Il Sindaco di Laino Borgo Mariangelina Russo è apparsa l’altro giorno in televisione. Era molto preoccupata perché il paese che lei amministra, durante la quarantena per Covid19, è invaso dai cinghiali. Gruppi di ungulati sono stati avvistati, fotografati e poi postati sul Web, che scorazzavano per le vie e nella piazza principale del paese in cerca di cibo che evidentemente non trovano più nelle campagne abbandonate. Ci ha informato che ha segnalato l’accaduto alle autorità competenti. Fino ad ieri era stata una emergenza delle zone agricole, ora, invece, i cinghiali, approfittando della quiete che regna nel paese montano del Pollino, si sono spinti fin nel cuore del centro storico creando “ allarme e paura nella popolazione”. Ci ha fatto sapere che lei ha informato le autorità competenti, il Governatore della Calabria On. Jole Santelli, il Presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, l’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo, il Prefetto di Cosenza e il Direttore del Parco Nazionale del Pollino On. Pappaterra, “ perché fino ad oggi non si è fatto niente, ho raccolto solo promesse. Servono invece interventi concreti e azioni necessarie non più procrastinabili al fine di prevenire quanto più possibile danni a persone o cose”. A Laino Borgo i cinghiali si sono visti all’interno del paese durante la quarantena essendo le strade completamente deserte, dalle nostre parti, invece, i cinghiali sono di casa. Da diversi anni scorazzano indisturbati nelle vie, nelle piazze, negli, orti, nei giardini , nei campi e finanche sulla spiaggia di Campora San Giovanni. Fino ad oggi hanno fatto soltanto gravi danni all’agricoltura, per fortuna non si sono registrati morti o feriti e incidenti stradali.
Anche io nell’aprile 2017 e nell’agosto 2018 mi sono occupato della massiccia presenza dei cinghiali nel mio paese, San Pietro in Amantea. Gli articoli sono stati pubblicati su Tirreno News. Venni accusato di avere esagerato e che non era vero che i cinghiali scorazzavano per le vie del mio paese. L’esistenza dei cinghiali hanno detto e scritto era una mia invenzione. Una invenzione della mente malata del Prof. Francesco Gagliardi. Invenzione un corno! I cinghiali ci sono eccome e stanno facendo gravi danni all’agricoltura. Ultimamente sono stati visti passeggiare indisturbati e tranquillamente per le vie di Amantea e finanche sulla spiaggia di Campora San Giovanni. Pure questi due episodi me li sono inventati io? L’esistenza dei cinghiali è davvero una invenzione della mia mente malata? Ma per favore, non scherziamo. Almeno per una sola volta siamo seri. La presenza di questi animali nelle nostre campagne e nei centri abitati è un problema serio e bisogna intervenire al più presto. Se io questa estate volessi andare sulla spiaggia di Campora San Giovanni vorrei trovare tantissimi ombrellini, sedie a sdraio e tanta gente che prende il sole e non cinghiali che pascolano tranquillamente. E se volessi scendere in Amantea e passeggiare su Via Nazionale non vorrei imbattermi in un branco di cinghiali che scorazzano tranquilli in cerca di cibo nei cassonetti della spazzatura. Pure questa è polemica spicciola? Non ci vuole la mente illuminata del Prof. Gagliardi a dire che i cinghiali sono una emergenza e un problema che attanagliano tutto il comprensorio di Amantea. E allora, visto che lo sapete già e voi siete bravissimi a dare risposte esaustive, ma ignoranti nel risolvere i problemi, si prendano subito i provvedimenti. Domani potrebbe essere troppo tardi. I danni all’agricoltura sono ingenti. Aspettiamo il morto? Non basta segnalare la presenza dei cinghiali alle autorità competenti, loro se ne fregano, vivono altrove, e al riparo degli eventuali attacchi dei cinghiali. Bisogna, se necessario protestare vivamente, scendere in piazza, inforcare i forconi e far sentire la nostra voce. Chi ci governa dovrà capire che la massiccia presenza dei cinghiali mette in pericolo l’incolumità dei cittadini, specialmente ora che si avvicina l’estate e i nostri paeselli si popolano di tanti bambini che amano giocare all’aria aperta.
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Primo Piano
Maggio è il quinto mese dell’anno secondo il calendario gregoriano. Il suo nome deriva dall’antico calendario romano Maius, mese dedicato alla divinità latina Maia, dea dell’abbondanza e della fertilità. Nella cultura cristiana è il mese dedicato a Maria, la mamma di Gesù. Ma è anche il mese delle rose e la Vergine Maria è considerata, non a caso, la rosa più bella di tutta la creazione. Ma perché maggio è diventato il mese dedicato a Maria, il mese mariano per eccellenza? Nei Vangeli non c’è alcun riferimento al mese di maggio come mese di Maria. E’ stato il Papa Paolo VI con la sua enciclica “Mense Maio” del 29 aprile 1965 che Le ha voluto dedicare il quinto mese dell’anno. Forse anche perché in questo mese ricorrono le più importanti apparizioni di Maria.
In questo mese tutte le chiese sono aperte e ogni sera i fedeli si riuniscono in preghiera e recitano il Santo Rosario. Quest’anno fa eccezione. C’è il coronavirus e anche le porte delle chiese sono sbarrate. Moltissimi Santuari a Lei dedicati si trovano in tutte le parti del mondo. Anche nel mio paese, San Pietro in Amantea, i cittadini dell’antico borgo hanno voluto dedicare una chiesa alla Vergine Maria e ogni anno tantissime persone del circondario si recano a fare pellegrinaggi in questa chiesa in cui la devozione per la Vergine è particolarmente sentita. Si narra che la Vergine sia apparsa ad un pastorello muto dalla nascita. Si celebra la sua festa il 2 luglio di ogni anno. Una volta anche il 6 maggio veniva celebrata la sua festa, ma in forma ridotta. Era una festa votiva. La statua veniva portata in processione per le vie del paese perché ricorre, secondo la tradizione,un miracolo compiuto dalla Vergine. Non pioveva da molti mesi e il raccolto dei campi era completamente distrutto. I fedeli si rivolsero alla Vergine e un 6 maggio di tantissimi anni fa portarono la Statua in processione attraverso i campi. Era una giornata di sole, nessuna nuvola in cielo che potesse annunziare una imminente pioggia. La gente del luogo cantava e pregava e la processione si snodava lentamente verso le vie campestri. Improvvisamente, in località Colopera, un lampo squarciò il cielo azzurro. Seguì un tuono fragoroso che fece sussultare la gente. Le preghiere alla Vergine divennero più forti ed intense. Il cielo si oscurò all’improvviso e dopo pochi minuti una pioggerellina benefica incominciò a cadere lentamente continuando per tutta la giornata. La folla orante non si scompose e la processione raggiunse sotto la pioggia le contrade di S. Elia e di Gallo.
Ricordo con dolcezza e nostalgia la mia infanzia al borgo natio, quando tutte le sere del mese di maggio mia madre e nonna Teresa mi portavano in chiesa della Madonna delle Grazie e con le altre donne del paese ritornate dalla campagna recitavano il Santo Rosario e ascoltavano la Santa Messa celebrata dal parroco don Gabriele Muti. Tutte le sere c’era sempre qualcuno che portava fiori freschi raccolti nei campi da depositare ai piedi della Vergine.
E ricordo anche con nostalgia non solo la poesia “Maggiolata” di Carducci ma anche le mie maestre della scuola elementare, Donna Lellina Luciani, Donna Ines Nervi e Donna Maria Lupi. Una nuova ventata di giovinezza per un attimo sfuggente mi ha portato indietro nel tempo felice anche se nella miseria. Da mattina a sera giocavo con i miei amici che purtroppo non ci sono più, Ciccio, Emilio, Saverio, allo “strumbulu e allu strigliu”, grazie al clima dolce e mite, schiamazzando, correndo contento pei campi mentre gli uccellini cinguettavano festosi nel cielo azzurro. Maggio risveglia i nidi, maggio risveglia i cuori. Oggi, però, i nostri cuori piangono. Stiamo attraversando un momento di lacrime e di dolore. Preghiamo la Mamma Celeste perché ci liberi non solo da ogni peccato ma ci liberi al più presto da questo male, il coronavirus, che sembra davvero invincibile.
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Calabria
Esultate gente! I Vescovi italiani finalmente dopo un lungo letargo che durava da anni si sono svegliati. Finalmente direte. E che cacchio, c’è voluto il coronavirus per fare aprire loro gli occhi. Non gli è piaciuto il lungo discorso a reti unificate dell’altra sera del Presidente del Consiglio. Hanno criticato il decreto: Conte ha preso in giro la Chiesa. I Vescovi sono irritati per la decisione presa dal Governo giallo rosso di rinviare ancora una volta la possibilità di celebrare le Sante Messe. Musei aperti e chiese chiuse? Si potrà continuare ad andare nei supermercati ma non si potrà partecipare alle Messe? Ben gli sta. Festa del 25 aprile, cerimonia in piazza alla presenza di centinaia di persone. Funerali, invece, alla presenza dei soli familiari. Quindici in tutto. E se sono sedici. Lui no. Ma perché? Lo ha stabilito Conte. Ma se si è permesso di fare manifestazioni all’aperto allora sarà anche permesso di celebrare le Sante Messe in piazza, all’aperto, sul sacrato della chiesa. C’è discriminazione, cari Monsignori. La mia libertà è stata calpestata, abrogata da un dittatorello che sta facendo danni incalcolabili e si crede anche lui l’uomo mandato dalla Provvidenza. Ma forse Voi non avete capito un bel niente. Chi c’è al Governo? Conte. Qual è la sua maggioranza che lo regge? Il Movimento 5 Stelle, il Pd, il resto del PCI, Leu e gli scissionisti del Pd cioè Italia Viva. Sono in maggioranza comunisti, ex comunisti e comunistelli di sacrestia. Quindi Conte, venuto su come un bel fungo in un terreno pieno di umori velenosi o come un Re Travicello, si è fatto condizionare da loro che non amano la Chiesa, che sono contro la religione cristiana e che vorrebbero vedere i cavalli dei Cosacchi abbeverarsi alle fontane del Bernini. Esagerazioni, dirà qualcuno. Si ho esagerato. Ma spiegatemi il perché hanno sbarrato le porte delle Chiese e il perché non vogliono ripristinare le Sante Messe. Se i Vescovi avessero più fegato dovrebbero ordinare ai parroci di celebrare le Sante Messe nelle parrocchie alla presenza dei fedeli con le mascherine e rispettare le distanze. In questo caso cosa farebbero le Forze dell’Ordine? Arresterebbero tutti? I carceri sono pieni. Impossibile. E allora, cari Monsignori, aprite le porte delle chiese, suonate le campane, radunate i fedeli, celebrate le Sante Messe, distribuite le Sante Comunioni, celebrate i battesimi, ribellatevi con i fatti non soltanto a parole alle decisioni assurde, balorde e discriminatorie prese dal Governo Comunista di Giuseppe Conte. Se davvero non potete accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto sancito finanche dalla nostra Costituzione e dal Concordato, ordinate che Domenica prossima vengano celebrate le Sante Messe in tutte le chiese d’Italia. Riprendetevi le vostre funzioni, quelle di gestire voi e soltanto voi, le funzioni liturgiche. Mi stupisce che molti sacerdoti dicano niente e che i fedeli non siano scesi ancora in piazza a protestare. Eppure il Santo Padre così ha detto.- L’ideale della chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre
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Italia
Esultate gente, esultate! Orsù cornamuse, più gaie suonate, squillate, campane! Finalmente siamo liberi. Balle! Il 4 maggio inizia una nuova era, inizia la tanto attesa fase due, così ha detto il nostro Presidente del Consiglio. E’ finita la guerra? Macché! Il nemico è stato definitivamente sconfitto? Magari. Il maledetto virus risale in disordine e senza speranza le valli e le colline che aveva disceso con orgogliosa sicurezza? Tutti, ma proprio tutti lo speravamo. Il nemico non è stato purtroppo ancora definitivamente sconfitto. Ha perso la battaglia, questo sì. Ma la guerra continua. E’ dietro l’angolo o dietro la collina come canta Francesco De Gregorio. Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assassina. Però dal 4 maggio in poi qualcosa cambierà. Possiamo uscire dalle nostre case per andare a trovare mamma e papà perché il pericolo di contagio si è affievolito. Basta osservare alcune regole essenziali: Usare sempre la mascherina, tenere le dovute distanze, lavare spesso le mani, evitare gli assembramenti. E quanto ancora dobbiamo aspettare per riprendere almeno in parte la vita di prima? Mettiamoci il cuore in pace, nulla sarà più come prima. Io non credo più a nessuno perché tutti ci hanno mentito sin dal primo giorno, sin dall’inizio quando dalla Cina arrivavano le prime cattive notizie riguardante il numero dei contagiati e dei morti per causa del covid19. A rete unificate è apparso varie volte il Premier Conte sui nostri teleschermi e ci aveva garantito che tutto era sotto controllo, non c’era alcun problema, che il coronavirus era soltanto una influenza, che l’Italia era prontissima ad affrontare questa malattia. Non era vero niente. Tutti sappiamo come sono andate realmente le cose. Abbiamo constatato, purtroppo, che il virus si è espanso ovunque costringendo poi il Governo a chiudere scuole, bar, ristoranti, chiese, pizzerie, negozi, industrie piccole e grandi, cinema, musei, teatri,biblioteche, relegando la gente a stare chiusa in casa perché il nemico aveva valicato le Alpi e aveva invaso la nostra amata Italia. E tutti i giornali a carattere di scatola davano come prima notizia il numero dei morti, dei contagiati e di quelli ricoverati in terapia intensiva. E i titoli dei telegiornali e gli sproloqui degli esperti, dei virologi, degli epidemiologici che nei vari talk show e nei servizi speciali ogni giorno raccontavano balle e si contraddicevano a vicenda smentendo sfacciatamente quello che avevano affermato il giorno prima. Ne hanno detto di tutti i colori sul Covid19, ce ne fosse stato uno che ci avesse capito veramente qualcosa. Uccide tutti. No, solo gli uomini. Quasi sempre i più vecchi. Chi fuma non lo prende. I bambini sono immuni. Il virus muta, cambia, si trasforma. Non ci abbiamo capito nulla. E Borrelli che immancabilmente alle 5 della sera sciorinava il numero dei contagiati e dei morti. E i camion dell’Esercito Italiano pieni di bare che trasportavano da Bergamo i morti perché nel locale cimitero non c’era più posto. Ora pare che sia tutto quasi finito. Diminuiscono il numero dei ricoverati e quello dei morti. Il virus, però, specialmente al Nord, continua a circolare allegramente anche se la curva dei contagiati, ci dicono quelli della Tv, è in costante discesa. Ecco perché Confcommercio e Confindustria premono e vogliono riaprire negozi e industrie e tornare alla vita di sempre in tempi brevi come se niente fosse accaduto. E così finalmente noi potremo andare al mare a mostrare le chiappe chiare, “co’ li pesci in mezzo all’onne, noi s’annamo a divertì”. ma chiusi in gabbie di plexiglass o in cupole di bambù, con fucili, pinne, occhiali e mascherine. Saremo liberi di andare a trovare amici e parenti, vicini e lontani, ma con l’autodichiarazione, liberi anche di morire. Si potranno celebrare i funerali ma solo con i familiari stretti e non più di 15 persone. No alle Messe. La CEI protesta, sono violate tutte le libertà di culto. La chiesa non è il luogo dei contagi. Ecco cosa diceva San Padre Pio:- Il mondo potrebbe stare anche senza sole, ma non può stare senza la Santa Messa-. Le piccole attività commerciali come i bar, i parrucchieri e i ristoranti non riapriranno almeno fino a giugno. Un modo garbato per dire: nel rispetto della legge e del virus potrete morire di fame. Perché si sa, come ha scritto qualcuno, la colpa è sempre di chi muore.
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Italia
Fino a pochi anni fa si diceva che era sempre la mafia, la ’ndrangheta e la camorra che procedevano al sequestro di persone. Ora, grazie anche al coronavirus le cose si sono capovolte. Non sono più le organizzazioni mafiose che sequestrano cose o persone ma è addirittura lo Stato. Questa mattina la città di Cosenza ha dovuto assistere sgomenta ad un blitz della Guardia di Finanza e della Polizia Municipale. Evidentemente su ordine proveniente dall’alto hanno proceduto intorno alle 9 di mattina al sequestro della celebre, della più grande, bella e rimodernata Piazza Bilotti, ex Piazza Fera, spazio urbano ubicato nel centro della città. I sigilli sono stati anche opposti al Museo Multimediale, al McDonald’s e al parcheggio sotterraneo. I proprietari delle macchine parcheggiate sono stati invitati a spostarle. Mentre scrivo l’area è tutta transennata e guadata a vista dai finanzieri. Il provvedimento è stato disposto su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Dai capannelli che si sono formati intorno alla Piazza circolava la voce che l’inchiesta era partita da molto tempo e che il Giudice Gratteri era stato invitato ad intervenire al più presto. Oltre al sequestro della Piazza ci sono 13 avvisi di garanzia e c’è pure il Sindaco Mario Occhiuto. Le ipotesi di reato per amministratori, imprenditori, professionisti e dirigenti, sono: falsità materiale e ideologica in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza certificato di collaudo e per uno degli indagati dell’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare le attività della cosca “Muto” di Cetraro. Il sequestro della Piazza, la totale recinzione e lo svuotamento dei veicoli si sono resi necessari al fine di scongiurare pericoli per la pubblica incolumità. C’è da ricordare, però, che molti spettacoli pubblici si sono svolti nella Piazza sin dal giorno della sua inaugurazione con la benedizione dell’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano Mons. Nolè. Solo lo scorso 31 dicembre, notte di San Silvestro, il palco per lo spettacolo musicale di fine anno è stato spostato a Cosenza vecchia in Piazza XXV Marzo.
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Cosenza
Amici, il coronavirus sta facendo ingenti danni alle persone e alle cose. E per colpa di questo invisibile nemico che ha cambiato le nostre vite è stata interrotta una funzione religiosa con 13 fedeli presenti in chiesa seduti tra i banchi a debita distanza e tutti con mascherine. Siamo alla follia. Alcuni hanno scritto che i regimi totalitari hanno incominciato così le persecuzioni ai cristiani. Non voglio crederci. Fino ad oggi ho cercato di evitare di darvi la notizia per non alimentare polemiche, ma ho cambiato idea perché anche il giornale dei Vescovi “Avvenire” ha voluto commentare la notizia stigmatizzando quanto accaduto in chiesa.
Don Lino Viola, sacerdote incaricato a Gallignano in provincia di Cremona, domenica 19 aprile, alle ore 10 stava celebrando la Santa Messa alla presenza però di 13 persone. Poteva benissimo celebrare la Messa, però a porte chiuse e senza la presenza dei fedeli. La presenza dei fedeli anche se seduti tra i banchi a debita distanza e tutti con mascherine non è consentita stante al Decreto del 27 marzo del Ministero dell’Interno. Don Lino ha sbagliato. L’episodio è stato riportato da tutti i giornali ed è balzato agli onori della cronaca e del Web perché la celebrazione della Santa Messa è stata interrotta dall’intervento di un carabiniere contestando al sacerdote la violazione delle disposizioni ministeriali. Don Lino ha dunque sbagliato ed è stato finanche rimproverato dalla Curia perché le porte della chiesa dovevano restare chiuse durante la celebrazione dei sacri riti e alla presenza dei soli lettori e dei chierichetti. Ma ha sbagliato anche quel solerte carabiniere. Per contestare al sacerdote la violazione del decreto legge poteva benissimo aspettare la fine della Messa. Il sacerdote è molto amareggiato per l’accaduto e ha finanche scritto una lettera al proprio Vescovo. Non è affatto d’accordo sulla norma canonica, quella delle porte chiuse per intenderci, anche se l’ha rispettata e la rispetterà. Però ha ribadito:- Non possiamo chiuderci dentro come le chiese delle catacombe-. Adesso si è rivolto ad un legale contestando non solo la multa ma anche l’abuso di potere da parte del carabiniere. Anche i fedeli presenti in chiesa sono stati multati e dovranno pagare 270 euro a persona per aver pure loro violato le restrizioni contenute nel decreto anti-coronavirus. Durante l’offertorio Don Lino al microfono, rivolgendosi alle Forze dell’Ordine così disse:- Vorrei pregare le Forze dell’Ordine di mettersi sul sagrato della chiesa, questo è un luogo sacro e questa è un’invasione di potere. Il vostro dovere fatelo fuori, poi ne parleremo-. Ora il carabiniere rischia per turbamento di funzioni religiose Art. 405 del Codice Penale.
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Calabria
Amici, oggi vi voglio dare una notizia assurda che ha dell’incredibile e che fa venire i brividi. E’ vero, stiamo vivendo un periodo molto difficile a causa di questo nemico invisibile ed invincibile, così cattivo che non ci sta dando pace e tranquillità. Ci dicono di stare a casa e noi stiamo stando a casa pur soffrendo. Ci dicono di non uscire e noi non stiamo uscendo brontolando. Ci dicono di lavarci le mani spesso e noi lo stiamo facendo. Ci dicono di aiutare i vicini di casa se hanno bisogno e noi lo stiamo facendo. Quando andiamo a fare la spesa ci dicono di indossare guanti e mascherina e osservare almeno un metro di distanza e noi lo stiamo facendo. Ci dicono di aiutare chi soffre, chi ha perso il posto di lavoro, chi non ha più pane da dare ai propri figli, e noi in piccola parte lo stiamo facendo. Ci dicono di aiutare con qualche versamento anche piccolo la Protezione Civile e gli ospedali e noi lo stiamo facendo. Però, che cazzo, se fare anche beneficenza ora diventa pure un reato è il colmo, è il massimo dell’assurdo. E’ meglio restare tutti chiusi in casa e morire di fame. La storia che sto per raccontarvi accade a Termini Imerese e un panettiere, ragazzo molto generoso e timorato di Dio, stava impastando filoni e panini destinati alle famiglie bisognose. Non l’avesse mai fatto. E’ stato multato. La solidarietà, la beneficenza, oggi più che mai, possono salvare vite umane. Lo sapeva bene il panettiere, ma il suo gesto, purtroppo, non è stato capito. Forse non ha neppure frequentato le scuole superiori, ma certamente sa cosa vuol dire solidarietà: L’insieme dei legami affettivi e morali che uniscono gli uomini tra loro e li spingono all’aiuto reciproco. Ha aiutato il prossimo, ha commesso un reato. E’ stato multato e ha dovuto chiudere la sua attività per 5 giorni. Nell’anno del Signore 2020 fare del bene, fare beneficenza è un reato. Aiutare i poveri non si può. Il panettiere dal cuore d’oro aveva effettivamente violato le norme emanate dal Governo proprio in materia di Coronavirus. Però lo aveva fatto in fin di bene. Panificare per la Protezione Civile, per la Caritas, per le associazioni. La panetteria doveva stare chiusa. Ora resterà chiusa e lui sarà processato. Il panettiere non si è pentito di ciò che ha fatto e lo rifarebbe. Sapeva fare solamente il pane e pane faceva e lo dava alle Associazioni benefiche e a chi in questi giorni non ha più nulla. Un esempio non da condannare e sanzionare, ma da imitare. Ma purtroppo oggi i cuori della gente si sono induriti e hanno dimenticato il significato delle parole solidarietà e beneficenza.
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Comunicati - Sport - Giudiziaria
Amici, non è una fake news. Possiamo andare al mare nel mese di luglio ed agosto. Sì, possiamo andarci, però chiusi in un box in plexiglass. Siamo davvero impazziti. Come ci siamo ridotti. Due mesi di clausura hanno sconvolto la nostra vita e il nostro cervello. La notizia è vera ed è apparsa su tutti i giornali. Sì, si potrà andare al mare la prossima estate in piena epidemia di coronavirus però bisognerà costruire intorno all’ombrellone un box in plexiglass, così da evitare i contatti con i vicini. Purtroppo tra le proposte ufficiali per far ripartire il turismo spicca l’idea di un’azienda del modenese “La Nuova Neon Group 2” che ha proposto i box in plexiglass. Ma davvero è una cosa fattibile? E poi quando il mare è in burrasca e il vento soffia impetuoso il box andrebbe all’aria e oltretutto sarebbe pericolosissimo per i bagnanti. Ipotesi, dunque, da scartare. Se si vuole davvero salvare la stagione balneare bisogna pensare a cose serie. Nel frattempo facciamoci una sonora risata. Al mare non c’è bisogno di box o di gabbie per proteggerci dal virus. La naturale ventilazione e il sole caldo disperdono subito le particelle in sospensione. Il virus in queste condizioni resiste ben poco. Dunque, questa idea assurda del box in plexiglass oltre ad essere controproducente è anche orrenda, stupida e ridicola. La gente preferirebbe stare in cortile in costume da bagno accanto ad una bagnarola di plastica o prendere il sole su una sdraio sul balcone di casa piuttosto che ingabbiato come un pollo con la temperatura di oltre 40 gradi centigradi. Smettiamola di dare ascolto a simili stronzate. Io verrò anche quest’estate in Amantea a fare i bagni come ho sempre fatto però tenendomi a due metri di distanza dagli amici di sempre. Abbiamo una spiaggia meravigliosa e molto ampia, quindi ci sarà posto per tutti.
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Primo Piano
Restate a casa. Lo ha ribadito finanche Ursula von der Leyen Commissario UE. Secondo lei gli anziani dovranno limitare a lungo i propri contatti, dovranno restare isolati, quasi sicuramente fino a dicembre. Ma è giusto che solo i vecchi dovranno stare chiusi in casa? Da qualche giorno mi frulla nella testa la canzoncina di Jannacci “Vengo anch’io? No, tu no”. Penso e ripenso a quel che sta succedendo in Italia e nel mondo a causa del coronavirus e la canzoncina mi ritorna in mente e sottovoce canto il ritornello: Vengo anch’io? No, tu no. E perché io no? Vengo anch’io a fare la spesa? No, tu no. Vengo anch’io a fare una passeggiatina? N. tu no. Vengo anch’io a buttare la spazzatura? No, tu no. Vengo anch’io a portare il piccolino a passeggio? No, tu no. E nemmeno a far fare la pipì al cagnolino alla villa comunale? No, tu no. Ma perché? Perché sono vecchio e dovrò stare chiuso in casa. Appartengo a quella categoria di persone più esposta al contagio da Covid 19 e quindi devo evitare il più possibile i contatti con altre persone. Ma spero che questa canzoncina e questo ritornello smettano presto di ronzarmi in testa. Anch’io vorrei comportarmi come gli altri, fare le cose che fanno gli altri, uscire come fanno gli altri. Sono però respinto. Non perché non ho l’età come cantava la Cinguetti, ma perché quell’età l’ho superata da parecchio tempo. E quando uno è vecchio non serve più. Deve stare a casa. Per lui non c’è posto neppure al suo funerale. E le immagini dei camion militari che, in colonna come un corteo funebre, hanno lasciato Bergamo con le bare a bordo hanno fatto immediatamente il giro del mondo e sono ancora impresse nella mia mente e che mi hanno sconvolto. E vedere poi i cadaveri seppelliti nella nuda terra in fosse comuni nella città di New York è per tutti una cosa normale? Questo maledetto virus ha tirato un brutto scherzo a noi anziani. L’ultimo refolo della nostra giovinezza se l’è portato via e con esso anche i nostri ricordi, le nostre emozioni e le fievole illusioni giovanili. Devo restare a casa. Dopo aver ascoltato le nuove misure per combattere il coronavirus mi sono sentito in colpa. Tutto ad un tratto sono diventato un untore, uno che contribuisce a diffondere il virus come gli untori ai tempi della peste descritta dal Manzoni. Ma poi mi sono svegliato e mi sono ritrovato lungo vie illuminate, lungo Via Margherita, davanti al Bar e Totonno e Minichella, in Piazza Capuccini, alla Villa Comunale, in Piazza Commercio, al lungo mare, nella Pizzeria “Il Sombrero” con alcuni amici, a girare senza una meta. Ho rivisto piazze, vie, quartieri che da settimane mi sono state negate. Ho rivisto il Mare di Amantea, le barche, la spiaggia, il Lido Azzurro, tutto era meraviglioso.
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Economia - Ambiente - Eventi
In occasione della Santa Pasqua di quest’anno vi voglio riproporre un articolo pubblicato il 13 agosto 2018. Spero che sia di vostro gradimento.
Una mamma inglese 4 anni fa ha perso un figlio giovanissimo malato di tumore al cervello e spesso si reca al cimitero per depositare alcuni fiori sulla sua tomba e recitare alcune preghiere.
Passava giorni interi a piangere davanti alla sua tomba.
Direte: Che c’è di strano? Nulla.
E’ consuetudine che molti di noi spesso ci rechiamo al cimitero a salutare parenti ed amici scomparsi, ai quali abbiamo voluto bene.
Però a questa mamma sconsolata ed afflitta per la perdita del figlio giovane è. capitato qualcosa di strano, di eccezionale.
Ogni qual volta si reca al cimitero un pettirosso si avvicina e le fa compagnia, le sta accanto.
Prima si è posato sul piede della signora , poi sulle sue mani, guardandola fisso negli occhi.
La signora lo ha filmato con il suo cellulare.
E’ scoppiata a piangere. “Ecco il segno che aspettavo da Jack”, così si chiamava il figlio morto.
Lo ha postato su facebook che ha avuto fino ad oggi milioni di visitatori.
La signora ha interpretato questo particolarissimo incontro come un piccolo segno d’amore e della presenza del figlio, capace di andare ben oltre la morte.
E’ un segno dal cielo?
Sono tante le storie, le leggende, i simboli legati a questo minuscolo uccellino che oggi si vede in giro sempre meno dalle nostre parti.
Il pettirosso è il simbolo della vita che sopravvive anche nel freddo dell’inverno e forse per questo che da sempre ha emozionato l’uomo.
Ci è stato raccontato che fu questo piccolo uccellino che impietositosi strappò dalla testa del Cristo morente sulla Croce una spina che le causava tanto dolore.
Una goccia di sangue macchiò il suo petto.
Da allora il petto dell’uccellino è diventato rosso vivo. Gesù, morente sulla Croce, per ringraziarlo, decise di lasciargli quel segno rosso.
Una vecchia tradizione popolare poi ci dice che se vediamo un pettirosso dietro una finestra chiusa significa che l’inverno con freddo e neve è imminente.
Per i cristiani è il pettirosso che accompagna le anime nel regno dei morti.
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Italia