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sindacoMartedì 23 ottobre il Movimento 5 Stelle di Amantea ha emanato un comunicato nel quale dopo aver elencato ed esaminato gli avvenuti sequestri milionari di beni provenienti, secondo la Magistratura e la Guardia di Finanza, da attività malavitose, ha chiesto per l’ennesima volta le dimissioni del Sindaco di Amantea Dott. Pizzino Mario. Secondo i firmatari della petizione Francesca Menechino e Francesca Sicoli, consiglieri comunali in carica, è coinvolto nei sequestri di beni il politico amanteano, ex Sindaco, ex consigliere provinciale ed ex consigliere regionale Franco La Rupa. Poiché il Sindaco in carica Mario Pizzino in campagna elettorale abbia dichiarato di ispirarsi a Franco La Rupa e che alla sua scuola si è politicamente formato, chiedono se ancora il Sindaco attuale abbia un po’ di decenza di rassegnare le dimissioni. Il Sig. La Rupa è inquisito, quindi il Sindaco deve dimettersi. Ma con i sequestri dei beni a La Rupa cosa c’entra il Sindaco attuale? E’ caduta una pietra dalla grotta: il Sindaco deve dimettersi. Una mareggiata ha danneggiato il lungomare: il Sindaco deve dimettersi. Le strade sono sporche perché i cittadini buttano per strada i rifiuti: il Sindaco deve dimettersi. Franco La Rupa è stato accusato di voto di scambio e tentata estorsione, il Sindaco deve dimettersi. E’ stato arrestato un consigliere comunale, il Sindaco deve dimettersi. A causa del forte vento una pianta è crollata danneggiando le macchine parcheggiate sulla strada: il sindaco deve dimettersi. Le acque del fiume Catocastro all’improvviso diventano nere: Il sindaco deve dimettersi. Cosa c’entra il sindaco io ancora non l’ho capito. Ma davvero il M5S pensa che se il vento forte fa crollare una pianta, se una forte mareggiata danneggia il lungomare la colpa sia del Signor Sindaco? Il grande Totò direbbe :- Ma mi faccia il piacere!- E però continuamente come un mantra, dal giorno in cui Pizzino è stato democraticamente eletto Sindaco di Amantea, ripetono: Il Sindaco deve dimettersi. Sono sicuro che i rappresentanti del Movimento 5 Stelle siano andati a scuola, abbiano studiato il latino e ricordino la favoletta di Esopo: Il lupo e l’agnello. Il lupo aveva fame, tanta fame. Aveva bisogno di cibo per sfamarsi. Un po’ di carne tenera e fresca avrebbe risolto il problema della fame almeno per alcuni giorni. Quando ha visto l’agnellino che beveva tranquillo un po’ di acqua fresca ad un ruscello ha pensato:- Bene mia! Oggi mangio- E così si è avvicinato all’agnello e “siti compulsi” (spinto dalla fame) lo ha divorato. Ma prima di mangiarlo l’ha voluto accusare di alcune nefandezze. Mi stai intorpidendo l’acqua che sto bevendo. Tu hai parlato male di me sei mesi fa. Tuo padre ha parlato male di me. Siti compulsi, se lo mangiò. L’acqua intorbidita e l’aver parlato male sono stati dei falsi pretesti. In questo modo si comportano quelli che sono all’opposizione al Consiglio Comunale. Con falsi pretesti chiedono le dimissioni del Sindaco. Vogliono prendere il suo posto. Ma in Italia, piaccia o meno, siamo in democrazia e ogni 4 anni i cittadini sono chiamati ad eleggere liberamente e democraticamente i loro rappresentanti. I cittadini di Amantea lo scorso anno hanno scelto Mario Pizzino come Sindaco e tale dovrà restare per altri 3 anni fino al compimento del mandato elettorale. Poi ci saranno le libere elezioni e se gli elettori e le elettrici di Amantea daranno ampi consensi al Movimento 5 Stelle, solo allora la Signora Menechino potrà ricoprire la carica di Sindaco. Con una scheda elettorale, con una matita copiativa e con un semplice segno di croce il Sindaco Pizzino si potrà mandare a casa. E’ così semplice. Non c’è bisogno della Magistratura e delle Guardia di Finanza. Bisogna, però, aspettare le elezioni. Prima bisogna fare una sana ed efficiente opposizione senza chiedere continuamente: Il Sindaco deve dimettersi. E’ controproducente, signora Menechino, mi creda. Glielo dice con affetto un anziano signore che vuole tanto bene alla nobile città di Amantea e che ha fatto politica da sempre e che nella sua lunga vita ha commesso madornali errori.

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Tra i tanti misteri di Amantea sicuramente deve essere annoverato quello che, contrariamente a tantissimi altri comuni calabresi che vedono avvocati candidati a sindaco, nella nostra città gli avvocati non si propongono per la carica di sindaco od amministratore.

 

Nei giorni scorsi l’avvocato Giovanni Macrì è stato eletto sindaco a Tropea, paese al quale è stato sciolto il consiglio comunale

A Lamezia è stato appena sciolto il consiglio comune a capo del quale c’era un avvocato ed oggi leggiamo che a Lamezia Terme l’avvocato Basilio Perugini sta preparando per il 26 ottobre un incontro sul tema “Un candidato sindaco una lista”.perchè “ Il Comitato, come abbiamo più volte ribadito, ritiene che tra i propri compiti, oltre alle manifestazioni celebrative, ci sia quello di promuovere una seria riflessione sulle cause che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale e di proporre l’adozione di ogni possibile cautela perché la legalità, libertà e correttezza dell’amministrazione della nostra Città possano realizzarsi pienamente e perché in ogni modo consenta di opporre ogni iniziativa possibile di contrasto ai tentativi, sia diretti che indiretti, di penetrazione da parte di coloro che sono la negazione della legalità, della libertà e della correttezza degli organi istituzionali”

Ci chiediamo se davvero occorre avere qualche avvocato se non come sindaco, almeno come assessore e comunque come consigliere comunale, sia pure di minoranza, per garantire ad Amantea legalità e correttezza, perché nessun avvocato si candida?

Forse sono convinti che Amantea sia una città permeata di legalità, di correttezza amministrativa, e quindi non bisognevole della loro ricerca ed attuazione?

O forse sanno che sarebbe una pretesa impossibile visto lo stato di compromissione diffusa della comunità , di cui potremmo fare centinaia di esempi?( Cominceremo a breve)

O, infine, sanno ( e non solo loro, i legali) che la città vota solo coloro che si pensa possano compromettersi, se non lo sono già.

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Scrive Vincenzo Lazzaroli:

“Dopo trent’anni di gestione affaristica e clientelare dell’amministrazione pubblica, manovrata dal solito gruppo di politici (ma questa sarebbe già una parola grossa nel definirli) che tutti conosciamo, è arrivata la resa dei conti.

 

Conti in profondo rosso quelli di Amantea che si scopre, d’un tratto, politicamente incapace di riscuotere i giusti tributi dai suoi cittadini e di non saperlo fare.

È inerme la stessa “dinastia politica” che si è appropriata, in verità, non solo del potere attraverso il voto clientelare, ma anche della morale di parte dei cittadini di Amantea che, bontà loro, hanno deviato dal corso del “dovere civico”, per farsi abbindolare da quello del “risparmio promesso”.

Una pratica che è giusto condannare e stigmatizzare e che, a nostro avviso, non è assolutamente accettabile!!

Sono almeno trent’anni che questi avventurieri della politica hanno affondato economicamente e moralmente la nostra città e lo hanno fatto scientemente, senza scrupolo alcuno; allora, ben venga uno schiaffo così forte e duro, ben venga a svegliarci tutti dal torpore e dalle false promesse del tipo “dammi la bolletta e stai tranquillo”!!

Oggi, pur di salvare la poltrona, ci si nasconde dietro lo scudo del diktat ministeriale e come Ponzio Pilato, ci si lava le mani dal peso delle proprie responsabilità affidando il destino dei cittadini in debito con l’amministrazione alle tenaglie, dure e laceranti, dell’Agenzia delle Entrate.

Ponzio Pilato, dunque, il loro modello di Politico Illuminato; oppure lo struzzo, se vogliamo un modello ancora più cogente alla situazione.

Se ne lavano le mani e sotterrano la faccia, cosa per la verità, che avrebbero dovuto fare autonomamente già da tempo, senza arrecare altri danni al popolo e all’immagine di Amantea.

La scelta, dunque, di affidarsi all’Agenzia delle Entrate per la riscossione e il recupero coattivo di tutti i tributi è azzardata e ne vedremo le conseguenze sulla pelle dei cittadini, ma anche sul tessuto economico della città.

Si poteva e si doveva fare qualcosa di diverso e di meglio, piuttosto che scaricarsi la coscienza chiamando sul campo un terzo attore che, certamente, interpreterà il suo mero ruolo di esattore forzoso.

È mai possibile che non si trovi un modo per mettere in piedi procedure e sistemi di controllo nonché di gestione dei pagamenti, per la materia dei tributi, senza ricorrere alla spada?

A nostro avviso, sarebbe necessario ed essenziale che ai soggetti, coinvolti nel recupero dei tributi, si desse la possibilità di far fronte a quanto dovuto, tenendo conto della condizione patrimoniale, per evitare eventuali situazioni critiche di soggetti manifestamente in difficoltà economiche.

Ci saranno esempi di altri Comuni semplicemente da “copiare”?

Non vogliamo chiedere soluzioni ingegnose o rivoluzionarie, ci basterebbe anche un segno di umiltà nel tentativo di emulare le “best practice” che ci sono in altre realtà urbane.

Allora svegliati gente di Amantea…sveglia e cerca un nuovo corso, che sia veramente nuovo.

Cambiare si può e si deve; si può e si deve scegliere con attenzione le persone che ci rappresentano e si deve anche ripensare il proprio personale rapporto con la città.

La dura e amara realtà.. ahinoi e’ proprio questa, ad Amantea venne il famoso “redde rationem”…

                                                                                                       Vincenzo Lazzaroli”

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