Relativamente alla frana che ha interessato la collina dell’ospedale si è giunti ad un primo risultato
I CTU della Procura avrebbero accertato che la villa sarebbe stata realizzata in maniera difforme rispetto al permesso rilasciato dal comune.
Da qui la disposizione della demolizione
Ovvio il ricorso al TAR da parte dei proprietari .
Proseguono invece le indagini sul secondo fronte della inchiesta.
Il sostituto PM della Procura della Repubblica di Paola, Maria Camodeca, indaga sulle ragioni dell’avvenuto smottamento che ha comportato la chiusura di Via Bernardino Telesio, la strada sottostante l’ospedale
Si ipotizzano il disastro colposo e l’abuso d’ufficio.
Risultano indagati i due proprietari della casa, il direttore dei lavori, l’ex responsabile dell’Utc, il geometra Salvatore Romito e l’architetto Silvestro Mannarino tecnico esterno del Comune.
Non sarà facile dimenticare la vicenda della scomparsa delle offerte al Santuario di san Francesco di Paola.
Due le posizioni espresse, due le strade percorse.
Da un lato c’è chi invoca il Papa Bergoglio e la nuova strada della evangelizzazione . E’ il caso di don Fausto Cardamone, parroco di San Nicola di Cosenza, che accusa i frati del santuario di San Francesco di aver” tradito l'insegnamento del Santo". Don Fausto Cardamone durante l’Omelia ha tuonato “I frati hanno tradito l’insegnamento di San Francesco. Come è possibile accumulare tanta ricchezza? Comprensibile per un laico, non cosi per la chiesa che ha principi, leggi, regole ben diverse. I soldi devono servire per realizzare opere, per sostenere le comunità religiose per fare del bene, non certo per speculazioni finalizzate all’arricchimento. Io non so i dettagli della vicenda ma resto perplesso di fronte a certe cifre: un milione e mezzo, tre miliardi delle vecchie lire!.”
E la mente viaggia obbligatoriamente verso un altro evento avvenuto recentemente e nei pressi di Paola. Parliamo di quanto avvenuto nell’istituto Papa Giovanni 23° di Serra d’Aiello di proprietà della curia. Anche lì tanti i soldi spariti ed in aggiunta tanta la sofferenza degli ospiti , tanta sofferenza delle centinaia di lavoratori rimasti senza lavoro. Una ferita mai chiusa della società civile ma soprattutto della diocesi cosentina
Una posizione della di Don Fausto Cardamone che farà sicuramente discutere. Ma come non essere d’accordo con quanto afferma il parroco di san Nicola che invoca il ritorno ad una chiesa evangelica ed evangelizzante, sobria, non legata alla ricchezza, ai privilegi, al potere, al carrierismo.
L’altra strada è quella percorsa da monsignor Nunnari il quale ha fatto visita al santuario di San Francesco di Paola incontrando i padri Minimi ed esprimendo «Solidale vicinanza spirituale ai frati» che secondo il prelato sono stati vittime di una truffa.
Pur affermando che il fatto non incide certamente : «sulla trasparente figura di San Francesco di Paola, che esprime nella sua calabresità, il meglio della nostra gente e il costante richiamo alla permanente tensione di riforma della Chiesa», il vescovo sollecita «una celere risoluzione del caso, confidando nell'impegno della magistratura e di quanti sono chiamati ad indagare affinchè sia fatta piena luce sull'incresciosa vicenda nella quale non dovrà mancare la sincera collaborazione dei frati per l'accertamento della verità.”
Forse è il caso di rivedere qualcosa nella Chiesa cosentina.
Non è una soluzione alzare muri di silenzi protettivi quando gli scandali colpiscono la chiesa.
Anzi è proprio in questi casi che la società vuole che la chiesa si apra alla ricerca degli errori da chiunque fatti.
“Non voglio giudicare nessuno, – dice Padre Fedele, seduto sull’uscio dell’appartamento di Laurignano in cui vive ospitato dai parenti, a Maria Teresa Improta – l’unico giudice è Dio. Credo però che avere una somma del genere in una cassa di religiosi sia eccessivo, se servono per opere sociali che ben vengano, ma l’accumulo di denaro fine a se steso è contro le nostre regole. San Francesco è un personaggio da imitare. Chi meglio di lui parlò di povertà ed insegnò a non avere nulla? E’ che spesso ce ne dimentichiamo, nonostante il voto di povertà. Se ho scelto di fare il cappuccino non posso possedere. Io infatti la mia pensione non l’ho mai ritirata, con atto notarile ho rifiutato di incassare l’assegno mensile che viene direttamente girato a favore prima dell’Oasi Francesca, ora del Paradiso dei Poveri. In tasca non ho nulla e ne sono orgoglioso. Il commercio in santuario e le cifre astronomiche nei conti correnti mi spaventano. San Francesco nella tomba si rivolterebbe. Spero che i frati riflettano e tornino sulle orme dei nostri fondatori: poveri, senza nulla”.
Qualcuno avrebbe dovuto vigilare.
“Funziona così – spiega Padre Fedele – l’economo redige i bilanci della struttura, poi c’è un economo provinciale e un consiglio provinciale che vigilano sulla regolarità delle operazioni finanziarie. Se ci sono anomalie interviene prima il vescovo di Cosenza, poi la congregazione, poi il Tribunale della Sacra Rota. Penso che l’ammanco non sia stato denunciato, non per coprire la vicenda, ma per salvaguardare il frate economo. Però non dovremmo avere vergogna se un fratello sbaglia. Si parla di un raggiro, ma siamo abbastanza intelligenti e preparati. L’economo è un laureato, un professionista, non il primo arrivato. La verità va detta, spesso siamo noi sacerdoti che raggiriamo gli altri. Se c’è stato un raggiro come sono finiti i soldi in operazioni di speculazioni in borsa? I fedeli sono troppo buoni, non vanno al santuario per rubare. Anzi. Donano a San Francesco i propri averi privandosene. A loro dico: non date soldi ai santi, aiutate i poveri, i nuovi poveri, i disoccupati, chi non ha niente in frigorifero, investite nel sociale, non negli oboli”.