Sono curioso di sapere se il PSA (Piano Strutturale Associato) parli della faglia tettonica che “taglia” il territorio di Amantea.
Ahimè, per saperlo ci vorrà tempo, però!
Lo strano, infatti, è che tutti gli altri comuni hanno approvato il PSA meno la città di Amantea.
Strani questi comuni!
Ce ne sono alcuni straordinari come CETRARO che ha approvato un PSC( Piano strutturale comunale) a CONSUMO DI TERRITORIO ZERO!
Ed è per riferimento a Cetraro che siamo curiosi di sapere se Amantea ha fatto la stessa scelta o se come in passato continua nella linea di bruciare le poche aree residue, permettendo abnormi arricchimenti ai soliti “imprenditori” e perfino facendo finta che esistano le previste urbanizzazioni e poi demandare i relativi oneri alle casse pubbliche e senza che nessuno( insisto, nessuno) si ponga dubbi sulla legittimità di tali comportamenti.
Del nostro PSA non si sa nulla.
Ma torniamo alla faglia tettonica.
Abbiamo già scritto del masso che si è staccato sotto la Chiesa di San Francesco d’Assisi, ennesima dimostrazione della fragilità del nostro territorio.
Della faglia di Amantea l’Ispra ne parla nel suo ITHACA, cioè nel Catalogo delle faglie capaci.
Le faglie capaci sono quelle che potenzialmente possono creare deformazione in superficie e, quindi, generare rischi naturali.
Ithaca infatti riporta il 4 Sistema CS4 (faglia Fuscaldo -Falerna) che attraversa la nostra città, un sistema addirittura di cui si nega ordinariamente l’esistenza ed i rischi.
Il segno più evidente di questa faglia è l’antico collasso di roccia in località Coreca-Oliva
Ma torniamo alla nostra faglia.
Tutto nasce dalla osservazione della grande fessura che si osserva sulla rocca del castello quella che si osserva nella prima foto. Avvertiamo che si tratta di una vecchia foto dalla quale si nota il muro apertosi a seguito della apertura della faglia, prima che la parte ad est crollasse.
Mi sono spesso chiesto che dimensioni avesse e fin dove fosse rilevabile.
E così appena possibile, come faccio di solito, mi sono accompagnato ad alcuni giovani amici e siamo andati direttamente ad osservarla sulla rocca del castello.
I miei compagni di ventura questa volta sono stati l’architetto Giuseppe Vairo e l’amico e storico Giuseppe Sconzatesta .
E’ mancato il geologo che comunque ci aveva assicurato la sua presenza.
Giunti, con difficoltà sul posto, abbiamo rilevato la presenza di antiche mura di difesa delle quali mancava proprio il tratto corrispondente alla fessura tettonica. muro che, evidentemente, in passato è crollato nella zona sottostante.
Questa prima osservazione ha importato la considerazione che il muro sia crollato negli ultimi 5-600 anni!
Successivamente l’architetto Vairo ha proceduto ( non senza difficoltà) a misurare la larghezza della fessura: “Circa 60 centimetri”.
Per quanto illuminato il vano non sì è riusciti a misurare la profondità della fessura.
Abbiamo potuto notare soltanto che al suo interno sono nate alcune piante ed alcuni cespugli.
Peraltro la fessura si è riempita di terreno vegetale.
In corrispondenza della fessura infatti il terreno è più basso di quello ad est.
Successivamente abbiano tentato con mezzi “approssimativi” di verificare la estensione della fessura nel senso longitudinale da sud verso nord .
All’uopo abbiamo infisso nel terreno a nord della fessura una bacchetta ferrosa di circa 2 metri calcolando l’orientamento della fessura e la sua lunghezza.
Il manto terroso sulla rocca del castello, in particolare nella zona aggettante sul centro storico è di poche decine di centimetri.
La bacchetta ferrosa nella parte nella quale continuava la faglia è penetrata profondamente nel terreno fino ad una profondità di circa 1,50 metri e comunque a profondità ben maggiore di quella del terreno vegetale esistente
L’ultima bacchetta è stata infilata ad una notevole distanza dalle mura medievali di cui abbiamo fatto cenno.
Siamo certi che con idonee apparecchiature tecnologiche ( ultrasuoni, per esempio) sia possibile una perfetta identificazione della faglia.
Noi , comunque, ve ne parliamo e segnaliamo il problema
Ad altri, quali l’amministrazione comunale, la Protezione civile, l’Unical, l’Ufficio del genio Civile, l’assessorato regionale all’urbanistica, l’onere di approfondire la conoscenza del fenomeno e di monitorarlo.
La faglia era ed è un problema che abbiamo segnalato a tanti ( compresi geologi di fama) ma che è stato sempre sottovalutato da tutti.
Forse qualcuno ha sorriso, e potrebbe farlo anche adesso.
Gli approssimativi e gli stupidi potranno continuare a sorridere ma noi non ce ne curiamo
E comunque visti questi comportamenti speriamo bene….!