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Si approfitta anche di Ferragosto per tessere strategie politiche per le prossime ed ormai certe elezioni comunali di Amantea.

La capacità aggregante di Tonnara ora non c’è più ed anche all’interno della giunta le finora domate fibrillazioni avranno una forza ben diversa, forse dirompente.

Ed allora, secondo la antica abitudine dei messaggi trasversali di portata apparente e di epilogo sconosciuto, via alla finta politica, agli incontri nei quali si invitano anche i delatori ufficiali, cioè quelli usi ad operare in campo avversario, appositamente invitati per riferire!

Ed ecco il primo messaggio politico.

Questa volta basta liste civiche. Questa volta in campo ci saranno i partiti. Ed il primo partito sarà “Fratelli d'Italia” il partito politico italiano di centrodestra, a orientamento nazional-conservatore, nato ad opera di un gruppo di esponenti fuoriusciti dal Popolo della Libertà e capeggiato da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto.

Qui, a quanto si dice,avrà come esponente principale il dr Tullio Lupi, pensionato e rimasto senza incarichi, cioè disponibile a riprendere la carriera politica.

I primi incontri stano già avvenendo con la presenza dei più vicini all’ex direttore del locale distretto sanitario.

Parte della stampa di centro destra gli è vicina ed è da tempo pronta ad ogni sostegno.

Che poi Fratelli d’Italia davvero si presenterà da solo con un proprio logo o farà corpo con un listone di centro non è dato sapere.

Certo, visto come è combinato il Centro destra ad Amantea la mossa di Lupi può essere anche foriera di ben altra portanza ed importanza.

E poi far vedere anche da lontano le armi o qualcosa che somiglia alle armi non è male.

Manca qualcosa , ma ne riparleremo.

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Come sarà governata la città dopo la morte di Tonnara?

E’ la prima volta che un evento similare colpisce la nostra città ( per fortuna) e nessuno può vantare esperienza su come assicurare il governo della città.

Sovviene l’articolo 53 del Dlgs 267/2000, il quale nel suo articolo 53 comma 1 dispone :” In caso di decesso del sindaco, la giunta decade e si procede allo scioglimento del consiglio”

Successivamente il comma recita che “Il consiglio e la giunta rimangono in carica sino alla elezione del nuovo consiglio e del nuovo sindaco”

In sostanza la Giunta decade ed il consiglio è sciolto, ma entrambi gli organi sono “mantenuti provvisoriamente in carica sino alle nuove elezioni in regime di prorogatio”, solo per assicurare il governo della città( o della provincia)

Si tratta tuttavia di uno scioglimento solo formale, finalizzato a consentire le nuove elezioni nel primo turno utile, stante che la legge 8 giugno 1990, n.142 prevede che fino alle nuove elezioni il consiglio e la giunta rimangono in carica.

Infine il comma continua disponendo che “ Sino alle predette elezioni, le funzioni del sindaco sono svolte dal vicesindaco.”

Secondo il Ministero dell’Interno:

a) Nel caso di decesso del sindaco si concretizza l’ipotesi di reggenza da parte del vice sindaco che si protrae fino al rinnovo del consiglio comunale e del sindaco. Al vice sindaco, pertanto, figura istituzionalizzata dall’art. 16 della legge 81/93, potrà essere corrisposta l’indennità prevista per il sindaco per tutto il periodo in cui sono esercitate le relative funzioni.

b) E’ chiaro che l’evento del decesso del sindaco provoca la decadenza del consiglio e della giunta che rimangono in carica sino all’elezione del nuovo consiglio e del nuovo sindaco. Tanto al fine di garantire la continuità dell’azione amministrativa, condizione che impone che in ogni momento vi siano soggetti giuridicamente legittimati ad adottare tutti i provvedimenti oggettivamente necessari nell’interesse pubblico, di talché il vice sindaco, la giunta ed il consiglio sono legittimati, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, a compiere tutti gli atti occorrenti nella pienezza dei loro poteri.

Inoltre secondo il parere del CdS n 94/96 del 21 febbraio 1996 il vicesindaco è reggente e diviene titolare di tutte le competenze sindacali, anche se in via temporanea e straordinaria. In sostanza può compiere tutti gli atti che avrebbe potuto compiere il sindaco, compresa la revoca di un assessore e la nomina di un assessore mancante per reintegrare il plenum.

Sempre lo stesso parere stabilisce che non è possibile surrogare la nomina del vicesindaco quale componente del consiglio in quanto la disposizione richiamata è eccezionale ed espressamente riferita alla fattispecie del decesso del sindaco.

Può invece essere sostituito il consigliere dimissionario.

Ovviamente in caso di successivo impedimento, rimozione o decesso del vicesindaco reggente viene, invece, nominato un commissario.

Andiamo alle perplessità

Come può un vicesindaco nominato avere i medesimi poteri e le medesime prerogative di un sindaco eletto dal popolo? Possibile questa totale equivalenza?

La perplessità non è stata sciolta nemmeno dal più recente parere del CdS n. 501/2001 reso in data 14 giugno 2001, nel quale il supremo organo amministrativo dopo avere affermato perentoriamente che «è ormai pacifico che il Vice Sindaco possa svolgere con pienezza di poteri tanto le funzioni di vertice politico dell’Amministrazione quanto quelle di ufficiale di Governo», si chiede se «il Vice Sindaco possa o meno nominare (o revocare) gli assessori ed in particolare (nei comuni ove lo statuto preveda un numero fisso di assessori) l’assessore destinato a prendere il suo posto nella Giunta». Il Consiglio di Stato, quindi, osserva che nei casi di decadenza del Sindaco, la Giunta ed il Consiglio «rimangono in carica (circostanza questa assai significativa) con pienezza di poteri visto che (argomenta ex art. 38, comma 5, T.U. n. 267/2000) solo dopo la pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali tali organi devono limitarsi ad adottare gli atti urgenti e improrogabili».

Afferma, quindi, che «il quadro normativo esibisce risultanze sufficientemente univoche, confermando che nell’ipotesi della vicarietà ... nessuna norma positiva identifica atti riservati al titolare della carica e vietati a chi lo sostituisce». Aggiunge che «l’esigenza di continuità nell’azione amministrativa dell’Ente locale postula che in ogni momento vi sia un soggetto giuridicamente legittimato ad adottare tutti i provvedimenti oggettivamente necessari nell’interesse pubblico», per concludere che «è giocoforza riconoscere al Vice Sindaco reggente pienezza di poteri anche per quanto concerne la revoca o la nomina degli assessori».

Ma è lo stesso CdS che si pone dubbi e si chiede: «può destare perplessità che poteri incisivi, come quelli oggi attribuiti al Sindaco in virtù dell’elezione popolare diretta, vengano esercitati per periodi di tempo, anche considerevoli, da un vicario privo di analoga investitura» e che «sotto il profilo dell’opportunità può ritenersi che nella situazione suddetta il Vice Sindaco dovrebbe fare uso di responsabile autolimitazione».

La stessa responsabile limitazione ovviamente dovrebbe essere usata anche dalla Giunta e dal Consiglio comunale.

Ci sembra infatti che si possa ritenere la ricadenza delle medesime condizioni richiamate dall’ art. 38, comma 5, T.U. n. 267/2000, che impone che Giunta e consiglio debbano limitarsi ad adottare atti urgenti ed improrogabili dopo la pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali.

Di fatto la Giunta è decaduta ed il consiglio è sciolto come disposto dall’art 53 comma 1 e le elezioni avverranno alla prima tornata utile.

Opinare diversamente sarebbe come supporre che nulla sia successo!

Non si invoca certo un governo riduttivo della città ma una presa di coscienza della mancanza del sindaco eletto dalla cittadinanza, un fatto questo unico e non sottovalutabile.

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Si può trovare nelle librerie, edicole ed alcune attività commerciali ed artigianali di Amantea, Campora S.G., Paola e paesi limitrofi la seconda edizione del libro, dal titolo "Il mondo di una volta", edito da "Orizzonti Meridionali" di Cosenza, il cui autore risulta essere l' amanteano Emilio Osso. Il libro ripercorre, in 20 racconti,   la vita nel mondo rurale calabrese degli anni settanta visti con gli occhi di un adolescente e sono ambientati sulle colline della località Camolo tra i Comuni di Amantea e Belmonte Calabro in provincia di Cosenza.

L'autore evidenzia che tanti avvenimenti delle campagne erano vere e proprie feste e rimanevano indelebilmente impresse nella memoria, in specie dei ragazzi : la trebbiatura, la raccolta dell'uva, del fieno, delle olive, la produzione delle conserve, del pane ecc.

Nel libro, l'autore in particolare vuole far riflettere sulla perdita di valori che erano fondamentali nella vita rurale calabrese: la collaborazione concreta e fattiva, la condivisione, la partecipazione, la solidarietà, la genuinità, la semplicità... valori che oggi stanno scomparendo sotto i colpi del progresso e dell'individualismo.

Ma non solo, l'autore nel libro riporta e recupera avvenimenti e contesti del passato, anche tragici, della costa tirrenica e di Amantea, quali le invasioni dei turchi, le torri di avvistamento costiero, i cavallari che lanciavano l'allarme per permettere alla popolazione di rifugiarsi nell'entroterra, e poi la nascita mitica di Amantea con la Ninfa Nepetia, i passaggi segreti e misteriosi nella roccia, le grotte millenarie, la nascita leggendaria di una chiesetta rurale, le antiche fonti per l'approvvigionamento idrico, la strada romana millenaria in lastricato di pietre e nella roccia ( l’antica traianea).

Ancor più l'autore porta all'attenzione nei 20 racconti, paesaggi naturali ed ambienti di inestimabile valore (da tutelare e salvaguardare per le generazioni future) , quali: i tramonti con lo Stromboli (da sempre il faro del Mediterraneo) e le isole Eolie, quelli sugli scogli di Isca (i famosi scogli di Omero e come furono conosciuti nell’antichità: Insule Oenotrides, Pietre Planete, Scogli di Lea), le due grandi braccia dei golfi di Sant'Eufemia e di Policastro che contengono anche tutti i paesi costieri del cosentino, le distese di ulivi che degradano quasi fino alla costa con le antiche piantumazioni a settonce, le maestose querce e castagni centenari ,la varietà e diversità di flora e fauna , il passaggio lungo la costa di delfini e stenelle, le migrazioni delle marzaiole, ecc. Nel testo viene riportata anche una notizia inedita: Amantea il paese dei capperi: secondo l'autore in un testo di oltre 5 secoli fa , la città di Amantea ed il suo comprensorio erano conosciute per la notevole diffusione e commercializzazione proprio dei capperi.

L'autore ci riferisce inoltre che con il suo libro spera di stimolare sempre più iniziative volte alla tutela delle parole e degli antichi linguaggi dialettali (memoria di grandi civiltà che hanno colonizzato il suolo calabrese)   che progressivamente stanno scomparendo. Alla fine del libro è stato inserito un glossario delle parole di una volta (riportate nei racconti) , sicuramente sconosciute, a gran parte delle nuove generazioni.

L'autore ha dedicato il libro, sua opera prima, alle persone oneste e semplici.

La prefazione al libro è del prof. Renato de Bartolo, già professore di italiano al Liceo Scientifico Statale di Amantea (CS) , che tra l'altro ha evidenziato come il mondo rurale sia stato "fonte di valori, irragionevolmente sottovalutati ed abbandonati, per un malinteso concetto di progresso, e di cui al contrario proprio la civiltà attuale ha estremo bisogno".

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