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fotoQualcuno in maniera superficiale deumanizza le persone di cui parla, le rende un numero.

A nessuno interessa guardare una persona negli occhi e vedere quanta sofferenza esprimano.

Questo potrebbe essere definito un articolo contro l’indignazione. Ma come, replicheranno gli indignati, con tutto quel che accade per cui è sacrosanto indignarsi, stai a vedere che ora il problema è l’indignazione!

Con gli scandali che germogliano a cadenza settimanale; la corruzione, le inefficienze, i disservizi, gli esempi d’inciviltà che affliggono i cittadini di Amantea ogni giorno – come sarebbe possibile non indignarsi?

E poi l’indignazione serve a cambiare, se si pensa che dall’altro lato c’è soltanto la rassegnazione. Dunque è meglio essere indignati che rassegnati.

A me sembra che il punto, però, sia un altro.

Ed è concreto, storico, non astratto: il problema non è l’indignazione in generale, ma l’indignazione che è venuta montando in questa cittadina tirrenica negli ultimi anni.

Un’indignazione che da qualsiasi punto di vista la si osservi non rappresenta più una soluzione.

 

Negli ultimi tempi tutta la Giunta di potere è diventata una vera e propria protagonista mediatica. Il tema è sempre lo stesso, quello dello “sdegno” da parte dei signori del Municipio, che, attraverso Sparaballe, ne diffonde la novella per le strade novembrine di Amantea.

Queste poche righe non vogliono essere di natura “strettamente” politica, ma esprimere una grande preoccupazione. Viviamo in un’epoca in cui la notizia deve viaggiare veloce, arrivare al cittadino senza preamboli o giri di parole. Sembra ormai che non abbiano nessuna importanza i perché, o l’importanza delle fonti, ma solo il carico emotivo.

 

C’è però un anello mancante tra l’indignazione e la partecipazione attiva a bloccare tutte le malefatte di una Amministrazione come quella Amanteana , su questo c’è poco da discutere.

L’anello è l’esercizio di indignazione a distanza, per così dire, che impigrisce, anche se è vero che c’è poco rinnovamento nei partecipanti alle manifestazioni: chi non partecipa si è abituato a riconoscere slogan e manifesti già visti altrove, anzi a tutte le manifestazioni di qualunque genere esse siano.

A tutto questo disfacimento partecipano a pieno titolo i media locali con quello di creare, si, proprio di creare un nemico esterno. Si osservi bene, per esempio, Salvini della Lega, una persona che cavalca l’onda dell’indignazione e della rabbia di un paese in ginocchio, indirizzandola verso delle minoranze a vantaggio del proprio partito.

Ritornando in casa nostra; a tutto questo aggiungerei che i “leaders” stessi dell’opposizione sembrano avere scarsa conoscenza del sistema che vogliono “abbattere” e precipitano in luoghi comuni di ingenuità imbarazzante. L'indignazione è lo sport nazionale italiano ergo degli Amanteani. I campionati, a cui partecipano i due terzi della popolazione, vengono trasmessi in diretta tv ogni giorno, nei telegiornali e nei salotti televisivi dei principali network nazionali.

E’ dovuta spesso a cause di interesse comune, come ad esempio microcriminalità, tasse troppo alte, servizi pubblici inefficienti. La caratteristica di queste crisi di “collera” è che la reazione è eccessiva e inappropriata rispetto all’ episodio (solitamente banale. Pensiero benpensante) che l’ha scatenata.

La rabbia viene espressa in modo esplosivo, non mediato dalla ragione e non di rado viene agita con comportamenti che mirano, senza volerlo, all’autodistruzione.

Malgrado le apparenze, le esplosioni di rabbia ripetute rivelano una profonda sofferenza interiore. In molti casi le persone che si indignano troppo, a causa della loro storia personale, sono particolarmente sensibili alle esperienze di perdita, rifiuto e abbandono. Una indignazione collettiva sacrosanta si trasforma in disagio personale. Per questa ragione ogni minimo segnale di rifiuto o di disinteresse da parte di una persona significativa è in grado di innescare una sensazione di disperazione che si esprime con rabbia e accuse. Nulla di più. L’indignazione si vende oggi nelle strade e sui social in rete benissimo, meglio di quasi tutto il resto, forse meglio anche di Madonna che annuncia sesso orale per tutti se vince Hilary Clinton.

 

Motivi per indignarsi, figuriamoci, questa nostra cittadina ne ha da vendere. Ed è vero pure che a certe condizioni l’indignazione serve a qualcosa. Il punto, però, è un altro.

Il problema non è l’indignazione vaga, generale, ma l’indignazione che è venuta montando ultimamente ed è quell’indignazione che, malgrado all’inizio sia stata generata da fatti concreti (la nauseante gestione della cosa pubblica), poi li ha trascesi, e s’è trasformata in una sorta di condizione dello “spirito”: uno stato d’animo autosufficiente e lievitante, pervasivo e stabile; che non ha più bisogno della realtà per sostenersi ma, al contrario, determina il modo in cui la realtà viene letta; e che in breve tempo si dilaterà a dismisura e inghiottirà qualsiasi avvenimento, cosa o persona.

Che inghiottirà, alla fine, l’intero Paese, Regione e Nazione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:

 

“Velocità e distrazioni fatali. Pirati della strada che, sotto l'effetto di alcol o stupefacenti, falciano vite.

Contromano e colpi di sonno alla guida: in Italia nel 2015 sono 3.400 le persone che sulla strada ci hanno lasciato la pelle. La maggior parte sono giovani. Tanti i bambini. Vittime che "meritano l'attenzione dovuta da parte dello Stato", ADA CUGLIETTA ONLUD associazione tra i promotori di una petizione online per chiedere una legge per l'assistenza alle vittime della strada, che ad oggi ha raggiunto oltre 15.000 adesioni.

 

Nella petizione, lanciata sulla piattaforma Change.org, il Presidente AURELIO LONGO ricorda che i bambini uccisi sulle strade in 70 anni sono oltre 9.000 e più di 300.000 i feriti. Esiste già una proposta. Non occorre introdurre nuove tasse o imposte.

 

Il finanziamento di tale intervento sarebbe coperto dal 10,50% della RcAuto che ogni anno gli automobilisti versano proprio per questo motivo, dice Aurelio Longo Presidente dell'associazione ADA CUGLIETTA ONLUS”.

 

Noi insieme al promotore FLG ed alle altre associazioni di categoria chiediamo "di riconoscere in Italia la Giornata Mondiale in memoria delle Vittime della Strade così come accade negli altri Paesi Europei e non, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione dell'Ottobre 2005, da celebrarsi la terza domenica di Novembre di ogni anno".

"Urge la necessità di applicare una legge vecchia di 34 anni che, con un continuo rimpallo tra Mef e Regioni, è rimasta finora completamente disattesa.

 

Si tratta di fondi che permetterebbero di garantire assistenza alle vittime della strada anche fuori dagli ospedali.

Parliamo ad esempio del sostegno psicologico e psichiatrico, della riabilitazione psico-motoria dei sopravvissuti agli incidenti.

La legge n. 526/1982 recita infatti che "le somme ricevute quale contributo sanitario con l' RC-Auto, devono essere rendicontate sia in entrata che in uscita".

 

Si tratta di ben 1.850 milioni di euro, ha proseguito LONGO, che ogni anno in Italia le compagnie di assicurazioni sono tenute a versare al Ministero Economia e Finanze per l'assistenza alle vittime della strada, 'per il rimborso delle prestazioni erogate ai danneggiati dalla circolazione dei veicoli'".

"Sono quasi 60 miliardi di euro che da quando è stata approvata la legge non vengono rendicontati in entrata/uscita.

 

Questo 10,50%, che noi paghiamo come contributo sanitario con la RcAuto, rappresenterebbe il principale sostegno per l'assistenza alle vittime della strada.

Non chiediamo quindi di mettere mano nelle tasche degli italiani con nuove tasse o imposte, ma di applicare una legge già esistente le cui coperture ci sono già".

"Si pensi che con questi fondi si possono aprire strutture territoriali per il sostegno ai sopravvissuti e ai familiari di chi ha perso la vita sulla strada", sottolinea Aurelio Longo precisando che questa è una necessità che tocca l'anima dei familiari delle vittime".

Il prossimo 23 Novembre ci sarà un consiglio Comunale aperto a Torino e nel pomeriggio a Roma presso la sede ACI di Roma Termini con la presenza del delegato ONU Jean Todt e il Presidente Nazionale di ACI Angelo Sticchi Damiani, avverrà l'inagurazione del primo centro di assistenza dei familiari delle vittime delle strada, un'iniziativa della nel corso della quale si ricorderanno tutte le persone morte da incidenti stradali".

Rispettare i diritti delle vittime ha aggiunto Longo, significa innanzitutto assistere e prevenire gli incidenti stradali".

 

Tutto ciò serve anche a ridisegnare un volto nuovo della città anche dal punto di vista ambientale e soprattutto della sicurezza specie per i soggetti più deboli.

La raccolta delle firme ha concluso Longo si concluderà il prossimo 20 Novembre 2016 ed il plico sarà consegnato al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti di Senato e Camera, al Ministro dell'Economia. Longo nel frattempo invita a continuare a firmare la petizione attraverso la piattaforma change.org per chi non l'avesse ancora fatto.

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Un libro che racconta una verità amara, di denuncia forte e coraggioso, senza sconti per nessuno: è 'Padrini e padroni' di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, in libreria con Mondadori.

Il saggio racconta come la 'ndrangheta sia diventata classe dirigente, grazie ai contatti con le forze governative e le logge massoniche, già nel 1869.

 

"È un libro che contribuisce a riscrivere la storia della 'ndrangheta", spiega Nicaso, docente universitario e uno dei massimi esperti di 'ndrangheta al mondo.

Con lui ancora una volta, dopo altri 7 libri insieme, Gratteri, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, nonché uno dei magistrati più esposti nella lotta alla 'ndrangheta.

Le analogie con il passato sono tante in questo libro.

A dimostrazione che poco è cambiato, ma soprattutto che dalle esperienze passate non si è tratto nessun insegnamento.

Nel 1908, scrivono gli autori, un tragico terremoto divora Messina e Reggio Calabria.

Si stanziano quasi 190 milioni di lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei fondi anche di boss e picciotti - molti dei quali tornati dall'America per l'occasione - causerà danni gravissimi, sottraendo risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale.

"Lo stesso scenario - si legge nel libro - che si ripeterà, atrocemente, cent'anni dopo, nel 2009, con il terremoto dell'Aquila.

Mentre la gente moriva, in Abruzzo c'era chi già pensava ai guadagni.

E ancora, nel 2012, nell'Emilia che crolla la mafia arriva prima dei soccorsi.

In Piemonte, la 'ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso".

"La corruzione, l'infiltrazione criminale, i legami con i poteri forti - occulti, come le logge segrete, e non, come la politica sul territorio e a tutti i livelli, fino ai più alti - sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare dalla 'ndrangheta".

"Già nel 1869", spiega Gratteri, "le elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate per le evidentissime collusioni 'ndranghetiste.

Il primo caso di una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l'intera penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995, e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013".

"Lo scambio di favori fra criminalità e certa parte della politica - denunciano gli autori - è continuo e costante, il ricatto reciproco un peso enorme sulla cosa pubblica, con ripercussioni su tutti i settori, dalle opere pubbliche alla sanità, dal gioco di Stato allo sport.

"Il calcio è popolare e ha bisogno di investimenti", aggiunge Nicaso.

"E le mafie, da tempo, si sono accorte delle sue potenzialità, non mancando di sfruttarle, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie".

Nel libro si parla anche dei ricorrenti disastri ambientali, del consumo dissennato del territorio, del degrado di opere e servizi che, purtroppo, non sembrano più scalfire l'opinione pubblica.

"In Italia l'incompiutezza è diventata risorsa, strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza scadenza per padrini e padroni", scrivono i due autori nell'introduzione. (Ansa)

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