Non c'è nessuno di fronte a me. Due sedie vuote e due a dondolo sullo sfondo. Qualche tempo fa c'era una donna alla mia sinistra. Qualche tempo fa. Non so quanto tempo siamo rimasti seduti uno di fronte all'altro. Senza dirci nulla.
Sapevo che non avevo avuto mai il tuo amore.
Non respiravo, ero debole.
Sapevo che non c’era.
Avrei desiderato che tu non lo dicessi.
Rinchiusi, come eravamo, ognuno nel proprio spazio di una esistenza slegata. Ho aperto una pagina del libro, ho alzato la testa, i nostri occhi si sono incontrati e abbiamo sorriso, prendendo atto che eravamo, infatti, seduti uno di fronte all'altro. Lei mi aveva preceduto. Con un po' di imbarazzo mi ero diretto verso la sedia. Porto sicuro, finalmente. Arrivavo in quel luogo da non so dove.... Forse da un'altra era.
Dentro! Dentro!
Ci sono molte sedie.
Fuori, fuori,
ci sono due sedie speciali,
trattale con cura.
La rii dà!
Gigino A Pellegrini
All'improvviso era primavera, la neve si stava sciogliendo sulla catena del Pollino e i miei sentimenti scorrevano come fiumi appena nati. Ho chiesto a me stesso: “Che regalo mi farai oggi? "Questo", disse, e ha buttato ai miei piedi delle castagne, mentre mi sedevo su un ramo di ulivo dell’amico Giuseppe, dondolando le mie gambe. Sul suolo c'erano pellicce, tende bianche e vaporose alle finestre e specchi. Cosa potrebbe significare? Non ho avuto il tempo di chiedermelo.
Una donna del passato, con capelli cenere,è venuta verso di me vestendo un sorprendente abito di raso nero che le lasciava le spalle scoperte ed era tenuto fermo da un filo di seta blu. Dei tuoni hanno interrotto il mio sogno. Era arrivato il venerdì delle “Varette” (piccole statue che fanno parte della processione tradizionale cattolica)
Da ragazzino ho sempre assistito alla processione del venerdì prima di Pasqua.I ricordi riaffiorano e anche alcune domande che mi ponevo. Non ho mai capito, per esempio, l’assenza di Giuseppe al funerale del figlio Gesù. Eppure un figlio rappresentava e rappresenta la carne dei genitori, il prolungamento della loro carne e in qualche modo rappresentava e rappresenta il prolungamento della loro vita.
La loro vita e la loro carne allora come adesso è lì, incarnata al di fuori di loro, in quel figlio che però sarà senza vita. La madre, Maria, affranta, sono certo, sarà sempre lì. Dietro alla salma del proprio figlio.
Durante gli anni stupendi della Magna Grecia, la preparazione al funerale era riservata alle donne della famiglia, che lavavano e vestivano il defunto per l'esposizione (prothesis) e il compianto; questa cerimonia si svolgeva generalmente in privato, con il corpo disteso su una kline o su un letto ricoperto di tappeti, ma in alcune occasioni poteva essere pubblica.
La bocca del defunto durante la cerimonia era coperta da una benda, talvolta di foglia d'oro, che riproduceva la forma delle labbra. . Fuori della casa colpita da un lutto veniva posto un vaso pieno d'acqua per la purificazione dei convenuti e successivamente dell'abitazione e dei familiari.
Col passare degli anni mi sono reso conto che per una madre perdere il proprio figlio deve essere la tragedia più grande che possa colpire la vita di una donna che lo ha partorito. Un dolore dal quale non ci si riprende mai, una ferita sempre aperta. Si vedrà di nuovo la statua di quella madre piangere per quel figlio e per ciò che avrebbe potuto vivere e per il suo futuro che non ci sarà.
Stamattina, a distanza di anni, non mi ritroverò sullo stesso muretto delle Scuole Elementari del mio paese natio mentre da lontano arriveranno quelle voci che annunceranno l’arrivo delle immutate statue portate a spalla e che rappresentano i protagonisti del sacrificio di un giovane di 33 anni, dei suoi aguzzini e dell’inconsolabile madre dal volto coperto dal velo accompagnata dalle voci e pianti di tantissime donne.
Lei apparirà, come sempre,in quel suo vestito nero dietro al corpo senza vita di quel figlio. E, come allora, la percezione del cordoglio della collettività non sarà la stessa per il padre “assente”. L’attenzione tenderà a concentrarsi sullo straziante dolore della madre e sul corpo di quel figlio.
Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik
Nella mattinata di giovedì 16 marzo, nel plesso dedicato a don Giulio Spada dell’IC Mameli Manzoni di Amantea si è tenuta l’inaugurazione di un percorso di barefooting, uno dei due allestiti nell’istituzione scolastica.
Quella del barefooting è un’attività, forse ancora poco conosciuta, ma indubbiamente in via di diffusione, che consiste nel camminare a piedi nudi su superfici di diverse consistenze, fatte di ciottoli, sabbia, corteccia, paglia, erba, acqua, tronchi, …
Sono molti i benefici fisici ma anche psico-fisici che se ne traggono, proviamo ad elencarne alcuni: camminare a piedi nudi evita la formazione dei piedi piatti in fase di crescita, previene la formazione di alcuni deformazioni del piede che ha una struttura complessa per il carico di peso che deve sostenere e per le capacità recettive sensoriali che possiede e che non vengono più sollecitate con l’uso delle scarpe, migliora la circolazione sanguigna, in particolare quella venosa, previene il mal di schiena, aiuta ed eliminare grassi e tossine a beneficio del sistema immunitario,…
Camminare a piedi nudi non ha età, questa attività giova a tutti. Dopo il periodo di pandemia, forse si è acquisita una maggiore consapevolezza sul fatto che l’evoluzione dell’uomo ha portato lo stesso essere umano a vivere sempre più in contesti fortemente antropizzati, caratterizzati spesso da un abuso della tecnologia, ove il contatto con l’ambiente naturale è divenuto sempre più raro e circoscritto ad isolati momenti.
Il camminare a piedi nudi oggi riporta a ripercorrere quella dimensione di maggiore contatto con la natura e quindi di maggiore benessere psicofisico. Inserire questa attività a scuola significa prestare attenzione allo sviluppo fisico e parallelamente psichico del bambino/del ragazzo aiutandolo ad acquisire anche una maggiore consapevolezza del proprio corpo in relazione con l’ambiente, potenziandone l’equilibrio e la capacità di adattarsi all’ambiente.
L’iniziativa di allestire dei percorsi di barefooting nella scuola, è nata da un’idea del prof. Morelli Nicola, un’idea la cui realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione fattiva della docente di materia Sandra Spaccarotella, di alcuni collaboratori scolastici e al supporto della dirigente scolastica Licia Marozzo che ha accolto con interesse la proposta. Alla manifestazione di inaugurazione erano presenti anche gli operatori commerciali del territorio che hanno collaborato per il reperimento di alcuni materiali, ma soprattutto per la messa in opera di questi due sentieri, realizzati rispettivamente nella scuola primaria don Giulio Spada e nel plesso scolastico Manzoni. Ora l’impegno sarà quello di far sì che l’attività divenga parte del curricolo di educazione fisica della scuola primaria e secondaria perché per camminare non vi è bisogno di competenze didattiche specifiche: camminare è naturale, camminare a piedi nudi lo è di più.
La Dirigente scolastica