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Ecco dov’è la misteriosa Tempsa romana Interpretazione de’ “Lo Scaffale” osservando le “Carte Aragonesi”
Venerdì, 04 Settembre 2020 16:32 Pubblicato in Amantea Futura
Di Sergio Ruggiero in collaborazione con Giuseppe Sconza Testa – Agosto 2020
Carta aragonese (estratto).
Si leggono Amantea, Aiello, Petramala (Cleto).
Motta di Lago e Laghitello sono in posizione discutibile.
Il fiume di Amantea lo chiama Oliva, il fiume Oliva lo chiama Torbido e il Torbido lo chiama Fiumara di Cleta.
Alcuni errori sono ricorrenti nella cartografia antica. Idrisi sbagliando disse: “Amantea, città fiorente sul golfo dell’Oliva”.
La premessa La carta che mostriamo è un estratto delle “Carte aragonesi” (fedele riproduzione settecentesca del Galiani), la cui produzione fu avviata da Alfonso d’Aragona e conclusa dal figlio Ferrante nella seconda metà del 1400.
Le originali sono oggi conservate a Parigi, sottratte alla città partenopea nel corso della discesa di Carlo VIII verso la fine di quel secolo. Semplificando, diciamo che le “Carte aragonesi”, realizzate con metodi assolutamente innovativi per i Tempi, rappresentano il territorio del regno di Napoli con dettagli corografici e abbondanza di toponimi, riportando monti, vallate, pianure, torrenti, fiumi, laghetti, coste, scogli, paesi, castelli, santuari, città murate, rovine e molto altro ancora, delineando un paesaggio ricchissimo di elementi sia medievali sia risalenti all’antichità classica… sulla scorta di antiche carte di tradizione romana (Fernando La Greca – Dipartimento Scienze dell’Antichità Università Salerno).
La domanda Non intendiamo in questa sede approfondire il ruolo assunto dalle “Carte aragonesi” nella tradizione cartografica occidentale, ma la premessa era necessaria per tentare di capire cosa possa rappresentare quel poligono ocra che segnaliamo con il cerchio rosso.
Era ancora tra noi Peppe Marchese quando Giuseppe Sconza Testa, che si sta occupando delle Carte aragonesi, nell’ambito de’ Lo Scaffale pose la domanda: Cos’è quell’articolato poligono di colore ocra tra l’abitato di Petramala e la foce del Torbido?
La risposta Il colore ocra indica che si tratta di una costruzione, lunga circa un miglio e larga mezzo miglio, insistente sul territorio dell’attuale Cleto. La risposta è stata univoca e istantanea: “Per dimensione e articolazione potrebbe trattarsi dei resti di un’antica fortificazione.
Riteniamo dunque che possa trattarsi delle mura di cinta di Tempsa, la colonia romana dedotta nel 194 a.C., citata da Polibio e Tito Livio e rappresentata sulla Tabula Peutingeriana.
Per rammentare gli accadimenti originari facciamo ricorso a uno studio dell’Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Archeologiche Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici: Dopo il discusso stanziamento di 300 armati ai Castra Hannibalis (Catanzaro Lido?) del 199 a.C. due coloniae civium romanorum vengono poste, nel 194 a.C., a presidio delle coste, ionica e tirrenica, in prossimità di due tra i principali e maggiormente strategici siti costieri della regione: Tempsa247, in un luogo non ancora ben determinato tra le foci dell’Oliva e del Savuto248, a controllo degli approdi connessi con le foci dei due fiumi suddetti, e Kroton… 246 COSTABILE 1994, p. 442. 247 Liv. 34, 45, 4-5. 248
Della Tempsa romana sappiamo pochissimo: nulla la documentazione epigrafica, scarsissima quella archeologica riferibile alla prima metà del II sec. a.C., tanto che non esiste tuttora un’ubicazione condivisa della colonia. Sulla questione cfr. LA TORRE 1999, pp. 116-117. 249 Liv. 34, 45, 4-5. Si osservi come, nelle note, Costabile (richiamando La Torre) riferisce che si sa pochissimo della Tempsa romana (nota 248), collocandola in un luogo imprecisato tra le foci dell’Oliva e del Savuto. A questo punto ci chiediamo: Costabile e La Torre hanno mai osservato la Carta aragonese?
La conoscevano? Si sono posti la domanda di cosa potesse rappresentare il poligono ocra lungo un miglio e largo mezzo miglio che noi indichiamo con il cerchio rosso? Forse sì. O forse no.
Tabula Peutingeriana (Riproduzione medievale di una carta romana di epoca imperiale). Temsa (Tempsa) è a 10 miglia da Clampeta (Amantea). Considerando saliscendi, curve e tornanti, la distanza è attendibile. Nel 2008 Fernando la Greca e Vladimiro Valerio (Università di Venezia), in un saggio sulle Carte aragonesi riflettevano sulla disattenzione del mondo scientifico rispetto alla ricchezza di informazioni che esse contengono, per rigidità disciplinare e per paura di sconvolgere ricostruzioni storiche che sembravano consolidate, disattenzione, difficoltà di aggiornamento, disinteresse verso aree minori e subalterne… Da semplici appassionati delle nostre antichità, senza mettere in discussione i professori dell’archeologia e senza paura di sconvolgere alcunché, noi de’ Lo Scaffale pensiamo che il poligono rosso possa corrispondere ai resti delle mura della Tempsa romana e poi altomedievale, per come apparivano agli estensori delle Carte aragonesi del XV sec. Ortofoto con indicazione orientativa dell’area interessata dal poligono riportato sulla Carta aragonese.
La posizione di Tempsa da noi ipotizzata è compatibile con le necessità di una colonia militare, disponendo nelle vicinanze di un’ansa alla foce del Torbido in cui approdare agevolmente, data la convenienza di spostarsi via mare, e di un approvvigionamento idrico garantito dalle fonti perenni che alimentano il torrente Torbido (Cece, San Giovanni, Santa Barbara…). Le colonie di fondazione romana, realizzate a seguito delle conquiste, avevano un preminente ruolo di presidio militare del territorio, e si connotavano per il loro impianto derivato dagli accampamenti legionari (castra). L’insediamento normalmente era caratterizzato da vie dritte che si intersecano in modo ortogonale, attorno all'intersezione cruciforme del cardo e del decumano." Il nostro poligono è articolato perché risente dell’accidentalità dell’orografia, e perché, probabilmente, nel corso dei secoli ha subito ampliamenti e riduzioni a causa di sconvolgimenti sia bellici che naturali.
Dovendo condurre campagne militari lontano da Roma, a partire dalla fine del IV sec. a.C., l’esercito romano fu costretto a trovare delle soluzioni difensive adatte al pernottamento delle truppe in territori spesso ostili. Ciò indusse i Romani a creare accampamenti militari da marcia fortificati, per proteggere le armate. Nascono così le colonie militari romane.
Le colonie romane militari erano poste ai confini o sulle coste, le colonie latine, più dedite alla valorizzazione del territorio, stavano all'interno. Nelle colonie latine venivano stanziati 2500 coloni, nelle colonie romane 300, come nel caso di Tempsa. Pag 4 La villa romana rinvenuta in zona Principessa Nel 2010, nella zona Principessa, a sud di Campora san Giovanni, sono iniziati gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce una villa romana del secondo secolo d.C..
D’altra parte, è noto come tutta l’area costiera compresa tra il Torbido e l’Olivo sia ricca di giacimenti che di tanto in tanto affiorano in occasione di qualsiasi scavo, e come a Serra d’Aiello sia stato rinvenuto, in località Cozzo Piano Grande, un vasto complesso residenziale della seconda metà del IV sec. a.C. che si imposta sui resti di un abitato di capanne del VII e VI sec. a.C., coevo all'ampia e ricca necropoli di località Chiane, non molto distante dal tempio di Imbelli risalente a un’epoca arcaica.
Omero nell’Odissea la cita nei versi 182-184 del I libro: ... con la nave e i compagni, navigando sul mare scuro come vino verso genti straniere, verso Temesa, in cerca di rame, e porto ferro fiammante… rivelando come Temesa fosse famosa per le sue miniere di rame ubicate vicino alla citta' (Strabone) … ed era, nella Calabria protostorica, tra il IX e l’VIII sec a. C., centro attivo di scambio con il mondo greco e con l’Oriente fenicio, miceneo e siroanatolico (Licia Landi, 1996). La villa della Principessa fa pensare alla continuità insediativa della Temesa magnogreca poi romanizzata a partire proprio dalla istituzione della colonia romana di Tempsa (di cui ci stiamo occupando) avvenuta nel 194 a.C. L’insediamento di Temesa (Tempsa o Temsa) sopravvisse fino al VII sec. d.C. divenendo anche sede vescovile. Il suo abbandono definitivo è da ascrivere probabilmente alle difficoltà difensive di fronte alle scorrerie dei Saraceni e ai conflitti con i Longobardi. A tal proposito, è ipotizzabile che gli abitanti dispersi di Tempsa trovarono riparo nei più difendibili centri viciniori di Amantea, Aiello, Petramala (Cleto). Da secoli ormai sugli antichi luoghi è sceso il silenzio, ma a noi "resta quel nulla d’inesauribile segreto" (Ungaretti, Il porto sepolto). La citazione l’abbiamo rubata a Licia Landi, ma era troppo bella per non farlo.
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Facciamo il punto sulla situazione CAS “Ninfa Marina” di Amantea e proponiamo alcune riflessioni dovute
Venerdì, 04 Settembre 2020 15:46 Pubblicato in Primo PianoAmantea 4.9.2020
Per la Città di Amantea ieri è stata, nuovamente, una giornata molto pesante, chiusa la sera prima con una leggera protesta di alcuni cittadini residenti, in merito alle preoccupazioni, tutte ampiamente giustificate, sulla gestione dei positivi del centro CAS di via Firenze, aperta, l'indomani ovvero ieri, con l’arrivo di tutte le Forze dell’Ordine e l’arrivo anche delle Forze Armate.
La mattinata, inoltre, di ieri è stata una carrellata di media televisivi e Forze dell’Ordine, in mezzo alla quale i poveri migranti, ripresi in una protesta dipesa fondamentalmente dalla mancanza di informazioni relativa alla loro situazione, hanno cercato di comprendere e farsi comprendere, inutilmente.
Oggi la situazione continua ad essere confusa, stamattina sono arrivati tutti i dispositivi di quarantena per gli ospiti del Centro migranti emessi, in ampio ritardo dal Comune di Amantea, in mezzo al quale la struttura del Centro Migranti di via Firenze, con tanto di operai e ditte al lavoro, in fretta costruisce ed assembla separatori in muratura e ferro, simili a lagher tedeschi.
In tutto questo si capisce che nessun migrante verrà trasferito, ne ora ne in futuro, ne positivo ne in quarantena, perché non conviene a nessuno di coloro che hanno potere decisionale, ne tanto meno conviene spostarli dove potrebbero, a loro parere, creare maggiori problemi.
Vorremmo proporvi una riflessione sulla vicenda dei 26 positivi al Covid, almeno per ora questi sono i numeri, nel centro accoglienza di via Firenze.
- Ogni simile struttura necessita di un accredimento per poter ospitare i cosiddetti migranti;
- L’accreditamento viene rilasciato dalla Prefettura competente dopo accurata visita ispettiva di un nucleo tecnico di valutazione.
Nucleo che, ovviamente, racchiude diverse competenze specialistiche.
Ciò, si premette, perché l’atto di accreditamento è la vera “chiave di volta” sul da farsi.
Ora, acclarato che su 97 ospiti un quarto di loro risulta positivo, ovvero ben 26, questa struttura può continuati a mantenere lo status di “struttura accreditata”?
Ecco, credo che chi ha accreditato ha l’obbligo di rimandare nuovamente il nucleo di valutazione per dare risposta a questa semplice domanda:
I 26 soggetti positivi possono all'interno della struttura essere separati dai restanti 75 al fine di evitare ulteriori ed inevitabili contagi?
Se ciò non è possibile, così come crediamo non sia possibile, allora è bene che venga sospesa con immediatezza la certificazione di accredito con contestuale spostamento di tutti i soggetti ivi allocati.
Poi, si proceda alla sanificazione della intera struttura con l’esecuzione delle opere ritenute fondamentali e solo dopo si potrà riaccreditare la struttura e ricollocarci gli ospiti.
Mi pare invece che di tutto ciò, che è di una semplicità disarmante, non vi sia traccia alcuna.
Il rischio concreto, se non si procede con tutte le precauzioni del caso, è di avere nel bel centro della città un vero e proprio focolaio con 97 positivi.
Sarebbe davvero un errore madornale che le Autorità competenti non possono permettersi.
Ne va della salute di una intera comunità.
Si lavori con coscienza e con generosità per salvaguardare tutti.
Questo è il nostro auspicio.
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Riapre l'Ufficio Postale di Campora San Giovanni su Corso Italia.
Venerdì, 04 Settembre 2020 15:38 Pubblicato in Campora San Giovanni
Di seguito il comunicato stampa sulla riapertura dell’ufficio postale di Campora San Giovanni, ad Amantea, dopo un periodo di chiusura dovuto ai lavori di ristrutturazione dell’immobile che ospita la sede di Poste italiane, ad inviarcelo è stato Vincenzo Frascà Corporate Affairs
Media Relations della Calabria di Poste Italiane sede di Reggio Calabria
POSTE ITALIANE: RIAPRE AD AMANTEA L’UFFICIO POSTALE DI CAMPORA SAN GIOVANNI
" Poste Italiane comunica che da domani l’ufficio postale di Campora San Giovanni, ubicato in corso Italia, ad Amantea, riaprirà al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle 8,20 alle ore 13,35 e il sabato dalle 8.20 alle 12,35.
La sede è dotata anche di un ATM di ultima generazione, in funzione tutti i giorni della settimana e 24 ore su 24, che consente di effettuare operazioni di prelievo di denaro contante, interrogazioni su saldo e lista movimenti, ricaricare tutti i telefoni cellulari, pagare le principali utenze e oltre 2mila bollettini di conto corrente postale e ricaricare la carta prepagata Postepay.
Anche in questa fase, l’Azienda raccomanda ai cittadini di entrare negli uffici postali avendo cura di indossare i dispositivi di protezione individuale e osservando scrupolosamente il distanziamento interpersonale, indispensabile per contenere la diffusione del virus Covid-19".
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