
COSENZA 24 marzo 2020 : Durante il controllo del territorio da parte dei Carabinieri Forestale sono state denunciate sei persone per violazione alle disposizioni del decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri per il contenimento del contagio. In particolare quattro persone sono state denunciate dai Carabinieri Forestale della Stazione di Corigliano a Villapiana Lido. Tre di queste, due uomini e una donna si trovavano sul lungomare privi di autocertificazione e lontani da casa, affermando di voler fare una passeggiata o comprare delle mascherine, un quarto stava facendo delle fotografie, tutti in violazione al DPCM relativo al divieto di spostamenti senza comprovate necessità. I militari della Stazione Forestale di Acri hanno invece denunciato due persone del luogo fermate in località “Croce di Baffi” per un controllo. Questi circolavano in assenza di reali esigenze o situazioni di necessità, inoltre su richiesta della pattuglia entrambi dichiaravano falsamente di non essere sottoposti a misura di quarantena, cosa invece accertata dai militari. Per entrambi è scattata la denuncia per inosservanza DPCM e per false dichiarazioni.
Dalla tabella sui contagi diffusi oggi nella consueta conferenza stampa della protezione civile è sparito un decesso in Calabria visto che nel bollettino di domenica 22 marzo erano segnalati 8 morti e in quello di lunedì 23 marzo sono scesi a 7. Era stata la stessa Regione domenica a confermare 3 deceduti a Cosenza, 4 deceduti a Reggio Calabria e un 1 deceduto a Crotone.
Mistero sui dei decessi in Calabria dovuti al Coronavirus e diffusi oggi nella consueta conferenza stampa dalla protezione civile. Dalla tabella sui contagi in regione infatti è sparito un decesso visto che nel bollettino di domenica 22 marzo erano segnalati 8 morti e in quello di lunedì 23 marzo sono scesi a 7. Era stata la stessa Regione domenica a confermare 3 deceduti a Cosenza, 4 deceduti a Reggio Calabria e un 1 deceduto a Crotone ma oggi nell'ultimo bollettino a Reggio Calabria i decessi sono scesi a tre. In base agli stessi dati, la Calabria resta comunque una delle regioni meno colpite dal coronavirus in Italia con 292 casi totali. Nelle ultime 24 ore sono stati segnalati altri 19 casi di contagi mentre il numero di persone guarite e dimesse resta fermo a cinque unità. Un dato che certifica il calo dei nuovi casi di contagio con l’aumento più basso degli ultimi 5 giorni.
Attualmente dunque sono 280 le persone positive al coronavirus in regione. In totale sono 82 quelle ricoverate in ospedale con sintomi mentre sono venti quelle costrette alla terapia intensiva. Son 178 infine quelli in Isolamento domiciliare. La Calabria si conferma però anche una delle regini con meno tamponi effettuati rispetto alla popolazione residente nonostante l'accelerazione in questo senso avuta nelle ultime. Nell'arco dell'ultima giornata infatti in regine sono stati effettuati qualche centinaia di tamponi ulteriori per rilevare il covid -19 che portano il totale a 4073 ai 3666 di domenica. I casi della Calabria sono così suddivisi nelle 5 Province della Regione: A Reggio Calabria 94 casi, 3 morti, 5 guariti; a Cosenza 66 casi, 3 morti; a Catanzaro 60 casi; a Crotone 55 casi, 1 morto; a Vibo Valentia 17 casi. Nel conteggio sono compresi anche i due pazienti di Bergamo trasferiti a Catanzaro.
Come la maggioranza degli italiani sono confinato a casa. Non vedo e non parlo con nessuno. Mi affaccio ogni tanto dal balcone della mia abitazione e guardo le vie della città con le macchine parcheggiate da diversi giorni sempre allo stesso posto, le montagne della Sila e malgrado i divieti tante persone sui marciapiedi. Vorrei gridare. Vorrei dire loro che sbagliano, che commettono un grave errore trasgredire gli ordini e i divieti del Governo e del Sindaco. Tornatevene a casa, state rinchiusi in casa, guardate la televisione, leggete qualche libro, giocate con i vostri nipotini, giocate a carte con vostra moglie, ascoltate musica, fate quel cavolo volete e desiderate ma statevene a casa. Statevene a casa, aspettate la fine dell’epidemia. Verrà, verrà. Ma non l’ho fatto e non lo farò. Non perché abbia paura o perché mi potrebbero mandare a quel paese. Ma perché con questi imbecilli, incoscienti, cretini, stupidi, ignoranti, presuntuosi non ho nulla a che fare. Questi sono gli aggettivi più appropriati. Ce ne sarebbero altri, aggiungeteli voi. Nonostante il diffondersi del corona virus che sta avendo risvolti drammatici ancora qualche imbecille non vuole capirlo e scende in strada e molti nostri cari emigranti abbandonano il Nord per scendere al Sud dai loro cari e, secondo loro, per mettersi al riparo dall’epidemia. Ma mettono a repentaglio non solo la salute dei propri cari, ma anche quella degli abitanti di una comunità intera. Amici, quello che stiamo vivendo sono giorni davvero difficili, difficili per tutti, uomini e donne, grandi e piccini, ricchi e poveri. E ancora non sono finiti. Non si vede la luce. Ce ne saranno ancora più difficili, più brutti, più sconvolgenti. La gente ancora continua a morire e non ci sono più posti nei cimiteri per poterla seppellire. Vedere quei camion militari in fila per le vie di Bergamo che trasportavano le bare in altri luoghi perché non c’era più posto nel locale cimitero mi ha completamente sconvolto. Non si può morire in pace. Non più un degno funerale e una degna sepoltura. Ogni giorno centinaia e centinaia di uomini e donne muoiono negli ospedali in terapia intensiva perché colpiti da questo virus invisibile e micidiale e tanti, ancora, come se niente fosse, calpestando volutamente i divieti emanati dal Governo, vanno in giro per le vie della città perché chiusi in casa non vogliono stare, hanno bisogno di fare quattro passi mettendo a repentaglio la loro vita e la vita degli altri. Si, lo so che è molto difficile stare chiusi in casa da diversi giorni. Ma se davvero vogliamo sconfiggere il virus tutti dobbiamo fare qualche sacrificio. Se continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto potremmo venire a contatto con qualche persona positiva al virus ed essere contagiati. E poi, quando si ritorna nella nostra abitazione, contagiare i nostri familiari. E questo che vogliamo? No, di certo. E allora comportiamoci da persone civili. Rispettiamo le regole e i divieti. Restiamo a casa. Dimentichiamo per ora le passeggiate sul lungo mare di Amantea, le scampagnate in campagna. Finiamola di fare i furbetti. Medici, paramedici, infermieri, Forze dell’Ordine, stanno facendo sacrifici enormi e noi cosa facciamo? Andiamo in giro per la città con la scusa di andare ai supermercati a fare la spesa, a prendere le medicine in farmacia, a far fare la pupù al cagnolino o come quella signora di Roma a far fare un giretto per le vie di Roma antica al maialino che teneva al guinzaglio. Ma i maiali devono stare nei porcili non nelle civili abitazioni. I camici bianchi crepano in corsia, gli ammalati muoiono senza nessun familiare accanto, senza alcun conforto religioso e noi ci trastulliamo andando in giro per la città. Muoiono senza neppure una carezza, un bacio, una stretta di mano, una preghiera, un estremo saluto. E neppure possono ricevere l’estrema unzione da parte di un sacerdote perché per ragioni di sicurezza nessuno è ammesso nei reparti infettivi degli ospedali. Ho ancora scolpite nella mente le immagini dei camion che avanzano lentamente e senza un solo familiare dietro i camion, soltanto le macchine dei Carabinieri. Quei camion raccontano il dramma che l’Italia sta vivendo. Le immagini che sono giunte da Bergamo e trasmesse da tutte le televisioni più di ogni altra cosa ci hanno sbattuto in faccia la tragicità che stiamo vivendo e ci obbligano a riflettere a lungo. La vita che verrà non sarà più come prima. Molte cosa cambieranno. Quello che abbiamo visto non era finzione, non era un film girato ad Hollywood o a Cinecittà. Quelle immagini dell’altro giorno erano vere. In quei camion allineati c’erano le bare dei nostri morti a causa del maledetto virus. Quei camion trasportavano davvero persone soffocate dal maledetto virus che fino ad ieri erano come noi: camminavano, ridevano, giocavano, guardavano la televisione, abbracciavano i loro cari.