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Prostituzione minorile, arrestato il parroco condannato

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Rapporti sessuali con minorenni comprati a Mileto, Zungri, Briatico e Parghelia. Con l’ex parroco di Zungri coinvolti un pensionato ed un bulgaro, mentre altri vibonesi si trovano sotto processo

Ecco il giro che ha coinvolto don La Rosa

Coprono un arco temporale che va dal gennaio al febbraio 2016, con specifici episodi di corruzione di minore e prostituzione minorile che sarebbero avvenuti a Zungri, Briatico, Mileto, Parghelia e Vibo, le contestazioni mosse nell’inchiesta “Settimo cerchio” che ha portato oggi in carcere don Felice La Rosa, 43 anni, di Calimera (frazione di San Calogero), ex parroco di Zungri. La pena complessiva e definitiva per l’ex sacerdote ammonta a due anni e quattro mesi, ma il residuo da scontare è pari ad un anno ed un mese di reclusione. L’inchiesta della Squadra Mobile di Vibo Valentia ha permesso di fare luce su un giro di prostituzione minorile e corruzione di minore aggravata, portando alla luce uno spaccato del Vibonese ai più sconosciuto. Insieme all’ex sacerdote, infatti, nella medesima vicenda giudiziaria sono rimasti coinvolti e condannati in via definitiva anche il pensionato Francesco Pugliese, 66 anni, di Zungri (2 anni e 8 mesi) e Miroslaev Iliev, cittadino bulgaro di 31 anni, (5 anni e 6 mesi di reclusione e già detenuto). Quali pene accessorie, don Felice La Rosa e Francesco Pugliese sono stati interdetti in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente la tutela e la curatela e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate abitualmente da minori. I tre condannati dovranno altresì risarcire le parti civili. Il parroco ed il pensionato avrebbero avuto rapporti sessuali con minorenni – reclutati dal bulgaro Miroslaev Iliev – dietro pagamento di 50 euro a prestazione. Venti euro sarebbero state trattenute dal bulgaro e 30 dal ragazzo minorenne. [Continua dopo la pubblicità]

L’inchiesta che ha portato stamane in carcere l’ex parroco non è però la sola che lo vede coinvolto insieme ad altri soggetti del Vibonese. La sua posizione rimane infatti stralciata per altra vicenda giudiziaria per la quale la Procura di Catanzaro ha già da tempo avanzato richiesta di rinvio a giudizio, ottenendola in ordine ad altre tre posizioni. In questo caso, per don Felice La Rosa la nuova accusa è quella di detenzione di materiale pedopornografico in ingente quantità, realizzato utilizzando minori di 18 anni. Sul suo telefonino, sequestrato il 16 novembre 2016, gli investigatori hanno infatti trovato 132 immagini pedopornografiche.

A giudizio è invece nuovamente finito Miroslaev Iliev con l’accusa di prostituzione minorile aggravata per aver reclutato, favorito, sfruttato ed organizzato la prostituzione di un 16enne dietro la corresponsione di somme di denaro o altra utilità. Con tali condotte avrebbe avviato il ragazzo minorenne al meretricio consentendo a Mariano Mamone, 56 anni, di Parghelia (anche lui rinviato a giudizio) di consumare con il minore rapporti sessuali in cambio di denaro dai 25 sino a 50 euro. Le condotte sarebbero avvenute dall’estate del 2015 sino all’estate del 2016 a Zungri ed a Parghelia. Stessa accusa di aver compiuto atti sessuali con il medesimo straniero minorenne, dietro somme di denaro sino a 50 euro, anche quella mossa dalla Procura di Catanzaro nei confronti di Luciano Restuccia, 54 anni, nativo di San Calogero ma residente a Mileto, pure lui rinviato a giudizio. La contestazione riporta quale luogo di commissione Mileto, dall’ottobre del 2015 all’ottobre del 2016. Mariano Mamone è anche accusato di aver tentato di compiere atti sessuali su altri due ragazzi stranieri minorenni che però avrebbero opposto un rifiuto alle avances. I fatti al centro delle contestazioni si sarebbero verificati in questo caso a Zungri nei mesi di giugno e settembre del 2016.

Sospeso “a divinis” dal vescovo Luigi Renzo, don Felice La Rosa è stato ordinato sacerdote nel 2002. E’ stato parroco di Zungri per 11 anni ottenendo l’elevazione a “Santuario mariano” della locale chiesa dedicata alla Madonna della Neve, istituendo poi il “Premio mariano” e dando ospitalità alla missione dei padri francescani minimi. Sua la decisione di fondere l’oro della Madonna della Neve per far realizzare una corona, decisione contrastata da una parte della popolazione che si è costituita persino in un comitato. Nel dicembre del 2008, Vincenzo Grasso, dopo aver ucciso due cugini e sparato contro uno scuolabus a Briatico, si consegnò proprio a don La Rosa prima che arrivassero i carabinieri.

Da il Vibonese Di G. B. -

Redazione TirrenoNews

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