Sì, davvero uno sguardo inquietante si aggira alla Camera dei Deputati. Guardando la televisione io non me ne sono accorto. Seguivo il dibattito parlamentare comodamente seduto in poltrona e non mi sono accorto di nulla. Ad un tratto ho visto il Presidente del Consiglio che col tailleur si copriva la testa e il volto. Cosa era successo? Un attentato? Qualche Deputato ha scagliato uova e pomodori contro il Premier? Ma davvero? Allora siamo tornati indietro di parecchi anni, quando in occasione di accesi dibattiti parlamentari (Ingresso dell’Italia nella Nato e approvazione Legge Truffa) volavano penne, matite, calamai, cartelle e libri contro i banchi del Governo. Ma allora c’era gente del calibro di Nenni, Togliatti, Saragat, Pertini, De Gasperi, Piccioni, Moro, Fanfani, Ingrao, Pajetta,Terracini, Gullo, Mancini, La Malfa, Spadolini, Andreotti, Craxi, Malagodi. Dello sguardo inquietante del Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni se ne è accorto solamente l’On. Bonelli, leader dei Verdi, il quale mentre parlava ha pregato la Premier di non fissarlo con quello sguardo inquietante. Siamo ridotti davvero male. L’opposizione parlamentare si è ridotta ad osservare gli sguardi della Premier. E questa la chiamiamo opposizione? Con tutti gli argomenti che ci sono su cui discutere l’On. Bonelli si mette a vedere lo sguardo inquietante. Io che ho poca simpatia verso la Meloni devo ammettere che quel gesto di nascondere la testa e il volto è stato simpaticissimo, tanto è vero che è finito sulle prime pagine dei giornali e sul Wall Street Journal “Don’t look at me with yourdisturbingeyes”. Il gesto della Premier è rimbalzato anche sui social e i commenti non si sono fatti attendere. Anche la presidente è intervenuta:- Noto lo scalpore di diversi esponenti dell’opposizione perché alle parole del leader dei Verdi Bonelli rivoltemi in aula ho risposto coprendomi ironicamente il volto per non destare ansietà al collega-. Tutto questo è successo il 20 marzo, mercoledì, alla Camera Dei Deputati dove la Presidente stava informando i Deputati sulla linea dell’Italia in vista del prossimo Consiglio Europeo. La scenetta è stata postata sui social anche da Giuseppe Conte, il leader dei 5 Stelle, che ha attaccato la Premier :- Ha fatto bene a coprire la faccia perché l’ha persa completamente-. Per me è stato un gesto ironico. Ho accolto quella gag meloniana come una reazione ironica e provocatoria. La Premier ha sorriso, non si è offesa, ha reagito in maniera però inusuale e malmostosa. I Deputati citati nell’articolo quel gesto non l’avrebbero fatto. Evidentemente il mondo sta cambiando rapidamente. Noi, vecchi, a questi gesti così accentuati da parte di rappresentanti delle istituzioni ancora non ci siamo abituati.
Se non vado errato, qualche anno fa, un filosofo germanico si era messo a esaminare con attenzione la personalità egocentrica dei leader politici. Le informazioni ricavate da quello studio, sono state in seguito utili allo stesso filosofo per compilare un discreto schedario completo di malattie o disturbi causati da stress ed emozioni violente.
ll concetto-chiave della sua psicanalisi sociale ruota attorno a ciò che egli chiama la patologia della normalità, che, nella sua essenza, capovolge i soggetti affetti da patologia. Non l’individuo ma la società è ammalata poiché non è possibile che una società corrotta, malavitosa, non incivilita, disumanizzante e opaca nei suoi centri reali di potere pervasivo possa offrire elementi di crescita e di progresso individuale alla persona umana.
Eric Fromm dice che l’uomo è sia soggetto individuale sia soggetto sociale: soggetto che forma la società e soggetto che è formato o deformato dalla società . Ciò sta a significare che se una società è alienata, viziata e deviata, allora, essa è psichicamente ammalata, è mentalmente insana, è affetta dalla patologia della normalità; gli “anormali” sono per strada mentre i “normali” vivono in casa o nelle case comunali, i municipi. In altre parole, la normalità di una società non si fonda sulle “norme condivise” (sbagliate) ma sui valori universali, che sono la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà; quando la società non vive o non produce i valori universali, l’individuo, il cittadino e il soggetto diventano persone alienate ovvero persone che vivono in società non per perfezionarsi ma per degradarsi. Ciò sta a significare che se una società si ritrova alienata, viziata e deviata, allora, essa è “psichicamente ammalata, è mentalmente insana,” è affetta dalla patologia della normalità, indotta dal loro Konducator amministrativo.
Tanti personaggi delle opere di Shakespeare, si pensi al Re Lear o a Il Mercante di Venezia, sarebbero infatti vittima di disturbi di natura psicosomatica come l’estrema sensibilità al dolore, la confusione mentale o l’apatia.
Incredibili, fantastici e mirabolanti cose avvengono in questa cittadina bagnata dal Mare di Ulisse. In questa antichissima città, oggi può succedere di tutto: una Olimpiadi di filosofia come pure due cagnette che si scambiano una fitta corrispondenza. Parlo di Gogol in ‘Memorie di un pazzo’. Oppure, di notte nei pressi di una gigantesca frana, degli spiriti rubino dei soprabiti a dei malcapitati turisti. Può anche succedere, parola di un grande scrittore russo, “che lungo il Nevskij Prospekt passeggi persino, vestito da consigliere, un naso perduto dal legittimo proprietario. Dopo essere scomparso dalla faccia di un uomo, il naso si fa vedere in città prima di tornare al suo giusto posto. Un povero uomo senza naso, un barbiere maldestro, un ispettore di polizia sconcertato e, naturalmente, un naso altezzoso che fugge per la città con l’uniforme di un Konducator, sono i personaggi di questa storia bizzarra scritta da Nikolaj Gogol “Il Naso”.
Ma la storia, che più aderisce alla realtà di Amantea oggi, non può che essere “Il Coccodrillo” di Fedor Dostoevskij. Proprio in quelle meravigliose pagine troviamo un funzionario della città, prima di partire per delle brevi vacanze, va con la giovane moglie e un suo inseparabile amico, a vedere un coccodrillo. Il funzionario è un piccolo borghese che normalmente divora le pagine di vecchi Bignami, e questo lo rende comicamente sicuro di sé.
All’improvviso, nel mio sogno, il coccodrillo spalanca le fauci e inghiotte il nostro Konducator senza che ne rimanga traccia. Viene però ben presto dimostrato che l'illustre personaggio non ha avuto a patire da quel cambiamento d'ambiente; anzi, con la sua solita arrogante spavalderia, all’interno del coccodrillo, il nostro Bignamino comincia a pontificare: oltre a fare da maestro di musica, istruirà i suoi tirapiedi-consulenti, che l'hanno sempre ignorato e sbertucciato, circa l'arte di governare la città di Amantea. E come nel ‘Coccodrillo’, in uno dei suoi soliloqui dirà:
“Se non Socrate, almeno Diogene, oppure tutti e due insieme: ecco chi sarò in futuro per l'umanità. Una sola cosa temo, qui nel mio angusto rifugio: la critica letteraria delle riviste e i fischi dei nostri giornali satirici.” Il piccolo konducator, sempre nel ventre del coccodrillo, chiude dicendo: “Ora inventerò tutto un sistema sociale – non puoi immaginare quanto sia facile! Basta ritirarsi da qualche parte, lontano, o almeno finire in un coccodrillo, chiudere gli occhi, ed ecco che ipso facto inventi tutto un paradiso per l'intera umanità”.
Questo avveniva, secondo l’Io sognante, sotto gli occhi di Zeus, abituato com’era a guardare Amantea dall’alto dell’Olimpo e la trovava deserta e desolata anche se abitata da uomini e da animali. Questi vivevano stentatamente, nascosti nelle loro tane e nelle profonde caverne dalle quali uscivano raramente e solo di notte, gli uni temendo gli altri, s'avventuravano fuori in cerca di cibo.
Dopo aver riflettuto sulla misera vita degli Amanteani, Zeus mandò in basso Epimeteo, figlio di un Titano, con il compito di migliorare l’esistenza di quel luogo antropico e degli animali, dotandoli di artigli, zanne, ali, fiuto, udito, velocità, astuzia e forza. Agli uomini, che per paura erano rimasti nascosti, non diede nulla.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Lo studio della letteratura e della poesia, sia con fine a sé stesso che per le eterne questioni etiche di cui si occupa, potrà ora facilmente smettere di rovistare nei testi sacri che si sono rivelati in parte corrotti e confezionati. La nuova tecnologia sembrerebbe possedere gli strumenti per perseguire indagini scientifiche senza restrizioni e condividerle universalmente con facili mezzi elettronici che dovrebbero rivoluzionare il nostro concetto di ricerca e sviluppo autodeterminato e non concesso dai gestori del mondo.
Tutti sembrano avvertire il bisogno di una rinnovata luminosità, (The Shining) che si basi sulla proposizione che la giusta analisi dell'umanità parta dall’uomo. Questa luminosità, si dice in giro, non dovrà dipendere, come quella che l’ha preceduta, dalle scoperte eroiche di poche persone dotate ed eccezionalmente “coraggiose e dunque pericolosissime.
“ll problema è avere gli occhi e non sapere vedere,
non guardare le cose che accadono…
Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non
sono più curiosi. Che non si aspettano che accadrà
più niente. Forse perché non credono che la bellezza
esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa,
rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi
di infinito desiderio." Pier Paolo Pasolini
Oggi, la sensazione è di essere immersi nell’oscurità in pieno giorno. Le case, il cielo, il mare di Ulisse, la barca coperta da un telo, tutto è grigio plumbeo. Ma di notte un lembo della cabina di Zuby II, sembra essere illuminato. La fiancata esterna, di un bianco metallico, è come se brillasse di luce propria. Bisognerà partire da lì, da un punto luminoso in mezzo al buio?
Nelle ultime settimane sono stato impegnato in varie faccende che mi hanno portato via la maggior parte del tempo.Alla riapertura degli occhi sulla nostra realtà, il connubio non lieto tra opprimente burocratizzazione di uno Stato fiacco e il totale cinismo di profitto di corporation sempre più multinazionali e multilaterali, che non ci permettono neanche più di indentificare un Padrone antagonista; le grandi compagnie si nascondono dietro call center surreali, dove i giovani operatori vengono quasi fatti impazzire in una sequenza di martellamenti di offerte commerciali che sono strategicamente indifferenti a uno, cinque, dieci nostri rifiuti.
“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”. Questo scriveva Italo Calvino nel ‘Barone Rampante’. Questo principio d’amore senza futuro, mi riportò alla mente un film del 1992 diretto da Claude Sautet: ‘Un cuore in inverno’.
Stephan e Maxime, dopo aver frequentato insieme il conservatorio, ora sono soci in affari. Nelle loro vite si inserisce Camille, giovane violinista di talento, che si lega a Maxime. Ma Stephan sente l'irresistibile impulso di portar via la donna all'amico, quasi a dimostrazione dell'impossibilità dell'amore. I sentimenti, le emozioni, ci sono ma sono in letargo, in attesa di una primavera.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik