Proseguono le indagini della Polizia di Paola, coordinate dal sostituto della locale Procura della Repubblica Maria Camodeca, sull’incendio di due barche nel porto di Cetraro.
Chiara la matrice dolosa del rogo.
Sembra che gli investigatori dunque sarebbero vicinissimi all’uomo che avrebbe attinto il fuoco ma che al momento non sia stata emessa alcuna misura cautelare.
Voci attendibili parlano di importanti risvolti.
Ovvia la importanza delle dichiarazioni testimoniali delle 5 persone presenti al momento dell’incendio una delle quali si è portata verso le imbarcazioni prima che venissero attinte dal fuoco.
Altrettanto importanti sono le dichiarazioni testimoniali dei proprietari delle imbarcazioni.
Gli investigatori stanno lavorando sul movente dietro al quale potrebbero nascondersi eventuali mandanti che potrebbero essere connessi ai proprietari della due imbarcazioni od a qualcuno di loro.
Mandanti i cui nomi possono essere fatti dal o dai responsabili del fatto delittuoso.
Dai filmati le prime risposte alle indagini sull’incendio di due barche nel porto di Cetraro, accaduto mercoledì scorso, intorno alle 21,30 al molo “M”, incendio che aveva comportato anche lievi danneggiamenti ad una terza barca, ormeggiata poco distante.
Le imbarcazioni da diporto che avevano preso fuoco, rispettivamente di 14 e 12,66 metri, appartenevano a due professionisti della zona, l'avvocato Nicola Gaetano di Paola e il farmacista di Fuscaldo Carlo Licursi.
Entrambe avevano un valore stimato tra i 250 e i 300 mila euro.
La Polizia ha potuto visionare le immagini del circuito di videosorveglianza e sembra che da tale visione escano forti indizi.
L'uomo che avrebbe potuto appiccare l’incendio non sarebbe riconoscibile, ma di certo era sceso dall'imbarcazione dove si trovava in compagnia di altre quattro persone, contrariamente, cioè, a quanto si è pensato inizialmente sulla fuga da una delle barche sulle quali era divampato il rogo.
Dal video,infatti, è ben visibile il soggetto che scende dalla barca dove aveva appena mangiato con i quattro amici e si reca con una sigaretta verso i natanti.
A questo punto le immagini non sono più chiare. Una perizia potrebbe però fugare ogni dubbio
Aieta, ha inviato una lettera al segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, con la quale evidenzia che. «Estromettere i socialisti calabresi significa decretare la fine del partito in Calabria. Significa, ancora, spingere nella totale rassegnazione una classe dirigente composta da molti sindaci, consiglieri provinciali e comunali, assessori provinciali e comunali, dirigenti di partito che in queste elezioni avevano intravisto un motivo di rilancio alla luce anche della splendida performance alle ultime regionali che, però, non è bastata a far eleggere un consigliere regionale. Per tutti questi motivi ti comunico la mia sofferta ma convinta sospensione dal partito in attesa di discuterla con te e con il segretario regionale del Psi Calabria.
Se le notizie sulle liste dovessero risultare vere si consumerebbe un'ulteriore ingiustizia e scorrettezza ai danni di una delle regioni più socialiste d'Italia.
Non si capisce chi ha deciso i candidati da inserire nelle liste bloccate, quanti candidati in posizione utile siano stati inseriti, quali criteri siano stati seguiti. Avremmo preferito che gli eletti nei consigli regionali, provinciali e comunali avessero partecipato ad una discussione aperta visto che il consenso del Partito socialista, in questi anni, è dipeso molto da quanti non hanno inteso farsi sedurre dalle sirene di altre formazioni politiche continuando a spendersi per un partito che da oltre vent'anni non riesce più a convincere l'elettorato che non sia, appunto, quello che fa riferimento agli enti locali. Non ci convince la scelta operata perché appare burocratica, oligarchica e tesa a garantire più che i territori che esprimono consensi, singole individualità che spero abbiano meriti da esibire».
In sostanza viene contestato a Nencini di non aver inserito nei listini bloccati( gli eletti certi) nemmeno un calabrese ( si faceva il nome di Incarnato) ma di aver preferito altre regioni per collocarvi i sette garantiti da Bersani.