
Aieta, ha inviato una lettera al segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, con la quale evidenzia che. «Estromettere i socialisti calabresi significa decretare la fine del partito in Calabria. Significa, ancora, spingere nella totale rassegnazione una classe dirigente composta da molti sindaci, consiglieri provinciali e comunali, assessori provinciali e comunali, dirigenti di partito che in queste elezioni avevano intravisto un motivo di rilancio alla luce anche della splendida performance alle ultime regionali che, però, non è bastata a far eleggere un consigliere regionale. Per tutti questi motivi ti comunico la mia sofferta ma convinta sospensione dal partito in attesa di discuterla con te e con il segretario regionale del Psi Calabria.
Se le notizie sulle liste dovessero risultare vere si consumerebbe un'ulteriore ingiustizia e scorrettezza ai danni di una delle regioni più socialiste d'Italia.
Non si capisce chi ha deciso i candidati da inserire nelle liste bloccate, quanti candidati in posizione utile siano stati inseriti, quali criteri siano stati seguiti. Avremmo preferito che gli eletti nei consigli regionali, provinciali e comunali avessero partecipato ad una discussione aperta visto che il consenso del Partito socialista, in questi anni, è dipeso molto da quanti non hanno inteso farsi sedurre dalle sirene di altre formazioni politiche continuando a spendersi per un partito che da oltre vent'anni non riesce più a convincere l'elettorato che non sia, appunto, quello che fa riferimento agli enti locali. Non ci convince la scelta operata perché appare burocratica, oligarchica e tesa a garantire più che i territori che esprimono consensi, singole individualità che spero abbiano meriti da esibire».
In sostanza viene contestato a Nencini di non aver inserito nei listini bloccati( gli eletti certi) nemmeno un calabrese ( si faceva il nome di Incarnato) ma di aver preferito altre regioni per collocarvi i sette garantiti da Bersani.
Ieri 4 gennaio nei locali del circolo “Giannino Losardo” di Cittadella, si è tenuta un’assemblea operativa della lista “Rivoluzione Civile” aperta ai partiti e ai movimenti del Tirreno cosentino che si riconoscono nel progetto politico guidato da Antonio Ingroia.
Da Tortora, Praia a Mare, Verbicaro, Grisolìa, Santa Maria del Cedro, Diamante, Belvedere Marittimo, Cittadella del Capo, Cetraro, Acquappesa, Paola, Amantea, erano presenti quasi tutte le anime, quelle politiche così come quelle più espressione della società civile, che compongono il nascente movimento.
Significativa la presenza dei “Verdi” del Tirreno e quella di numerosi movimenti di base e associazioni della costa, da quello che si è occupato della “nave dei veleni” ad Amantea a quello che si è battuto e continua a battersi sulla vicenda “Marlane” di Praia.
Assenti solo i referenti di Idv Alessandro Leone ed Alessio Palermo.
Dal comunicato emerge che “Sulla scorta dell’ampia partecipazione politica e di società civile si è proceduto a definire in modo condiviso e partecipato sia la linea politica generale del progetto, sia il rapporto fra i soggetti partitici ed associativi, sia la nodale questione delle candidature. Le parole d’ordine saranno l’impegno antimafia, la difesa dei diritti del lavoro, il recupero e la valorizzazione del patrimonio ambientale, la tutela dei beni comuni, la redistribuzione progressiva del reddito e la giustizia sociale nel senso più alto dettato dalla Costituzione”.
Rivoluzione Civile, dunque, nell’attuale panorama, “si pone come unica e autentica forza di sinistra, antitetica alla destra berlusconiana come a quella montiana e distante dal Pd”.
L’assemblea ha poi deciso che: “non sarà candidabile chi già ricopra cariche istituzionali”. L’assemblea ha quindi formulato una rosa di nomi per le liste della Camera e del Senato, selezionando sei personalità che, nei partiti e nella società civile, si sono distinte nelle battaglie sociali, civili e ambientali del Tirreno cosentino.