In relazione alle locuzioni fattemi pervenire e apparse sul sito facebook (cui ribadisco non sono iscritto), concernenti il mio precedente articolo pubblicato sui siti Web locali, cercherò meglio di esprimermi, specificando sin d’ora che, scrivere su un sito locale, su un quotidiano non è una pubblicità ma una libertà di pensiero, qualora si parli di problematiche comuni a tutti o espressioni di pensiero, non offensive ma costruttive e propositive. Se così non fosse, verrebbe a mancare quello che dovrebbe essere il VERO utilizzo dell’intera rete mondiale internet, che a mio personale avviso, oggi in tal senso è “deteriorato” riservandosi spesso a soli c.d. “postati” (vds Facebook) la lettura del proprio pensiero o magari nascondendosi dietro “nomignoli” di facciata, ma questa è un’altra storia cui non voglio commentare, perché sicuramente molti sanno far uso di tale rete. Comunque mi si scrive:
• Andrea Scala: E chi non ha uno stipendio statale o permessi di lavoro retribuiti per motivi istituzionali ed ha famiglia a carico, rischiando tutto per candidarsi alla guida di un'Ente, dovrebbe mettersi da parte o far morire di fame la famiglia?
Prego d...i rispondere su fb e non sulla stampa o siti locali... non voglio pubblicità elettorale.
se non iscritti su fb, pubblicare firmando con un profilo in prestito. ;-)
• Tiziano Grillo: Il problema in questo paese non è andare ad amministrare a costo 0 , ma meritarsi quanto percepito ...............
• Francesca Menichino: Non mi è chiaro l' assunto di Giovanni: egli sostiene che per gli amministratori non siano previsti dei compensi!? Non mi pare sia proprio così, ma si può verificare....
• Paolo Ianni: L'indennitá di carica è prevista per gli amministratori e mi pare anche (ma nn ne sono sicuro) che i consiglieri abbiano diritto al gettone di presenza per le partecipazioni ai consigli comunali. Per quanto riguarda l'indennità di carica questa viene percepita per intero se il sindaco o l'assessore non hanno un lavoro.la stessa è pari al 45% di quanto previsro se le figure di cui sopra hanno già una attività lavorativa. In merito alle parole del sig. Liscotti mi è sembrato di capire che egli auspica una amministrazione i cui componenti rinuncino completamente alle indennità previste. La stessa cosa la propose l'avv. Osso quando nel 2004 si candidò a sindaco. Giusto per inciso, le indennità di carica per gli amministratori sono state introdotte dall'ex ministro della funzione pubblica Bassanini con la famosa Bassanini ter
Orbene: La politica che io intendo è quella di un’ideale a cui credere, senza falsi ideologismi, dove ognuno esprime la propria libera idea, cercando di portarla in qualche modo a termine, quindi non è da intendersi una via per cercare lavoro ed ottenere un corrispettivo. Ecco perché parlo i rimborsi spese (giusti e riscontrabili) e non di indennità di carica, che oggi sono veri e propri stipendi ritenuti anche dalla gran parte della popolazione dei piccoli/medi/grandi centri sproporzionati alle prestazioni che l’eletto va a svolgere. L’eventuale rimborso spese e gettone di presenza (elargito in relazione alle funzioni e alle spettanze) credo sia sufficiente a garantire quello stimolo per poter farsi avanti anche a chi non ha un lavoro, proprio in virtù di quell’ideale che oramai, aimè per un certo verso è perso.
Oltretutto, se ben ricordo, qualora l’eletto abbia già un proprio reddito, può optare per quello più favorevole, quindi in alcuni casi rinuncia a quello del proprio datore di lavoro per percepire quello c.d. “politico”, che spesso è più conveniente. Naturalmente si tratta delle funzioni di Sindaco/Assessore.
Pertanto, considerato che i tempi delle “vacche grasse” sono terminati, sono sempre più convinto che, l’eletto se rinunciasse alla retribuzione prevista ed accettasse solo i rimborsi spesa, contribuirebbe sicuramente ad un congruo risparmio e ad un gettito finanziario per le casse dell’ Ente locale, che potrebbe essere utilizzato in tante altre forme (es: servizi sociali – turismo – cultura ecc..).
Naturalmente tutto ciò è un mio personale pensiero, che può o non essere condiviso, magari migliorato.
Infine, ringrazio chi anche se su altri siti Web abbia comunque commentato il mio precedente articolo, ma mio rammarico ho notato che ad oggi, nessuno ha inteso “schierarsi” per condividere/cambiare/proporre con quanto da me precedentemente scritto, tant’è che mi sovviene porvi e pormi una domanda: Amantea vuole cambiare?
Cav. Giovanni LISCOTTI
Colgo nell’incipit dell’intervento di Peppe Marchese un attestato di stima che mi onora e che ricambio. Non riesco però a comprendere perché Egli ritenga che una “vision”, anche quella avvolta in una supposta dimensione onirica, debba essere a tutti i costi ridotta al rango di mera illusione.
Confesso che, nel proporre il Percorso virtuoso, affidandolo alle pagine di Amantea. Net, ho cercato di restare quanto più possibile aderente alla realtà quotidiana. Indigesta fin che si vuole, ma che resta sempre e solo realtà, anzi… la realtà.
Vogliamo dire che confrontarci con questa realtà non rappresenta certo il massimo delle mie, anzi delle Nostre aspettative ? e chi lo può negare ?! o perlomeno, io non lo nego !!!
Ma posso turbarmi io della realtà ? E perché mai ?!! La realtà non può e non deve turbare. Men che meno offendere. Bisogna prendere atto della realtà, capirla fino in fondo, interpretarla anche. Ed agire per far si che una realtà non troppo gradita possa essere mutata, cambiata, rivoluzionata. Ha detto bene Peppe Marchese: il mio è un sogno. Sono felice che ne abbia colto esattamente il senso, modesto essendo il mio scritto. Segno che ancora riesco ad esprimermi in maniera chiara. Ebbene si ! Voglio sognare….. Debbo sognare…. per realizzare, nel sogno e per il sogno, che la storia è maestra di vita…..che la cultura è foriera di rivoluzione…..insomma che ad Amantea finalmente tutto può cambiare.
Il sogno come presupposto di una rivoluzione? Forse…. Tanto la storia è piena di rivoluzioni partite da un sogno….. E per chiarire definitivamente il senso, dico che il sogno trae origine dal lontano V secolo avanti Cristo, e precisamente dalla lettera di Pericle agli ateniesi.(nella foto) Un sogno che è sogno di libertà, di pulizia, di aria nuova. Un sogno che può e deve spiazzare principalmente tutte quegli incubi ( inciuci, intrallazzi, intese sottobanco, lobby e via dicendo, da Peppe magistralmente elencate) che rendono travagliato il percorso della Città. Un sogno che deve innanzitutto essere espressione e garanzia di onestà, intellettuale e politica, presupposto indispensabile ad una onestà amministrativa di cui in Città si sente urgente bisogno. D’altra parte, tanto per restare con W. Shakespeare, così Amleto nel celebre monologo:
essere o non essere, questo è il problema.
che cos'è piu' nobile, soffrire nell'animo per i sassi e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna,
o impugnare le armi contro un mare di affanni
e combatterli fino a farli cessare?
morire, dormire... forse sognare…..
morire ,dormire.., forse sognare, ecco il difficile.
Ecco veramente la cosa difficile: ….sognare il difficile. Ed impegnarsi perché il sogno diventi realtà. Perché in fondo, così come canta Cenerentola, ….i sogni son desideri di felicità
C’è qualcuno tra Voi che aspira solo all’infelicità ?
Enzo Pellegrino
NdR. Aggiungiamo il Discorso di Pericle agli Ateniesi
Discorso agli Ateniesi (Pericle 461 a.c.)
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così
Non lo chiamo sogno per il profondo rispetto che porto all’uomo “Enzo Pellegrino”, consapevole, come sono, che resterebbe , forse, turbato se affermassi che di sogno si tratta.
Lo chiamo desiderio, profondo desiderio, perché tale può anche diventare.
Il desiderio di onestà, profonda, indiscutibile, inarrestabile .
Il problema è che Enzo ritiene possibile l’onestà in politica.
Ed addirittura nella politica amanteana.
Quella politica fatta, come minimo, di opportunismo, di tatticismo, di inciuci, se non di interessenze.
Cioè “di accordi sottobanco, di compromessi riservati tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi e intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere”, di programmi preconcordati.
Ritenere possibile un programma, peraltro reso pubblico, sarebbe sciocco, crederci sarebbe ridicolo, invocarlo sarebbe risibile!
Come può essere possibile credere ad un programma politico fatto da politici che quantomeno inciuciano? Ve l’immaginate un programma fatto nell’interesse del popolo? Ve l’immaginate un programma che richiami soprattutto i doveri di tutti i cittadini e non i diritti dei pochi?
Quali garanzie,poi, avrebbe l’elettore da una classe di governo che nasce nell’inciucio, cioè compromessa?
Forse quelle di una rigida, ferma, opposizione da parte della minoranza?
Ma perchè voi l’avete vista?
E poi secondo voi gli inciuci forse escludono gli avversari? E chi lo ha detto?
O gli inciuci, per chi vi è abituato o fa politica per formarli, si creano solo prima delle elezioni?
Proporre, poi, nel percorso politico la raccolta di adesioni al programma è un mera fantasia. Qualunque “politico” darebbe il suo incondizionato( ed ipocrita) assenso per partecipare alla “mensa”, alla futura “spartizione”.
Nessuno si avventurerebbe a proporne modifiche che creerebbero soltanto diatribe infinite.
Quale programma di per sé può essere credibile,infatti, se proposto nell’immediatezza delle elezioni?
E quale programma potrebbe essere credibile senza avere i soldi per realizzarlo?
Un libro dei sogni, ecco cosa sarebbe! Ecco che ritorna la parola. Come sempre.
Facciamo un gioco. Chi ricorda il programma dell’attuale amministrazione? Che cosa è stato realizzato?
E poi come pensare che la città sia capace di valutarne la obiettiva fattibilità.
Stiamo parlando( non negatelo) di una città che non assiste nemmeno ai consigli comunali ( per quello che da essi può essere colto), di una città che non parla, che non lamenta alcunché, che non propone la benché minima idea, che non si batte per la sua diffusione, per la sua realizzazione.
Avremmo una città silente , per inedia, per ignavia, se non addirittura disattenta.
Come pensare che esista una città capace di approvare un programma politico quinquennale se questa città non è abituata a parlare e lascia parlare i “politici inciuciati”, se crede o fa finta di credere alle bufale più incredibili, cioè non a uno , ma a tanti “ciucci ca vulunu” , se è abituata alle bugie, alle falsità e non si sforza di trovare la verità?
E la prova di quanto dico è che poi si pretende di andare a cercare la figura carismatica da eleggere a sindaco e le figure rappresentative da candidare a consigliere.
Ma per amor del cielo, quando mai Amantea ha creato od almeno avuto una figura carismatica da eleggere a sindaco?
Ed ancora le figure da candidare a consigliere di chi sarebbero rappresentative ? Delle famiglie, delle lobby, dei poteri occulti che da sempre condizionano questa città?
Mi sembra che ancora una volta ci si stia avviando sul solito, trito percorso che porterà sempre allo stesso risultato.
Un percorso fatto di erogazioni di contributi straordinari preelettorali ai poveri della città, di impegni di posti di lavoro, di un PSC che favorisca gli interessi dei latifondisti, dei proprietari terrieri, dei costruttori, di grandi e spesso inutili opere pubbliche in luogo della manutenzione ordinaria e straordinaria di cui la città ha drammatico bisogno, et similia .
A chi mai può infatti venire in mente di eleggere persone capaci di proporre nuove idee(già e chi le ha?) per salvare questa città che sta letteralmente morendo?
E perchè cercarle se ad Amantea va tutto bene?
Già che sforzo inutile!. Se va tutto bene perché cambiare, fare programmi, fare percorsi, cercare figure carismatiche e rappresentative?.
Lasciamo tutto come è. Facciamo governare la attuale maggioranza e lasciamo fare l’opposizione alla attuale minoranza.
Così Amantea uscirà dal porto delle nebbie, la gente non sarà tartassata di tasse, i giovani non dovranno emigrare, i servizi sanitari saranno eccellenti, il traffico fluido, il castello sarà ricostruito e diventerà un punto di forza per il turismo locale, gli alberghi ed i ristoranti saranno pieni, il mare senza schiuma, i parcheggi tanti da essere sempre e solo bianchi, il bilancio non avrà bisogni dei photored, le strade interpoderali saranno sempre percorribili, il centro storico un luogo di storia e di cultura, Coreca lo spettacolo naturale del Basso Tirreno Cosentino, Campora san Giovanni la Temesa omerica dove il mondo può incontrare Ulisse, il fiume Oliva non faccia più paura a nessuno, il territorio sia molto più ricco di verde, l’economia spinta dal turismo e dalla cultura crei lavoro per tanti, Amantea sia il sogno di Cosenza, e d’Italia, i prossimi concorsi saranno vinti anche dagli amanteani……
Ma forse tutto questo è davvero un sogno…..e come tutti i sogni per realizzarsi devono trovare sognatori e non compratori di dignità e produttori di soldi.
Ma comunque , e rivolto ad Enzo, “sogna, Amantea, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu”.
Giuseppe Marchese