BANNER-ALTO2
A+ A A-

goccia33Da oltre mezzo secolo la Calabria non riesce a ridurre il divario economico rispetto alle regioni del Centro Nord. Restano ampie differenze nel mercato del lavoro, nella struttura produttiva, nella capacità di esportare beni e servizi. Il ritardo economico si manifesta nel permanere dei flussi migratori. In molti comparti dell’intervento pubblico vi è anche un significativo divario nella qualità dei servizi forniti ai cittadini; in importanti casi ciò ha luogo nonostante la spesa pubblica nel Mezzogiorno non sia inferiore a quella che si riscontra nelle altre aree del paese.

Il flusso di risorse pubbliche verso le regioni meridionali resta ampio, riflette soprattutto il divario tra una spesa pubblica sostanzialmente proporzionale alla popolazione e basi imponibili di gran lunga inferiori in tali regioni. Qualcuno ha suggerito che il Sud si debba guardare in una prospettiva strabica. Si deve leggere nei suoi dati ricorrenti ma anche nei cambiamenti che, nonostante tutto, si manifestano nel corso del tempo che passa.

È imbarazzante vedere le Amministrazioni della cosa pubblica meridionale navigare a “vista”. È imbarazzante guardarle mentre progettano qualcosa e poi scoprire che hanno cambiato idea.

Sotto l'occhio ardente dello Stromboli e l'azzurro del Mare di Ulisse. “Con navi io giunsi e naviganti miei, fendendo le salate onde ver gente d’altro linguaggio, e a Temesa recando ferro brunito per temprato rame, ch’io ne trarro”.

Basta solo guardarsi attorno, osservare le colline, fare magari una passeggiata all’aria aperta per scoprire la peculiarità del paesaggio, a volte selvaggio e incontaminato, colorato dall’argento dei propri ulivi, gli alberi sempreverdi e molto longevi di cui la Calabria avrebbe dovuto fare il suo punto di forza dell’economia regionale.

Oggi, infatti, è ai i primi posti tra i produttori di oli italiani. In Calabria, la produzione dell'olio è da sempre molto importante e curata. Questo perché, fino a qualche tempo fa, era l'unico sostentamento e poi perché quasi tutti hanno uno o più uliveti, mentre chi non ce l'ha spesso s'impegna a raccogliere quelle d'altri facendo a metà col raccolto.

Negli ultimi mesi sono stati posti dei quesiti all’attuale Amministrazione regionale. Quesiti che non hanno avuto nessuna risposta. Il mare di Ulisse inquinato, le facili autorizzazioni che hanno deturpato i centri storici e archeologici, le perplessità sugli uffici comunali del demanio e le assegnazioni dei lotti estivi, i cancelli che ostruiscono l’attraversamento di villaggi turistici. Si potrebbe continuare all’infinito. Questa è l'imbarazzante coerenza di un presidente della Regione che pretende di governare questa nostra terra tramite slogans, frasi fatte e, cosa ancora peggiore, seguendo gli umori “famigliari”.

Naturalmente, chi ragiona così ha la memoria corta. In questo periodo il mio pensiero non può che andare agli indigenti e alla vergogna che i calabresi provano nel vedere questa Amministrazione stralunata che passa il tempo nel presenziare a qualsiasi stupido evento.

“Stiamo lavorando per voi”. La Giunta regionale ha capito che non serve più neanche il loro portavoce Sparaballe, bastano i volti sorridenti dei suoi componenti che quotidianamente appaiono su alcuni siti compiacenti del Web. È imbarazzante vedere un governo regionale che si comporta come una parrocchia, invitando i bambini a rivolgersi a Babbo Natale per ricevere qualche piccolo cadeau! Niente, o quasi, sussidi, perché non sono educativi... e la gente, la gente ha sempre più fame. E la sorridente Giunta cosa fa? Niente, non sa cosa dire e cosa fare, balbetta articoli del regolamento, appellandosi alla facoltà di non rispondere.

In questo degrado socio-culturale, forti degli interessi economici che si vanno addensando sulla zona a causa dell'edificazione selvaggia, si sono insediate con successo le organizzazioni criminali. Periferie e centri storici sono nel Mezzogiorno, accomunati dallo stesso, identico grado di invivibilità e marginalità sociale.

Decadenza di valori tradizionali e difficoltà a rimpiazzarli, individualismo dilagante, stimolazione al successo e difficoltà a raggiungerlo, marginalità economica che diviene marginalità sociale e psicologica: questi i fattori maggiormente suscettibili di condurre alla devianza i soggetti marginali. Dove la mobilità è maggiore e dove di conseguenza i controlli vengono meno del tutto, come nella zona di deterioramento delle città si sviluppano aree di corruzione, di promiscuità e di malcostume.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

Leggi tutto... 0

sole e lunaForse, ancora una volta, non è il caso di piangere sterilmente, quanto piuttosto di ritentare, di nuovo, la ricerca delle cause del flagello che si abbatte sul nostro paese ogni qualvolta si rinnova il governo Regionale

. Amare la propria terra è comunemente il sentimento più ancestrale e originario dell’umanità. La terra in cui si è nati significa essere dotato di radici, linfa, storia, educazione, valori, cultura, affetti, relazioni, lavoro e sacrifici, lingua.

È il terreno fertile su cui germoglia prima, cresce e fiorisce l’albero della vita, che può essere sradicato solo da uragani, dallo stesso uomo o dal taglio che lo recide. Ma anche in questi casi l’albero rivela le sue origini perché finisce col generare altri frutti il cui pregio deriva proprio dalla terra in cui è nato. Non si potrebbe non amare la propria terra. Ed io, come molti amo questa terra e questo paese che mi ha visto andar via parecchi anni orsono.

L’allora sindaco democristiano del mio paese gridava dal pulpito elettorale “Fujitivinni!” (Scappate via). Questo suo dire era indirizzato ai giovani come me che andavano per le strade a cantare l’Internazionale comunista.

Del mio paese d’origine e del Sud, di nuovo oggi, si ricomincia a sentire quel lontano grido che invoglia le nuove generazioni ad andarsene da questa anticaterra della Magna Grecia e da questo mare che ha visto l’Eroe di Itaca navigare, come racconta il divino Omero.

“La gente di Calabria è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”. Cesare Pavese.
Non molto tempo fa, leggendo distrattamente ‘La Repubblica’, dalla rubrica di Corrado Augias, lo stesso giornalista e autore televisivo, rispondendo a dei lettori, proprio sul degrado meridionale, scriveva: “Il capolinea non esiste, il fondo non si tocca mai. Si continua a scendere. Pochi giorni fa, quasi nel centro di Napoli, la polizia che cercava di arrestare due rapinatori è stata assaltata dalla folla. E’ l’ennesimo episodio, destinato a ripetersi, di una Napoli dove il concetto di legalità è stato accantonato. E non da oggi”.

L’illustre giornalista avrebbe dovuto sentire la necessità di porsi almeno due domande, e cioè: cos’è una società moderna? E che cosa ha impedito al Meridione di evolversi? Una breve analisi, breve per necessità di spazio e perché si fa conto che tutti conoscano la nostra storia, potrà forse rintracciare delle risposte plausibili, e forse anche offrire delle ipotesi di soluzione all’Anziano giornalista con due bistecche sugli occhi.

Sono certo che la scrittrice polacca Kasimira Alberti gli avrebbe suggerito “Prova ad amarla anche tu! Forse anche a te essa aprirà il suo magico scrigno!”

Quando Kazimiera Alberti ha compiuto il viaggio in Calabria, nell’estate del 1949, non scriveva più da tempo. Logorata dagli anni della guerra che le aveva portato via il marito, morto fucilato, cercava nella natura e nelle persone la Bellezza.

“Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 kl.² di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a sé stesso di fare un capolavoro”. Leonida Rèpaci

Gigino A Pellegrini & G elTarik

Leggi tutto... 0

mussolinoTremate, amici, i fascisti son tornati. Davvero? Sì, davvero. Infatti già una foto in bianco e nero di Benito Mussolini, fondatore del fascio e ispiratore della Marcia su Roma del 22, è stata esposta in bella mostra tra i corridori del Ministero dello Sviluppo Economico. Ma è solo una foto ingiallita dal tempo tra le tante esposte a Palazzo Piacentini per le celebrazioni del novantesimo compleanno! Ma la foto del Duce ha scatenato una bufera. Per un giorno abbiamo dimenticato la grave crisi economica che attanaglia l’Italia, la mancanza di luce e gas, le bollette arrivate alle stelle, la gente che soffre e non ha più niente da mangiare, però ci accapigliamo per una foto del Duce, morto e seppellito tantissimi anni fa, e che non dovrebbe fare più paura a nessuno. Il fascismo è morto. E’ stato sconfitto, l’Italia è una Repubblica libera e democratica. Ma per una foto sono insorti in tanti. Quella foto bisogna toglierla e subito dalla parete. E’ intervenuto finanche Bersani che nel Governo Prodi ha ricoperto la carica di Ministro di quel Ministero:- La mia foto non deve essere messa accanto a quella del Duce. Togliete la mia-. Non è stata tolta la foto di Bersani, è stata tolta la foto del Duce. Per evitare ulteriori polemiche strumentalizzazioni. Ma il Duce, per chi ancora non lo sapesse, nel 1932 ha ricoperto la carica con delega alle corporazioni. Ma c’è di più. Un suo ritratto si trova da sempre a Palazzo Chigi nella Galleria dei Presidenti del Consiglio e nessuno fino ad ieri ha avuto nulla da ridire, neppure gli ex Presidenti del Consiglio Renzi, Letta, Gentiloni, D’Alema, Amato, Craxi, Andreotti, etc. Ora, bisogna rimuovere anche quella e subito? Bisogna cancellare la storia italiana che va dal 1922 al 1945? Togliamo pure la foto, cancelliamo pure la storia, rimoviamo tutto quello che il fascismo ha fatto, rimarranno di sicuro soltanto i vermi. Rimuoviamo quella foto, perché, dicono alcuni, ci ricorda solo le famigerate leggi razziali, l’ingresso della guerra, la distruzione dell’Italia, l’occupazione tedesca e la disfatta. Ricordo tutte queste cose e ricordo pure, questo me lo raccontò mia madre, che alla nascita ricevetti la tessera di Figlio della Lupa da parte del Podestà del mio piccolo paese, Cav. Francesco Sconza, San Pietro in Amantea. Rimoviamo le foto, tanto cosa ci costa. Ma non percorriamo più le strade realizzate durante il ventennio fascista. Nel mio paese demoliamo la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, il Monumento ai Caduti, il Viale delle Rimembranze. A Cosenza non beviamo più l’acqua che scorre nei rubinetti di casa perché l’acquedotto del Meroni è stato voluto e realizzato dal fascismo nel 1932. Abbattiamo i ponti, le chiese, gli edifici che ancora esistono nella nostra città. Abbattiamo Palazzo degli Uffici di Piazza XI Settembre dove oggi c’è la Prefettura perché l’imponente edificio è stato realizzato ai tempo di Mussolini nel 1936. E abbattiamo pure il Palazzo della Camera di Commercio di Via Calabria costruito nel 1935 in periodo Era Fascista. Non dimentichiamo di abbattere il Teatro Tieri, ex Cinema Italia, ex GIL.

Avanti popolo, alla riscossa. Radiamo al suolo tutti gli edifici, i monumenti e le opere pubbliche realizzate durante il ventennio fascista, noi oggi sappiamo fare meglio. Poi però i ponti, i solai delle scuole, i palazzi crollano inesorabilmente causando lutti e rovine. Ieri si è sfiorata una tragedia a Cagliari. E’ crollato un solaio dell’ ex Aula Magna di Geologia dell’Università di Cagliari.

Leggi tutto... 0
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy