminterrato o del piano terra a deposito attrezzi e prodotti agricoli.

Tuttavia la Guardia di Finanza ha accertato che la gran parte degli immobili costruiti non sono in alcun modo collegati funzionalmente allo svolgimento di attività agricole.

Il Tribunale del Riesame di Vibo aveva confermato il sequestro degli immobili di:

Pietro Macrì, (avvocato Vincenzo Gennaro);

Vittoria Fusca, (avvocato Walter Franzè);

Salvatore Ramondino, (avvocato Ignazio Di Renzo); Antonio Fusca (avvocato Salvatore Sorbilli).

Dissequestrati, invece, gli immobili di:

Domenico Fusca (avvocato Walter Franzè e Salvatore Sorbilli);

Rosario Russo, 55 anni, di Vibo Valentia (difeso di fiducia dagli avvocati Rocco Barillaro e Marco Messina);

Gabriele Corrado (avvocati Rocco Barillaro e Marco Messina);

Leonardo Fusca, (avvocato Salvatore Sorbilli);

Elio Fusca (avvocato Ignazio Di Renzo).

Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o per presentare eventuali memorie difensive.

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