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Si potrà osservare che le indagini statistiche sono imperfette. Si potrà dire che non sono la verità provata,quella assoluta. E ci sta. Ma raramente penso come questa volta siano espressivi di una verità celata.

E così la indagine di Datamedia la Calabria scopre di non gradire più Scopelliti che crolla negli indici di gradimento superando con il suo 47% soltanto e Giovanni Chiodi governatore dell’Abruzzo – anche lui del Pdl, ultimo con un 46,4%.

Subito la stampa prona assicura che Scopelliti “sicuramente si riprenderà”

Sicuri?

Oh, che sia chiaro; sembra che ci si trovi nella stessa condizione di quando Loiero era convinto dai suoi “LC” che avrebbe vinto le elezioni regionali, salvo poi sorprendersi dopo il dato finale e chiedersi: “ Ma perché abbiamo perso?”

Non si illuda Scopelliti che il PD è sciaguratamente spaccato, e non si illuda soprattutto che il possibile candidato avversario possa essere Oliverio con tutti i suoi limiti, resta il fatto che lui è sempre meno gradito.

Certo nessuno esclude che sulla sua valutazione “non positiva” abbia inciso la valutazione “negativa” sulle tante “belle figurine” che gli stanno attorno, anzi è molto probabile, quasi certo. Ma lui lo sapeva, non poteva non saperlo. Sarebbe potuto bastare il basso numero di presenti nelle sue “cento piazze” , cominciando da Amantea!

Rifletta, allora. E soprattutto cominci a lavorare e far lavorare per i calabresi! E si ricordi che il “popolo”sembra cominci ad aver capito. Allontani almeno qualcuno dei suoi inutili “Servi & L.C.” e si avvalga di gente che vale.

E forse……

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La banca di Credito Cooperativo Mediocrati ha chiesto una indagine sulla corruzione all’istituto Demoskopica. Ecco i risultati.

Circa 15 mila operatori economici avrebbero ricevuto richieste estorsive, mazzette e tangenti in Calabria.

Nel rapporto è scritto che le maggiori percentuali di casi di corruzione si riscontrano tra le imprese

-del comparto edile con il 13,2% ;

-del comparto dei servizi con il 13%

- dell’agricoltura con 11,7%

Minori le percentuali tra:

- imprese commerciali con il 2,4%;

- le imprese industriali con l’8,7%.

Interessante poi la ricerca sulla provenienza . secondo lo studio la richiesta di tangenti arriva:

-dai funzionari che gestiscono gli appalti pubblici con il 26,1%;

-dai politici con il 17%;

- da chi lavorano nelle forze dell’ordine con l’ 11,4%;

-da chi rilasciamo le concessioni edilizie e di permessi per lo svolgimento di altre attività economiche e commerciali con l’11,4%.

Segue poi la tipologia delle tangenti:

-per velocizzare una pratica il 45,8%;

- per ricevere in cambio un servizio o un beneficio il 33.3%

-per evitare problemi con l’autorità l’8,3%;

Infine l’andamento delle tangenti:

Per il 36,6% degli intervistati il fenomeno è aumentato “molto” negli ultimi tre anni;

Per il17,4% il fenomeno è aumentato ma in modo lieve;

Per il 41% è rimasto costante;

Poi c’è un 1,5% che afferma che “non c’è corruzione”.

Un dato questo in linea con quelli dell’ultima indagine Global Corruption Barometer sulla corruzione nel mondo, realizzata da Trasparency International, da cui emerge un aumento della corruzione per oltre i due terzi degli italiani (64%).

Ma ecco le denunce:

Nel 2004 si sono avute 1511denunce

Il massimo nel 2006 con 2.440 casi

Il minimo si è avuto nel 2009 con 1114 denunce;

E nel 2010 i casi sono saliti a 1377.

Sempre nello stesso periodo 2004-2010 :

-il maggior numero di reati con quasi il 50% dei casi sono state le truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche;

- a seguire con il 28,1% il reato di abuso d’ufficio;

- solo con il 7,5% l’indebita percezione a danno dello stato;

Tutte le altre categorie di reati non superano il 2%.

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comu8nicato stampa:

Nell’incontro che si è svolto solo qualche ora addietro tra noi due candidati e i presidenti delle commissioni provinciale e regionale per il congresso, io e Laratta eravamo serenamente convenuti a dare indicazione unitaria affinché la campagna congressuale non divenisse un immorale “tesserificio”.

Finora si sono svolti circa 20 congressi e ne rimangono da svolgere oltre 100.

Quelli finora svolti si sono tenuti nella massima regolarità tranne i casi di San Sosti e di Serra Pedace.

E’ davvero sospetta, pertanto, questa drammatizzazione che Laratta vuole operare con il ritiro della sua candidatura. E’ come se volesse allagare il campo per non giocare la partita.

In riferimento ai garanti inviati a presiedere i congressi finora svolti non sfugge a Laratta che sono stati nominati unitariamente e d’intesa tra i rappresentanti di entrambi i candidati.

Insomma più che uno scontro sulle procedure e sulle regole mi pare essere una competizione tra chi si propone custode dell’integrità morale e dell’autonomia politica della funzione del PD e chi vorrebbe che il PD fosse un partito alla mercé dei signori delle tessere.

Mi sarei aspettato dall’ex parlamentare Laratta che ci invitasse ad una comune riflessione su chi sono coloro che, improvvisamente e massicciamente, si presentano in alcuni congressi di circolo e chi per loro paga le tessere.

E’ davvero inquietante che ad arginare questo fenomeno grave e degenerativo debbano essere la stragrande maggioranza dei segretari di circolo e amministratori del PD, della quasi totalità dei dirigenti dei Giovani Democratici e non chi si candida addirittura alla guida del partito. Infatti, a fare la fila per la tessera sono stati riconosciuti noti militanti di centrodestra o, addirittura, candidati sconfitti che, nelle recenti elezioni amministrative, si erano opposti alle liste ufficiali del PD.

Non sono credibili, dunque, le ragioni che Laratta ha esposto per motivare il ritiro della sua candidatura.

Anzi, con questa scelta, di fatto Laratta giustifica e sollecita la pratica deleteria dei pacchetti di tessere e del voto di scambio a suo sostegno. A meno che Laratta non sia stato spinto in questa scelta dai capi corrente che lo hanno designato perché preoccupati che, attraverso una libera e trasparente competizione congressuale, si prefigurasse anche per loro una pesante sconfitta.

Cosenza, li 1 novembre 2013 Luigi Guglielmelli

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