
Dopo la diffusione del video con fuori onda tra presidente e giudice a latere e l’intervento dell’avvocato Coppi, la corte d'Assise di Taranto ha deciso di astenersi nel processo sull'omicidio di Sarah Scazzi trasmettendo gli atti al presidente del Tribunale.
Ovviamente l'udienza di stamani è stata rinviata a domani.
Ed ecco la dichiarazione letta in aula in apertura di udienza dal presidente della Corte di Assise:
"Le sottoscritte Cesarina Trunfio e Fulvia Misserini, rispettivamente presidente e giudice a latere della Corte di Assise di Taranto, preso atto dell'invito ad astenersi avanzato nell'udienza del 25 marzo 2013 dagli avvocati Coppi e De Jaco, difensori delle imputate Sabrina Misseri e Cosima Serrano, ritenuto che le frasi captate prima dell'inizio dell'udienza in data 19 marzo 2013 non siano espressive di un parere e di un convincimento sull'oggetto delle imputazioni, trattandosi di mere considerazioni in termini interrogativi circa le possibili strategie difensive in sede di discussione finale (coordinamento o alternatività tra loro delle impostazioni difensive inerenti posizioni processuali collegate? Radicale confutazione o meno delle ipotesi ricostruttive illustrate dalle altre parti processuali?);
ritenuto tuttavia, ferma la consapevolezza della propria serenità di giudizio, l'opportunità di sottoporre al vaglio dell'autorità competente la valutazione dei fatti, ove ravvisi gravi ragioni di opportunità;
Visto l' art. 36 c.p.p.;
Dichiarano di astenersi dalla trattazione del processo a carico di Misseri Michele Antonio + 8, disponendo la trasmissione degli atti al sig. Presidente del Tribunale”
L’assessore alla Formazione Nelli Scilabra e il direttore generale Anna Rosa Corsello hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno annunciata una stretta sulla formazione professionale e il taglio di centinaia di enti formatori.
Crocetta chiarisce la situazione della formazione in Sicilia . “2200 enti che si dividono 150 milioni di euro. Naturalmente ad alcuni toccano le briciole ad altri la focaccia. E la focaccia ha commistioni dentro il sistema di potere”
Durante la conferenza un sindacalista prende la parola e dice ““Non vi rendete conto della linea che avete preso. Io stesso pagherò la benzina per darvi fuoco e al presidente Crocetta non basteranno neppure cento uomini di scorta per salvarlo“.
Da qui la scelta del Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, di presentare una denuncia nei confronti di questo dirigente sindacale.
Il governatore ha sottolineato “la gravita’ delle minacce, che sicuramente non intaccano la riforma del settore della formazione“, e ha aggiunto “E’ veramente incomprensibile che un sindacalista adotti un tale linguaggio, soprattutto quando da parte della regione e’ stato garantito che tutti i lavoratori verranno tutelati“.
Poi ha continuato dichiarando che : ”Di fronte alla ‘manciugghia’ diffusa, al sistema delle finte vendite agli amici per sottrarre i soldi ai lavoratori per appropriarsi delle risorse dei siciliani, di fronte alla scadente formazione che non prepara i giovani e non garantisce lo stipendio ai lavoratori, di fronte al fatto che Regione intende garantire tutti i lavoratori, non temiamo ne’ gli annunci sulla ‘benzina’, ne’ quelli di manifestazioni che non dovrebbero essere rivolte contro la Regione, che paga gli enti per pagare a loro volta i lavoratori, ma contro gli enti stessi.. La verita’ viene sempre fuori, nessuno pensi di usare la forza o di costringere coi soliti atti o peggio con gli intrighi di palazzo a fare azioni illegali. L’avviso 20 non ha copertura finanziaria? Si provvederà a riorganizzare i corsi trovando le risorse necessarie. Chi teme la riqualificazione della formazione? Alcuni enti sono destinati a perdere l’ accreditamento poiché non hanno pagato i lavoratori, a volte hanno fatto solamente corsi inutili e non hanno le caratteristiche per farli. Toglieremo l’accredito a chi non lo merita salvando i posti di lavoro”
Vi porgiamo uno dei più interessanti articoli politici di questi giorni. Un articolo di uno dei più pregevoli commentatori politici italiani. Un articolo da rileggere fra qualche tempo.
“Non avrei mai voluto scriverlo, ma è ciò che sta accadendo in questi giorni. Ha vinto di nuovo Berlusconi. Torna a riempire la piazza come un megastudio affollato di cittadini contenti e ansiosi di essere le sue comparse. E non perché si sia camuffato da persona per bene, magari solo una mascherata. No, ha occupato il Palazzo di Giustizia di Milano, disertato i suoi processi, comprato spazio, tempo e persone, insultato i giudici e convocato la folla in piazza per una manifestazione contro la Costituzione. Ma ha vinto. Lo dice anche Matteo Renzi, che sarebbe il meglio del futuro del Pd, il partito che si era appena dichiarato l’ultima barriera. Ecco Renzi: “Ora è difficile non parlare con Berlusconi” (Repubblica, 23 marzo ).
Infatti mettetevi nei panni di Bersani. Il Capo dello Stato ha affidato al segretario Pd un “mandato esplorativo per vedere se ci sono i numeri”. Se il confronto non sembrasse sproporzionato, una situazione del genere è già stata vissuta intorno a noi e c’è chi se la ricorda. Nel 1944, la Resistenza in Europa era allo stremo, gli alleati erano bloccati a metà Penisola e Allen Dulles, capo dell’Oss (predecessore della Cia) propone di interrompere la guerra al fascismo e al nazismo, e dedicarsi a combattere la Russia comunista. Quel piano è fallito perché il presidente americano, che certo non amava l’Unione Sovietica, ha visto il rischio enorme di conservare il prima pur di passare al dopo, e lo ha impedito. Ha rafforzato i legami col futuro nemico della Guerra fredda e con le Resistenze europee (composte per metà di comunisti militanti e per metà di ex fascisti, di monarchici, di personaggi dal passato e dal futuro non tanto chiaro), ha deciso che non tutti i pericoli sono uguali, e ha vinto.
Per merito di questa strategia non sono finiti i mali del mondo. Ma sono finiti il fascismo e il nazismo, i loro uomini, il loro potere, la loro visione demente del mondo. C’è un senso nel rievocare quel cumulo di rovine per spiegare il rischio che stiamo correndo? Forse sì. Le rovine ci sono, troppa gente non lavora, troppe imprese sono ferme, troppe tempeste sono in corso o sono in arrivo, isolando i cittadini e promettendo non solo la continuazione del caos ma un caos più vasto, mentre si fa più piccola e disordinata la resistenza di chi dovrebbe, a nome dei cittadini, fare fronte.
Ci sono state elezioni politiche in Italia e due terzi degli italiani hanno detto basta almeno alle cause interne del disastro (vent’anni di Berlusconi egemone e padrone assoluto del sistema delle informazioni). Lo hanno detto pur sapendo che ci sono stati cedimenti e debolezze e clamorosi errori (che possono essere giudicati anche come convenienti voltafaccia) da alcuni di coloro che adesso vengono votati per cancellare la nefanda epoca Berlusconi. Ma nello schieramento dei vincitori (mai così grande in un Paese di piccole vittorie e perenni rinvii) scoppia la sindrome Allen Dulles: i nostri veri nemici sono i sovietici. La guerra continua. Vanno scacciati tutti perché solo i puliti e gli intatti da ogni ambiguo o colpevole rapporto col passato devono governare subito. Ma non possono.
E in questa visione della situazione italiana, Berlusconi diventa piccolo e irrilevante, perché quello che conta è fermare il Pd e impedire che possa avere qualsiasi ruolo. Certo, nessuno nega, nel gruppo Allen Dulles (cioè “la guerra continua su un altro fronte”) che Berlusconi sia la mela marcia. Ma la strategia, molto dannosa ma anche scoperta in modo imbarazzante, è dare spintoni al Pd affinché cada sulla mela marcia e la afferri. In quel momento sarà evidente ciò che si era sempre detto: meglio da soli. Ma da soli non si può governare mentre (la prospettiva è paurosa ) con la mela marcia sì.
Ecco perché sabato ho accettato l’invito di MicroMega e sono andato, come un tempo, alla manifestazione di Roma per dire che Berlusconi è ineleggibile. E deve essere confermata, senza altre leggi, la sua ineleggibilità come concessionario di pubblica licenza che, in tutti questi anni, Berlusconi ha dato a se stesso. Ha triplicato il valore delle sue aziende per il solo fatto di essere concedente e concessionario, e ha bloccato ogni concorrenza per il solo fatto di controllare, da presidente , le Tv di Stato e da intimidire, con il suo straordinario doppio gioco, ogni altro giornalista (salvo acquisti).
L’iniziativa mi è sembrata urgente: dire e ripetere dove si situa in primo luogo il pericolo per la democrazia, e dove diventa strano il gioco di spingerlo a ritornare al potere, (con il Pd) per poter avere una immagine chiara e definitiva di tutti i nemici in una grande foto di gruppo. Se accadrà sarà comunque una disgrazia. Sabato siamo scesi in piazza nel tentativo, ingenuo e inadeguato (lo stesso che abbiamo condiviso con Tabucchi, con Sylos Labini, con Flores d’Arcais, con Travaglio, con chi dirige questo giornale, con tantissimi cittadini) di spingere indietro, nel niente che è il suo spazio storico e politico, Silvio Berlusconi. Ma io credo che significasse anche una risposta simile a quello che Ferruccio Parri fece avere, tramite il cardinale di Milano, al presidente degli Stati Uniti: “Anche se voi ci abbandonate, noi continueremo la Resistenza”. Che non è il gioco di fare il possibile per mettere insieme Berlusconi e Bersani (o Berlusconi e Renzi). Ma è l’impegno di fare ciò che due terzi degli italiani hanno votato: liberare l’Italia da Berlusconi. Il resto, il “dopo Berlusconi” è un’altra storia. FURIO COLOMBO, “Il Fatto quotidiano”