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In agricoltura solo 3 lavoratori su 157 sono italiani

E’ il business dello sfruttamento

Gli ispettori del lavoro insieme ai carabinieri hanno fermato 20 automezzi tra pulmini e monovolume.

Sono state verificate 157 posizioni lavorative inerenti lavoratori utilizzati da 7 diverse aziende risultate essere in situazioni di irregolarità.

L'appartenenza di genere dei lavoratori riscontrata si è suddivisa in 90 uomini e 67 donne

3 italiani e 154 stranieri

142 lavoratori neo comunitari in maggioranza rumeni.

Tra gli extracomunitari sono stati identificati 11 lavoratori di nazionalità Pakistana e 1 Ucraino.

Si sono anche censite le posizioni di lavoratori italiani, ma soltanto in numero di 3 unità su un totale di 157.

Ben 32 lavoratori aventi posizioni irregolari, 27 dei quali risultati essere completamente sconosciuti agli enti e quindi definibili al nero.

Una condizione di evidente sfruttamento

Nuovi schiavi

Una condizione purtroppo diffusa e che non viene combattuta con sufficienza e decisione

Voci consistenti indicano l'avvio di contorlli diffusi su tutto il territorio italiano non solo relativamente alla agricoltura ma ad ogni altra attività  manifatturiera ad iniziare dal commercio e finire all'edilizia

Come a dire :azienda avvisata mezza salvata .

 

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Ma che succede alla magistratura Italiana?

Le procure di Catania e di Siracusa hanno una visione completamente diversa su presunti legami tra Ong e trafficanti di esseri umani.

 

La procura di Terni ora pone l’attenzione sugli affidamenti di servizi alle cooperative sociali.

Parliamo del comune di Terni dove ieri sono stati arrestati il sindaco Leopoldo di Girolamo e l'assessore ai Lavori pubblici, Stefano Bucari, entrambi del Pd.

Di una vicenda che vede indagate sedici persone tra cui l'assessore ai Lavori pubblici, Stefano Bucari, l'assessore al Bilancio Vittorio Piacenti d'Ubaldi, la vicesindaco Francesca Malafoglia , dirigenti e funzionari comunali, oltre a rappresentanti di cooperative (considerati «suggeritori e fruitori finali» delle presunte procedure irregolari).

 

E sono 27 gli indagati complessivi, tre giunte consecutive, funzionari e dipendenti comunali, presidenti di cooperative a aziende private. Indagata anche la vicesindaco Francesca Malafoglia sempre per turbativa d'asta.

Per due componenti delle cooperative sociali, Sandro Corsi, Actl, e Carlo Andreucci, Alis, è stato invece disposto il divieto temporaneo di esercizio dell'attività d'impresa.

Una vicenda che contesta un «sodalizio criminoso» che avrebbe emanato bandi di gara e lettere di invito a contrarre «cuciti addosso alle cooperative sociali», che hanno «garantito un monopolio perfetto nel settore degli appalti di servizi» sempre allo stesso raggruppamento di imprese quello con «protagonisti» la componente politica e tecnica del Comune di Terni.

 

Una «illecita gestione della cosa pubblica» tra il 2011 e il 2016, con un sistema «finalizzato a favorire le medesime cooperative sociali».

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fascia tricoloreInes Nervi in Carratelli, donna calabrese della provincia di Cosenza e precisamente di San Pietro in Amantea, ricoprì per la prima volta dopo la caduta del fascismo la carica di Sindaco. Fu votata nella seconda tornata elettorale amministrativa del 24 marzo 1946. Capeggiava una lista della Democrazia Cristiana in contrapposizione ad una lista civica “Stella” capeggiata dall’Avvocato Ottavio Policicchio. Era la prima volta che votavano anche le donne e che avevano la possibilità di essere elette. Il Decreto N.74 Articolo 7 del 10 marzo 1946, sotto il Governo di Alcide De Gasperi, aveva sancito l’eleggibilità delle donne. Ecco cosa scrive Il Corriere d’informazione del 19 marzo 1946:- Per la prima volta una scheda tra le mani. Ai seggi non manca una certa emozione, tra le donne, certo, consapevoli di vivere in prima persona un traguardo storico e di avere per la prima volta la responsabilità di cittadine, sentita in modo trasversale, senza differenza di età, ceto e istruzione, come racconta Egisto Corradi del Corriere, testimone del voto di un gruppo di donne ai seggi di Lodi:- Stanno in fila,nel mattino grigio e piovigginoso, tutto ben in fila e composte al portone della loro sezione elettorale, in mano il certificato, il rosario e il libro delle devozioni. Sono a malapena le sette e loro, che vengono dritte dritte dalla prima messa, sono lì pigiate ad attendere. Entrano nel recinto… (…) Finalmente, a voto scodellato, comunicano le loro impressioni:- Ho fatto una croce grande, grande quanto tutto il foglio-. 1946 al voto: Io c’ero. Non ho votato perché ancora non avevo compiuto 21 anni, ero ancora un ragazzo, però io quel giorno delle votazioni me le ricordo ancora benissimo. E ricordo anche i giorni precedenti al voto, le adunate, i comizi, i volantini, i manifesti e poi lo spoglio delle schede, le ansie e le preoccupazioni dei candidati, i balli e le feste in casa del Sindaco eletto. L’elezione di un Sindaco donna nel lontano 1946 ha rappresentato per la Calabria la punta più avanzata della rinascita dell’impegno femminile nella politica comunale. Il nuovo Sindaco eletto era una donna energica, religiosa, insegnante elementare, coniugata e madre di due figli in tenera età: Carolina e Saverio. Nella lunga parentesi del fascismo le sue aspirazioni sociali e politiche sono assorbite tutte dall’impegno dell’insegnamento. Chi scrive è stato suo alunno in quinta elementare. Non c’era ancora in San Pietro in Amantea un edificio scolastico, perciò le aule scolastiche di allora erano magazzini a piano terra. La nostra aula si trovava nell’allora Via Michele Bianchi ora Via del Popolo nell’abitazione della famiglia De Grazia presso il Ponte del Vallone. Negli anni 60 ospitò finanche la Farmacia del Dottor Ferraro. La Signora Nervi Ines sbaragliò gli uomini, suoi avversari politici, e vinse le elezioni a grandissima maggioranza. Venne eletta alla carica di Sindaco nella seduta consiliare del 31 marzo 1946 con 14 voti, due in più della sua stessa maggioranza consiliare. C’è da precisare che allora i Sindaci venivano eletti dai consiglieri comunali nella prima seduta del consiglio convocato dopo la votazione. In quella tornata elettorale venne eletta anche un’altra donna. Fu Lucarelli Vincenzina, la nonna paterna del carissimo nipote Periglio Grassullo. La signora Nervi restò in carica fino alle elezioni amministrative del giugno 1952. Realizzò alcune opere importanti: la fognatura comunale e la pavimentazione della strada principale del paese che va da Piazza IV Novembre a Piazzetta Margherita. Allora qui terminava il paese, tanto è vero che lo spazzino comunale dell’epoca Zio Roberto, non scopava il tratto che va da Piazzetta Margherita al Ponte del Vallone.

Da allora in poi San Pietro in Amantea ha avuto soltanto Sindaci maschi. Anche il mio paese natale ha scaricato le donne come del resto hanno fatto altri Comuni calabresi. Queste donne coraggiose, intelligenti, esperte, sono rimaste “corpi estranei” in un mondo politico dominato dai maschi. Amantea ha dovuto aspettare oltre 68 anni per avere per la prima volta un Sindaco donna. Non le fecero neppure terminare la consiliatura. Venne disarcionata dalla carica di Sindaco dalla sua stessa maggioranza.

Il nostro Sindaco è morto da diversi anni ed è seppellito nella tomba di famiglia nel cimitero di San Pietro in Amantea. A tutt’oggi non le è stata intitolata nessuna strada. Io, consiglierei, o meglio suggerirei in punta di pioedi al Sindaco e all’intero Consiglio Comunale, l’intitolazione in suo onore della Sala Consiliare per ricordare alle nuove generazioni il suo nome e l’azione politico amministrativa svolta.

Il nostro amato Sindaco, però, sarà ricordato mercoledì 3 maggio nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio alla presenza della Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Saranno presenti alla cerimonia il Sindaco di San Pietro in Amantea Sig. Gioacchino Lorelli e certamente anche i familiari della compianta mia maestra elementare. Anche io ero stato invitato alla cerimonia, ma ho dovuto declinare l’invito per motivi di salute.

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