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la-rana-e-il-bove 600x400Sig. Maestro ce la racconti oggi una bella favoletta? Sì, ve la racconto. C’era una volta………un pezzo di legno risposero all’unisono i miei mocciosetti. No, c’era una volta una rana che viveva in uno stagno. Si vantava di essere la più grande degli animali dello stagno. Ma un bel giorno arrivò un bue ad abbeverarsi nello stagno. La rana, molto vanitosa, quando vide il bue così grande incominciò a gonfiarsi, voleva diventare più grande del bue. Si gonfiò così tanto che alla fine scoppiò. Ma perché oggi ho voluto raccontare questa bella favoletta piena di significati profondi? Lo spunto me lo ha dato un certo personaggio squallido quanto fallimentare, un certo personaggio dei Parioli romani, un personaggio radical chic della Roma bene, conosciuto e apprezzato solo all’interno delle mura romane e a Capalbio, località frequentata dai personaggi snob e non dal popolino. Il suo nome è Carlo, di cognome fa Calenda. Di calende io conosco soltanto la locuzione italiana “Alle calende greche”. Questo personaggio gonfiato dai giornali, dalle radio e dalle televisioni si crede un salvatore della Patria, un predestinato, un nuovo Alcide De Gasperi che ha salvato l’Italia dal comunismo. Lui invece vuole salvare l’Italia dal fascismo, impedire alla Meloni di varcare la soglia di Palazzo Chigi e superare in voti Forza Italia di Berlusconi. Non so in quale mondo vive, forse sulla luna non certo sulla terra. Ogni giorno le spara sempre più grosse. Cosa dichiarerà a pochi giorni dalle elezioni del prossimo 25 settembre? Dirà che vincerà le elezioni e lui sarà il nuovo Presidente del Consiglio, l’unico erede di Mario Draghi. Evidentemente non legge i giornali, non guarda le televisioni e non ha avuto tra le mani i sondaggi e gli ultimi risultati sulle intenzioni di voto degli italiani. Tronfio ha dichiarato;- Toglierò tantissimi voti alla destra e posso mettere Forza Italia sotto il 3%-. Sta sognando o sta delirando? Abbiamo un partito, il suo, che viaggia al di sotto del 2% e il suo leader si permette di fare simili dichiarazioni. Il suo partito è al di sotto dello sbarramento, lui rischia di non venire neppure eletto Deputato o Senatore, ma come la rana della favoletta ogni giorno si gonfia, si gonfia, si gonfia così tanto che il 25 settembre alla fine scoppierà. Dimenticavo, il posto che occupa nel Parlamento Europeo lo deve grazie ai voti degli iscritti e dei simpatizzanti del Partito Democratico che lui ha ripudiato e che nelle prossime elezioni voleva ardentemente allearsi per sopravvivere. E’ finita malissimo. E’ prigioniero dei suoi sogni. Diffonde sondaggi irreali. I suoi ormai lo hanno capito e già lo stanno scaricando, Si pavoneggia così tanto e attribuisce alla sua “Azione” un ruolo determinante che non ha e tenta di prendersi la scena da protagonista. Si pavoneggia come fa il pavone quando fa la ruota. Si gonfia, si gonfia come la rana della favoletta e alla fine scoppierà. Il suo centrino non vale neppure il 3%.

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Braciere-Fuoco25 settembre 2022. Si voterà in Italia per eleggere il nuovo Parlamento. Secondo le previsioni e come i sondaggi elettorali da oltre un anno stanno indicandodovrebbe vincere la coalizione di centro destra. Esulteranno certamente la Meloni, Salvini e Berlusconi. Ma ora con la crisi economica galoppante, con bollette di luce e gas alle stelle, con fabbriche che chiudono, con l’euro che crolla rispetto al dollaro, con una guerra in corso e non si sa quando finirà, con Putin che ricatta l’Europa chiudendo i rubinetti del gas, per il nuovo governo che si formerà sarà davvero dura. E per il nuovo Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, ci saranno tante gatte da pelare e sarà davvero difficile governare. Sarà un autunno freddo e l’inverno che verrà sarà gelido per davvero. Prepariamo in tempo la legna da ardere per i caminetti e per le stufette a legna, i carboni per il braciere. Il braciere fino ad oggi lo abbiamo usato come sotto vaso, da ora in poi lo useremo per riscaldarci come una volta. E prepariamo pure le candele steariche, i lumi a petrolio e le lucerne ad olio. E le nostre mamme e le nostre mogli impareranno a cuocere gli spaghetti a fiamma spenta. Le vie, le piazze, le chiese, gli edifici pubblici resteranno al buio, come al tempo della seconda guerra mondiale. Termosifoni addio e televisione spenta alle dieci di sera. Esagerato? Non direi con i tempi che corrono e con quello che ci aspetta. Sarà un Natale al freddo e al buio, un Natale come ai vecchi tempi antichi quando per riscaldarci un po’ trascorrevamo la notte di Natale intorno ai falò che i ragazzi accendevano davanti i sagrati delle chiese. Siamo in guerra anche se il nostro Parlamento non l’ha ancora dichiarata ufficialmente E quando si è in guerra si dovranno fare enormi sacrifici. Ritornerà la tessera annonaria? Il pane, lo zucchero, il burro, la pasta, la marmellata, il riso, il latte, l’olio e tutti gli altri beni di consumo saranno razionati? E per il caffè? Chi ne desidera “natazzulla” dovrà ricorrere al surrogato o all’orzo abbrustolito e macinato in casa. Ma queste cose le sanno i giovani di oggi? Non direi. Noi, invece, che abbiamo vissuto in un piccolo paese di provincia siamo stati fortunati perché avevamo la capretta, il maiale, le galline, i conigli e nell’orto sotto casa i pomodori, le melanzane, l’insalata e frutta di stagione in abbondanza. Per non dire dei fichi secchi nei “casciuni” nel “catoio”. Chi viveva in città pativa la fame e i pochi cibi che c’erano erano venduti a caro prezzo. Ai forni noi non facevamo la fila per acquistare il pane perché il pane lo facevamo in casa. In città davanti ai forni si facevano lunghe file per aspettare la distribuzione del pane e alcune persone si presentavano davanti ai forni quand’era ancora notte. Si faceva la fila per la sopravvivenza, per una pagnottella di 50 grammi. Pane nero fatto di poco grano e di legumi sfarinati, grano giallo di granturco, pane che si induriva, immangiabile, ma per sopravvivere si doveva per forza mangiare.Oggi, invece, si fa la fila davanti ai negozi per comprare l’ultimo modello di telefonino o dell’I-pad. Ma quanto durerà questa terribile guerra che sta sconvolgendo il nostro tenore di vita? A lungo. E nel frattempo chiuderanno le industrie e milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro. La gente non ne può più. Si temono disordini e occupazioni di fabbriche. Cosa fanno i partiti? Il 26 settembre tutti diranno che avranno vinto, nessuno ha perso. Qualcuno, però, sono convinto, si leccherà le ferite. E’ probabile che ci sarà un congresso del Pd e Letta sarà ancora segretario oppure dimissionario? Dipenderà da molti fattori. Certo è che Letta, secondo gli ultimi sondaggi, da sconfitto, non potrà restare leader di una coalizione inesistente. Non vorrà essere stritolato dalle guerre interne tra chi chiederà di guardare a Conte e chi a Renzi e a Calenda. Per lui non ci saranno problemi, Parigi lo sta aspettando.

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giggino pell“Signori, a me l’orecchio!/ E chi di voi vorrà sbarrar l’udito/ a ciò che reca il vento della Chiacchiera?/
Io, dall’oriente al declinante occaso,/faccio del vento il mio caval di posta/per far palesi al mondo i fatti altrui/come spuntano sul terrestre globo./Sulle mie lingue corre la calunnia/ch’io vo disseminando di continuo/nei più svariati idiomi della terra/ inzeppando le orecchie della gente/di false dicerie: parlo di pace,/mentre la subdola inimicizia/sotto il sorriso della sicurezza/prepara i colpi che infierisce al mondo”. Enrico IV di W. Shakespeare

Il mio interlocutore, nel sogno, si lamentava del fatto che oggi la situazione si sia in qualche modo capovolta. Secondo lui, il potere occidentale ha fatto di noi l’oppressore e quindi il nemico. Per questo motivo ci sentiamo in qualche modo in dovere di fare un mea culpa, e questo senso di colpa ci spingerebbe spesso fino alla negazione dell’identità. In questo contesto, come si poteva pensare di ribaltare questo mondo contorto e religioso?

Ritornando a vivere in parte nel Sud, non ho potuto non notare la contorta “dipendenza” tipica degli sconfitti che viene ribadita quasi quotidianamente in qualsiasi circostanza, anche nel cercare con diritto di ottenere un qualsiasi banale certificato. Anche in questo viene sottolineato il “favore” che ti viene fatto.

Osservo come su gran parte della collettività vi sia una spada di Damocle! Secondo il racconto di Cicerone, Damocle era un membro della corte di Dionisio II, detto il “Vecchio”, tiranno di Siracusa. Damocle, in presenza del tiranno, durante un banchetto iniziò a toccare con mano i piaceri dell'essere un uomo potente. Solamente al termine della cena egli notò, sopra la sua testa, la presenza di una spada sostenuta da un esile crine di cavallo.

Forse esposto per anni in eccesso ad altre culture, orgoglioso della storia della propria regione, mi sono sentito intrappolato in un freddo e fumoso paese cattolico dove è impossibile stare a proprio agio senza una spessa imbottitura di ipocrisia tra l’uomo ed il mondo che lo circonda.

I boschi qui non sono mai bruciati per autocombustione e comportamenti distratti. La montagna in Calabria è stata il regno dei mistici e della delinquenza, il deserto spirituale dei santi ecologisti in fuga dal mondo e il rifugio preferito di furfanti e irregolari in lotta col potere.
La storia della Calabria dice che qui la gente non ama la natura che regna per sé. Le montagne che incombono incontrastate sui paesi marinari e alla Sila fanno paura, e i boschi e le foreste un tempo fitte ed estese sono stati considerati sin dall’antichità un danno più che una ricchezza, “terra rubata” all’agricoltura.

Oltre 150 anni passati invano, nonostante le vittime, le devastazioni, le umiliazioni, gli sgarbi, le “rapine” (a volte palesi, a volte impalpabili) per depredare e saccheggiare questa regione (che, comunque, non è rimasta a guardare), in nome di una presunta “superiorità”. Una stupida disfida a chi ce l’ha più lungo. 

Dietro il mio tono rabbioso e dolente avverto la percezione che gli orrori della vita nella Calabria post unitaria e Savoiarda siano in gran misura non necessari. Il sudiciume, la stupidità, l’abiezione, la povertà sessuale, la dissolutezza nascosta, la volgarità, le cattive maniere, l’atteggiamento di censura – queste cose sono superflue, poiché il moralismo di cui sono una reliquia non sostiene più la struttura della società. Gente che avrebbe potuto essere felice, senza perdere in capacità, ha scelto invece di essere triste, inventando tabu insensati con cui terrorizzare sé stessa.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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