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La storia conosciuta è quella diffusa e comunque se non ricordata viene dimenticata.

39 anni fa veniva ucciso Aldo Moro.

In pochi a ricordarlo (avrà più fortuna nel 40° della sua morte?).

 

Tra questi l’Unical nel convegno “Aldo Moro e l’Intelligence”: svoltosi nei giorni scorsi ed in relazione al quale riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:

“Lo statista e i due generali, quando Moro mediò coi golpisti

I rapporti dell'ex leader della Dc con de Lorenzo e Aloia. E spuntano retroscena sulla strategia della tensione...

Due falchi atlantisti in lotta perenne tra loro. Furono Giovanni de Lorenzo, generale dei carabinieri la cui immagine rimase legata al piano Solo, e Giuseppe Aloia, generale dell’esercito e comandante di stato maggiore della Difesa.

I due alti ufficiali, uniti dalla comune militanza nella Resistenza, furono in disaccordo praticamente su tutto: falchi che facevano a gara a chi volava più in alto.

Spregiudicato e incline al dialogo serrato con la politica che conduceva in condizioni di reciproco condizionamento, il carabiniere siciliano ebbe la carriera sfregiata dalla sua passione per l’intelligence.

Focoso ed efficientista, il generale romano tentò di ammodernare l’esercito per allineare la difesa italiana agli standard (qualitativi ma anche di fedeltà) richiesti dalla Nato. Per la sua opera organizzativa ricevette una medaglia da Kennedy mentre in patria si beccò accuse di criptofascismo (dovute anche all’istituzione dei corsi di ardimento in cui i militari venivano addestrati ad operazioni di guerriglia e controguerriglia secondo le dottrine Stay Behind).

Le loro carriere e la loro rivalità, che sfociò in inimicizia aperta, si svilupparono nel contesto delicatissimo dei primi governi di centrosinistra e delle prime riforme dei servizi segreti. Logica conseguenza di questa situazione, storica ed esistenziale, furono i rapporti piuttosto profondi con i vertici dei partiti di governo, in particolare la Democrazia cristiana. Incluso Aldo Moro.

I rapporti tra il leader della Dc e i due generali sono stati ricostruiti dallo studioso Francesco Maria Biscione della Fondazione Flamigni durante il recente convegno dell’Università della Calabria intitolato Aldo Moro e l’intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere, organizzato da Mario Caligiuri, direttore del Master sull’intelligence.

In particolare, Biscione ha ricostruito, sulla base del corposo (e ancor oggi discusso) memoriale redatto dallo statista durante la prigionia nel covo delle Brigate Rosse, due episodi delicati della storia repubblicana, in cui Moro ebbe un ruolo determinante.

Il primo riguarda la vicenda turbolenta dell’effimero governo Tambroni (1960), che si reggeva anche grazie al supporto esterno del Msi. Nella caduta di questo esecutivo, avvenuta un anno dopo l’ascesa di Moro alla segreteria scudocrociata, ebbero un ruolo determinante le informazioni passate da de Lorenzo al leader Dc. In questo caso, la ricostruzione di Biscione è riscontrata da documenti dell’Archivio di Stato di Milano che provano l’effettivo interessamento del Sifar nella storia del governo Tambroni.

Il secondo episodio, decisamente più inquietante per via del contesto, è legato alla strategia della tensione. Siamo nel 1969 e Moro, stando alla ricostruzione di Biscione, avrebbe collegato l’inizio di questa strategia a un’iniziativa di Aloia rivolta alla Dc. Questa iniziativa, poco conosciuta e dal contenuto non ancora noto, divise i vertici Dc in due blocchi: tra i favorevoli vi furono Flaminio Piccoli e Mariano Rumor, tra i contrari lo stesso Moro.

La vicenda proverebbe, secondo Biscione, che alcuni settori dell’esecutivo sapessero della matrice nera delle bombe sin dal 12 dicembre 1969.

Resta una domanda: come mai Moro, che nel decennio successivo avrebbe iniziato il faticoso dialogo con il Pci, in quegli anni aveva rapporti così stretti con alcuni settori particolari del mondo militare?

Per Biscione la strategia dello statista si basava sulla consapevolezza che lo Stato contenesse anche l’antistato e, quindi, sulla necessità di trovare un punto di equilibrio il più avanzato possibile - nel partito, nella società e nei rapporti internazionale - perché eventuali rotture avrebbero precipitato il Paese in mano ai settori più reazionari.

Riteniamo comunque e sempre lì’importanza di tutte le memorie e per questo vi riportiamo le parola del giudice Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore della vicenda del sequestro e dell'uccisione di Moro, interviene sul Caso Moro. E lo fa da Reggio Calabria, sul palco della rassegna Tabularasa dell'associazione Urba/Strill.it.

"L'uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri.

Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti - ha aggiunto - li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto.

I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri.

Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell'uccisione ricevettero l'ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia".

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Io mi sono dimessa per un rolex ma ci sono ministri che ne hanno avuto TRE!

Non manca di coraggio la sottosegretaria alfaniana alle infrastrutture Simona Vicari.

 

 

La sottosegretaria è indagata per concorso in corruzione per essersi interessata per far passare una legge vantaggiosa per un armatore che ha così risparmiato ben 7 milioni di Iva.

Ora Lei dichiara che “ per lei è normale ricevere a Natale un Rolex da 5.800 euro”.

Poi dice «Ecco non le pare che sia un po' poco?».

 

Inoltre aggiunge «Non ho agito nell'interesse di una persona, ma di una categoria».

Infine lancia un forte messaggio : «Ci sono ministri che hanno preso non uno ma tre Rolex e sono ancora in carica».

 

Giulio Marcon di Sinistra Italiana chiede «Chi sono i tre?»

Il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti estraneo all'inchiesta Mare Mostrum si dice sdegnato

 

Sospettiamo che non si sapranno i nomi dei tre ministri chiamati in causa dalla Vicari ma forse è possibile che tutto finisca in una bolla di sapone perché un solo rolex non è reato?

Forse nemmeno due e forse nemmeno tre.

Ma per esserci reato quanti rolex devono essere regalati?

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mariaTornando nel mio paesello d’origine ho riscoperto alcuni aspetti che definirei “tribali,”: "la mia gente contro il tuo popolo". Chiamatela lotta di classe, la xenofobia, il nazionalismo o qualsiasi altra cosa, il punto è che la maggior parte di noi si identifica con un gruppo o un altro e quasi ogni gruppo significativo ha alleanze o inimicizie con altri gruppi. In questo contesto si è sviluppata l’idea di democrazia. (Siete pregati di non ridere). Volendo, si potrebbe partire, accademicamente, dal pensiero del sofista greco Protagora (V secolo avanti Cristo), sostenitore di quella democrazia che appariva giusta all’intera città (la Polis), non soltanto a singoli cittadini, quella stessa democrazia che era stata data all’uomo niente di meno che da Zeus in persona. Il padre della sofistica, Protagora di Abdera, era fiducioso nel buon uso della tecnica politica da parte degli umani, quale dono della suprema divinità dell’Olimpo, per consentire loro di associarsi nel reciproco rispetto, praticando la giustizia. Prendo atto che questo mio scrivere, dai miei concittadini, viene quasi sempre interpretato come uno sciorinare conoscenza. Pur essendo essi lontani anni luce dal vero significato del mio essere come sono, non fanno altro che esaminare questo mio “atteggiamento” con gli strumenti giurassici che si ritrovano fino alle minacce e quant’altro. Non importa se questa terra, la Calabria, ha avuto una storia gloriosa sotto tutti i punti di vista. Oggi prendo atto che, sotto mentite spoglie ( il sistema cosiddetto democratico) siamo tornati a vivere tribalmente. In una democrazia, la mentalità tribale è molto pericolosa, perché farà votare alle prossime elezioni burla "per la propria squadra" invece di votare in base ai problemi della collettività. Ciò significa che chi guida "la tua squadra" può essere certo di avere il proprio voto e, invece di concentrarsi sui problemi collettivi, potrà continuare a occuparsi del proprio orticello. Un altro effetto collaterale della democrazia calata in un sistema tribale è che se lo Stato inizia a fornire un servizio o una remunerazione a qualcuno, cominciano a sentirsi legittimati. Quindi, se qualcuno cerca di smettere di fornirlo ... beh, si sono fatti solo un gran numero di nemici mortali. Quando Margaret Thatcher tagliava i sussidi del carbone, per esempio, i minatori avvertirono che i loro posti di lavoro erano stati minacciati e diventarono nemici della Thatcher e del suo entourage. Come avrebbe scritto George Orwell: “Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario” che però serve a ben poco nel voler svegliare le coscienze: “ Quando si ha la pancia vuota non ci si pone altro problema che quello della pancia vuota. È quando ci lasciamo alle spalle lo sfruttamento e la dura fatica che cominciamo davvero a porci domande sul destino dell'uomo e sulle ragioni della sua esistenza”. Chiaramente gli Amanteani non sono neanche vicini a tale condizione. La democrazia ha anche portato con sé la delegazione del crimine governativo. In altre forme di governo, la classe dirigente è libera di fare e prendere tutto ciò che vogliono, anche se è contrario alle proprie leggi. In una democrazia, teoricamente, il governo potrebbe essere ritenuto responsabile dei suoi crimini; Oltre a ciò, gli elettori potrebbero ricordarsi alle prossime elezioni. Pertanto tollereranno piuttosto il crimine in grande misura, a condizione che ottengano la propria quota senza essere collegati ad esso. La criminalità organizzata è un prodotto della democrazia e la criminalità organizzata non sarebbe possibile senza il sostegno delle autorità! Mi sembra di vivere nel Paese dei lenti a capire, dove oltre il 50% degli elettori andrà a votare in Giugno un’armata Brancaleone, credendola in grado di risolvere problemi, e invece è formata da mezze calzette, così stupide che solo un pubblico di stupidi potrà credere ai loro lazzi e sberleffi da commedia dello sghignazzo. L’emerito prof. Carlo M. Cipolla scrive: “La Prima legge Fondamentale della stupidità umana asserisce senza ambiguità di sorte che: Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione”. Altrimenti gli uomini e le donne come potrebbero accettare di essere governati in questo modo e a questo prezzo? Una moltitudine di farabutti, impostori, ciarlatani, criminali arroccati al Comune si arrogheranno il diritto (attraverso la delega) d’impoverire interi pezzi di popolo a favore di un gruppetto di privilegiati ciarlatani che andrebbero destinati a un porcile. La stupidità! Ecco cosa necessita ad ogni potere e per questo viene promossa nelle scuole, nelle chiese, nelle fabbriche, nei partiti, nelle arti, nelle merci… ogni Amministrazione porta la pioggia acida nei cuori, la rivoluzione sociale il bel tempo e il ritorno delle lucciole fra maggio e giugno. Un Paese di ottusi non potrà finire troppo bene… chi alza troppo la voce o tossisce di traverso, verrà messo in moderne caverne a guardare la propria ombra… la paura genera paura e lo stato di soggezione riproduce una infinità di gnomi con l’inclinazione all’inginocchiatoio e alla confessione. La gran parte della cittadinanza non sa parlare di altro, non parla che della sua misera vita. Non riesce a intrecciare una conversazione perché il suo ventre perennemente vuoto svuota la testa. Il mondo non le interessa, non è mai sicura di contare sul prossimo pasto e così non sa pensare ad altro che al prossimo pasto.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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