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ricarica auto elettricheVenerdì, 1 Dicembre 2023 – Il Comune di Frascineto attiverà nuove colonnine di ricarica per auto elettriche, un passo significativo verso la promozione della mobilità sostenibile e l'adozione di fonti energetiche pulite all’interno del territorio del parco del Pollino. Questa iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con Atlante spa, un partner impegnato nel promuovere soluzioni innovative per la transizione verso un futuro energetico sostenibile.

Le colonnine di ricarica, fa sapere il vicesindaco Angelo Prioli sottolineando l’impegno costante dell’Amministrazione Catapano nel promuovere ogni buona pratica a tutela dell’ecosistema, saranno installate in tre punti strategici del nostro Comune, garantendo la massima accessibilità agli utenti: Via Fratelli Cervi; Corso della Resistenza e Via della Liberazione, presso il nuovo terminal bus.

In totale, sono disponibili 4 colonnine, offrendo agli automobilisti ben 8 postazioni di ricarica. Questo – sottolinea Prioli - consentirà di supportare e incentivare l'adozione di veicoli elettrici, riducendo l'impatto ambientale e promuovendo uno stile di vita sostenibile.

Le colonnine offrono la possibilità di ricarica rapida e ultra rapida, garantendo un servizio efficiente e veloce per tutti gli utenti. Questa iniziativa si inserisce nel contesto più ampio del nostro impegno per la sostenibilità ambientale e il supporto alla transizione energetica.

«Il Comune di Frascineto – aggiunge l’amministratore - è fiero di promuovere soluzioni sostenibili per la nostra comunità. L'attivazione delle colonnine di ricarica per auto elettriche rappresenta un passo significativo nel fornire nuovi e importanti servizi ai cittadini. Vogliamo sostenere attivamente il processo di transizione energetica, offrendo alle famiglie e agli utenti la possibilità di adottare uno stile di vita più eco-friendly e contribuire al progresso dell'energia pulita nel nostro territorio».

L’Amministrazione comunale invita i cittadini a utilizzare e sfruttare appieno queste nuove risorse, contribuendo insieme a costruire un futuro più sostenibile e attento all'ambiente.

Fonte Ufficio stampa – Comune di Frascineto

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visigigiIn questi giorni, per molti aspetti simili all'epoca in cui c'era un profondo senso di sfiducia nei confronti della vita, del progresso e della ragione, in cui la mediocrità umana prevaleva su ogni ideologia e il relativismo prevaleva in ogni strato sociale, il rapporto tra le persone era notevolmente cambiato.

Non c'era più il contrasto identitario poiché i più grandi e i più giovani erano consapevoli del crollo di ogni ideologia assoluta. Inoltre, vi era una certa incapacità di comunicare, principalmente a causa del profondo divario socio-culturale. In questo clima, tipico di una società fortemente fondata sul conformismo, dove il non saper twittare è considerato una nuova forma di analfabetismo, essere "diversi" rischia di diventare pericoloso perché ispira paura.

Oggi un pantalone rosa potrebbe diventare un ripetuto oggetto di scherno, un improvviso balbettio motivo di derisione. Fino a liquidare come una "bravata" l'idea disgustosa di gettare una persona dalla personalità fragile in un bidone della spazzatura, o quella di legare un disabile a un albero, e pubblicare le sue foto su Facebook per amplificare la portata dell'umiliazione inflitta.

La vera differenza, unita alla piena consapevolezza di sé e di ciò che era stato, non si raggiunge con risate beffarde, ma solo affrontando l'ostacolo in un confronto ad occhi aperti, indispensabile per la definizione matura di sé e la seria proposta di un 'contrariamente' che potrebbe essere davvero realizzabile.

In questo ha giocato un ruolo importante il cosiddetto progresso tecnologico, che si è trasformato nell'espropriazione della "memoria" e della storia che ha proclamato il trionfo della cultura del nulla in un mondo di servi e sonnambuli. L'universo della nuova tecnologia e della razionalità ha avuto come risposta un'irrazionalità diffusa e quindi del tutto impotente.

In questo contesto le erbacce hanno dato il via ad una rivoluzione anestetizzante chesi è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la “mediocrazia” ci ha travolti. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere quasi come loro, un po’ come gli alieni del film di Don Siegel “L’invasione degli ultracorpi”.

Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere. L’altro giorno ne ho incontrato uno in una struttura che doveva essere “La Casa della Cultura”. Drammatico, assolutamente drammatico.

Ho visto lo stesso mediocre incoraggiare la mediocrità e prescriverla in un soliloquio televisivo. L’ho visto controllare, gestire, indirizzare, manovrare, ma anche incolpare e sacrificare i suoi sudditi, che di norma, e per definizione, non hanno la personalità per imporsi e quindi nemmeno per opporsi.Ma soprattutto il mediocre esclude, anche con violenza, dandogli del “cretino” chi non si adegua, chi non sta al gioco: "Per punire una mancanza di sottomissione si arriva ad uccidere simbolicamente". 

Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?
La“rivoluzione anestetizzante”, così la chiama il professoreAlain Deneault,è l’atteggiamento che conduce l’uomo a posizionarsi sempre al centro, anzi all’”estremo centro”. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione ciò che dice e fa il Conducator.

L’era che vedeva l’uomo come un essere sociale che interagiva con gli altri e che da questa interazione traeva nutrimento emotivo e intellettuale, sembra essere finita. A questa triste realtà ha contribuito un inevitabileisolamento sociale che non ha fatto altro che contribuire a sviluppare questa attitudine, evidenziando nuovi ritmi e modalità di lavoro, di formazione, di interazione in genere.Se interagire nella società era un'esigenza naturale dell'essere umano, il suo opposto, cioè l'isolamento sociale, dovrebbe sollecitare preoccupazioni e allerte.

Poiché la nuova tecnologia è relativamente recente, esistono poche ricerche indipendenti per stabilire le conseguenze a lungo termine, buone o cattive, dell'utilizzo dei social media. Tuttavia, numerosi studi stanno evidenziando un forte legame tra i social media pesanti e un aumentato rischio di depressione, ansia, solitudine, autolesionismo e persino pensieri di addio alla vita.

“Vorrei …che l'oggi restasse oggi senza domani /o domani potesse tendere all'infinito”. Francesco Guccini.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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giggino pell“Più diventa tutto inutile
e più credi che sia vero
E il giorno della Fine
non ti servirà l’inglese”            

Franco Battiato

Oramai sappiamo che l’ossessione culturale per il fast food ci sta portando a una pandemia di obesità, e una serie di problemi di salute come il diabete, la pressione alta e malattie coronariche. Ma ci sono anche molti indizi che confermano che la quantità di grassi saturi, sale e carboidrati semplici che ingeriamo li paghiamo con la nostra abilità di pensare chiaramente.

Nel tempo, la mancanza di velocità di pensiero e memoria finisce per farci sentire smarriti, specialmente per chi ha superato i cinquanta e si guarda indietro, quando quelle capacità erano molto più affilate. Una ragione in più per stare lontani dall’asporto e cucinare a casa.

Quando non riusciamo a capire come mai siamo finiti a esercitare certe mansioni, sembra giungere inaspettata la sensazione di essere alla deriva. Invece di pianificare il nostro futuro prossimo, ci siamo lasciati andare lungo la corrente su di un “Battello ebbro” come quello del poeta francese Rimbaud che lo scrisse quando aveva solo diciassette anni.

Viviamo la nostra vita ampiamente slegati dagli altri, eccetto che per bisogni specifici, e questo, forse, contribuisce al senso di isolamento – che ironicamente sta aumentando proprio mentre i social network stanno toccando il culmine.

Forse avevamo un piano, ma una scarsa capacità di portare a termine le cose e/o alcuni colpi duri della vita l’hanno cambiato, e così l’uomo si è lasciato andare. Forse molti di noi si sono trovati, senza desiderarlo, alla deriva.

Molti anni fa, nel leggere un nostro grande Meridionale, Tommaso Campanella, avevo avuto la sensazione che Lui avesse individuato che tra noi e gli oggetti c'è un rapporto non solo teoretico ma anche morale. Quando sentiamo la mancanza di qualche valore, spesso tentiamo di reagire colmando il vuoto che è in noi con il possesso di oggetti, quasi che questi potessero sostituire i valori persi. Tuttavia, quando l'oggetto perde la sua funzione simbolica e diventa valore reale in sé, allora subentra l'alienazione, la follia.

L’uomo d’oggi sembra essere completamente alienato dalla sua stessa essenza, forse perché in quello che fa non riesce a vedere nulla di costruttivo, libero e universale, ma si sente un moderno Sisifo, che Zeus, rinchiuse nell’Ade condannandolo a un’eterna e inutile fatica: trasportare sopra una montagna un masso che inesorabilmente ricadeva giù appena toccata la cima. 

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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