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Reggio Calabria. Vincenzo Nociti, ex assessore comunale a Reggio, è indagato per corruzione elettorale nell’inchiesta “Iris”. Secondo la Dda avrebbe chiesto sostegno elettorale al clan di Sinopoli

È Vincenzo Nociti il politico coinvolto nella recente inchiesta “Iris” condotta dalla Dda di Reggio contro gli Alvaro, storico clan di Sinopoli.

Indagato a piede libero per corruzione elettorale, Nociti, 59 anni, è stato assessore comunale a Reggio e candidato (non eletto) alle elezioni regionali del 2014 con la lista “Oliverio presidente”. Sarebbe proprio lui ad aver incontrato, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti reggini, alcuni dei maggiorenti del clan Alvaro per chiedere sostegno elettorale in cambio di «utilità» a favore della potente cosca del Reggino.

«In particolare – si legge nel capo d’imputazione – Rocco Surace e Giuseppe La Capria organizzarono una riunione riservata presso l’abitazione di Palmi del primo tra il candidato Nociti ed esponenti del clan Alvaro».

Surace si sarebbe occupato dei contatti e dell’organizzazione dell’incontro con l’allora candidato, mentre La Capria avrebbe predisposto la trasferta da Sinopoli dei referenti del clan, evitando il contatto diretto col boss Raffaele Alvaro.

Durante la campagna elettorale per le Regionali del 2014, Nociti secondo la Dda si sarebbe messo «a completa disposizione del clan Alvaro, interessandosi fattivamente delle condizioni di salute di Antonio Alvaro, classe 1961», che all’epoca era ricoverato ai Riuniti di Reggio.

Nel corso dell’incontro finito nell’inchiesta “Iris”, secondo gli inquirenti reggini «fu raggiunto un accordo tra il politico Nociti (consapevole della circostanza che i soggetti che si impegnavano a reclutare i suffragi erano intranei a consorteria di tipo mafioso) e i componenti del sodalizio mafioso che si impegnarono al sostegno elettorale e al procacciamento dei voti non solo a Sinopoli, ma anche nella zona Ionica in cambio dell’erogazione di favori da parte del politico».

Nociti, candidato nella circoscrizione “Calabria Sud”, prese 1899 voti.

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Da non crederci!

Forse è la prima volta che Mario Oliverio riconosce di avere sbagliato.

Ma è sicuramente la prima volta che riconosce che Massimo Scura è un commissario con le p..le!.

 

Ricorderete tutti che Massimo Scura ha rimosso da direttore generale dell’ASP di Reggio Calabria.

Ora anche Mario Oliverio , INUTILMENTE, visto che non era più il direttore generale della Sanità reggina, lo rimuove

E lo fa con la giunta regionale che conclude la procedura avviata nei mesi scorsi nei confronti del capo dell’Asp di Reggio Calabria, Giacomino Brancati, «ritenendo – riporta una nota della Cittadella – non condivisibili le giustificazioni prodotte dall’interessato rispetto agli addebiti contestati dal dipartimento regionale Tutela della Salute».

Un provvedimento, quindi, che arriva fuori tempo massimo!

Quello che non si conosce o non si ricorda è che Massimo Scura aveva preso il suo posto!

Che sia stata questa una delle ragioni che ha accelerato l’ inevitabile provvedimento contro Brancati?

O forse sono state le dure parole del vescovo di Reggio Giuseppe Fiorini Morosini che( sia pure in ritardo) ha mandato una lettera al Ministro della sanità, Giulia Grillo, bypassando così proprio Mario Oliverio- che evidentemente si è spaventato( politicamente, s’intende!) chiedendo «provvedimenti che tutelino il diritto alla salute dei cittadini dopo gli ultimi sconvolgimenti nell’organigramma dirigenziale dell’amministrazione ospedaliera nella provincia di Reggio».

Ma chi aveva nominato Brancati se non il Governatore?

E chi comanda il dipartimento regionale Tutela della Salute che solo oggi ( cioè dopo la rimozione di Brancati grazie a Scura) viene richiesto di valutare la sua idoneità scoprendo(?) che « non condivisibili le giustificazioni prodotte dall’interessato rispetto agli addebiti a lui contestati ? ».

Tanti sospettano che si tratti di una mossa per sostituire legittimamente Brancati con un altro DG di fiducia del governatore!

La domanda che si fanno i calabresi di fronte al fallimento della gestione della sanità in Calabria è la stessa: “ Ora che farà il governatore ? Valuterà anche gli altri che nella sanità non valgono?”

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Personale militare della Direzione Marittima – Guardia Costiera – di Reggio Calabria, ha posto sotto sequestro preventivo n° 14 impianti di depurazione acque reflue comunali della provincia di Reggio Calabria, dando esecuzione ai relativi decreti emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria dott.ssa Maria Cecilia VITOLLA, nell’ambito dell’operazione denominata “Mala depurazione” coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

E’ stato nominato custode giudiziale di tutti gli impianti, con facoltà d’uso, il Dirigente del Dipartimento 11 Ambiente della Regione Calabria, con obblighi di conformare urgentemente lo stato di fatto e di diritto degli impianti alle prescrizioni di legge e di regolamento applicabili in ragione delle violazioni contestate nei provvedimenti di sequestro, il tutto comunque entro e non oltre giorni 45 dalla notifica del provvedimento cautelare.

Risultano indagati nel complesso n° 53 (cinquantatre) soggetti, tra cui i dirigenti/funzionari delle società che nel tempo hanno gestito gli impianti, i sindaci pro-tempore dei Comuni ove sono ubicati gli impianti o quelli capofila per quelli consortili, i dirigenti pro-tempore degli uffici tecnici/lavori pubblici

È la sintesi dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e denominata “Mala depurazione).

I provvedimenti hanno riguardato tutta la provincia reggina.

Tra gli indagati figurano i dirigenti-funzionari delle società che nel tempo hanno gestito gli impianti, i sindaci pro-tempore dei Comuni in cui si trovano i depuratori o quelli capofila per quelli consortili, i dirigenti pro-tempore degli uffici tecnici o dei lavori pubblici.

I particolari verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che avrà luogo alle 11 odierne nella sede della Direzione marittima – Guardia Costiera – di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore capo della Procura della Repubblica Giovanni Bombardieri e del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni

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