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Rose (Cs). I Militari della Stazione Carabinieri Forestale di San Pietro in Guarano hanno denunciato per violazione alla normativa ambientale due persone:

- il responsabile dell’Ufficio tecnico di Rose;

 

- il Site Manager della società che gestisce in località “Boccalupo” di Rose un impianto di sollevamento liquami proveniente dal sistema fognario del comune.

Alla denuncia si è arrivati a seguito di un controllo effettuato nei giorni scorsi dai militari, unitamente ai responsabili della società ed i tecnici comunali, dell’impianto in questione.

Sul posto è stata constatata la presenza di un pozzetto sistema fognario del Comune di Rose collegato direttamente all’impianto di sollevamento liquami tenuto in gestione dalla Società GEKO S.p.a.

Dai successivi accertamenti si è riscontrata la presenza di una condotta proveniente dall’ impianto di sollevamento, che con la portata costante nel tempo dello scarico creava un impluvio naturale sul suolo, sfociando direttamente nel Fiume Crati.

Tutto ciò senza aver subito idoneo processo di depurazione, come confermato dalla presenza di residui solidi allo sbocco, dai segni di imbrattamento della vegetazione circostante oltre l’intorbidimento delle acque di scolo e il cattivo odore presente in zona riconducibile alla mancata depurazione degli stessi.

Ulteriori controlli hanno verificato la presenza di una condotta di scarico attiva proveniente dal sistema fognario, il mancato funzionamento dell’impianto di sollevamento e la presenza di reflui urbani all’interno dei pozzetti d’ispezione.

Tale stato ha provocato l’intasamento dei reflui urbani nella camera di pompaggio, con il conseguente scarico degli stessi direttamente sul suolo senza aver subito idoneo processo di depurazione.

La gestione e manutenzione dell’impianto, attraverso un contratto, è affidata alla GEKO la quale non ha prodotto autorizzazione allo scarico di tale impianto di raccolta reflui urbani.

Per tale motivo dopo l’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza si è proceduto alla denuncia dei due responsabili dipendenti della stessa.

COSENZA 26 maggio 2018

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elezioni-amministrative-2018Il 10 giugno prossimo anche in Calabria gli abitanti di 53 comuni calabresi si recheranno alle urne per eleggere il Sindaco e il Consiglio Comunale. Il più popoloso comune calabrese è Corigliano Calabro. Eventuale ballottaggio domenica 24 giugno. I Comuni più vicini a noi sono Serra d’Aiello e San Lucido. Ma anche in questa tornata elettorale di primavera molti cittadini non andranno a votare perché in alcuni comuni non è stata presentata alcuna lista. Nessuno viole diventare Sindaco, nessuno vuole diventare consigliere comunale. Anche nella nostra Calabria c’è un comune che non andrà per la terza volta consecutiva al voto. E’ il comune di San Luca tristemente noto alla cronaca nera per le faide delle cosche mafiose e per rapimenti e uccisioni degli anni passati. Ma San Luca è anche il paese di Corrado Alvaro. Anche in Sardegna ci sono 6 paesi in cui non si è trovato nessuno disponibile a candidarsi. Se questo succede in Calabria e in Sardegna, un motivo c’è. Nei comuni piccoli i Sindaci sono più esposti e meno tutelati. Poi se in quei paesi la mafia la fa da padrone allora è comprensibile la rinuncia dei cittadini a candidarsi. La vita è sacra. Il Sindaco di Bari nonché Presidente dell’ANCI così ha detto:- A spaventare sono le minacce della criminalità organizzata. Fare il Sindaco è un mestiere difficile che costringe a scontrarsi con ostacoli burocratici. Le risorse sono poche e gli obblighi molti, con una miriade di scelte scomode, impopolari e a volte rischiose come risulta l’alto numero di amministratori minacciati-.

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Cambia qualcosa in Calabria? Si.

Leggete:

«Nei prossimi giorni gli enti dell'Autorità idrica regionale (Aic) non votino per il nuovo gestore del servizio idrico.

Lo facciano solo dopo la conclusione, prevista a strettissimo giro ( forse il 24 maggio), dell'istruttoria che su denuncia del Movimento 5stelle Arera, che è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha avviato in merito alla tariffazione dell'acqua all'ingrosso in Calabria. Si tratta di un fatto dirimente».

Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Paolo Parentela e Giuseppe d'Ippolito, che sulle tariffe illegittime applicate negli anni da Regione Calabria e Sorical, con arbitraria maggiorazione degli importi dovuti per circa 140milioni di euro, hanno a lungo discusso con il presidente di Arera, Guido Pier Paolo Bortoni, il responsabile delle Relazioni esterne Cecilia Gatti, il segretario generale Giandomenico Manzo e i dirigenti Lorenzo Barbelli e Maria Cristina Colorito.

«Il commissario liquidatore di Sorical, Luigi Incarnato, già assessore regionale per la materia, ha vergognosamente mentito – obiettano i parlamentari 5stelle – replicandoci che Arera ha validato la tariffa applicata dal 2010 per la fornitura di acqua potabile ai serbatoi.

Arera ci ha infatti chiarito di non aver validato alcunché, in quanto per l'approvazione delle tariffe occorre un apposito provvedimento, mai adottato dalla stessa autorità, e che nello specifico non vale il principio del silenzio-assenso».

«Ora Incarnato – proseguono i parlamentari M5s – tiri fuori, se esiste, il provvedimento con cui a suo dire Arera avrebbe legittimato le tariffe Sorical, la smetta di farci inviti all'inciucio e di sostenere che Oliverio è paladino della gestione pubblica dell'acqua, in quanto con un silenzio letale il governatore ha coperto la vicenda delle tariffe gonfiate a danno delle comunità locali, su cui Arera sta per esprimersi in via definitiva.

Incarnato può raccontare tutte le favole che vuole, ma il punto è uno: lo scandalo delle tariffe illegittime, forse il più grosso in assoluto di tutta la storia della Calabria, è stato denunciato da tre anni dal Movimento 5stelle e coperto dalla vecchia politica calabrese insieme a una burocrazia regionale complice e inadempiente, con in testa il dirigente tentacolare Domenico Pallaria».

«Perciò – concludono Parentela e D'Ippolito – gli enti dell'Aic ci pensino molto bene prima di riaffidare incoscientemente la gestione del servizio idrico a Sorical, che per Arera non è in grado di garantire l'equilibrio economico-finanziario e che, nonostante i milioni avuti dalla Regione, ha la responsabilità di un fallimento gestionale spaventoso, permesso da un sistema di potere pronto a caricarne le spese sulle spalle dei calabresi».

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I Racconti

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