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Milano, è l’alba. Mada Adam Kabobo , 31 anni, ghanese ha in mano un piccone. Con quest’arma comincia la sua folle corsa alla fine della quale si conta un morto e 4 feriti di cui alcuni gravissimi. Alle 5.45 in via Montegrivola, colpisce il commesso Andrea Canfora, di 24 anni che tornava dal turno nel supermercato dove lavora; l'uomo ha riportato una frattura al braccio medicata al Niguarda.

Alle 6.15 in Via Passerini ferisce alla testa Francesco Niro, operaio di 50 anni, al Niguarda in condizioni definite non gravi.

Alle 6.22 ha incontrato Antonio Arisco, un imbianchino campano di 57 anni che è riuscito a scappare entrando nel portone di casa.

Siamo in Via Adriatico ed il Ghanese incontra il pensionato modenese Ermanno Masini, di 64 anni, ferito alla testa

Ora Piazza Belloveso dove il negro colpisce ripetutamente al capo ( vedi foto) UN 40ENNE POI DECEDUTO

Ed ora siamo in via Monterotondo dove il folle aggredisce un 21 enne e il 21enne Daniele Carella, in questo momento in sala operatoria e in condizioni ritenute disperate.

Una mattinata di panico. Poi, finalmente, Mada Adam Kabobo viene arrestato dai carabinieri.

Mada Adam Kabobo , ghanese, è un irregolare, è un pregiudicato per diversi reati( resistenza, rapina, furto e stupefacenti).

Secondo i testimoni il Ghanese ha infierito sulle vittime con folle ferocia. In almeno due casi ha agito colpendo con ferocia, anche dopo che le sue vittime erano riverse a terra.

Ad alcune vittime ha portato via cellulari e portafogli.

Non era ubriaco ma in stato di evidente alterazione.

Nel 2011 gli era stata intimata l'espulsione. Ma il ghanese non poteva essere espulso. Respinto come richiedente asilo, era però di fatto inespellibile perché a livello giudiziario pende ancora un ricorso da lui presentato nei confronti di questa decisione.

Nemmeno ora l’espulsione potrà essere eseguita. Mada Adam Kabobo resterà in Italia come aveva sempre sognato, ma nelle carceri per il resto della sua vita

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Sono le 10,22 di sera del 9 maggio 2013.

Una scossa di terremoto fa scattare in piedi chi si trovava seduto. Un terremoto durato tutto sommato poco ma che ha avuto la caratteristica del crescendo, così da allarmare al pensiero di quando si sarebbe fermato.

Alzarsi , percepire il crescendo , gridare e correre velocemente in mezzo alla strada è stato un tutt’uno.

E così in mezzo alle strade bambini ed anziani, per lo più vicini alle auto quasi che fossero le loro prossime nuove case

Passano alcune ragazze che fanno footing e che anche in piedi hanno sentito il terremoto nel centro storico di Catocastro : “ si sentivano le porte sbattere e le poche persone gridare”

Dalla villa escono 3 ragazze che stavano comodamente sedute sulla panche ; anche loro hanno sentito la scossa.

I loro cani invece sono calmi non abbaiano

Un terremoto di magnitudo 3,4 nel suo epicentro al largo della costa tirrenica cosentina

Un terremoto nato a 31,8 km di profondità.

Niente di effettivamente preoccupante.

Salvo forse il rapporto con il Marsili

Passa nemmeno mezz’ora e nelle strade non c’è più nessuno

Buonanotte

Primo aggiornamento:

L’Epicentro del terremoto è stato vicinissimo alla costa tirrenica cosentina

Esattamente nella zona di Tarife, praticamente tra Belmonte Calabro( a 4 km) e Longobardi( a 3 km).

A latere , a sud, Amantea( a 6 km) ed a nord , Fiumefreddo Bruzio ( 6 km)

Intorno Falconara Albanese ( 12 km) San Lucido (14 km), Paola 18(km), Lago (9 km), Monte Cocuzzo (4 km)

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La storia è la medesima, ad Amantea come a Bologna, come in tutta Italia

Arrivano a migliaia ( anche oggi).

L’Italia li ha ospitato per un anno e mezzo.

Poi a febbraio scorso ha detto basta ed allo scadere del Piano di accoglienza, le Prefetture hanno dato ad ognuno di loro 500 euro per abbandonare l’Italia.

Molti si sono sparsi per l’Italia e l’Europa.

Molti non vogliono ritornare nella loro patria e nessuno li inoltra

Ed a Bologna non sapendo dove andare, però, erano tornati a vivere nella struttura dell’ex caserma di Prati di Caprara che versa in condizioni fatiscenti.

“No place to go”. Nessun posto dove andare. E’ questa la frase che, come un mantra, una ventina di migranti africani continuavano a ripetere dopo lo sgombero da parte delle forze dell’ordine( Polizia e carabinieri).

Sono quasi tutti originari della Nigeria, ma in fuga dalla Libia.

A Bologna, la Croce rossa, che gestisce l’ex caserma, il 4 marzo aveva staccato la corrente elettrica e fatto in modo di rendere inagibile la struttura per obbligare i migranti ad abbandonarla.

Ad Amantea invece la Onluss continua ad assistere la ormai poco più che decina di immigrati ancora in attesa di permesso di soggiorno.

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