Tanto tuonò che piovve. Sembravano lontani i tuoni ed i fulmini sulla nomina di Alessandra Sarlo a commissario regionale dell’Asp di Vibo Valentia, nomina della quale si era parlato nel processo “Infinito 3”, incluso in una più vasta inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano, nella quale risultano indagati, tra gli altri, l’ex consigliere Franco Morelli ed il magistrato Vincenzo Giglio. Sotto esame la sua nomina all'Asp di Vibo. Dopo la chiusura delle indagini, arrivata a metà febbraio scorso, a distanza di un mese esatto, i sostituti procuratori Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio hanno chiesto il rinvio a giudizio per la dirigente. Ora, sulla richiesta dovrà pronunciarsi il giudice dell'udienza preliminare, al termine del confronto in aula. Come si ricorda sono due i filoni giudiziari che interessano la Sarlo.
Il primo riguarda la nomina a direttore generale di un dipartimento regionale si è già concluso con la richiesta di rinvio a giudizio per il governatore Giuseppe Scopelliti, per la vicepresidente Antonella Stasi e per l'assessore Domenico Tallini
Il secondo è quello relativo all’incarico di commissario regionale dell’Asp di Vibo Valentia e che sarebbe stata frutto di accordi tra il marito della donna, il magistrato Giglio, e l'ex consigliere regionale Morelli. Ed a provarlo sarebbero una serie di sms che parlano dell'evento.
Il 10 aprile 2010, poco dopo l'elezione in consiglio regionale di Morelli, un sms del giudice Giglio mette i magistrati sulle piste delle nomine regionali: «Ti confesso un piccolo segreto: mia moglie fa parte della piccola cerchia di persone a cui piace lavorare molto. Perciò, quale che sia la destinazione, per favore, che sia un posto fortemente operativo e non di mera rappresentanza. Questo per la sua serenità e per il mio equilibrio interiore per cui invoco la solidarietà maschile. Grazie».
Alessandra Sarlo venne poi nominata dalla giunta regionale, su proposta del governatore Scopelliti, commissario straordinario dell'Azienda sanitaria di Vibo Valentia. Ed è proprio il marito magistrato ad annunciarlo all'amico consigliere Morelli sempre attraverso un sms: «Per il resto grande novità: pare che Ale sarà nominata commissario dell'Asp di Vibo Valentia. È un impegno preso direttamente e inaspettatamente dal governatore».
Il Servizio centrale operativo della Polizia, la Squadra Mobile di Catanzaro, il Ros dei carabinieri ed il Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro e Trieste, su provvedimento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro hanno arrestato 24 esponenti della famiglia mafiosa “Mancuso” di Limbadi compresi noti imprenditori vibonesi impegnati nei settori siderurgici e dei servizi turistici, nonché un funzionario dell’Ufficio tecnico del Comune di Tropea. Gli affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi sottoposti a fermo stamani, tra le altre cose, praticavano prestiti ad usura con tassi sino al 200% annuo.
Sequestrati beni per 35 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figurano due società; un distributore di carburante con autolavaggio e bar; un supermercato; una concessionaria di autovetture; un bar nella piazza di Tropea; un panificio industriale e numerosi conti correnti bancari. A questo si aggiunge un villaggio turistico, formalmente intestato ad un prestanome di origine nordafricana, composto da decine di appartamenti, piscina, market, due ristoranti, area camper e stabilimento balneare.
Le accuse sono quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura ed estorsione, altri per sequestro di persona e armi.
Ecco tutti gli arrestati:
1. MANCUSO Pantaleone, nato a Limbadi (VV) il 30/03/1947
2. MANCUSO Giovanni, nato a Limbadi (VV) il 1.1.1941
3. MANCUSO Giuseppe, nato a Vibo Valentia (VV) il 09/10/1977
4. MACCARONE Antonio, nato a Vibo Valentia (VV) il 28/12/1979
5. CUTURELLO Antonio, nato a Taurianova (RC) il 18/02/1990
6. D’ALOI Giovanni, nato a Nicotera (VV) il 04.06.1966
7. COSTANTINO Giuseppe, nato a Nicotera (VV) l’11.06.1966
8. COSTANTINO Fabio, nato a Vibo Valentia il 3.02.1977
9. FIALEK Damian Zbigniew, nato in Polonia il 07.01.1977
10. PANTANO Antonio, nato a San Calogero (VV) il 23.03.1957
11. TAVELLA Francesco, nato a Vibo Valentia il 07.06.1968
12. CICERONE Orazio, nato a Vibo Valentia il 16/05/1973
13. DE RITO Mario, nato a Vibo Valentia il 18.10.1974
14. CASTAGNA Antonino, nato a Ionadi (VV) il 1.10.1950
15. RAGUSEO Giuseppe, nato a Gioia Tauro il 08/04/1978
16. PAPAIANNI Agostino, nato a Joppolo (VV) il 28/06/1951
17. CUPPARI Leonardo, nato a Vibo Valentia il 21.02.1974
18. MARANO Bruno, nato a Cinquefrondi il 05/04/1981
19. MAMONE Antonio, nato a Vibo Valentia il 26.08.1968
20. SCRUGLI Antonino, nato Tropea il 4.11.1976
21. BOMBAI Gabriele, nato Tropea il 29.05.1970
22. ACCORINTI Salvatore, nato Tropea il 08.09.1974
23. PAPARATTO Giovanni Antonio, nato a Vibo Valentia il 16/06/1973
24. PRESTIA Antonio, nato a San Calogero il 01.01.1968
Vibo Valentia, 19 feb. - Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste e perché il fatto non costituisce reato.
Queste le motivazioni con le quali il GUP del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha prosciolto dalle accuse di concorso in truffa e falso ideologico quattro medici di base del Vibonese, tutti convenzionati col Servizio sanitario nazionale e coinvolti in un'inchiesta della Guardia di finanza con l'accusa di aver prescritto medicinali a pazienti deceduti.
I prosciolti, tutti della provincia di Vibo Valentia, sono Romeo Aracri, 61 anni, di Francavilla Angitola; Giuseppe Crupi, 68 anni, di Acquaro; Marianna Martino, 54 anni, di San Nicola da Crissa; Caterina Scaramozzino, 58 anni, di Acquaro.
Anche il pubblico ministero Vittorio Gallucci nel corso dell'udienza preliminare ha chiesto per gli indagati il non luogo a procedere ritenendo che l'azienda sanitaria provinciale non abbia aggiornato l'elenco dei pazienti cancellando le persone decedute o emigrate.
Già! Ma posto che certamente i morti non si sono sottoposti a visita medica da cui la ricetta, è di tutta evidenza che il medico prescriveva ricette al morto perché richiestone dalla moglie o da un figlio.
E se anche è vero che il medico di famiglia, per quanto di un piccolissimo comune , dove magari opera solo lui, non sapeva che “tizio”era morto, ( e magari gli aveva rilasciato il certificato necroscopico), che non aveva letto i manifesti mortuari , che non aveva partecipato al funerale ( così come non lo sapeva il farmacista), è certamente vero che qualcuno ha dichiarato il falso. E se lo ha dichiarato ci sarà stata pure una ragione, vero? Quale? Forse quella che l’anziano deceduto era esente dal gravoso ticket che si paga in Calabria ?
E l’Asp perché non ha comunicato il decesso? A chi competeva? Esiste una responsabilità oggettiva di qualcuno?
Visto il proscioglimento le indagini riprendono su altri percorsi o tutto finisce a “taralluzzu e vinu”?