
Siamo a Collegno, prima cintura di Torino.
“Venite, ho ucciso tutti; sono impazzito”, queste le parole che Daniele Garattini, ha detto ai carabinieri prima di lasciare loro la porta di casa socchiusa e di suicidarsi.
Daniele aveva 56 anni, fino a un mese fa era rappresentante di commercio, ma poi aveva perso il lavoro. Responsabile e coordinatore dell'ufficio vendite delle linee bambino 012 Benetton in Piemonte, Garattini aveva perso di colpo il lavoro ed era caduto in un forte stato di depressione.
Ma al dramma della perdita di lavoro univa anche il dolore
L'uomo ha sparato per prima alla suocera, Daria Maccari, 84 anni, mentre dormiva sul divano del soggiorno.
Poi ha inseguito la moglie, Letizia Maggio, 54 anni.
Ed infine la figlia, Giulia, studentessa di 21 anni appena.
Le due donne hanno cercato di proteggersi a vicenda: sono morte una accanto all'altra, colpite da cinque proiettili.
In cucina, le borse della spesa per il cenone di Capodanno ancora sul pavimento.
Nella pistola aveva solo 5 proiettili e li aveva tutti usati. Ed allora ha preso un coltello da cucina e si è pugnalato al cuore.
Di lui racconta un amico, l'ex assessore del Comune di Collegno Gianni Pesce: «Daniele era una persona mite, provata dalla presenza in casa dell'anziana suocera, che doveva assistere (era malata di alzheimer, ndr) . Ma a preoccuparlo era soprattutto il lavoro. Nulla lasciava presagire una simile tragedia».
Il sottosegretario alla Salute Paolo Fadda ha infatti firmato la direttiva alle Regioni per la proroga fino al 31 dicembre 2016 di tutti i contratti di lavoro precari in sanità.
Stante il blocco delle assunzioni ma in attesa dell'emanazione dello specifico decreto che permetterà la stabilizzazione il sottosegretario ha inviato la direttiva ai governatori con l'obiettivo di mantenere l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e la ricerca in sanità.
"La proroga non solo è un impegno che, con il ministro Lorenzin abbiamo voluto onorare nei confronti dei sindacati di tutto il comparto sanità, ma è finalizzata a far sì che le aziende sanitarie programmino al meglio l'utilizzo delle risorse umane e professionali e predispongano un migliore benessere organizzativo delle stesse lavoratrici e degli stessi lavoratori precari che consenta loro di erogare, con più tranquillità e vigore, le prestazioni sanitarie e sociosanitarie, nonché di continuare e sviluppare i programmi di ricerca biomedica".
Abbiamo voluto ricordare alle Regioni che, nel rispetto delle normative vigenti, il ricorso a nuovi contratti di lavoro a tempo determinato debba essere circoscritto ai soli casi eccezionali e limitati previsti, anche al fine di non riprodurre il fenomeno del precariato".
"La positività di quest'accordo raggiunto tra il ministero della Salute e tutti i sindacati del comparto sanità ha avuto come presupposto l'innovazione che con il ministro Lorenzin abbiamo voluto realizzare nelle relazioni sindacali e che dovranno costituire la normalità quando si affrontano i problemi della sanità. Infatti, per la prima volta da decenni, al ministero della Salute è stato realizzato un unico tavolo di confronto con tutti i sindacati dei medici e dell'altra dirigenza con quelli del comparto, cioè degli infermieri e delle altre professioni sanitarie e del personale tecnico e amministrativo".
"Insieme si può difendere, qualificare e potenziare il sistema pubblico di tutela della salute, che è la più grande conquista di civiltà del nostro Paese. Vorrei, infine, ricordare che con quest'accordo si inizia ad invertire la tendenza per quanto riguarda la conclamata fuga dei cervelli dando prime risposte di certezza e di futuro nella proroga e nelle stabilizzazioni di quanti con rapporti precari facciano attività di ricerca in sanità. A un'intera generazione, di medici, infermieri, ricercatori, da oggi il ministero della Salute con quest'intesa coi loro sindacati restituisce la speranza per un futuro di vita e professionale".
"Allo stato attuale della normativa è stato possibile solo proporre la proroga dei rapporti di lavoro. Con questo clima positivo di relazioni sindacali siamo impegnati a continuare il confronto con tutte le rappresentanze sindacali e professionali del personale del Ssn sulla base del calendario e delle priorità che insieme abbiamo concordato per affrontare i tanti problemi che assillano la sanità perché solo con la condivisione e il contributo delle Regioni, dei sindacati e del sapere scientifico e professionale dei medici, degli infermieri e di tutte le lavoratrici e i lavoratori del comparto sanità, possono essere risolti".
Dalla stabilizzazione della sanità alla stabilizzazione di tutti i precari.
Girolamo Bruno, ebanista messinese di 18 anni venne accusato ingiustamente di furto
Almeno questo è quanto sostenne la madre che giurò e spergiurò che il figlio fosse con lei quando avrebbe dovuto compiere il furto.
E la madre era con lui nel Tribunale di Messina quando si svolse il processo
Era il 26 dicembre 1908.
Siamo a fine anno e “Le cause vanno spicce sia perché ce ne sono molte, sia perché bisogna liberare il ruolo per l’anno nuovo”
Così racconta il giornalista e politico Claudio Treves, riprendendo un aneddoto riferitogli da Ernesto Citarella, redattore della “Gazzetta di Messina e delle Calabrie.
L’avvocato della difesa non si impegnò più di tanto e si rimise alla clemenza della Corte.
Pochi minuti di camera di Consiglio.
Tanto per rispettare la forma
Poi la sentenza
Il giovane venne condannato a 2 anni di carcere
E fu allora che la madre irruppe nel pretorio, dice Treves.
Gli occhi dilatati , orrenda e sublime, e come un’ossessa o una veggente, gridò:
“Mala nova! avia a veniri un tirrimotu cu li occhi e v’avi a ‘mmazzari a vui birbanti e a tutta Missina (Maledizione! Ha da venire un terremoto con gli occhi ed ha da ammazzare voi birbanti e tutta Messina.)
Poche ore dopo il 28 dicembre, alle ore 05.20 e 27 secondi del mattino la terra cominciò a tremare e Messina fu distrutta
Qualcuno ebbe a salvarsi dal terremoto ma non dal maremoto conseguente e successivo
Non è dato sapere se i giudici che emisero la sentenza di salvassero.
Ma a Messina il 90 % dei fabbricati fu distrutto
Morirono tra 75 ed 80 mila persone su 130 mila abitanti.