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suicidio2020Amici, vi dovrò dare due brutte notizie. Mai avrei voluto darvele. Un paziente ricoverato all’ospedale di Cremona perché positivo al corona virus si è suicidato, lanciandosi nottetempo da una finestra del nosocomio. Il suo corpo è stato ritrovato la mattinata in uno dei cortili interni. E’ una triste notizia che mi ha completamente sconvolto e turbato. Colpa senz’altro del maledetto virus che ha incominciato a fare molti danni a chi è più fragile. All’origine del gesto si presume che il paziente abbia compiuto questo gesto estremo perché aveva il timore di aver infettato i suoi familiari. Si è sentito in colpa. Non ha resistito e si è tolta la vita. Non è il primo caso che purtroppo si è verificato. Anche l’altro giorno una infermiera in servizio nel reparto di terapia intensiva presso l’ospedale di Monza si è tolta la vita buttandosi da una finestra dell’ospedale. Ha compiuto questo grave ed insensato gesto perché molto stressata e stanca causa il lavoro massacrante nel reparto. Essendo stata dichiarata positiva al corona virus, preoccupata di aver contagiato o di poter contagiare altre colleghe e altri pazienti, si è così tolta la vita. Troppa tensione, amici. Troppo stress. Medici ed infermieri stanno lavorando notte e giorno da diverse settimane senza pausa, alcuni di loro la notte neppure ritornano nelle loro case per paura di contagiare i loro cari. E molti di loro non reggono allo stress. Sono stanchi e quindi alcuni di loro decidono di togliersi la vita. Dovrebbero riposarsi un po’ ma purtroppo il ricambio non c’è. Anche loro avrebbero bisogno di un po’ di riposo. Queste due tristi notizie dovrebbero farci riflettere a lungo. Ma poi siamo costretti a leggere alcune notizie che ci hanno fatto indignare. Trecento dipendenti dell’Asp di Crotone tra i quali 33 medici si sono messi in malattia per sfuggire all’epidemia di corona virus. Mentre quasi ottomila camici bianchi si sono dichiarati pronti e disponibili ad aiutare i loro colleghi che da settimane sono impegnati negli ospedali del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna, a Crotone, una delle nostre provincie calabresi, alcuni medici se la svignano. E la causa sembra proprio il Covid 19. Non sono stati contagiati. Non vogliono correre alcun rischio. E per salvare la loro pelle se ne stanno a casa.

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medicina coronaIl vaccino per sconfiggere il coronavirus sarebbe stato trovato. Un primo test su un essere umano sembrerebbe aver dato esito positivo. Il 28 gennaio, il nuovo kit di rilevazione dell’acido nucleico del coronavirus sviluppato dall’Accademia delle Scienze militari ha ottenuto il certificato di registrazione dei dispositivi medici attraverso l’approvazione di emergenza della State Drug Administration, che sta bloccando la SARS (nella foto in esclusiva il vaccino utilizzato in Cina). Da questo il protocollo medico che sta portando a dei risultati che tutto il mondo si aspettava. Chen Wei è il medico dietro questo nuovo progresso scientifico che apre uno spiraglio per la cura del Covid-19. L’epidemiologo di fama mondiale e maggiore generale dell’esercito popolare cinese di liberazione si è iniettata, lo scorso 3 marzo, la prima dose al mondo di un nuovo vaccino contro il coronavirus sul braccio sinistro assieme alla sua equipe. Un gruppo di medici che appena si è appiccato il focolaio del contagio del coronavirus si è immediatamente trasferito a Whan. Chen e il suo gruppo di ricerca hanno lavorato per oltre un mese presso il Wuhan Institute of Virology, un laboratorio con la più alta classificazione di biosicurezza La scoperta potrebbe cambiare la storia del mondo e arriva da dove è nata questa brutta avventura per tutto il genere umano. Si è all’inizio della sperimentazione ma i risultati fino ad ora ottenuti sembrano dare i risultati sperati.

Nata nel 1966 nella piccola città di Lanxi nella provincia di Zhejiang, si è laureata in Chimica nel 1988 e un anno dopo ha sposato il suo compagno, Ma Yiming , un chimico impiegato nelle cantine dove viene prodotto il vino. Tre anni dopo, Wei si arruolò nell’esercito popolare di liberazione e divenne virologa all’Accademia di Scienze mediche militari, dove ora ricopre il grado di generale. E’ stata uno scienziato modello e subito si è fatta valere per le sue capacità diventando uno dei pionieri nella lotta contro l’Ebola che la porta ad andare in prima linea in Africa, perché voleva bloccare l’epidemia fuori dal paese. Alla fine del 2015, Chen Wei ha guidato il team a sviluppare il primo gene per sconfiggere questo virus.

Ed ora rappresenta la speranza per tutto il mondo per mettere fine al Civid-19. Una notizia stupenda che arriva nel primo giorno di primavera in quell’equinozio di primavera che potrebbe rappresentare un nuovo inizio per tutto il mondo.

Il direttore responsabile Andrea Viscardi e tutta la redazione ringraziano i  fratelli cinesi e la dottoressa Chen Wei per questa scoperta che potrà riportare la serenità in tutti gli angoli del mondo.

fonte notizia

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virus2020Catanzaro - "State a casa, non voglio vedere file di bare per le strade del Sud. I calabresi sfruttino il vantaggio che hanno: conoscete il nemico e quindi siate compatti nell'affrontarlo per batterlo" Stefano Marchese ha 40 anni con origine di Amantea, radiologo catanzarese da sei mesi lavora all'Humanitas di Bergamo: nel cuore della Lombardia da settimane zona rossa e terra di focolai. Là nella città in cui oggi sfilano le camionette dell'esercito cariche di bare, spiega come sta affrontando questa enorme emergenza e dà una serie di indicazioni ai suoi conterranei.

Quanti persone affette dal virus state assistendo in questo momento?
"Siamo quasi completamente occupati da pazienti Covid, nonostante siamo un ospedale privato convenzionato, la nostra direzione non ha esitato un attimo nel riorganizzare completamente la gestione dei reparti. Questo comporta spese ingenti e mancati introiti, ma non ho visto tentennamenti. Ed é lodevole come non ci facciano mancare i dispositivi di protezione".

Se e come l'emergenza sanitaria ha modificato il suo lavoro (turni, organizzazione del lavoro) e il suo stile di vita?

"Come le ho detto, la catena organizzativa è stata completamente modificata. Ad esempio oncologi, ortopedici, chirurghi toracici, altri specialisti si occupano di pazienti in reparto. A noi radiologi capita di fare i portantini. Nessuno ha esperienza di un evento che per portata emotiva è paragonabile ad un conflitto, ma siamo compatti. Questa storia ci ha uniti, ci si aiuta e ci si sente parte di una famiglia, quella umana. I bergamaschi sono gente che mira alla praticità e quello che conta ora è risolvere i problemi".

La Calabria vista dalla Lombardia: in termini di tenuta del sistema sanitario e di estensione del contagio

"La Calabria ha un vantaggio enorme, conosce le mosse del nemico, sa come si comporta, come si trasmette, le curve di crescita, le azioni da fare e quelle da evitare. Conosco le dinamiche calabresi ed é il momento di fare meno parole e saper prendere decisioni rapide ed agili in base all’analisi medica e scientifica della situazione. E spero che i miei colleghi siano dotati di tutti i dispositivi di protezione. Gli operatori sanitari con l’8% dei contagi sono la categoria piu a rischio".

Quanto è effettivamente pericoloso il rientro in massa verso le regioni meridionali di persone provenienti dalle ex zone rosse?

"Non conosco i dati ma sembra che i primi contagi calabresi siano epidemiologicamente collegati a focolai del Nord. Chiaramente questo ha accelerato un contagio che sarebbe comunque avvenuto lo stesso. Ritengo che deve essere un dovere etico oltre che un obbligo legale quello di stare a casa. La corsa e la passeggiata saranno fatte in altri momenti. Se tutti i calabresi pensassero che una passeggiata pomeridiana in solitaria non fa male, anche le vie dei paesi piu arroccati sarebbero piene di gente. Ogni singolo cittadino deve stampare nella sua testa un concetto chiaro: le nostre azioni decidono tra la vita e la morte di altre persone, decine, centinaia, migliaia. I numeri dei morti sono stime, basta leggere i giornali, scorrere i necrologi, pensa che agli anziani che muoiono in casa venga fatto il tampone?La realtà che si vive in questa città è drammatica. È un dovere etico per noi che la viviamo quello d’informare. Non voglio vedere carovane di bare nelle vie delle nostre città del Sud".

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I Racconti

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