
In questi giorni mi ritrovo spesso a pensare al grande Greco!
Porto sempre con me una statuetta rappresentante Socrate, il grande filosofo greco che "sapeva di non sapere". Quando sono assillato da dubbi, guardo la statuetta e mi tornano in mente le pagine scritte dal suo discepolo Platone.
Quando scoppiò la rivoluzione in Atene, gli uomini combatterono per essa o contro di essa, strenuamente, fino alla morte. La democrazia vinse, il fato di Socrate fu deciso: egli era il capo spirituale del partito ribelle, quantunque fosse stato personalmente pacifico; era la fonte dell'odiata filosofia aristocratica, il corruttore dei giovani, ebbri di diatribe. Come dicevano Anito e Mileto, era meglio che Socrate morisse.
Il mondo sa il resto della storia, poiché Platone la scrisse in una prosa più bella della poesia. Noi abbiamo la fortuna di poter leggere per nostro conto quella semplice e coraggiosa, se non leggendaria Apologia, o difesa, in cui il primo martire della filosofia proclamò i diritti e la necessità del libero pensiero, sostenne il valore di esso nei confronti dello Stato e non volle chieder grazia a una folla che aveva sempre disprezzato.
La folla aveva pieni poteri di perdonarlo; egli si rifiutò di appellarsi ad essa. Fu una singolare conferma delle sue teorie il fatto che i giudici desiderassero di metterlo in libertà, mentre la folla sdegnata votò la sua morte.
I suoi amici andarono a trovarlo in prigione e gli offrirono il mezzo per sfuggire alla morte : facilmente essi avevano corrotto tutti gli ufficiali che si interponevano tra lui e la libertà. Egli rifiutò. ” Fatevi coraggio -egli disse agli amici addolorati - e pensate che seppellite soltanto il mio corpo”.
Gigino A Pellegrini & G elTarik in collegamento dal Partenone
Amici carissimi. Oggi vi voglio parlare di una antica leggenda giapponese che sta facendo il giro del mondo. Una grossa pietra, il masso maledetto risalente a circa mille anni fa, si è spaccata in due e questo fatto per i giapponesi è segno di grande sventura. Migliaia e migliaia di messaggi sul Web e per molti la spaccatura della pietra potrebbe essere la causa dello scoppio della guerra mondiale. Prima il Covid, poi la guerra tra Russia e Ucraina, ora ci dovremmo aspettare l’invasione dei marziani sulla Terra, oppure l’invasione delle cavallette oppure una sciagura più grande. E quale sarebbe? Lo scoppio della terza guerra mondiale. Secondo la tradizione questo masso conterrebbe all’interno uno spirito maligno e che ora liberatosi dalla pietra spaccata in due fa uscire un gas velenoso. Questa leggenda fa sorridere oggi nel 2022, vero? Ma se pensiamo a quello che sta succedendo in Ucraina e a quello che potrebbe combinare in seguito il tiranno Putin c’è poco da scherzare. Ma cosa racconta l’antica leggenda? Una volpe a nove code voleva sedurre l’Imperatore Toba per ucciderlo e così si trasformava in una donna bellissima. Un giorno, però, è stata scoperta da un eroico samurai e venne uccisa. Ma il suo spirito, abbandonato il suo corpo, si trasferisce in un sasso omicida. Le persone e gli animali che passavano accanto ad esso venivano uccise, perché sprigionava un terribile veleno. Il masso, in Giappone, è considerato l’oggetto più maledetto. E ora, dopo mille anni, con la sua rottura potrebbe sprigionare forze malefiche. Della rottura del masso se ne sono pure interessate le autorità del luogo e la Prefettura, le quali, hanno detto che da molto tempo era visibile una crepa sul masso e che quindi la pioggia, il vento, le condizioni atmosferiche forse hanno causato la rottura della pietra. Poiché questa leggenda, citata in diverse occasioni nella letteratura giapponese e che il parco in cui si trova è stato dichiarato sito di interesse storico, nei prossimi giorni, secondo quanto dichiarato dai giornali, le autorità locali e nazionali si riuniranno e decideranno se risaldare la pietra o lasciarla spaccata.
La guerra in Ucraina continua. Le città vengono bombardate notte e giorno. La capitale Kiev è assediata, potrebbe crollare da un momento all’altro. Donne, vecchi e bambini abbandonano le loro case, cercano rifugio nei bunker sotterranei, i più fortunati nelle nazioni confinanti. Gli uomini restano, vogliono combattere, vogliono difendere fino all’estremo la loro terra. Dulce et decorum est pro Patria mori. Lo hanno imparato a scuola. E il mondo? Parla, parla, e resta a guardare. Alcuni scendono in piazza, gridano “No alla guerra”, ma le piazze non hanno mai fermato la furia delle guerre. Il Presidente Ucraino chiede aiuti, si rivolge alle Nazioni Occidentali:- Aiutateci, domani potrebbe capitare anche a voi-. Ma la NATO, purtroppo, non può intervenire militarmente perché l’Ucraina non è un membro della NATO. Se intervenisse scoppierebbe la terza guerra mondiale con conseguenze inimmaginabili. Però siamo in guerra, anche se nessuno lo dice. E la situazione è così ingarbugliata che potrebbe precipitare all’improvviso. Il Ministro della Difesa russo ha avvertito gli occidentali:- Non mandate armi all’Ucraina-. E Putin ha fatto sapere che anche le sanzioni già programmate contro la Russia sono considerate come coinvolgimento nel conflitto armato –
Non ci resta che piangere e pregare. Ma a questo punto poiché Putin non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, non vuole fermare le sue truppe che avanzano e distruggono ogni cosa, non ha nessuna intenzione di fermare i bombardamenti che stanno radendo al suolo la bella Ucraina, che non ha nessuna intenzione di salvare finanche i bambini che cercano di fuggire, la migliore cosa ora sarebbe dopo due settimane di combattimenti e di bombardamenti una resa onorevole. Questo dovrebbe fare il Presidente Ucraino, a malincuore e con le lacrime agli occhi. Per non vedere la sua amata terra completamente devastata e distrutta. Mi piange il cuore nel vedere quei palazzi sventrati e le fiamme che divorano ogni cosa. Dovrebbe arrendersi, pur rimanendo arciconvinto che abbia ragione nel voler combattere e nel voler difendere la sua Patria dall’aggressore. Ma contro il gigante Golia che ha carrarmati e missili il piccolo David con la fionda cosa potrà fare? Nulla. Arrivati a questo punto sarebbe conveniente firmare una pace, anche alle condizioni dettate da Putin, purtroppo, sperando che alla sua morte o ad un eventuale cambio di governo, un avvenire migliore. In nome della sopravvivenza del popolo ucraino converrebbe un immediato cessate il fuoco. I sopravvissuti alla guerra non hanno più acqua, cibo e medicinali. Che entri in gioco la diplomazia, che tutto il mondo libero e democratico si faccia sentire, usando tutti i mezzi economici che hanno a disposizione. La guerra economica è molto efficace e la Russia alla fine lo capirà. Ci vorrà del tempo. Che tacciano i cannoni e che parlino le persone responsabili. Accettino gli Ucraini un cessate il fuoco, un accordo sia pure lesivo della loro sovranità, niente NATO, niente UE, niente missili, che salvi, però, il popolo dal massacro, il paese dalla distruzione totale e dall’esodo massiccio di un intero popolo in fuga senza fine. Sono scosso, sono inorridito, nel vedere migliaia di bambini che ogni giorno vengono uccisi dalle bombe e dalle mitraglie russe. Un bambino di appena 16 anni colpito mentre giocava a pallone, un altro bambino con la valigia in mano ucciso mentre cercava di scappare. Bambini in fuga con giocattoli di peluche nelle braccia o con i gattini nelle gabbiette che piangono, che si disperano, che implorano, che abbandonano la propria casa senza capire il perché di tanto odio e che vanno incontro alla morte. Non ce la faccio più a guardare quelle immagini trasmesse dalle televisioni, io che sto comodamente seduto in poltrona dopo aver mangiato e bevuto. Ho sempre davanti a me la faccina sorridente di Polina, bambina di 10 anni, falciata nei giorni scorsi a Kiev dai colpi di mitra. Bambina bellissima, sorridente, con un ciuffo di capelli rosa. E’ stata uccisa con tutta la sua famiglia in macchina mentre cercavano di scappare. Sorrideva alla vita e che alla vita è stata negata. Ma chi ha premuto il grilletto del mitra è un uomo o una bestia? Non ha pure lui una mamma o un papà che piangono perché il figlio combatte una guerra in una terra che non gli appartiene e non sanno se farà ritorno a casa sano e salvo? Siamo in guerra. Guerra, che brutta e orrenda parola. Guerra che non guarda in faccia a nessuno. E se ne fotte se sotto i bombardamenti muoiono vecchi, donne e bambini, se ne fotte dei dribling di un bambino di 16 anni mentre gioca a pallone nel cortile coi suoi compagni o dei capelli rosa di una bambina di appena 10 anni.