
Ecosistema si chiama l’ultima brillante operazione condotta dai carabinieri di Reggio Calabria nell’ambito di un’operazione antimafia coordinata dalla Dda.
“Arrestate 14 persone accusate, a vario titolo, tra l’altro, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti e violenza privata.
E altre quattro persone sono state destinatarie di un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria.
L’operazione riguarda le cosche di 'ndrangheta Iamonte e Paviglianiti, attive a Melito di Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, comuni della provincia di Reggio.
Secondo l'accusa, la cosca Paviglianiti avrebbero condizionato anche il regolare svolgimento delle elezioni comunali del 2014 di San Lorenzo.
In manette è finito anche il sindaco di Bova Marina, Vincenzo Crupi. Un avviso di garanzia è stato notificato anche al consigliere regionale della Calabria Francesco.
Coinvolti anche imprenditori attivi nel settore della raccolta rifiuti, che secondo le indagini, grazie al sostegno della criminalità organizzata locale, alla collaborazione di liberi professionisti ed alla compiacenza di funzionari e amministratori pubblici, hanno condizionato il regolare svolgimento di gare d’appalto in alcuni comuni del basso Jonio reggino.
Ai domiciliari il sindaco di Bova Marina, Crupi, il vicesindaco e l’assessore al Turismo di Brancaleone, Giuseppe Benavoli ed Alfredo Zappia, e l’ex sindaco di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria, già coinvolto in una precedente operazione.
Avvisi di garanzia sono stati notificati ai sindaci di Motta San Giovanni, Paolo Laganà, di 61 anni, e di Palizzi, Arturo Walter Scerbo, di 54, e all’ex consigliere regionale della Calabria Pasquale Maria Tripodi, di 59.
Secondo quanto emerso nelle indagini, una cosca di 'ndrangheta ha preteso il ritiro di una lista per le elezioni comunali, poi non effettuate per mancanza di candidature.
La cosca di 'ndrangheta Paviglianiti, infatti, avrebbe esercitato la propria influenza anche sulle elezioni comunali del 2014 di San Lorenzo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, i Paviglianiti avrebbero preteso che Rosario Azzarà, imprenditore al centro dell'indagine, che voleva proporre la propria candidatura, rinunciasse a presentare la lista.
Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho ha detto che alla “ndrangheta” venivano chiesti posti di lavoro .
Questa era la merce di scambio. Una abitudine molto presente in Calabria dove manca il lavoro e quel poco che c’è stimola fortissimi appetiti che arrivano ad indurre un celato ma molto presente voto di scambio od almeno una incidente corruzione elettorale.
Così la “ndrangheta” penetra nelle amministrazioni comunali.
Secondo Cafiero de Raho, «la società Ased aveva il monopolio nel settore dei rifiuti in tutta l’Area grecanica. Addirittura, Azzarà, incontrando la moglie di un dipendente che chiedeva conto del taglio del 50% della retribuzione del coniuge, lasciava intendere alla donna che si trattava di una”'trattenuta” per soddisfare i politici».”
Questa ultima dichiarazione , poi, apre un mondo di terribile violenza che distrugge moralità sociale e dignità umana.
E’ stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito Cadell’ operazione effettuata dai carabinieri nel Basso Ionio Reggino il Consigliere regionale del CDL Francesco Cannizzaro
Questo il suo comunicato stampa: “Questa mattina alle ore 7:50 mi è stata notificata dai carabinieri una informazione di garanzia a firma del p.m. della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo dal quale si evince che sono indagato per un’ipotesi di reato inerente il vantaggio che avrei ottenuto da parte della cosca Paviglianiti di San Lorenzo in cambio di un appoggio elettorale in mio favore”.
“Per quanto sia scontato di aver la massima fiducia degli organi inquirenti – aggiunge Cannizzaro – vorrei esternare, accanto alla mia altrettanto scontata serenità personale e professionale, che sono sin da questo momento a disposizione degli Organi inquirenti per essere interrogato, ascoltato, sentito affinché si possa chiarire la vicenda in maniera tempestiva e senza che si lasci alcuna ombra su quello che è il mio percorso ed impegno politico sin dalla mia primissima esperienza”
Parliamo del processo "Erga Omnes", condotto dalla Procura di Reggio Calabria contro lo scandalo dei rimborsi elettorali. Un'inchiesta che mostrerà l'uso allegro dei fondi pubblici da parte della politica locale.
I consiglieri regionali della Calabria avrebbero distratto o, comunque, utilizzato per finalità non consone alla normativa vigente, migliaia e migliaia di euro derivanti dai rimborsi elettorali.
Ora sono in 26 a rischiare il processo. Andrebbero a "fare compagnia" a Luigi Fedele e Nino De Gaetano, ex assessori regionali già a giudizio nel processo
Fedele e De Gaetano, in passato spediti agli arresti domiciliari (De Gaetano da assessore esterno ai Trasporti della Giunta Regionale di centrosinistra) sono già in dibattimento e per loro la Regione di Mario Oliverio ha scelto in maniera ignobile di non costituirsi parte civile per rivalersi su cui avrebbe dissipato migliaia di euro.
Ora, però, i pm Gaetano Paci, Matteo Centini e Francesco Ponzetta hanno chiesto il rinvio a giudizio per altri 26, tra consiglieri regionali, ex consiglieri, collaboratori e portaborse vari.
La procura di Reggio Calabria chiede il processo per tutti i 26 soggetti, politici o collaboratori, accusati di falso e peculato, reati operati nella gestione dei fondi pubblici destinati all’attività dei gruppi consiliari a Palazzo Campanella.
Le 26 persone rinviate a giudizio sono
i deputati del Pd Bruno Censore,
Ferdinando Aiello, e
Demetrio Battaglia,
il senatore Giovanni Bilardi
e poi Carmelo Trapani collaboratore del senatore Giovanni Bilardi,
Vincenzo Ciconte,
Giovanni Raso e
Candeloro Imbalzano,
l’ex presidente di Regione Calabria, Agazio Loiero,
l’ex segretario questore del Consiglio regionale, Giovanni Nucera,
gli ex consiglieri Pasquale Tripodi,
Alfonsino Grillo,
Alfonso Dattolo,
Nicola Adamo,
Giuseppe Bova,
Antonio Scalzo,
Francesco Sulla,
Sandro Principe,
Pietro Amato,
Mario Franchino,
Emilio De Masi,
Domenico Talarico,
Mario Maiolo,
Carlo Guccione.
Chiesto il processo anche per l’assistente amministrativo Giovanni Fedele e per Diego Fedele, figlio dell’ex assessore regionale ai Trasporti, Luigi, il quale è già in giudizio con rito immediato.