CATANZARO – Il Quotidiano della calabria riporta che “La Regione Calabria è stata ammessa come parte civile nel processo a carico di Michelangelo Tripodi, ex assessore all’Urbanistica della Regione Calabria, accusato di abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta relativa alla nomina di un dirigente generale avvenuta all’epoca della Giunta di centrosinistra di cui Tripodi faceva parte.
Lo ha deciso il tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Pezzo, a latere Fatale e Clausi), che ha inoltre ammesso i mezzi di prova richiesti dalle parti, tra le quali una lista testi presentata dal pubblico ministero, Gerardo Dominijanni. Il processo è stato infine rinviato al 4 novembre prossimo.
Michelangelo Tripodi, difeso dall'avvocato Nunzio Raimondi, è stato rinviato a giudizio lo scorso 2 luglio dal giudice Gabriella Reijllo, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore di Catanzaro, Gerardo Dominijanni. Era stato il dirigente regionale Carmelo Barbaro a denunciare gli esponenti dell'ex giunta calabrese di violazione delle norme che regolano le nomine dei dirigenti nelle pubbliche amministrazioni, per aver nominato, su chiamata diretta, Rosaria Amantea dirigente generale della Regione Calabria, dopo che la stessa non aveva superato l'esame di dirigente e dopo che, per sei mesi, lo avrebbero privato degli incarichi dirigenziali, arrecandogli così un danno ingiusto e, contestualmente, procurando alla Amantea un ingiusto vantaggio patrimoniale. Una vicenda che si sarebbe consumata tra aprile e ottobre del 2008 e per la quale solo l'assessore Tripodi è stato disposto il processo.”
Nell’immaginario collettivo acqua e rifiuti stanno proprio agli antipodi: mentre la prima richiama alla vita, alla pulizia, a un bene di cui non si può assolutamente fare a meno, quando invece dobbiamo pensare ai rifiuti immediatamente ci viene in mente la sporcizia, il marciume e il fetore.
Eppure acqua e rifiuti, o meglio le loro gestioni, sono due settori che nella nostra regione hanno spesso seguito un percorso comune, fatto di inchieste, di truffe, di sperperi, di incapacità di affrontare e risolvere le tante problematiche che negli anni si sono prodotte.
A confermare questo stretto legame basterebbe solamente citare la Veolia, la multinazionale francese che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo nella gestione dell’acqua, in qualità di partner privato nella Sorical SpA, e dei rifiuti, con la gestione dell’inceneritore di Gioia Tauro e degli impianti del distretto Calabria Sud.
La Veolia, travolta dagli scandali, ha praticamente abbandonato la Calabria, naturalmente con le tasche belle piene e senza aver pagato nulla per le tante nefandezze combinate, a partire dalla vergogna dell’invaso dell’Alaco per arrivare agli impianti di trattamento RSU che funzionano a singhiozzo.
La giunta regionale, piuttosto che apprendere dagli errori commessi, non riesce a proporre altro che le stesse pseudo-soluzioni che fino ad oggi non hanno prodotto un solo risultato positivo, ma hanno accumulato criticità su criticità. A nulla pare sia servito neanche lo schiacciante pronunciamento della maggioranza della popolazione italiana che, nei referendum del 2011, si è schierata per la gestione pubblica dei servizi locali.
L’abbandono della Veolia, insieme alla chiusura della lunga stagione del Commissariamento per l’emergenza ambientale, possono rappresentare un momento di svolta per questa regione, mettendo finalmente e definitivamente da parte logiche “prenditirici” nella gestione dei servizi locali, per puntare a gestione pubbliche, trasparenti, partecipate. Ma così non è, e lo dimostrano i vari interventi degli assessori regionali che insistono ancora sullo stesso modello gestionale.
Per questo abbiamo deciso di proporre una legge di iniziativa popolare che punti a una gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato, a partire dall’affidamento delle attuali competenze della Sorical a un’azienda speciale pubblica: l’ABC Calabria.
Con lo stesso spirito abbiamo deciso di aderire alla campagna nazionale per la legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”, che riteniamo un primo passo necessario per mettere fine alla logica fallimentare della gestione dei rifiuti attraverso il binomio discariche-inceneritori. Un primo passo che, soprattutto in una regione come la nostra dove gestione dei rifiuti è stato spesso sinonimo di ‘ndrangheta o multinazionali, deve proseguire obbligatoriamente nel rivendicare una gestione pubblica del sistema di raccolta e delle discariche di servizio.
Domenica 14 aprile, in concomitanza con il resto del Paese, saremo in piazza per il Firma Day, ossia l’apertura ufficiale della campagna per la legge “Rifiuti Zero”. Nei nostri banchetti proporremo entrambe le campagne di raccolta firme, convinti che la realizzazione di una società migliore passi attraverso la ripubblicizzazione di tutti quei servizi locali affidati ai privati in anni di ubriacatura neoliberista. A tutti i comitati e le realtà locali impegnate nell’una o nell’altra campagna, chiediamo di fare altrettanto.
E’ vero che l’UDC non ha ancora deciso chi deve entrare in giunta ma Scopelliti intende sollecitare una risposta urgente. E lo fa politicamente, cioè anticipando le SUE sostituzioni. Come a dire , se non vi muovete io faccio e voi fate una figuraccia.
Secondo il “Corriere della calabria” il governatore avrebbe deciso di rafforzare il ruolo del Pdl ed a pagarne le spese, in virtù dei vincoli imposti dallo Statuto, potrebbe essere Mario Caligiuri.
In sostanza Scopelliti avrebbe le idee già chiare ed il rimpasto sembrerebbe aver già i contorni definiti.
“Partiamo dalle certezze: sono pronti a fare il loro ingresso nell'esecutivo l'ex sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena e il presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro. I due andranno a sostituire (non con le stesse deleghe) i dimissionari Piero Aiello e Antonio Caridi.
Poi continua il quotidiano: “Dovrebbe esserci spazio anche per Giovanni Dima. L'ex aennino, vittima illustre del Porcellum, potrebbe occupare il posto di sottosegretario (per lui sono in pressing il segretario del Pdl Angelino Alfano e il sindaco di Roma Gianni Alemanno) detenuto fino a questo momento dal repubblicano Franco Torchia. Paga, Torchia, il fatto che il Pri, dopo l'arresto di Antonio Rappoccio, sia rimasto senza rappresentanti in consiglio regionale. Non bastasse, contro di lui sono arrivati gli strali del gruppo “Insieme per la Calabria” (per intenderci, quello di Giulio Serra e Aurelio Chizzoniti), che va ripetendo di non sentirsi rappresentato da Torchia.
Il contemporaneo ingresso nella squadra di governo di Arena, Ferro e Dima pone, però, il problema degli esterni. Che, secondo lo Statuto, non possono essere più di quattro oltre ai sottosegretari. Facendo un attimo due conti, si capisce bene che non ci sarebbe spazio per tutti. Da qui la necessità di interrompere la collaborazione con uno degli attuali tre assessori esterni. A fare le spese potrebbe essere il titolare della delega alla Cultura e alla Ricerca, Mario Caligiuri. Sarebbe proprio il coordinatore regionale del movimento “Scopelliti Presidente” il sacrificato per portare a termine questa operazione di maquillage dell'esecutivo.
Il discorso fin qui portato avanti interessa molto da vicino anche l'Udc perché, in queste condizioni, diventerebbe impossibile un ingresso di Roberto Occhiuto. L'ultima casella rimasta disponibile andrà sì ai centristi, ma al capogruppo Alfonso Dattolo. Sul suo nome si è espresso in maniera favorevole l'intera pattuglia dello Scudocrociato che opera a Palazzo Campanella. Occhiuto, comunque, non demorde e spera nella capacità di mediazione di Pier Ferdinando Casini. È l'ex presidente della Camera che sta spingendo fortemente su Scopelliti per far rientrare il suo fedelissimo, dopo l'esclusione dal Parlamento, nel giro della politica attiva. E non è escluso che durante la trasferta romana, il governatore non trovi il tempo per un briefing con l'(ex?) leader dell'Udc”