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Non solo Amantea approva il bilancio “preventivo” a fine 2013 ma anche gran parte degli altri comuni .

Come Paola.

E Paola aspetta che dalle tasse , anche se pagate, come al solito, in un percentuale contenuta, a metà o nei pressi, si riesca a procurare risorse “fresche” per corrispondere almeno 2 delle 4 mensilità di fine 2013.

Insomma una situazione difficile. Al punto che la tarsu è stata già inviata ed il consiglio ha approvato la Tares che a breve sarà inviata ai concittadini di San Francesco

Tasse, tasse, tasse.

La sola Tarsu ammonta a 3.897.422,24 euro.

Anche se fosse pagata al 50% le somme incassate potrebbero viaggiare intorno ad 1.948.711, 12 euro. Non poche.

È la tipica soluzione alla quale gli enti pubblici, dallo Stato ai comuni, si affidano, senza avvertire alcuna vergogna, senza remore, con la presunzione che il cittadino “possa pagare” e/o “voglia pagare”.

Inaccettabile che non si comprenda da parte dei politici che la pressione fiscale è diventata troppo alta per essere ancora rispettata. Assurdo che non si comprenda che ormai è maturato il tempo della resistenza fiscale, dopo la quale potrà essere il tempo anche di reazioni più forti, socialmente improprie ma indotte dalla impossibilità di pagare la politica e la sua sopravvivenza.

Ancora più inaccettabile è che non si comprenda che occorre tagliare, fortemente tagliare, le spese , le troppe spese che la politica pretende per garantirsi agi e comodità che la gran parte della popolazione non si sogna nemmeno

Vergognoso infine che il sistema Stato tolleri vessazioni e sperperi, illiceità e ruberie, senza sospettare che si sta avviando verso la fine della Democrazia e delle sue libertà.

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Nota stampa di Cambia Paola e Rifondazione-FDS 

Riceviamo e pubblichiamo:

La percezione che l'amministrazione Ferrari non avrebbe risollevato Paola dai guasti del (medio) evo perrottiano si era avuta subito, ma la realtà ha superato di molto la fantasia.

Negli ultimi mesi l'assoluta incapacità amministrativa, mescolata in salsa clientelare e con una spruzzatina di arroganza, ha ridotto il tessuto cittadino a brandelli.

Siamo tornati parecchie volte sulla crisi occupazionale innescata dalla cattiva gestione dei servizi e oggi la situazione pare al punto di non ritorno, visto che sembrano a rischio persino gli stipendi dei dipendenti comunali.

Ricordiamo tutti i proclami sul mare pulito lanciati urbi et orbi mentre la situazione ambientale della città precipitava fra cumuli di immondizia, lastroni di eternit abbandonati e spiagge al cobalto.

Abbiamo denunciato le "leggerezze" nel pagamento dei fornitori, i dietro front del sindaco sull'intitolazione di una piazza alle vittime della criminalità organizzata, le promesse non mantenute ai lavoratori delle cooperative, le indennità non pagate agli scrutatori, l'affossamento della raccolta differenziata, un dissesto che si poteva evitare, l'emergenza idrica.

L'amministrazione Ferrari polverizza tutto ciò che tocca, il sindaco si comporta come l'Orlando Furioso che abbatte tutto ciò che gli si para davanti, senza sentire le ragioni di chi cerca di riportarlo al buon senso: al massimo fa spallucce, digrigna un po' e poi prosegue dritto verso un obiettivo che ormai sono in pochi a vedere.

Sta accadendo in questi giorni in uno dei settori nevralgici della città: la scuola. Dopo lo scandalo dei libri di testo consegnati quando le lezioni erano cominciate da settimane, dopo essersi dimenticati di allestire il refettorio all'istituto comprensivo di Baracche, dopo aver lasciato sfumare un cospicuo finanziamento per la ristrutturazione di due istituti cittadini, dopo aver paventato il blocco degli scuolabus, il sindaco sta dando il peggio di sè nella gestione del servizio mensa. Tacendo per decoro sull'indegna bagarre scatenata dal sindaco con i genitori e un dirigente scolastico, di sicuro sappiamo che, a fine maggio, l'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici consigliava al Comune di rescindere il vecchio contratto e bandire un nuovo affidamento. Ciò che davvero non riusciamo a capire è come mai siano stati necessari cinque mesi per procedere all'effettiva rescissione (eseguita solo il 22 ottobre)! Ci voleva molto a capire che questo servizio doveva essere approntato prima dell'inizio dell'anno scolastico? E quanto tempo ci vorrà per espletare le procedure? Pare che, nel frattempo, la refezione sarà comunque assicurata in via provvisoria e pare che, in questa fase, sarà interessato, fra gli altri, il ristorante di proprietà di un prossimo congiunto di un assessore comunale. Non sappiamo quanto sia fondata questa voce e speriamo che il Comune smentisca l’indiscrezione. Ma, se è vero, quali criteri e quali procedure sono stati usati per questa scelta? Di sicuro sarà tutto regolare visto che siamo in situazione di emergenza, ma perché attendere che l'emergenza si generasse? 

Intanto, stanno circolando nelle scuole dei moduli (foto sotto) per l'iscrizione al servizio mensa 2013-2014, firmando i quali i genitori si impegnano ad accettare le condizioni stabilite dal Comune. Ma di quali condizioni si parla, se ancora non si sa chi gestirà il servizio mensa, con quali modalità, quali costi per i cittadini, quali fasce di esenzione e con quali tabelle nutrizionali?

Infine, ma non per importanza, ci pare opportuno sollevare una nuova situazione di crisi: sul tetto dell'istituto di Via Baracche è stata da qualche anno installata un antenna radio per le trasmissioni a bassa frequenza della protezione civile. Visto che, nello stesso periodo, ben due allievi di quella scuola hanno evidenziato patologie tumorali, molti genitori hanno richiesto al Comune la rimozione del dispositivo. Pur in assenza di una prova scientifica sulla causalità, un criterio prudenziale di riduzione del rischio avrebbe dovuto suggerire all'amministrazione di farsi - quanto meno - carico del problema e di chiedere alla Presidenza del Consiglio una dislocazione dell'antenna. E invece no: il sindaco e il direttore dell'ufficio tecnico se ne sono lavate le mani, trincerandosi dietro un noncurante e beffardo "non è di nostra competenza". 

Signori cari, adesso basta. La misura è colma. Arrendetevi di fronte alla sfortuna o all'incapacità, poco importa. Tenete pure gli occhiali da sole, ma alzate bandiera bianca e fate i bagagli!

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Praia a mare- E’stata rigettata ieri la richiesta di dissequestro dell’area della fabbrica avanzata dalla Marzotto per provvedere alla caratterizzazione e all'eventuale bonifica dei luoghi nll’mbito del processo Marlane in Corso presso il Tribunale di Paola. Rigettata anche per inammissibilità la richiesta del Comune di Praia a Mare di nominare un proprio perito di parte.

Sfoltito infine l’elenco dei prossimi testimoni e stabilite le date delle prossimeudienze.

Sono stati poi sentiti atri testimoni per ricostruire le fasi, l'atmosfera, le situazioni dell'ambiente del lavoro in fabbrica.

Le testimonianze si alternano le condizioni critiche così che il reparto tintoria, nelle ultime deposizioni è stato descritto come un luogo tutto sommato sicuro. Ma la tintoria è anche l'area della fabbrica dove non vi erano divisioni nette fra i reparti e nella quale si sprigionavano i vapori provenienti dalle grosse vasche.

Le sette testimonianze di giorno 8 novembre hanno però confermato la presenza di aspiratori aerei che portavano via i vapori provenienti dalla tintoria dove, è stato ribadito dalla difesa degli imputati, non ci sarebbe mai stato alcun operaio ammalatosi di tumore.

Una serie di dichiarazioni che contrastano con quelle di altri ex operai. Davanti ai giudici sono comparsi anche i figli e gli eredi di operai deceduti per tumore.

Intanto prosegue la raccolta di firme lanciata sul web per chiedere maggior attenzione mediatica da parte degli organi di informazione che secondo un folto gruppo avrebbero ignorato il processo. La raccolta di firme è stata lanciata, fra gli altri, dal Partito dei comunisti italiani, fra i primi firmatari, risultano infatti Giorgio Langella e Giovanni Guzzo esponenti del Pdci

Interviene però lo Slai Cobas che emana il seguente comunicato

“Gli abnormi tempi biblici del processo stanno rischiando, non forse casualmente, di determinare non solo la prescrizione dei gravi reati contestati agli imputati ma di rendere intollerabile l’ansia ed il dolore dei familiari dei deceduti e di quanti ancora lottano contro la malattia fino ad indurre auspicate e misere transazioni (30.000 euro al lordo delle spese legali) pur di mettere fine ad una immane ed insopportabile sofferenza che si rinnova ad ogni udienza”. E' quanto dichiara Mara Malavenda che ha sottoscritto l’esposto in funzione di coordinatore nazionale del sindacato Slai cobas - atto depositato questa mattina dall’avv. Bartolo Giuseppe Senatore che in aula patrocina il sindacato di base. L’esposto è stato inoltre trasmesso a mezzo fax certificato, per quanto di competenza, al Csm ed alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

"Questo esposto - continua Malavenda - ha lo scopo preciso di far ritenere che questo processo sta durando da troppi anni (18 dalle prime notizie pubbliche di casi di patologie tumorali tra gli addetti - 16 anni dalle prime interrogazioni parlamentari sulla grave vicenda con l’ “interessamento” pro-forme ed elusivo delle preposte parti istituzionali di governo e locali, 10 dall’avvio dell’istruttoria) fino a denegare di fatto ogni idonea giustizia alle parti lese, con ad oggi 108 lavoratori morti di cancro e una rilevante moltitudine di addetti, nonché cittadini, ammalati”…

"Come sindacato richiediamo l’accertamento di ipotesi di reato rispetto all’abnorme dilatazione dei tempi processuali, di quanti hanno consapevolmente contribuito a creare i danni ambientali e/o vi hanno concorso per i reati di strage e/o omicidi plurimi volontari e qualsiasi reato di pericolo contro l’incolumità dei lavoratori e pubblica (reati di comune pericolo mediante violenza), inoltre la verifica sulla liceità o meno dei finanziamenti pubblici erogati all’ azienda e della prevedibile possibilità che i terreni ritornino alle stesse aziende, o gruppi di persone e/o famiglie collegate per rinnovate operazioni speculative, nonché di considerare e dichiarare off-limits l’intera area inquinata che va bonificata per scongiurare danni presenti e futuri”

“La morte dei lavoratoti non ha un cartellino con un prezzo da pagare che ne cancelli sofferenze e disperazione - dichiara infine la sindacalista - come sindacato ed attori costituiti nel processo come parte civile non molleremo perché: alcuna transazione civile può estinguere i reati penali e nessuna transazione privata può estinguere un danno collettivo, né consentiremo la prosecuzione dei tempi biblici processuali funzionali che rischiano la prescrizione dei reati".

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