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Un 67enne è stato arrestato dagli agenti del commissariato di Paola mentre era in atteggiamento intimo con una minore romena a cui aveva appena regalato degli orecchini d'oro.

E' stato arrestato e posto ai domiciliari il 67enne di San Lucido, C.F., pescatore, sorpreso dagli agenti del commissariato di Paola durante uno dei tanti controlli del territorio predisposti dal commissario, Raffaella Pugliese, in atteggiamento intimo con una minorenne rumena.

I due erano all'interno della moto Ape dell'uomo, con loro anche un neonato.

Quando i poliziotti hanno chiesto spiegazioni, l'uomo è sembrato in evidente imbarazzo.

Dalle indagini è emerso che i due si sentivano telefonicamente da qualche tempo dopo essersi conosciuto per caso nella cittadina tirrenica e dopo che l'uomo le aveva offerto la colazione al bar.

Dalle telefonate all'incontro.

Per l'occasione l'uomo aveva regalato alla minore un paio di orecchini d'oro, ha provato a disfarsi della scatola durante il controllo, ma gli agenti sono stati più veloci e l'hanno recuperata.

I gioielli erano stati acquistati qualche ora prima e la ragazza li aveva appena indossati.

Il 67enne deve rispondere di pedofilia, la giovane è stata affidata alla famiglia.

Proseguono le indagini per accertare se vi siano stati altri incontri e se la minore abbia subito abusi sessuali. 01/03/2014 Da GazzettadelSud

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Dice Paolo Orofino, giornalista sempre molto ben informato, che il filone di indagine aperto dal pm di Cosenza Domenico Assumma non è l'unico seguito dalla magistratura calabrese in relazione alla gestione dell'Asp cosentina.

Sulla gestione dell’ASP cosentina, con particolare attenzione agli aspetti connessi al Tirreno cosentino , sugli incarichi d'oro, sugli appalti, sulle stabilizzazioni e quant’altro indaga la Dda e in particolare del sostituto Pierpaolo Bruni.

Un fascicolo parallelo che “ben presto farà rumore”. Forse molto rumore, giungndo a vertici inaspettati.

Un indagine che è andata avanti sottotraccia.

Ed a quanto dice Orofino sotto la lente della procura antimafia catanzarese sono finiti politici regionali e professionisti coinvolti in trame poco chiare del servizio sanitario pubblico espletato sulla fascia del Tirreno cosentino.

Alla base “un’informativa di polizia giudiziaria del 2012 arrivata alla Dda di Catanzaro su circostanze verificatasi nell’ambito delle attività dei presidi ospedalieri di Paola e Cetraro”.

Ma anche “la relazione del prefetto di Cosenza, datata 24 luglio 2013, relativa al lavoro della commissione d’accesso agli atti inviata all’Asp di Cosenza.

Ma sembra che le indagini andrebbero aldilà delle conclusioni della commissione d’accesso.

Non si esclude che il procuratore distrettuale Vincenzo Lombardo e del suo sostituto Pierpaolo Bruni,possano, se lo ritengono, scendere più in fondo alle scelte, alle decisioni, alle delibere del sistema sanitario del Tirreno cosentino andando a toccare “anche alcune cliniche private con convenzioni pubbliche”.

Tante altra carne a cuocere.

A cominciare dalle assunzioni e dalle stabilizzazioni come sembra emergere da un passo della relazione che riporta Orofino «Come si è visto, soprattutto nel campo della gestione del personale vi sono state forme di illegalità che hanno consentito l’assunzione e il permanere in servizio di soggetti non solo “vicini”, ma addirittura organici a clan malavitosi. Ulteriori episodi sintomatici quanto meno di una scarsa “attenzione” all’esigenza del rigoroso rispetto della legalità, sono quelli legati ai rapporti con alcune cliniche convenzionate». 

Dopo il recente clamore delle indagini della procura di Cosenza tanti( se non tutti) sul Tirreno cosentino si aspettano il vento della giustizia che spazzi via le nere nuvole che da anni incombono sulle nostre teste e con esse coloro che hanno usato potere politico, e non solo, e fondi pubblici per i oro tornaconti.

Qualcosa sembra crollare come la collina dell’ospedale.

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Il senatore Nicola Morra del M5S Vicepresidente Commissione permanente Affari Costituzionali insieme ad altri 12 parlamentari ha presentato la seguente interrogazione (S.4/01694 )a risposta scritta sul problema della frana che insiste nella collinetta sulla quale è stato realizzato l’ospedale di Paola.

“Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

da uno studio geomorfologico effettuato sul Comune di Paola (Cosenza), pubblicato sul sito della Regione Calabria, affidato con determina del dirigente dall'Ufficio tecnico comunale n. 7 del 18 giugno 2008, ai geologi Beniamino Caira, Massimo Aita, Adolfo Principe e Pasquale Caruso, vincitori della gara indetta dal Comune, al punto 2.3.1 "Pericolosità geologiche" si evince che il rischio di frana, elevato anche in aree non cartografate PAI, presenti nel territorio comunale di Paola, sia collinare che montuoso, coinvolge alcune aree di versante adiacenti al centro storico,al centro abitato e ad altre aree periferiche;

lo studio evidenzia come con l'urbanizzazione sia venuta a mancare la rete di drenaggio superficiale, impermeabilizzando estese aree del territorio, sostituita, in parte, dal sistema fognario. La canalizzazione, dove eseguita in maniera lacunosa, ha indotto e/o ha accelerato i fenomeni di erosione. Anche la distruzione delle specie vegetali esistenti e resistenti, attraverso gli incendi quasi sempre dolosi, ne ha accelerato i fenomeni;

i geologi proseguono: "Su alcune aree interessate dal rischio di frana, sono già stati realizzati negli anni passati, alcuni interventi di consolidamento consistenti soprattutto per l'aspetto economico, come l'area di attraversamento della strada statale n° 18, ma data l'enorme estensione delle aree in frana in molte zone del territorio, necessiterebbero altri interventi, usando anche le nuove tecnologie dell'ingegneria naturalistica con impatto ambientale zero, costi contenuti rispetto alle superfici da consolidare, specie vegetali resistenti agli incendi e quindi perenni. Il Piano Strutturale Comunale, dovrà promuove limitazioni d'uso nelle zone in cui sono presenti fenomeni franosi e, la realizzazione laddove possibile, d'interventi di bonifica e mitigazione del rischio";

al punto 9 dello stesso studio relativamente al "Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico della Regione Calabria - P.A.I. (art.1-bis della legge 356/2000 - art.7 della legge 18/5 1989 n°183) Disciplina delle aree a rischio frana e rischio idraulico nel territorio del Comune di Paola" si analizza al capitolo 9.1 il "Rischio da Frana" e si esplicita che alcuni siti "ricadono, anche se marginalmente, in aree perimetrate con rischio molto elevato R4 e/o con rischio elevato R3 (Piano Assetto Idrogeologico- Calabria - decreto-legge 180/1998). Art. 16 (Disciplina delle aree a rischio molto elevato R4, e delle aree in frana ad esse associate). Si porta a conoscenza che tali aree hanno queste peculiarità: 1. Nelle aree a rischio R4 e nelle aree in frana ad esse associate: a) sono vietati scavi, riporti e movimenti di terra e tutte le attività che possono esaltare il livello di rischio e/o pericolo; b) è vietata ogni forma di nuova edificazione; c) non è consentita la realizzazione di collettori fognari, condotte d'acquedotto, gasdotti o oleodotti ed elettrodotti o altre reti di servizio, salvo quando queste si configurano come opere di urbanizzazione primaria a scala comunale e siano ritenute indispensabili per l'interesse pubblico, come sancito da delibera del Consiglio Comunale; d) per le opere già autorizzate e non edificate dovranno essere attivate procedure e interventi finalizzati all'eliminazione dei livelli di rischio e pericolosità esistenti. La documentazione tecnica comprovante gli interventi di riduzione della pericolosità e del rischio sarà trasmessa all'ABR [autorità di bacino regionale] che, in conformità a quanto previsto dall'art.2, commi 1 e 2, provvederà ad aggiornare la carta della pericolosità e del rischio; e) non sono consentite le operazioni d'estirpazione di cespugli, taglio ed estirpazione di ceppaie di piante appartenenti a specie forestali compresa la macchia mediterranea. Debbono altresì essere salvaguardate le piante isolate di interesse forestale o comunque consolidanti, a norma di quanto previsto dal R.D.L. 3267/1923 e successive modificazioni e integrazioni. Inoltre, nelle aree a rischio o con pericolo di frana, si estendono i vincoli o i divieti di cui agli articoli 10 e 11 della legge 21 novembre 2000, n°353, qualunque sia la vegetazione percorsa dal fuoco";

considerato che:

nell'articolo "Paola a Rischio", pubblicato sul sito "sbirciapaola", si evidenzia che "nella città di Paola l'abusivismo edilizio, il disboscamento indiscriminato e la cementificazione selvaggia sono i fattori che stanno contribuendo in maniera determinante a sconvolgere l'equilibrio idrogeologico del territorio. Le cause riguardano soprattutto la pesante urbanizzazione e la speculazione edilizia che a Paola purtroppo non riguarda solo gli abusi. Ne sono la prova le opere in cemento armato in costruzione nel letto naturale di una fiumara. La costante aggressione al territorio continua a manifestarsi senza ritegno non solo con abusivismo e opere pubbliche in zone a rischio, ma anche perpetuando interventi di gestione dei corsi d'acqua inefficaci (quando previste), che puntano su infrastrutture rigide con argini realizzati senza un serio studio sull'impatto a valle, alvei cementificati, escavazione selvaggia. Soprattutto, troppo spesso le opere di messa in sicurezza si trasformano in alibi per continuare a costruire nelle aree di esondazione";

l'indagine Ecosistema "Rischio 2011", realizzata da Legambiente sulla condizione attuale dei comuni italiani classificati a rischio idrogeologico evidenzia la mitigazione del rischio idrogeologico e il Comune di Paola risulta collocarsi con un punteggio da 0 a 3,5 (Comuni che svolgono un insufficiente lavoro di mitigazione del rischio);

come si evince anche dalla trasmissione Rai "AmbienteItalia" dell'8 febbraio 2014 nel territorio paolano insiste una frana probabilmente causata dai lavori per una costruzione di edilizia privata che hanno comportato anche terrazzamenti con gabbionatura abusiva. La frana mette a serio rischio l'ospedale "San Francesco" di Paola che offre i suoi servizi ai residenti e tutti i cittadini delle città limitrofe.

la zona dove il Comune avrebbe rilasciato la concessione edilizia è definita zona R4 (dove sono possibili la perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la distruzione delle attività socioeconomiche). La zona in questione è caratterizzata da terreno di riporto. Decenni fa al posto dell'ospedale vi era il cimitero. Il terreno che forma gran parte della collinetta, deriva dagli scavi effettuati per realizzare le fondazioni del nosocomio paolano;

precedentemente nell'articolo del 28 novembre 2013 del "Quotidiano della Calabria" si riportava la notizia che l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza incaricava il geologo del Consiglio nazionale delle ricerche Carlo Tansi per tenere sotto osservazione il movimento franoso tramite l'installazione di due sensori sul muro di cinta dell'ospedale. Si tratta in particolare di un inclinometro e un estensimetro rotativo, strumenti dotati di sensori in grado di segnalare crolli esterni del terreno o pericolosi smottamenti in profondità, nonché attrezzati per dare immediato allarme alla protezione civile in caso di situazione di grave pericolo;

nonostante il vincolo idrogeologico i lavori di sbancamento sarebbero stati effettuati senza un'attenta vigilanza degli organi di controllo e dello stesso Comune di Paola che li ha autorizzati concedendo licenza in sanatoria anche dove non era possibile;

tutto ciò avviene a seguito della demolizione di un vecchio e piccolo edificio sito a monte della collinetta franata e la costruzione, a seguito della sanatoria, in quanto sconfinante in area a rischio frana (zona R4), di una villetta privata con giardini annessi. Una villa risulta attualmente sotto sequestro e in attesa di demolizione non ancora avvenuta per un vizio di forma;

l'amministrazione comunale di Paola non fa pervenire alcun progetto di messa in sicurezza che l'autorità di bacino avrebbe dovuto valutare. Nonostante i tentativi di consolidamento della collina franosa, l'autorità di bacino avrebbe affermato che nessuno avrebbe dato l'autorizzazione ad alcuna opera di mitigazione;

le suddette opere di consolidamento a quanto risulta agli interroganti sarebbero firmate dall'ingegner Vigliotti, figlio del direttore dell'Ufficio tecnico comunale di Paola,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione in cui versa il territorio di Paola e dei relativi rischi che corrono i cittadini nonché la stabilità dell'ospedale San Francesco;

quali iniziative urgenti intenda assumere per mettere in sicurezza la collina interessata e inoltre per liberare la strada che conduce rapidamente all'ospedale

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