
Tutto ha inizio quando un gruppo di persone ,pare di origine pachistana ,sbarca nelle ultime ore in Calabria. Sono in tutto 28 e tutte risultano positive al covid 19 ma al momento asintomatiche. La decisione di trasferire 13 di essi ad Amantea,importante paese della fascia tirrenica ,molto conosciuta sia per il turismo sia per il commercio è a dir poco sconcertante. Questa decisione ha scatenato nella popolazione una comprensibile paura di contagio e stamattina c'è stata ,da parte dei cittadini,una civile protesta per condannare la scelta di mandare queste persone in una struttura che pare non abbia i requisiti indispensabili per gestire il covid 19. Protesta che ha portato alcuni manifestanti a bloccare il traffico, per alcune ore ,sulla SS18 chiedendo a gran voce un incontro con i commissari prefettizi che hanno la responsabilità della gestione del paese.
Nessuno fa delle colpe a questi migranti ,già provati da dolori ,privazioni ed emarginazioni, ma il problema è ,in primis ,la idoneità della struttura che deve ospitarli. In secundis era il caso di proporre Amantea,paese che ha sofferto come tutti ,ma nel sud è palese la difficoltà a ripartire ,la pandemia e con una enorme sofferenza economica a sostenere anche casi di covid gestiti con le mancanze sanitarie conosciute ? Non impariamo mai nulla dagli errori precedenti? È così difficile prendere una saggia decisione? Perché la Calabria deve sempre essere il fanalino di tutto e di tutti . Perché si deve sempre aggravare una situazione che è già grave ? I problemi sono tanti ma noi calabresi non sappiamo aiutare questa nostra terra che aspetta da troppo tempo un riscatto soprattutto sociale .
Una nuova ordinanza contingibile e urgente è allo studio da giorni del dipartimento Ambiente della Regione Calabria e dell'assessore al ramo, Sergio De Caprio. Quest'ultimo aveva, infatti, già nei giorni scorsi annunciato il varo di imminenti misure emergenziali senza però fornire alcun dettaglio sulla direzione verso cui la giunta regionale si sta orientando per guadare l'ennesima crisi che sta travolgendo l'intero ciclo di trattamento e smaltimento dei rifiuti.
E nei fatti il più stretto riserbo viene mantenuto anche adesso sui contenuti dell'ordinanza che però dovrebbe vedere la luce a breve se non altro per evitare il collasso del sistema in piena stagione estiva. Da Cosenza a Reggio Calabria passando per Vibo Valentia, la regione è letteralmente in ginocchio e invasa da rifiuti. E se in riva allo Stretto l'esasperazione è diventata incendiaria, a Cosenza e a Vibo Valentia si moltiplicano esponenzialmente i quantitativi di immondizia accumulati per strada.
La redigenda ordinanza sarebbe varata per i soli mesi estivi e, quindi, in previsione di un incremento della produzione dei rifiuti. Di norma in Calabria vengono prodotte circa 800 tonnellate di scarti al giorno ma nei mesi caldi l'asticella è destinata ad innalzarsi provocando nuove e imprevedibili conseguenze e impattando contro un sistema già in difficoltà nella gestione dell'ordinario. La precedente ordinanza emanata lo scorso maggio dalla presidente della Regione, Jole Santelli, ha infatti solo superficialmente scalfito un sistema sull'orlo del baratro. Nessuna delle discariche pubbliche inserite in quel provvedimento nei fatti è oggi attiva se si esclude Cassano allo Ionio e San Giovanni in Fiore mentre nel frattempo è scaduta anche la convenzione sottoscritta con la Regione Puglia per smaltire altrove una parte dei rifiuti prodotti dall'Ato Reggio Calabria.
In un tale contesto l'unica via percorribile e, pare sia proprio quella attualmente al vaglio della giunta, sarebbe ricorrere ad un aiuto da fuori regione smaltendo gli scarti in discariche situate oltre i confini regionali. Diverse sarebbero le ipotesi al vaglio, tuttavia, ancora nessuna di queste formalizzate. Sembra infatti che le trattative siano ancora in corso.
Articolo di Luana Costa da Lacnews24.it
L’uccisione in America di un afroamericano di nome George Floyd sta provocando in tutti gli Stati dell’Unione una ondata di violenza inaudita. Le manifestazioni di protesta nelle piccole città come nelle grandi città, gli incendi, i saccheggi, gli assalti ai supermercati e alla Polizia hanno superato ormai i confini statunitensi e sono arrivati in Italia e in tutta Europa. Sull’onda delle Manifestazioni contro il razzismo gli attivisti hanno avviato una lotta contro la cultura. Vogliono cancellare la storia. In America nel mirino dei manifestanti è finito addirittura Cristoforo Colombo, lo scopritore del continente americano ( chi non ricorda le tre Caravelle: La Nina,la Pinta, la Santa Maria) e che gli Stati Uniti da diversi anni celebrano con una grande festa e una parata per le vie di New York il 12 ottobre. Quale sarebbe la sua colpa? Quella di aver scoperto un nuovo mondo? No, di certo. Ma quella, secondo la grave accusa, di aver sterminato i nativi americani che trovò nella sua strada. Ignoranti. Capre, capre, capre, così il Prof. Sgarbi vi definisce. Il navigatore genovese sbarcò in San Salvador e non nella terra ferma degli Stati Uniti.
In Italia, invece, nel mirino c’è finito un noto giornalista italiano. Hanno imbrattato con vernice rossa la Statua di Indro Montanelli, lo storico giornalista e scrittore morto alcuni anni fa e che durante il periodo buio e triste delle Brigate Rosse venne gambizzato nel luogo esatto dove i Milanesi hanno voluto erigere una statua che lo ritrae seduto intento a scrivere un articolo per il giornale con l’immancabile macchina da scrivere Olivetti Lettera 22. Avevano fatto addirittura una richiesta scritta al Sindaco di Milano Sala di rimuovere la Statua, perché il Montanelli è considerato un razzista, uno stupratore, un fascista, un uomo che in gioventù durante la guerra in Abissinia comprò una giovanissima donna di appena 12 anni, una piccola “Faccetta nera” che usò a suo piacimento come un vero e proprio giocattolo sessuale.
Nel Regno Unito, invece, è partita una petizione scritta perché agli attivisti antirazzisti dà fastidio la figura di San Michele Arcangelo che con la spada trafigge il diavolo e con il piede gli scaccia la testa. San Michele che schiaccia la testa al diavolo ricorda loro l’uccisione in Atlanta di un giovane afroamericano da parte di un Poliziotto locale, bianco, dopo l’avvenuto arresto per resistenza a pubblico ufficiale. Il poliziotto con un ginocchio gli schiaccia il collo per lunghi otto minuti senza alcuna pietà ignorando le grida di dolore e le suppliche:-Mi stai affogando. Non respiro-. Quindi, secondo loro, quell’immagine di San Michele che schiaccia il diavolo è altamente offensiva. Bisogna rimuoverla dalla medaglia dell’Ordine britannico.
Amici, stiamo davvero toccando il fondo. Fra non molto questi attivisti antirazzisti chiederanno di chiudere tutte le chiese dedicate a San Michele e di distruggere tutte le Statue. Quella di Monte Sant’Angelo nel Gargano e quella a noi molto cara: quella in Contrada Gallo nel Comune di San Pietro in Amantea. E poi chiederanno di rimuovere tutte le Statue che si trovano sulle guglie dei campanili delle chiese e quella di Castel Sant’Angelo in Roma. Non avremo più un Arcangelo che difenderà i deboli e i perseguitati.