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Ines-Nervi-1E’ falso quello che hanno scritto i vari giornali calabresi e quello che hanno detto i giornalisti della RAI. Non fu solo Caterina Tofarelli Palumbo di San Sosti prima donna eletta Sindaco in Italia dopo la caduta del fascismo. Anche San Pietro in Amantea, piccolo centro agricolo, elesse nel lontano 24 marzo 1946 un Sindaco donna.

San Pietro in Amantea elesse un Sindaco donna nel lontano marzo del 1946. La Sig.ra Ines fu una delle prime donne in Italia a ricoprire una carica istituzionale E così, alcuni anni fa, la Presidenza del Consiglio ha deciso di onorare il ricordo delle prime donne italiane elette nelle elezioni amministrative del 1946 con una targa celebrativa. I rappresentanti dei Comuni sono stati invitati alla cerimonia e si sono ritrovati l’11 novembre del 2016 nella Sala Polifunzionale in Via Santa Maria a Roma. L’incontro è stato introdotto dall’allora Sottosegretario di Stato Luca Lotti. Era presente il Sen. Franco Marini, Presidente del comitato storico scientifico. Per ricordare il lungo e faticoso cammino delle donne nella conquista dei loro diritti sono intervenute la storica Patrizia Gabrieli e la direttrice di RAI cultura Silvia Calandrelli. Era stata dimenticata l’insegnante Ines Nervi in Carratelli di San Pietro in Amantea, la quale venne eletta Sindaco anche lei nel lontano 31 marzo 1946 appena dopo la fine della seconda guerra mondiale., quando votarono per la prima volta anche le donne. Ricoprì la carica di Sindaco fino alle elezioni amministrative del 1952. Non si ripresentò. Aveva capeggiato una lista della Democrazia Cristiana. Il 31 marzo rappresenta, dunque, negli annali della vita amministrativa del Comune di San Pietro in Amantea, una data storica, non solo perché a quella competizione elettorale, le prime dopo la caduta del regime fascista, parteciparono al voto per la prima volta nella storia anche le donne, ma anche perché venne eletta Sindaco una donna, sposata col Cav. Prof. Vincenzo Carratelli, madre di due figli in tenera età, maestra di ruolo nelle scuole elementari di San Pietro - Centro. Da quel giorno fatale le donne non furono più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce, ma come ricorda la targa “fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana”. – Onorare e ricordare – ha detto l’On. Lotti – affinché nel nostro Paese non si dimentichi cosa è stato. E cioè che quello del 1946 non fu solo il primo voto amministrativo ma che 10 donne furono subito elette. Oggi è normale che ci siano molte donne Sindaco, ma allora non era così. Per questo ricordiamo sperando che questo atto abbracci metaforicamente tutte le donne d’Italia.

Il 3 maggio 2017, però, dietro miei segnalazioni, finalmente a Montecitorio nella Sala delle donne è stato affisso un nuovo ritratto che si aggiunge a quelli delle Madri della Repubblica. Si è trattato dell’undicesima Sindaca Italiana eletta nel 1946, Ines Nervi in Carratelli, prima cittadina di un piccolo Comune della Provincia di Cosenza, San Pietro in Amantea. Il nostro amato Sindaco è stato ricordato nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati On. Laura Boldrini. Presente alla cerimonia anche il Sindaco del nostro Comune Gioacchino Lorelli con una delegazione municipale. La Signora Nervi è morta da diversi anni ed è seppellita nella tomba di famiglia nel cimitero di San Pietro in Amantea. A tutt’oggi non le è stata intitolata nessuna strada. Alcuni anni fa ho consigliato, o meglio ho suggerito gentilmente, al Sindaco e all’intero Consiglio Comunale, l’intitolazione in suo onore della Sala del Consiglio Comunale, per ricordare alle nuove generazioni il suo nome e l’azione politico amministrativa svolta-. Suggerimento accolto. Ora la Sala Consiliare è stata intitolata alla Signora Ines Nervi in Carratelli, uno dei primi Sindaci donna in Italia, maestra elementare. Così disse il Sindaco Lorelli nella seduta consiliare del 21 dicembre 2017 quando il Consiglio per alzata di mano ha deliberato di intitolare la Sala consiliare del Comune di San Pietro in Amantea a Nervi Ines Caratelli:- L’Amministrazione non poteva ignorare la storia di questa donna esemplare, Sindaca di San Pietro in Amantea dal 1946 al 1952. Anni difficili davvero. Dove la volontà senza coraggio e polso fermo non sarebbe bastata. IntitolarLe l’aula consiliare, a seguito dei lavori di adeguamento sismico e ristrutturazione del palazzo municipale, costituisce, per l’Amministrazione tutta, un onore e un dovere-.

1946 – 2022, settantasei anni di donne che votano e che vengono elette-. Ines Nervi in Carratelli fu votata nella seconda tornata elettorale amministrativa del 24 marzo 1946. Capeggiava una lista della D.C. in contrapposizione ad una lista civica “Stella”, capeggiata dall’Avv. Ottavio Policicchio. Era la prima volta che votavano anche le donne e che avevano la possibilità di essere elette. Il Decreto N.74, Articolo 7 del 10 marzo 1946, sotto il Governo di Alcide de Gasperi, aveva sancito l’eleggibilità delle donne. Ecco cosa scrive “Il Corriere d’Informazione” del 19 marzo 1946: Per la prima volta una scheda tra le mani. Ai seggi non manca una certa emozione, tra le donne, certo, consapevoli di vivere in prima persona un traguardo storico e di avere per la prima volta la responsabilità di cittadine, sentita in modo trasversale, senza differenza di età, ceto e istruzione, come racconta Egisto Corradi, testimone del voto di un gruppo di donne ai seggi di Lodi. “Stanno in fila, nel mattino grigio e piovigginoso tutto ben in fila e composte al portone della loro sezione elettorale, in mano il certificato, il rosario e il libro delle devozioni. Sono a malapena le sette e loro, che vengono dritte dritte dalla prima messa, sono lì pigiate ad attendere. Finalmente, a voto scodellato, comunicano le loro impressioni.- Ho fatto una croce grande, grande quanto tutto il foglio-.

Al voto del 1946 c’ero anch’io. Non ho votato perché ancora non avevo compiuto 21 anni di età, ero ancora un ragazzo, però quel giorno delle votazioni me lo ricordo ancora benissimo. E ricordo anche i giorni precedenti al voto, le adunate, i comizi elettorali del Cav. Gaetano Nesi, i volantini, i manifesti e poi lo spoglio delle schede, le ansie e le preoccupazioni dei candidati, i balli e le feste in casa del Sindaco eletto e il Cav. Carratelli, coniuge del Sindaco, al pianoforte. L’elezione di un Sindaco donna nel lontano 1946 ha rappresentato per la Calabria la punta più avanzata della rinascita dell’impegno femminile nella politica comunale. Il nuovo Sindaco eletto era una donna energica, religiosa, maestra elementare di ruolo, coniugata e madre di due figli ancora in tenera età: Carolina e Saverio. Nella lunga parentesi del fascismo le sue aspirazioni sociali e politiche sono assorbite tutte dall’impegno dell’insegnamento. Figura a volte nascosta, a volte oscurata, ma sempre presente e decisiva. Il cammino di donna Ines è stato irto di ostacoli e ricchissimo di pregiudizi, ma proprio per questo la sua lotta è stata ancora più ricca di grandi traguardi e importanti vittorie. Chi scrive è stato suo alunno in quinta elementare. Non c’era ancora nel nostro paesello un edificio scolastico, perciò le aule scolastiche di allora erano ubicate in magazzini a piano terra. La nostra aula si trovava nell’allora Via Michele Bianchi ora Via del Popolo nell’abitazione della famiglia De Grazia presso il Ponte del Vallone. La signora Ines sbaragliò gli uomini, suoi avversari politici e vinse le elezioni a grandissima maggioranza. Venne eletta alla carica di Sindaco nella prima seduta consiliare del 31 marzo 1946 con 14 voti, due in più della sua stessa maggioranza consiliare. C’è da precisare che allora il Sindaco veniva eletto dai consiglieri comunali. In quella prima tornata elettorale venne eletta anche un’altra donna, molto battagliera: Fu Lucarelli Vincenzina, la nonna paterna di Periglio, Ciccio e Sergio Grassullo. Il Sindaco Nervi restò in carica fino al 1952. Realizzò alcune opere importanti: la fognatura comunale e la pavimentazione della strada principale del paese da Piazza IV Novembre a Piazzetta Margherita, dando lavoro a decine e decine di operai di San Pietro. Da allora in poi San Pietro in Amantea ha avuto soltanto Sindaci maschi. Anche il mio paese natale ha scaricato le donne come del resto hanno fatto altri comuni calabresi. Queste donne coraggiose, intelligenti, esperte, sono rimaste “corpi estranei” in un mondo politico dominato dai maschi. Amantea ha dovuto aspettare oltre 68 anni per avere per la prima volta un Sindaco donna. Non le fecero neppure terminare la consiliatura. Venne disarcionata dalla carica di Sindaco dalla sua stessa maggioranza.

San Pietro in Amantea, 9 luglio 2022

Francesco Gagliardi

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chi siamoNel Meridione la prevaricazione e l’irragionevolezza immotivata si manifestano con una definizione che non è quasi mai “kafkiana” ma “fantozziana”. Osservando attentamente, si nota che, Fantozzi, il povero ragioniere viene maltrattato da tutti, compresi i colleghi di pari grado, ma proprio alla fine, prima di vedere scorrere i titoli di coda, gli spettatori, un po’ divertiti e anche scoraggiati, si confrontano finalmente con i veri mandanti, la causa di ogni male: quelle creature mitiche che, dalla cima della piramide sociale, muovono il sole e tutte le altre stelle.

I loro nomi sono rimasti scolpiti nella memoria di tutti gli spettatori per il loro carattere iperbolico: il “mega-direttore galattico”, il “mega-direttore arcangelo”. Meglio, però, non farsi ingannare da queste definizioni perché, nonostante le loro cariche “sovrannaturali”, sono figure concrete, reali e tangibili. Così come era concreta la mega-ditta, la mega amministrazione e la mega autorità. Luoghi, i sopraccitati, di ogni umiliazione, arrivismo, corruzione, prostrazione, servilismo, ricatto e menzogna.

Quasi sempre nei film con Fantozzi protagonista la sofferenza dell’uomo frustrato e avvilito scompare nel volto sereno e conciliante del potere.

Ieri mattina, dopo un buon caffè, mi sono avviato verso Sud. Lungo la strada che costeggia le acque di Ulisse. Destinazione Coreca e i suoi scogli. Dopo aver parcheggiato la C4 Picassò pensavo, di farmi circa tre km sulla stradina sterrata che corre fra la ferrovia e l’Ulisse, prima di tuffarmi nelle exsacre acque.

Come in un film muto degli inizi dell’altro secolo, il tutto mi ha costretto ad abbandonare la figura di Fantozzi, richiamandomi alla mente Franz Kafka, lo scrittore cecoslovacco.

Il termine "kafkiano" è un neologismo della lingua italiana che indica una situazione paradossale, e in genere angosciante, che viene accettata come status quo, implicando l'impossibilità di qualunque reazione tanto sul piano pratico quanto su quello psicologico. Un termine equivalente potrebbe essere perturbante nell'accezione freudiana: qualcosa che è estraneo e familiare ad un tempo, e risuona inquietante proprio per questa sua ineliminabile e spiazzante ambiguità.

Poche righe per ribadire quello che tutti i cittadini, e i malcapitati che passano da Amantea, patiscono ogni giorno e in ogni angolo della città. Strade dissestate, molte delle quali impercorribili, piene di buche, alcune delle vere e proprie voragini, molte prive di illuminazione. Il pericolo per le persone, automobilisti e pedoni, è all’ordine del giorno, oltre i danni ai mezzi. A Catocastro come al Centro Storico, a Campora come ad Acquicella, alla contrada Marano, la situazione è la medesima: abbandono, degrado, incuria, ad iniziare proprio dalla viabilità oltre che dalla carenza di servizi primari per i cittadini. A questo bisogna aggiungere il fatto, non meno rilevante, che il traffico è sempre in tilt, in particolare su Via Stromboli (SS 18) dominata ormai dai TIR che la preferiscono all’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Col tempo la violenza si stempera. Dapprima si cercano dei sostituti. I sacrifici umani rituali di prigionieri di guerra sono dei sostituti del linciaggio rituale del re, che a sua volta aveva sostituito il linciaggio spontaneo.

“Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare.”Bertolt Brecht

Gigino A Pellegrini & G elTarik

 

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simp“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. Umberto Eco
Più degli insulti, a rendere incerto e infido il pubblico è forse l’uso esteso di certi espedienti, ai quali ricorrevano sempre più spesso gli amministratori della cosa pubblica ed in particolare quelli di Amantea, che ormai erano senza veli.
A prova di tutto ciò, basterà citare un breve passaggio di un documento redatto dall’Agenzia del Demanio, Direzione Regionale Calabria con Protocollo n. 2018/5563/DRCAL/CZ” del 20 Marzo 2018 e spedito fra l’altro al Comune di Amantea – Ufficio Tecnico Urbanistica Demanio. Oggetto: Demanialità sita in Amantea: “In riscontro alla richiesta di definizione dei profili dominicali relativi ad un’area sita nel Comune di Amantea ed antistante l’albergo ‘La Scogliera’, si rappresenta quanto segue. Preliminarmente, per chiarezza nella trattazione, appare opportuno rammentare che l’area in esame persevera sulla particella catastale n. 44 del foglio 24 del Comune di Amantea, che risulta in testa al Demanio Pubblico dello Stato sin dall’origine e che è individuata come area Demaniale Marittima dal SID.”

“Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare.”
Più che alla cittadinanza, questo scritto è indirizzato alla nuova Giunta per ricordarle che la gestione della cosa pubblica deve fare in modo che l’etica non venga mai trasgredita. Chi amministra non può non sapere che ogni suo agire individuale, e anche privato, con ciò che è pubblico, include una responsabilità dell’altro. Ciò che è pubblico non può mai essere “mio soltanto”, tanto meno quando sono io ad averlo direttamente, per così dire, tra le mani.
Al contrario, la responsabilità dell’altro è maggiore, in quanto sono io il garante di ciò che è e deve restare di tutti. Fino a qualche tempo fa, potere e arroganza andavano spesso a braccetto, e in particolare se si trattava di un cosiddetto “politico” locale e meridionale. Ancor più seccante se il potente di turno, arrogante e prepotente si rivelava anche deficiente, una sommatoria i cui effetti sono stati letali per la città.
Leonardo Sciascia, che di arrogantemente stupidi, stupidamente arroganti ne incontrò parecchi, compilò una sorta di “classifica”, delle “disgrazie” che possono capitare in un crescendo rossiniano: 1) L’invidia dei colleghi. 2) Gli intrighi. 3) Disprezzo dei potenti. 4) L’imbecillità. 5) L’imbecillità più il fanatismo. 6) L’imbecillità più il fanatismo più lo spirito di vendetta.
Chi scrive non ha remore ad ammettere che non sa spiegare ad amici stranieri quello che accade in Calabria e particolarmente nel proprio paese d’origine. Non è possibile che una Amministrazione, dopo aver ricevuto, il documento sopracitato, non abbia fatto nulla per sottrarre al privato ciò che dallo stesso viene rivendicato come ‘suo’ e cioè l’area antistante l’albergo ‘La Scogliera’ che era e continua ad essere un bene pubblico e che va sotto la dicitura di ‘Demanio dello Stato’.
Chi scrive è sempre più convinto che Il misfatto non consiste in atti di ostilità o di violenza o in manifestazioni di odio: basta l’offesa ai concittadini, cioè un’espressione di oltraggio o di disprezzo che leda il prestigio o l’onore della collettività, a prescindere dai vari sentimenti nutriti dall’autore nei confronti degli altri.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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