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Domani mattina 7 novembre il personale del comune di Paola ancora senza stupendi incontrerà il segretario generale del comune.

Che si intenda; il segretario non è come san Francesco; non può certamente fare miracoli.

Ma qualcosa può fare ed è quello che si aspettano tutti o dipendenti. E non solo loro, ma tutti i creditori del comune paolano.

La verità. La verità sulla situazione contabile e finanziaria del comune.

Peraltro il segretario generale è un esperto di comuni in dissesto o predisse sto.

E sembra che abbia già anticipato la linea obbligata di condotta.

Lo spending rewiew cioè la revisione della spesa pubblica.

A parole un vero e proprio miracolo atteso che “per spending review si intende quel processo diretto a migliorare l'efficienza e l'efficacia della macchina statale attraverso la sistematica analisi e valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei programmi, dei risultati. Analizza più il come che il quanto: i capitoli di spesa vengono passati al vaglio per vedere cosa può essere tagliato, per scoprire se ci sono sprechi o casi di inefficienza. La revisione della spesa pubblica investe anche gli acquisti delle amministrazioni pubbliche”

Il miracolo sta nel fatto che si pretenderebbe “la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati”.

La linea cioè è quella di un bilancio che non sopravvaluti le entrate sottovalutando nel contempo le spese, evitando, cioè, di creare disavanzi di bilancio che si riversano sui bilanci futuri, determinando debiti alle future generazioni.

Questa logica gestionale appare indispensabile se si vuole pagare il lavoro del personale dipendente sia interno che esterno.

Peraltro se non si farà così partiranno sicuramente scioperi a raffica creando gravi disservizi alla comunità della cittadina tirrenica.

In conclusione a Paola od altrove basta con gli sciali ( vedi foto), è tempo di verità e di correttezza contabile. Ma anche di responsabilità politica, contabile e penale.

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Tanto tuonò che piovve!

Così si dice che abbia commentato Socrate quando sua moglie Santippe gli rovesciò sulla testa un secchio d’acqua dopo aver brontolato a ripetizione.

E dopo i tanti brontolii tra la attuale e la precedente amministrazione della città di Paola, circa la sussistenza o meno dello stato di Default ecco che arriva il secchio d’acqua sulle testa degli incolpevoli( o quasi) dipendenti comunali.

Niente stipendio di ottobre.

Ed altri secchi potrebbero riversarsi sulle loro teste.

La situazione infatti sembra più che seria anche perché l’amministrazione attuale viste le dichiarazioni di Perrotta circa la inesistenza dello stato di fallimento ( o prefallimento) non ci sta a ridurre i servizi e quindi continua a creare debiti.

Eh si perché la vicenda sembra paradossale ma è esattamente qusta.

Se il comune di Paola come sembra certo (ma tanti scaramanticamente non vogliono crederci) è in dissesto allora diventa un obbligo contrarre i servizi ed aumentare le tasse, se non lo è, allora, è d’obbligo continuare a galleggiare anche se l’acqua entra dal fondo e la barca sta per affondare.

Intanto il personale si è riunito ed ha deciso di incontrare il segretario generale per avere la necessaria contezza della situazione economica dell’ente.

Non serve scioperare .

Il neo segretario ha il polso della situazione , incontrerà gli amministratori e poi sia quel che sia.

Ma che nessuno rida! Se Atene piange domani piangerà anche Sparta!

E chissà che il Santo paolano non faccia il miracolo di risolvere i problemi della città? Magari solo allontanando da Paola i tanti che per osare troppo come Icaro cadono al suolo, anzi fanno cadere al suolo la bella città tirrenica?

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Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota di Cambia Paola e Rifondazione-FDS

Il dramma dei dipendenti delle cooperative che gestiscono i servizi esternalizzati non si risolve attraverso vertenze separate e tavoli riservati ma con una battaglia unitaria che abbia di mira un principio unico per tutti: il Comune deve assumersi la responsabilità diretta della dignità del lavoro e dei lavoratori. I sindacati dovrebbero prenderne atto, e promuovere rivendicazioni che compattino le legittime richieste dei singoli. A Paola praticamente tutti lavoratori esternalizzati lamentano il mancato pagamento degli stipendi: Ecopa, Lofram, Agorà, San Francesco, Quadrifoglio, oggi anche Laopools. A chi giova dividerli?

Quello che accade oggi è il frutto avvelenato di un sistema instaurato da un apparato politico miope ed opportunista che, in nome della propria sopravvivenza, ha imposto alla città meccanismi che hanno prodotto da un lato precarietà, povertà, disperazione ed emigrazione; dall’altro, inefficienza, sprechi, disagi, disservizi, aumento delle tariffe. E non desta alcuna meraviglia il fatto che i sindacati abbiano avuto difficoltà a trovare, nei corridoi del Palazzo di Città, amministratori con cui discutere dei diritti dei propri assistiti. Quello che invece, in teoria, dovrebbe colpire è il fatto che in quegli stessi corridoi sia impossibile trovare i rappresentanti dell’opposizione. Ma il punto è che anche da quel versante si ha poco da dire: l’attuale sistema lo hanno instaurato molti degli uomini che oggi siedono nei banchi della minoranza, che hanno costruito le proprie fortune sul clientelismo che deriva dal ricatto. Se mi voti ti faccio assumere dalla tale cooperativa; se non mi voti ti faccio licenziare. O ancora: se tu, imprenditore, riesci a imporre ai tuoi dipendenti di votarmi in massa, allora ti assicuro l’affidamento del servizio; in caso contrario, mi rivolgerò a un’altra ditta. Questo è il funzionamento del sistema.

Peraltro, va anche detto che, purtroppo, il trattamento oggi riservato dalle cooperative a operai e tecnici non ha spesso nulla di illegale: le leggi nazionali varate negli ultimi venti anni, sia dal centrodestra che dal centrosinistra, consentono all’imprenditore questo e molto altro ancora. E un’amministrazione pubblica deve saperlo. E allora, se davvero si vuole incidere in maniera positiva sulle condizioni di vita complessive delle famiglie direttamente coinvolte, occorre smantellare il sistema di esternalizzazione e tornare alla gestione interna di quei servizi per i quali l’intera comunità paga ogni anno tasse e tributi sempre più pesanti.

Se un operaio è dipendente del Comune, verrà pagato con puntualità, come tutti i dipendenti pubblici. Se un operaio è dipendente del Comune verrà pagato per tutte le ore effettivamente lavorate e per le mansioni effettivamente svolte e alla fine della sua carriera avrà la pensione cui ha diritto. Se un operaio è dipendente del Comune opererà secondo i canoni di sicurezza sul posto di lavoro garantiti in tutta Europa. Se un operaio ha tutto questo, lavora meglio, il servizio funziona e allora perfino il pagamento delle tasse da parte dei cittadini acquista un senso. Quando non è così il lavoratore è debole, ricattabile, facile preda dell’amministratore senza scrupoli quando non dell’organizzazione criminale che si propone come garante di una stabilità malata.

E allora, come sempre abbiamo fatto in questi anni, noi continuiamo a insistere sull’urgenza di abbandonare la sciagurata politica delle esternalizzazioni selvagge e pianificare un ritorno alla gestione diretta dei servizi, con personale selezionato secondo le regole di trasparenza previste per le assunzioni pubbliche, salvaguardando i diritti di chi quel lavoro lo svolge già oggi. Nel frattempo, il Comune badi a preservare almeno i diritti contrattuali e previdenziali dei lavoratori, controllando che nelle loro buste paga vengano inserite le ore e le mansioni effettivamente svolte dagli operai e che i contributi Inps vengano effettivamente versati. Nel caso in cui, poi, dovesse venire fuori qualunque forma di abuso da parte dell’impresa nei confronti dei propri dipendenti, allora il Comune revochi immediatamente l’affidamento e proceda al pagamento diretto dei lavoratori, consentito dalla Legge proprio in casi come questo. Nessuno di noi, in città, vuole pensare che il funzionamento dei servizi nelle nostre strade o nelle nostre case debba essere ottenuto attraverso lo sfruttamento, il ricatto, il maltrattamento di nostri concittadini.

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