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“In occasione dell'audizione del Comandante Generale delle Capitanerie di Porto, Ammiraglio Ispettore Capo (CP) Marco Brusco in data 3 febbraio 2011 il Senatore CARUSO, con riferimento alla vicenda della nave Cunski, aveva chiesto di acquisire elementi chiarificatori in ordine alla circostanza che la nave Coopernaut Franca nel 2009 ha individuato un relitto al largo di Cetraro in posizione 39°28,541'N - 015°41,569'E, con prua in direzione SO (relitto poi attribuito alla nave Catania); Il relitto del piroscafo Federico viene collocato (doc.523.1 e doc.523.2) in posizione 39°28,53'N - 015°51,96'E, cioè in posizione estremamente vicina alla nave Catania; inoltre il Procuratore Nazionale Antimafia, nell'audizione del 27 ottobre 2009, ha fornito indicazioni in merito (con riferimento alle notizie secondo le quali il relitto individuato dall'Arpacal (mediante la Coopernaut Franca), forse il piroscafo Cagliari, avrebbe presentato uno squarcio a prua, verosimilmente ascrivibile a un’esplosione, e nessun riferimento alla nave Catania si trova in precedente comunicazione della Direzione marittima di Reggio Calabria (doc.124.5).

In relazione a quanto sopra, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto, ha rappresentato che la mappatura dei relitti è stata avviata nel mese di ottobre del 2009, su delega di indagine delle Procure della Repubblica e delle DDA di Catanzaro e di Reggio Calabria, a seguito delle dichiarazioni di collaboratore di giustizia circa il presunto affondamento di tre navi con rifiuti pericolosi, nelle acque antistanti le coste della regione Calabria, tra cui una al largo di Cetraro (CS).

Ulteriori e specifici approfondimenti presso l'Ufficio Storico della Marina Militare allo scopo di rinvenire ulteriori elementi informativi in ordine al piroscafo Piroscafo Catania hanno consentito di accertare che un Piroscafo passeggeri denominato Catania di 3188 TSL, TSN 1917, costruito nel 1906, appartenente alla Società Marittima Italiana, con sede in Genova, ed iscritto al Compartimento marittimo di Genova, matr. n. 695, fu affondato il 16 marzo 1917 a 15 miglia da Belvedere Calabro (oggi Belvedere Marittimo). Riguardo a quest'ultima nave mercantile si è altresì rinvenuto il carteggio relativo al suo affondamento, da cui si ha riconferma che lo stesso è appunto avvenuto il giorno 16 marzo del 1917, alle ore 20.45 nel punto di coordinate Lat. 39° 35' N - 15° 40' E, a circa 10 miglia fra Capo Bonifati e Torre Diamante.

Inoltre, il 4 agosto del 1943, nel porto di Napoli fu affondato un Piroscafo da carico denominato anch'esso Catania di 6176 TSL e il 3 agosto 1943, al largo del porto di Brindisi, fu affondato un Piroscafo passeggeri invece denominato Città di Catania di 3355 TSL.

Specifici elementi di dettaglio sulla m/n Cunsky sono, poi, pervenuti alla Commissione con la "Relazione sintetica riguardante gli aspetti di interesse relativi alla motonave Cunsky"1. In particolare è stato rappresentato che, diversamente da quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Francesco Fonti circa l'affondamento della motonave citata in epigrafe nelle acque antistanti la Calabria, gli accertamenti compiuti non hanno condotto al ritrovamento di un relitto corrispondente a quello cercato.

Invero, è stato rappresentato, in esito alle indagini svolte, si è accertato che la motonave, dopo aver cambiato il proprio nome in Shahinaz, è stata demolita nel 1992 in India. La nave Cunsky inizia la propria attività come M/N LOTTINGE nell'anno 1956; nome, quest'ultimo, che conserva fino all'anno 1969. In tale frangente la società armatrice è yugoslava, denominata "Losinjska Plovidba Brodarstvo".

Si presume che la nazionalità fosse, sin dall'inizio, jugoslava, sebbene il primo dato certo sulla bandiera inalberata risale al 28 agosto 1975; tale dato conferma poi che la nave abbia inalberato la bandiera jugoslava fino all'agosto 1991, quando la stessa assunse, per un breve periodo prima della demolizione, la nazionalità di St. Vincent & The Grenadines.

Dal 01/01/1970 al 17/12/1983 la nave abbandona la denominazione di LOTTINGE ed assume quella di SAMANTHA M, per poi assumere il nome di CUNSKY dal 18/12/1983 al 26/08/1991. Il 03/10/1991 la nave assume infine la sua ultima denominazione, SHAHINAZ, prima della sua demolizione, che risulta avvenuta il 01/05/1992 in India. In tale frangente, la società armatrice risulta essere la "Alzira Shipping Corp Company", registrata nel Regno Unito.

I dati sopra menzionati, sono stati ricavati dall'analisi delle fonti aperte e delle banche dati internazionali.

Al riguardo si segnala che la Commissione, su attivazione del XII Comitato, ha svolto un approfondimento sulla presunta demolizione della nave Cunski nel porto di Alang, in India. Particolare questo che - come noto - è stato contrapposto alle ipotesi di affondamento nel mare Tirreno, come dichiarato dal Fonti.

Il Ministero degli Affari Esteri, al riguardo, ha fatto conoscere che il Consolato Generale a Mumbai, ha rivolto una richiesta di informazioni alle Autorità marittime e portuali dello Stato del Gujarat.

I suddetti interlocutori – prosegue la relazione – indiani hanno confermato, dopo una ricerca nei loro archivi resa complessa dall'esigenza di reperire dati risalenti a circa venti anni orsono, che nessun natante con il nome di Shainaz o Shaihinaz (ex Cunsky) è stato mai demolito presso i cantieri navali del porto di Alang2.

Tale notizia, nello spirito di collaborazione istituzionale è stata comunicata alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonché all'Autorità Giudiziaria di Catanzaro e Reggio Calabria che avevano condotto indagini sul caso.

È stata avanzata informale e non verificata ipotesi che il mancato riscontro di una demolizione della nave viceversa effettivamente avvenuta in territorio indiano potrebbe derivare dalla volontà delle relative Autorità di celare l'esecuzione di operazioni effettuate in violazione degli impegni sottoscritti con il trattato di Basilea, da ricondursi alla mancata bonifica della nave prima del suo smantellamento.

E vi è tuttavia da aggiungere, sul punto, che il Comitato non ha, d'altra parte, acquisito alcuna incontrovertibile prova della detta demolizione, sicchè fatte salve le conclusioni assunte dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che, come ricordato, ha svolto indagini assai più complesse, è da ritenere che la questione permanga suscettibile di ulteriori eventuali approfondimenti.

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Un docente si trova nei guai.

La Guardia di Finanza gli ha sequestrato beni per un valore che sfiora i trecentomila euro.

Il docente, che vive nel Lazio, avrebbe beneficiato fino al 2008 dell’assegno mensile che l’Inpdap versava sul conto corrente del genitore deceduto nel 2001.

Una storia ormai diventata costume. Il costume dei furbi, di coloro che pensano di farla franca, di arricchirsi a spese dello Stato. Come fanno tanto ma sorretti dalla legge che magari si sono auto approvata.

La storia è semplicissima. C’era un pensionato, una persona per bene che riceveva la pensione dall’Inpdap direttamente sul conto corrente di una banca di rende sul quale poteva agire il figlio professore.

Poi l’anziano pensionato passò a miglior vita ed il figlio si “dimenticò ” di darne comunicazione all’ente pensionistico, come si fa normalmente.

Una dimenticanza che fece continuare l’ Inpdap a versare i ratei pensionistici

E così il conto bancario ora sequestrato giunse alla rispettabile somma di 175.000 euro.

Lo strano è che il pensionato è morto il 2001 e l’istituto pensionistico ha versato le somme fino al 2008. Chi ha dato la comunicazione? E quale comunicazione è stata data? Quella del 2001 o quella del 2008? E se è stata data, seppur tardivamente quella del 2001, perché non sono stati recuperati i ratei pagati in più?

Ora la Guardia di Finanza di Roma ha confrontato gli elenchi dei pensionati con le risultanze anagrafiche e scoperto il tutto. .

Le responsabilità del figlio sembrano emergere da fatto che il conto corrente è stato movimentato anche dopo il decesso del titolare.

La vicenda è ora nelle mani del pm Giuseppe Cava della Procura di Cosenza, guidata da Dario Granieri.

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La tecnica è sempre la stessa. Si ruba un’auto poi si propone al legittimo proprietario la restituzione a pagamento. Qualche volta riesce, qualche volta la vittima reagisce e denuncia il furto ed il tentativo di estorsione.

E’ avvenuto a Castrovillari

I responsabili sono stati Sibarelli Antonio, 38enne e Stamato Gyonata, 26 enne; ambedue di Cassano all’Ionio .

Avevano rubato una piccola utilitaria per la cui restituzione volevano 800 euro

Ok , ha detto il derubato. Ma prima aveva denunciato il tutto ai militi della Compagnia di Castrovillari, così che sul luogo non era solo.

Ed i militari dell’Arma hanno potuto assistere allo scambio del pizzo estorsivo contro l’autovettura ed all’atto della consegna dell’automezzo hanno potuto procedere in flagranza all’arresto del solo Stamato Gyonata e dopo la identificazione del complice Sibarelli Antonio che era presente all’appuntamento.

I due, di cui uno veniva anche sottoposto ad interrogatorio presso la Compagnia di Castrovillari ad opera del Pm di turno presso il Tribunale di Castrovillari dott.ssa Mariasofia Cozza, sono stati in nottata tradotti presso la locale casa circondariale mentre l’autovettura veniva finalmente restituita al legittimo proprietario.

 

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